Sinceramente mi aspettavo più filmati d'epoca, più interviste a Walt, più foto o immagini delle visite di Disney alla Mondadori (ricordo una immagine che non si è vista in cui il Mito cercava di estrarre una spada da una roccia di plastica - parodiando il suo cartone uscito in quel periodo - vicino ad un sorridente Arnoldo e al direttore Gentilini). Ho apprezzato i ricordi diretti di Fellini (che per altro già conoscevo, parodiati da Cavazzano in una sua storia) che, dopo la notte degli Oscar in cui vinse con 'La Strada', fu invitato insieme alla Masina e ad altri attori a Disneyland dove, all'interno di un saloon, dovettero mettersi carponi sotto i tavoli per una improvvisa invasione di indiani organizzata da Walt stesso; come anche gli interventi e le immagini (in bn e a colori) di Cavazzano e Ziche, di Barks e Scarpa, di Bozzetto, Rodari e Umberto Eco (che in un filmato dei primi anni 60 ricorda come il Topolino Giornalista denunciava una certa società americana degli anni 30).
Però, nonostante abbiano detto cose anche interessanti e condivisibili, mi sono sembrati eccessivi tutti quegli interventi di persone dello spettacolo come Scamarcio, Bennato, Brizzi, Micaela Ramazzotti, Lillo e Greg, Brignano, Muciaccia, Fabio DeLuigi oltre al giornalista Licari (quello della introduzione sballata all'Opera Omnia di Scarpa: 5/6 suoi interventi nei minuti iniziali).
Dagli anni 60 una Virna Lisi d'epoca alla domanda se legge cose impegnate risponde di no preferendo Walt Disney (rispetto a Mina che diceva di leggere solo Paperino - che non si è vista - mi è parsa meno spontanea e più recitativa).
Insomma, tutti a dire la loro, tutti a parlare di come l'Italia sia stata e resti il luogo ideale per lo sviluppo della disneynità, per la sua cultura ma anche per un suo certo infanitilismo. Infantilismo maturo, però, come hanno fatto notare mettendo a paragone le storie a fumetti italiane rispetto a quelle nordeuropee o sudamericane (lo constatiamo settimanalmente su 'Topolino').
Non si è andati proprio fuori tema anche se si è parlato più dello sviluppo e del successo delle opere dell'autore nel nostro paese e della loro influenza nella nostra cultura che dei rapporti veri e propri di Walt con Mondadori o con altri personaggi dell'Italia dai Trenta ai Sessanta, come immaginavo: su un'ora di docu, neanche 15 saranno i minuti dedicati ai filmati riguardanti Walt in persona, sommersi dai bla bla bla di tanti opinionisti di tutte le epoche.
Però tre chicche ci sono state:
Carl Barks che da voce al suo primo Paperone leggendo le sue prime storiche frasi ("For me it's different: everybody hates me and I hate everybody!").
Walt Disney che, intervistato da un giornalista, rifà la voce di Topolino come ai tempi dei primi cartoni sonori.
Romano Scarpa che, in un salotto tv, disegna e parla della sua Brigitta (non imitandone la voce, però
), spasimante di Paperone, sorprendendo il giornalista che non sapeva fosse lui il creatore del personaggio (questa terzo episodio è comunque facilmente reperibile su You Tube, per quanto resti molto 'chiccoso'. Su Internet cercherò anche tutti quei filmati di Disney in Italia che non ho visto al The Space).