E' il 2004 e la Disney, memore del gran successo riscosso l'anno prima con
Alla Ricerca di Nemo, decide di mettere da parte
Koda Fratello Orso e
Mucche alla Riscossa e continuare a proporre come film dell'anno il consueto lungometraggio Pixar. Quando però
Gli Incredibili sbarcò nei cinema, molti spettatori, ansiosi di rivedere sul grande schermo animaletti e tormentoni assortiti, rimasero delusi o, per meglio dire, perplessi.
Gli Incredibili infatti non porta affatto avanti il discorso iniziato da Lasseter con
Toy Story, ma quello iniziato da un altro lungometraggio d'animazione, uscito sotto l'etichetta Warner Bros qualche anno prima:
Il Gigante di Ferro. Il regista dei due lungometraggi, guarda caso, è lo stesso: Brad Bird, il cui personalissimo stile di disegno raggiunge adesso la terza dimensione. Già nel Gigante traspariva la passione di Bird per
Spirit di Will Eisner e più in generale per il mondo dei comics americani, con una certa predilezione per il genere supereroistico DC. Qui questa passione si fa manifesta, e il risultato è un film che della tematica supereroistica fa il proprio punto focale. Con
Gli Incredibili la Pixar ci proietta per la prima volta in un mondo di esseri umani, da sempre la peggiore croce di ogni animatore 3d. Le poco convincenti comparse umanoidi dei film precedenti erano infatti in bilico tra realismo e caricaturalità, qui la Pixar fa una scelta di campo e, complice lo stile di Bird, decide di sbilanciarsi del tutto verso il caricaturale, prendendo le distanze dall'inquietante fotorealismo di prodotti come
Polar Express. L'effetto che ne consegue è più che buono, viene però da chiedersi quanto questo film fosse adatto a questo tipo di animazione, e se in 2d non avrebbe dato uguali, se non migliori, risultati. I geniali presupposti su cui si basa la trama sono gli stessi dati da
Watchmen, il fumetto di Alan Moore che più di ogni altro ha fornito a Bird l'ispirazione per
Gli Incredibili. Quest'opera monumentale ha come setting un 1986 alternativo, in cui le tensioni della guerra fredda stanno per tradursi nella terza guerra mondiale. Si respira aria di apocalisse quindi e in un’epoca priva di ogni certezza neanche i supereroi , i cosiddetti “vigilanti”, possono più permettersi di esercitare la loro professione senza essere considerati pericolose teste calde. Ne
Gli Incredibili il discorso cambia di poco, anche qui, come in
Watchmen la diffidenza verso i supereroi provoca il loro forzato pensionamento, e anche qui è un decreto governativo a metterli a riposo. Come nel'opera di Moore, tuttavia, anche qui ci sono alcuni "irriducibili", che clandestinamente continuano ad esercitare. Uno di loro è Mr Incredibile, al secolo Bob Parr, che in piena crisi di mezz'età si ritrova a sognare i bei tempi andati, a scapito della sua nuova vita che lo vedrebbe impiegato come assicuratore presso una grigia azienda. Per la prima delle due ore di durata del film, non facciamo altro che vedere il povero Bob costretto a condurre una vita che detesta, in una dimensione che gli sta stretta, come suggerito più volte dalla regia, intenta a raffigurare la sua massa muscolare "compressa" nel cubicolo dell'ufficio o nell'abitacolo dell'auto. La famiglia Parr, è composta da Elastigirl, la moglie, e Flash, Violett e Jack Jack, tre figli i cui poteri ricordano molto da vicino quelli dei Fantastici Quattro di Jack Kirby. La dimensione familiare in cui vive la famiglia Parr è apparentemente normale, e il contrasto che si viene a creare con il loro status eccezionale, valorizzato dai problemi del capofamiglia, riporta lo humor del lungometraggio dentro i canoni umoristici Pixar, giocati sempre e comunque sul paradosso. E infatti è proprio questa la parte migliore e più geniale del film che contrappone a un setting e a una recitazione assolutamente realistica quelle piccole anomalie tipiche del mondo supereroistico che in questo modo saltano all'occhio creando l'effetto comico. E' un po' un peccato quindi che nella seconda parte del film, quando Bob Parr, illuso dal miraggio del ritorno agli anni di gloria, cade nella trappola tesa da Syndrome, ex-nerd disilluso e passato al male, molto di quest'effetto vada perduto. Con l'intera famigliola in trasferta su un isola tropicale per salvarlo, il lato supereroistico, fino a quel momento rimasto deliziosamente latente, esce fuori completamente, facendo assomigliare il film più a una fusione tra
James Bond e
Spy-Kids che a un capolavoro dell'animazione qual'è. E non basta la caricaturalità di quei due splendidi personaggi di Siberius ed Edna Mode a scrollargli di dosso quella parvenza di live-action d'azione che, accentuato dalla spettacolarità del formato Cinemascope, trova il suo apice nel combattimento finale contro il robottone metallico. Un po' un peccato quindi, perchè se si fosse insistito maggiormente sugli elementi visti all'inizio, magari portando a un megacombattimento che avrebbe coinvolto vari supereroi, avremmo avuto forse il capolavoro definitivo degli studi Pixar.
Gli Incredibili è assolutamente privo di canzoni, non si può però dire che la musica sia assente perchè la colonna sonora di Michael Giacchino contribuisce coi suoi pezzi strumentali - è presente anche un corrispettivo delle "canzoni della crescita" - a dare al fim quel feeling anni 60 che lo contraddistingue, e che trova la sua massima espressione nei titoli di coda, privi di gag animate, ma colmi di disegni iperstilizzati che rappresentano il radioso futuro combattivo della famiglia.
Per quanto l'accoglienza riservata al film non sia stata paragonabile al successo di Nemo, bisogna ammettere che la Disney a livello di pubblicità fece un buon lavoro, tanto che il film si aggiudicò l'Oscar 2005 come miglior film d'animazione e, come accaduto con
Monsters & Co., i personaggi tornarono poi in
Jack Jack Attack, cortometraggio inserito nel relativo dvd.
La Pixar sarebbe in seguito tornata al vecchio amore per i mondi paralleli, realizzando
Cars, che avrebbe dovuto essere l'ultimo film della collaborazione con la Disney. Nessuno poteva immaginare che sarebbe stata poi la Pixar, facendosi acquistare, a rimettere in sesto la Disney, rlanciando il 2d, in ossequio all'arte dei grandi animatori del passato come Frank Thomas e Ollie Johnston che, guarda caso, proprio nei due film di Brad Bird avevano fatto un cameo, esclamando che dopotutto
non c'è niente come la vecchia scuola".
da
La Tana del Sollazzo