una storia d'amore che non cade nel banale;
Anche questa volta mi piace offrire un punto di vista appena eccentrico ma forse giusto.
Secondo me il protagonista non è Walle, ma Eve, la cui storia d'amore è molto banale. Ma banale non significa stupida o noiosa, ma, semplicemente, "non originale".
Immaginate che Eve riprenda il tipo alla Katharine Hepburne, la bella donna un po' virile che ha imparato a farsi strada nel mondo maschile. Elegantissima, quasi altezzosa, tiene a bada con un solo sguardo centinaia di sciocchi pretendenti. Ha pure un lavoro importante che svolge con assoluta dedidizione. Facciamo che sia a capo di una grossa agenzia pubblicitaria. Un giorno incontra un giovanotto bruttarello e nemmeno troppo sveglio, un sempliciotto (facciamo Mickey Rooney). Dapprima lo snobba, poi concede qualche sorriso alle sue goffaggini, dopo ancora si ritrovano a lottare per uno scopo comune, ad esempio impedire la chiusura dell'agenzia. Nel corso dell'impresa la nostra dirigente scopre con stupore di non sapere fare tutto e che l'ingenuità del ragazzotto consente ad entrambi di superare importanti ostacoli. Tra i due nasce una buona intesa, ma quando l'obiettivo è raggiunto la dirigente torna ad essere la roccia di prima e il giovanotto viene rispedito nei suoi ranghi. Ma, giorno dopo giorno, la dirigente sente crescere un vuoto nella pancia e nel cuore. Le manca il giovanotto, la sua spontaneità, il suo porsi direttamente e senza malizia. La dirigente capisce di essersi costruita una corazza per proteggersi dal mondo, privandosi di una quantità di emozioni. Fa chiamare il giovanotto ma quello si è licenziato. Allora la dirigente lo cerca nei bassifondi, nei bar, agli imbarchi per continenti lontani. Nulla, lei è disperata, nessuno le offrirà mai più quella parte di sé che ha deciso di sacrificare al successo.
Rientra nel suo lussuoso appartamento, si riempie il bicchiere e versa qualche lacrima.
Improvvisamente, un'idea, il ricordo di un frammento di conversazione. Ora sa dove trovare il giovanotto (non chiedetemi dove, dovrei pensarci). Piove, ma lei esce lo stesso, non trova un taxi e corre a piedi lungo le strade deserte. Grida il suo nome, i passanti la prendono per pazza. Eccola a destinazione, irrompe nell'edificio, la gente si scosta per farla passare. Lui la sente, si volta, le parole non servono. Si abbracciano forte, un lungo bacio. Parola fine, dissolvenza, titoli di coda.
Ecco, una cosa così si è vista mille volte, tipica anni '40. La bravura di Pixar sta nell'accennarla senza sbandamenti, pescando da intenditori in un repertorio infinito e super collaudato. Idem per tutto il resto, riferimenti a 2001 compresi.
Anche se la mia versione umanizzata del rapporto tra Walle e Eve è un poco diversa da quello che si vede nel film, la sostanza non cambia: Eve ritrova una parte di sé che credeva perduta e, quando Walle sembra incosciente, noi ci commuoviamo per ciò che EVE rischia di perdere. Il pubblico NON è Walle, ma Eve. Siamo noi quelli duri, insensibili e corazzati e siamo noi che Walle ha il compito di salvare. Dunque è il nostro disgraziato destino che ci fa scivolare nella commozione.