La Disney Pixar ci propone un film in cui confluiscono il meglio delle due case originarie, dando vita ad un film che reputo essere il migliore che abbia visto da un bel po' a questa parte e, di certo per gusto mio, il migliore con marchio Pixar.
Innanzitutto, lasciate perdere la tagline che in Italia hanno voluto mettere sopra i manifesti: "insegui i tuoi sogni". Non c'entra un accidenti. Anche se il film all'avvio pare incentrarsi sulla classica vicenda canonizzata da Ariel in avanti, col personaggio che vuole cambiare il suo mondo, andando a scontrarsi con lo status quo di partenza, evolve rapidamente in una vicenda incentrata sull'importanza della memoria e il ricordarsi di quelli che non sono più. Un tema particolarmente sentito in Messico, in cui la mitologia cristiana è andata a sovrapporsi ai preesistenti miti e alle tradizioni precolombiane, dando origine alla ricca iconografia e al variegato aldilà presentatoci in questa pellicola, con la terra dei ricordati e, anche se nulla ci viene mostrato di quest'ultima, la terra dei dimenticati, o Xibalba.
E sulla presa di coscienza di Miguel riguardo l'importanza di queste tradizioni si incentrerà la trama, con, in fondo, la più classica della catabasi, avvicinandolo a eroi classici quali Eracle, Enea o Dante, che già in precedenza hanno affrontato tale viaggio per parlare coi morti e poter tornare fra i vivi con una maggior comprensione del loro mondo. Impresa che il giovane compirà accompagnato dal defunto Hector e dal cane Dante (non credo sia una coincidenza il nome) che invece assurgeranno al rango di guida spirituale per il ragazzo.
La trama sviluppata su questo tema presenta una cura non indifferente. Dopo un inizio forse troppo didascalico, necessario per farci conoscere l'antefatto, abbiamo invece una storia che scorre in modo piacevolissimo, senza punti morti o innecessari e che ben riesce a preparare il colpo di scena sull'errore di identificazione fatto da Miguel sulla storia della propria famiglia. Anche il problema classico dei film Pixar, presente praticamente in ogni film ma guai a dirlo che altrimenti i fan ti linciano, qui è stato evitato con cura: il viaggio non è un riempitivo per allungare il film. Perché in tutta onestà, film come Alla ricerca di Nemo, Inside Out, Toy Story 1-2-3-4-5-6-7-8-9 e quanti ancora ne faranno... presentano tutti lo stesso noiosissimo e evidentissimo problema, con una parte centrale lunghissima e superflua, in cui nulla di concreto accade. Eliminato quindi il punto debole Pixar, inseriamo invece una caratteristica Disney, con la storia intervallata da scene canore che, però, sono qui messe in modo che l'opera non sia un musical. I personaggi non iniziano a cantare e ballare tutti assieme all'improvviso, come da regola del musical, ma le parti musicali sono conseguenti alla storia. E ottimi i vari brani, seppur non raggiungono l'accattivante (per non dire in certi casi la magistralità) dei brani tipicamente Disney.
Sul punto di vista grafico, poi, è una gioia per gli occhi. Ancora, Pixar ha risolto un problema che lo accompagna dagli albori: il distacco netto e evidente fra il character design e gli ambienti, che sembrano spesso funzionare su due piani diversi. Abbiamo qui invece un'uniformità dello stile e dei colori usati molto più vicine a quella che è la scuola Disney, è ciò non può che giovare all'estetica del film. Gli effetti di luce e la scelta cromatica, con le luci arancio e le ombre che virano fra i viola e i verdi, la realizzazione del mondo dei ricordati, coi motivi floreali e a teschio riscontrabili un po' dovunque contribuiscono a creare un modo organico e convincente, piacevolissimo da esplorare.
Ancora, un certo cambio di direzione, se non molto marcato ma qui azzeccato e piacevole, c'è nella resa dei paesaggi. Lasseter, con una frase che mi sapeva di balla lontano un miglio, in occasione dell'uscita di un volume sull'arte del compianto Tyrus Wong, ricordava come l'influenza dei suoi pastelli eterei e dei suoi sfondi molto astratti usati nel film Bambi influenzasse enormemente lo stile della Pixar. Cosa che penso sappiamo tutti non essere vera, insomma, la Pixar va disegnare pure il più piccolo dettaglio nei suoi sfondi, di quale astrattismo mi parli? Però qui si sono lasciati andare a delle panoramiche che giocano molto di più sui colori e sulle luci, con l'aldilà che, a guardarlo nella sua piena estensione, diventa molto più intuitivo nella sua struttura.
In conclusione, un ottimo film. Non so se è per il commento realizzato a caldo, ma non riesco a trovare punti negativi da far notare al momento, ma sicuramente, rompiscatole come sono, ripensandoci nei prossimi giorni, mi verrà da dire qualcosa contro
Aggiungo qualche parola per il corto su Olaf che ha preceduto il film.
Purtroppo tale corto è la sublimazione di alcuni degli aspetti negativi che, al tempo, presentò Frozen. Il che vuol dire che, al netto di una grafica da restarci meravigliati per quello che è un semplice cortometraggio, fra animazione fluida, colori e grafica sia dei personaggi che dei paesaggi, e effetti speciali nella magia di ghiaccio di Elsa meravigliosi, c'è una sovrabbondanza insopportabile di canzoncine condensate in appena venti minuti a condire una non trama assolutamente melensa e noiosa, in cui una mascotte priva di qualsivoglia interesse si impone sullo schermo per tutto il tempo con un umorismo quantomeno discutibile. E' stato esattamente come mi aspettavo, insomma.