Visto anch'io, un paio di giorni fa, e apprezzato molto!
Coco riscatta una lunga sequenza di film Pixar che non mi avevano soddisfatto granché (Monsters University, Alla ricerca di Dory) o che addirittura mi attiravano così poco sulla carta da non vederli proprio (Arlo, Cars 3).
De facto, con la sola eccezione di Inside Out (che pure non mi ha scaldato il cuore, pur apprezzandolo), era da anni che la Pixar non mi convinceva veramente.
Finalmente questa spirale negativa si è rotta e lo studio della lampada ha portato al cinema un film solido e scritto molto bene, dove comicità e sentimenti appaiono molto ben bilanciati all'interno della struttura narrativa.
C'è un'ambientazione precisa per la quale viene restituita una certa immagine - il Messico con i suoi colori accesi e le sue tradizioni - e c'è Miguel, un protagonista volenteroso, positivo e con cui si entra subito in sintonia.
Certo, stringi stringi il canovaccio non si discosta da quello di quasi tutte le pellicola pixariane, con un personaggio che aspira a qualcosa di diverso nella sua esistenza, fa un casino e poi affronta un viaggio per rimediare e trovare se stesso. Potremmo dire che rappresenta la base della loro mitologia narrativa e produttiva. Ma è sorprendente come spesso gli autori riescano a declinare questo plot in modi così diversi e peculiari da renderlo qualcosa di nuovo. Ed è così anche stavolta, soprattutto stavolta: la location, l'importanza fondamentale della famiglia e del ricordo dei propri cari defunti costituiscono un'ossatura irrinunciabile che caratterizza il film e lo rendono unico, a dispetto del solito meccanismo alla base.
Ottima la spalla del protagonista, simpatici i tanti comprimari e interessante il sistema con cui viene regolato il mondo dei morti, nuovo sottomondo made in Pixar che si aggiunge ai tanti costruiti nel corso degli anni. Molto incisivo anche il colpo di scena finale, per quanto sia largamente prevedibile dal pubblico più maturo e smaliziato. Ma la potenza scenica e d'impatto emotivo con cui viene rivelato funziona egregiamente e colpisce come deve anche a chi aveva già immaginato quel risvolto.
Belle anche le musiche, e un plaudo al doppiatore di Miguel, che dona al ragazzino un timbro credibile e spontaneo.
L'animazione si attesta, come sempre, su ottime vette.
Due parole sul corto di Olaf: rientro anch'io nella sfera dei delusi. Non che mi aspettassi granché, non apprezzando molto il personaggio, ma infarcire un cartone animato di 20 minuti con canzoni poco ispirate e mettere al centro una macchietta del genere rende effettivamente il prodotto poco apprezzabile dal sottoscritto. Di suo è una fiabetta natalizia innocua e dimenticabile, che si arricchisce solo sul finale con la rivelazione sulla tradizione di Natale di Anna ed Elsa, ma gli elementi di cui sopra, acuiti dall'eccessiva lunghezza e dal posizionamento infelice (in apertura di Coco), lo rendono effettivamente indigesto.
Animazione spettacolare a parte (i WDAS sono sempre più impressionanti!), si tratta di un prodotto che mi ha lasciato indifferente e che sono certo avrò completamente scordato fra pochi giorni.