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Caravan

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Marci
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PolliceSu
    Caravan
    Domenica 10 Mag 2009, 12:19:47
    Sta arrivando la nuova miniserie Bonelli firmata da Michele Medda, uno dei tre creatori di Nathan Never e autore di Dylan Dog.  
    Io mi aspetto moltissimo da questa miniserie di 12 numeri mensili che seguirò. Medda è un bravissimo sceneggiatori, uno dei miei preferiti in Bonelli, e la trama è molto intrigante.

    Ecco qui la copertina del numero uno


      
    Link al sito della SBE con una intervista a Medda e alcune tavole in anteprima: http://www.sergiobonellieditore.com/news/1frameset_news.html
    Al Blog ufficiale: http://caravan-laserie.blogspot.com/
    E anteprima du UBC: http://www.ubcfumetti.com/preview/?18196

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    Bramo
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      Re: Caravan
      Risposta #1: Lunedì 11 Mag 2009, 20:13:42
      Anch'io mi sto interessando molto a questa serie... non so ancora se la seguirò tutta, so che sicuramente prenderò il primo numero perchè la storia mi intriga, ma poi vedrò se continuare... in fond è pur sempre mensile, a euro 2.70 per un anno esatto... dovrà guadagnarsi la mia fiducia col primo numero, insomma...
      Appuntamento al 10 giugno con la prima uscita
      PS: conosco Medda solo di nome, ma non ho mai letto Nathan Never  nessuna sua storia... però so che molti dicono che è bravo, quindi sono ancora più incuriosito...
      PS 2: la copertina mi piace moltissimo :)

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        Re: Caravan
        Risposta #2: Lunedì 11 Mag 2009, 21:18:15
        Medda è molto bravo e i disegnatori sono ottimi.Speriamo si avvicini come qualità a Volto Nascosto(la migliore delle mini bonelli finora uscite).

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        Marci
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          Re: Caravan
          Risposta #3: Venerdì 12 Giu 2009, 13:27:31
          Letto e abbastanza soddisfatto.
          E' un numero introduttivo, quindi non proprio il massimo, ma il suo ruolo lo fa perfettamente, ovvero quello di darci una carrellata di personaggi (molti dei quali per ovvi motivi rimangono solo sullo sfondo) tutti con una caratterizazione costruita in maniera impeccabile, che riesce a definirli precisamente tutti, compresi quelli che fanno e dicono ben poco.
          La scena delle nuvole è fantastica, l'immobilità inziale che improvvisamente scoppia nel panico con consegunete annulamento di ogni ordine.
          Unico difetto è un po' la conclusione, l'arrivo dei militari si ritaglia troppo poco spazio...
          Insomma, da questo primo numero trovo che le premesse ci sono, e sono ottime.
          « Ultima modifica: Venerdì 12 Giu 2009, 13:30:37 da Marci »

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          Bramo
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            Re: Caravan
            Risposta #4: Venerdì 12 Giu 2009, 22:51:32
            Caravan # 1 – Il cielo su Nest Point (Medda, De Angelis)



            In un periodo in cui diverse case editrici italiane di comics varano nuove miniserie a go go, eccone un’altra molto interessante, il cui primo numero esce in questo mese di giugno, pubblicata dalla Bonelli: Caravan.
            Ideata e sceneggiata da Michele Medda (Nathan Never), questa mini si protrarrà per 12 numeri con uscita mensile, al costo di euro 2.70 a numero. Questo primo numero è disegnato da Roberto De Angelis.

            In breve, come si è letto da moltissime parti, Caravan è un racconto corale, cosa molto inusuale per la Bonelli, cioè dove non c’è un eroe ma un insieme di persone comuni che agiscono. Quindi tutti sono protagonisti. Ogni numero si focalizzerà su qualcuno in particolare, oltre che portare avanti la macrotrama principale.
            Ma qual è? Semplice: la cittadina di Nest Point, in America, è spettatrice di uno strano fenomeno – atmosferico? – nel cielo (nuvole strane), in seguito al quale  la mattina successiva tutti gli abitanti vengono obbligati dall’esercito ad abbandonare la città, mettendosi in viaggio in una colonna di automezzi. Il perché non è dato saperlo, la natura del fenomeno nel cielo che aveva anche provocato un black-out nemmeno. Si sa solo che bisogna andare. Chissà dove.

            Questo primo numero mi ha appagato. Il bello è che del fulcro della miniserie, cioè dello sbrodolamento che ho fatto nelle righe sopra, c’è poco o niente in questo primo albo. La storia si concentra sulla presentazione dei personaggi, a partire dalla famiglia Donati (italiani emigrati in America), il cui figlio Davide in questo primo numero è il narratore, attraverso i flashback dal suo diario in cui rievoca la causa della loro odissea. Ma insieme a lui, i suoi genitori e la sorellina, altre famiglie e figure vengono introdotte, come Jeff il medico o lo sceriffo.
            Oltre a far ciò, questo primo numero ci narra una vicenda drammatica che si consuma in casa Donati, mentre il cielo assume quello strano aspetto. Segno di quello che Medda diceva nelle varei interviste: c’è la macrostoria, ma ogni numero sarà autoconclusivo nel senso che avrà una vicenda che inizierà e si concluderà in quell’albo. Questa è abbastanza dotata di pathos, ma penso che le prossime che saranno ambientate durante il viaggio siano ancora più interessanti e magari più immerse nella vicenda generale.
            Per il resto, primo numero più che buono. Come dicevo, i personaggi sono presentati, si capisce chi è il narratore (e quindi dal mio punto di vista il più protagonista tra i protagonisti), c’è un po’ di azione nella vicenda che si conclude nell’albo ed è introdotta la macrostoria. Ecco, forse l’unico neo è che è poco lo spazio dato al mistero del cielo, e i militari arrivano a sgombrare solo nelle ultime pagine. Cioè, il grande tema è relegato alla seconda parte del numero. Ma ci può stare, in fondo il tempo per sviscerarlo c’è eccome, e questo è solo il numero introduttivo.
            Ovviamente gli stilemi delle serie televisive degli ultimi anni si sentono, ma sono sicuro che la storia potrà prendere pieghe inaspettate.

            Copertina di Emiliano Mammucari molto bella, d’effetto e accattivante. Bello il logo. Editoriale di Sergio Bonelli che dice che amano tenersi sul classico ma a volte piace sperimentare anche da quelle parti, e introduzione con citazioni colte. Alla fine, carrellata a colori delle testate della casa editrice che accompagneranno i lettori nei 3 mesi estivi. Per uno che di Bonelli non legge nulla è un po’ poco interessante, ma perlomeno contiene le copertine, i titoli e un accenno di trama dei prossimi 2 numeri di Caravan, il che mette la giusta acquolina in bocca.  

            Acquolina che, mischiata a quello che ho potuto leggere e ammirare (mi sono piaciuti i disegni di De Angelis) da questo numero, mi spinge a prendere almeno i prossimi due numeri. E con quelli vedrò se l’appeal rimane e in tal caso completerò la miniserie.
            « Ultima modifica: Venerdì 12 Giu 2009, 22:53:41 da Everett_Ducklair »

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            MarioCX
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              Re: Caravan
              Risposta #5: Sabato 13 Giu 2009, 15:16:10
              Il primo episodio di questa miniserie di 12 albi farebbe pensare ad un remake "popolare" del capolavoro Argentino "L'Eternauta" la cui vicenda è una magnifica metafora sulla tragedia dei Desaparecidos. Non mancano riferimenti alla coeva science-fiction "orchestrale" ricca di macro-fenomeni extraterrestri, invasioni aliene, panico di massa e quant'altro.

              "L'Eternauta" però era, anzi è, un capolavoro fuori dal tempo con protagonisti e comprimari indimenticabili, al di là della trama narrativa.
              Qui la fauna sociale è quella (irritante) delle metropoli odierne, con le proprie contraddizioni, velleità e mode ideologiche e perdipiù in chiave stereotipata il che rende la lettura un po' fastidiosa...un quadro "alla Julia" per capirci.

              Però al momento la storia non è malaccio e la voglia di continuyare l'acquisto c'è.
              Ne consegue che Sergio Bonelli, anzi l'azienda "Sergio Bonelli Editore", ha azzeccato ancora una volta l'obbiettivo.
              « Ultima modifica: Sabato 13 Giu 2009, 15:18:57 da MarioCX »
              ...ho la febbre, ma ti porto fuori a bere...

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              alex_96
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                Re: Caravan
                Risposta #6: Venerdì 19 Giu 2009, 12:10:42
                ...Argh! Solo ora vengo a sapere di questa miniserie che intriga anche me... Che dite ce la trovo ancora in edicola? :-/
                Io sono un peccatore... Ma intorno a me non vedo santi!;-)

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                Bramo
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                  Re: Caravan
                  Risposta #7: Venerdì 19 Giu 2009, 20:36:01
                  ...Argh! Solo ora vengo a sapere di questa miniserie che intriga anche me... Che dite ce la trovo ancora in edicola? :-/
                  Ma sì, sicuramente sì, figurati se già non lo trovi più. E' uscito ufficilamente l'11 giugno, da qualche parte anche prima, se poi conti che di solito i numeri 1 hanno una tiratura abbastanza alta vedrai che fino al 9 luglio (data in cui dovrebbe uscire il n. 2) lo puoi trovare. Comunque se ti interessa, ora che sai che è uscito appena puoi compralo, non sfidare troppo la sorte! E vedrai che non te ne paentirai, perchè come avrai capito dal mio post-recensione sopra, a me è piaciuto molto e quindi te lo consiglio!

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                  alex_96
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                    Re: Caravan
                    Risposta #8: Venerdì 19 Giu 2009, 23:20:30
                    Grazie della risposta Everett! Appena posso lo cerco allora. ;)
                    Io sono un peccatore... Ma intorno a me non vedo santi!;-)

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                      Risposta #9: Martedì 23 Giu 2009, 12:11:34
                      letto, e non sembra niente male come premesse

                      sembra davvero una serie atipica per gli standard Bonelli, e questo non può che essere un bene

                      d'effetto i disegni di De Angelis, che immagino però, purtroppo, non rivedremo più nell'arco della serie  :(
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                      Marci
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                        Re: Caravan
                        Risposta #10: Sabato 11 Lug 2009, 21:32:03
                        Mi è piaciuto molto questo numero 2. Medda conferma un elemento assai importante della sua serie: la sostanza di Caravan sono i personaggi. Il punto forte del fumetto non sono intrecci complicati o impressionanti colpi di scena, ma sono proprio i personaggi con tutta le loro sfaccetature e la loro profonda concretezza. Sono tanti i personaggi che Medda muove in questi primi due numeri, molti continuano a rimanere sullo sfondo ma sono sicuro che presto sapremo di più anche su di loro. Il personaggio che catalizza l'attenzione in questo numero è ovviamente Stagger, il ribelle del titolo, personaggio assai ambiguo ma affascinante, uno di quei personaggi che rimangono impressi. Si rivela anche molto ben costruita tutta la famiglia Donati e pure i rapporti interni a questa in particolare quello padre-figlio tra Davide e Massimo, le conseguenze e le incomprensioni che nascono in seguito all'incontro con Stagger... tutto è fatto con un grande realismo. Ma non sono solo i protagonisti gli unici personaggi riusciti, lo sono anche quelli minori: la gente esasperata, le personi comuni trasportate in un contesto straodinario. E' Palpabile il senso di precarietà e spaesamento che avvolge la carovana.
                        Questo secondo numero ripara anche uno dei difetti del primo: si era detto che veniva dato poco spazio all'abbandono della città, ecco che in questo numero viene fatto tramite Flash-Back, e scometto che l'abbandono continuerà ad essere raccontato anche nei prossimi numeri, magari dal punto di vista di altri personaggi.
                        Insomma, questo secondo numero dissipa i pochi dubbi che il primo aveva potuto far sorgere e conferma che ci aspetta una gran bella miniserie.

                        *

                        Bramo
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                          Re: Caravan
                          Risposta #11: Mercoledì 15 Lug 2009, 15:04:27
                          Caravan # 2 – Il ribelle (Medda, Raffaele)



                          Molto molto buona. Ecco quella che si dice una buona storia, che mi ha soddisfatto perché contiene tutto quello che le serviva. A chiusura dell’albo non resta niente di inappagato, ma si rimane anzi contenti di una lettura più che piacevole.

                          Dopo le prime tavole in cui vediamo la famiglia Donati sulla strada insieme a tutti gli altri cittadini di Nest Point, tramite il diario di Davide possiamo vedere più nel dettaglio quello che nelle ultime pagine dello scorso numero ci era stato raccontato velocemente, cioè lo sfollamento della città da parte dei militari. E Medda dimostra grande bravura nel raccontare le emozioni che colpiscono i Donati, e le loro azioni. Prima sgomento, poi tentativi di reazione facendo l’unica cosa possibile: seguire le istruzioni dei militari. Non mi ha molto convinto solo la reazione di Davide, forse troppo esagerata e che non si incastra bene nella narrazione.
                          Andando a procurarsi alcuni generi alimentari, poi, il nostro Davide incontrerà una ragazza, Jolene, e se ne innamora. Elemento interessante e narrato nel resto dell’albo, con poca invasività.

                          Ma il cuore del numero è colui che dà il titolo all’albo, cioè il motociclista Stagger, che vediamo tanto nel flashback quanto nel presente. Come dice una cittadina, “sembra uscito da Easy Rider”, “l’hanno scongelato da un frigo degli anni ‘60”.
                          In effetti il tipo incarna un po’ l’animo dei ribelli (appunto) tipico degli anni ‘60/’70, quando lo spirito soprattutto dei giovani si riconosceva in rivoluzioni e rivendicazioni di libertà. Con la giacca di pelle, la bandana in testa e a cavallo della sua motocicletta non può che catalizzare l’attenzione, e anche per Davide è così che lo vede subito come un guru, checché ne dica suo padre.

                          E’ ormai chiaro (e quoto a questo proposito Marci) che Medda tramite il misterioso avvenimento accaduto a Nest Point e il relativo esodo che i cittadini devono compiere vuole raccontare storie di vite. Sì, delle vite di alcune persone del tutto comuni che ci svelano le loro caratteristiche e particolarità in una situazioni “al limite” come questa. In pratica, quello che è stato fatto in “Lost”.
                          Curioso che Medda per il secondo numero decida di parlare di questo Stagger, che non è un cittadino di Nest Point, ma solo un ex fidanzato della madre di Jolene che è tornato il giorno prima. Segno di originalità, certo, ma è anche un’abile mossa da parte dell’autore di poter mettere in luce l’oppressività dei militari, il fatto che non sono poi così “buoni” come vogliono far credere e che per tenere tutti uniti sono disposti a tutto. Chi meglio di uno che vede nell’autorità di qualunque genere (ancor di più l’esercito, quindi) il male e la repressione della libertà individuale per loschi fini?
                          Ne esce un personaggio molto interessante e che chiaramente affascina, come tutti gli individui di questo tipo.
                          Ne esce un personaggio molto interessante e che chiaramente affascina, come tutti gli individui di questo tipo.
                          Da notare le citazioni dirette al film Easy Rider e a Dennis Hopper a Peter Fonda.

                          Sul fronte “avanzamento del tema principale” si fanno pochi passi avanti: si sottolinea il fatto che l’esercito non è autorizzato a rivelare il motivo dell’evacuazione né la meta dove la carovana è diretta. E ci si focalizza sul fatto che i cittadini devono restare tutti uniti, nessuno deve allontanarsi o fermarsi senza permesso, pena gravi ripercussioni da parte dei militari. Gli elicotteri silenziosi che seguono sempre la carovana sono un chiaro avvertimento. Insomma, poche informazioni in più, continua ad aleggiare il mistero, ma la miniserie è lunga e di tempo ce n’è per chiarire il tutto. E intanto ci godremo le storie degli altri protagonisti.

                          Ai disegni stavolta c’è Stefano Raffaele. Non lo conosceva, ma ho letto che ha lavorato anche per Marvel e DC, e che raramente ha disegnato per fumetti Bonelli. Il suo tratto qui è convincente, non sembra costretto o limitato dalla gabbia bonelliana e crea splendide tavole. Tra l’altro non so se è lui o se è una disposizione di Medda far avere a Davide tutte magliette che inneggiano all’Italia, capisco l’identità in terra straniera però…
                          Anche la copertina è molto d’effetto, mi piace anche di più di quella del #1 (e anche della prossima…)
                          Come articoli, c'è un "Nel numero scorso...", sorta di riassunto delle puntate precedenti, di "Previews, on Caravan" che serve a mostrare quanto è successo prima del presente numero. Bene, utile. e l'editoriale parla e spiega le citazioni ai film menzionati nella storia e la tipologia di personaggi a cui si ispira Stagger.

                          Insomma, un fumetto veramente bello e che avrà l’aspetto di una vera e propria graphic novel, una volta finito. Io ormai sono convinto di leggere tutta l’avventura, mi soddisfa molto più delle due della Star Comics e stiamo pareggiando con David Murphy 911, anche se qui è tutto trattato in maniera da differenziarla da tutte queste.
                          E allora non fate i miscredenti, voi: Bonelli o non Bonelli, questa mini è bellissima. Se vi piace “Lost” vi piacerà Caravan! E se non vi piace "Lost" Caravan potrebbe piacervi comunque perchè qualche differenza a livello narrativo ce l'ha! Quindi fiondatevi in edicola! ;)

                          Next, La parola di un leader… e promette più che bene!  
                          « Ultima modifica: Giovedì 13 Ago 2009, 23:13:41 da Everett_Ducklair »

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                          Bramo
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                            Re: Caravan
                            Risposta #12: Giovedì 13 Ago 2009, 23:13:00
                            Caravan # 3 - La parola di un leader (Medda, Valdambrini)



                            Prosegue il viaggio di questa (per me) entusiasamenta miniserie Bonelli, e di conseguenza prosegue il viaggio della carovana che da Nest Point sta andando... chissà dove!
                            Già da queste due righe mi sa che è inutile dirvi che anche questo terzo numero ha superato il mio esame, e posso dire ormai tranquillamente che sarò un fedele lettore di quest'opera di Medda. E si conferma sempre di più che la forza di Caravan sta nei personaggi, e nei motivi che li spingono a fare determinate cose. Il che mi commuove, mi rende interessato agli abitanti di Nest Point, mi fa addirittura sentire uno di loro. Sono persone comuni, ed è facile identificarsi in loro. Il fatto che ogni numero si focalizzi su un personaggio particolare, mandando avanti comunque la storia generale, oltre che ricordare - ancora - Lost, consente di attingere ad un ampio spettro di tipologie umane che Medda sembra divertirsi a tratteggiare e a raccontarci.
                            Dopo che il secondo numero ci ha presentanto una guest-star (Stagger, che non era un abitante della città), stavolta ci si concentra su un "regular", il sindaco George Banks. Costui è un carattere più forte di quanto potevamo immaginare dal flashback del numero scorso, e decide di prendere in mano la situazione. Non può sopportare che i suoi cittadini debbano muoversi senza sapere perchè, senza sapere i motivi, senza sapere cosa sono le strane nuvole... insomma, senza sapere quello che anche noi lettori vorremmo sapere! Banks non sta con le mani in mano: fa circolare una petizione da firmare, organizza riunioni segrete per agire in modo da costringere i militari a rivelare loro qualcosa. Insomma, la maggior parte della cittadinanza si riconosce in Banks, lo vede come un leader. E lo è. E i militari lo sanno.
                            I militari in questo numero ci appaiono ancora più dalla parte dei "cattivi" che mai, infatti cercano di fermare l'operazione di Banks, evidentemete è di grandissima importanza lasciare le persone nell'ignoranza. Quindi decidono con l'aiuto di una donna esperta psicologa mandata da Washington di demolire la figura carismatica di Banks. Ci riescono organizzando una vera bastardata ai danni del figlio, leggermente ritardato, che sanno essere il punto debole del sindaco e che riescono a incastrare alla perfezione. La metafora del cubo di Rubik usata dalla psicologa e dal colonnello Warren è un tocco di genio narrativo.
                            A parte questo, tutto l'episodio è cosparso di un'atmosfera molto suggestiva, con la pioggia, con la riunione organizzata da Banks, con la storia della ragazza scomparsa, con il fascino emanato dalla figura - seppure negativa - della dottoressa Peters, la tizia laureata. E con tutta l'umanità che fuoriesce dalla figura del sindaco, uomo davvero carismatico e dedito ai suoi cittadini, ma che una debolezza umanissima verso il figlio e la moglie, la sua famiglia.

                            I disegni di Valdambrini non mi dispiacciono, ma sono quelli che mi piacciono meno di questi primi 3 numeri. Non mi piacciono soprattutto le labbra dei personaggi in primo piano, troppo esagerate.

                            Il riassunto delle puntate precedenti è ottimo, nel senso di chiaro e lineare, e l'editoriale si concentra sul tema del numero: se la vicenda di stagger parlava di libertà, qui si parla di verità, e si citano quindi vari film che parlano di mezze verità, verità corrotte, verità malleabili, intercambiabili, fasulle, presunte, supposte.

                            La copertina mi piace per la sua simmetria. Anche per il disegno ovviamenente, Mammucari mi piace, ma Banks non mi convince del tutto per come è tratteggiato.

                            Che Medda mi stia stupendo in positivo pensa sia ridondante dirlo.  :P

                            Next, La storia di Carrie, che tanto per confermare i richiami a Lost mi ricorda molto il titolo italiano di un episodio della seconda stagione del serial, il nono, che si intitolava Storia di Kate. Scontato il personaggio su cui si concentrerà il prossimo numero, si prevede un epsodio ricco d flashback.

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                              Re: Caravan
                              Risposta #13: Lunedì 17 Ago 2009, 09:34:37
                              Solo una cosa: si vede che medda ha il dono del grande narratore. La sua sceneggiatura è semplicemente perfetta, coinvolgente, efficace, e cinematografica,  riesce a raccontare una storia fatta praticamente da soli dialoghi senza annoiare per nemmeno mezzo minuto... non so quanti altri autori sarebbero riusciti a fare altrettanto. E poi il modo in cui viene raccontato il viaggio e chi vi partecipa, riesce a far sentire il lettore parte della carovana.

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                                Re: Caravan
                                Risposta #14: Domenica 13 Set 2009, 22:22:01
                                Caravan # 4 – La storia di Carrie (Medda, Maresta)



                                Ormai è facile leggere quali sono le critiche a questo fumetto: la vicenda non viene portata avanti, non si approfondisce il mistero delle nuvole o dei militari, questi qui continuano ad andare avanti nella colonna di mezzi per la strade ma non si capisce niente.
                                Bene, per tutti questi sarà stata dura digerire un numero come questo: La storia di Carrie infatti si basa solo ed esclusivamente su flashback visti nell’arco dell’oretta di sosta autorizzata. Effettivamente anch’io sono rimasto un po’ stupito del fatto che questa volta al contrario che negli scorsi numeri i militari non facessero capolino nemmeno una volta, e che nemmeno il mistero venisse menzionato più di tanto. Ma non ne faccio il metro di giudizio di questo numero, né della serie in generale. E’ ormai sempre più chiaro come per l’autore il mistero sia solo il motore dell’azione, un pretesto per raccontare di tantissimi tipi umani, e che se ne occuperà solo dalla seconda metà della miniserie. E come tale a me va benissimo, l’accetto, Medda ha ancora tantissimi numeri per darci spiegazioni, e poi può sempre essere che le vite di Stagger, Banks e Carrie non siano racconti fini a se stessi ma che servano a introdurci a capire e conoscere persone che saranno chiave per il proseguimento della storia.
                                Persone, sì, non personaggi, perché la scrittura di Medda li rende così vivi e reali che li sento come persone vere.
                                La storia di Carrie è il numero più commovente, finora. La storia prende avvio dallo svelamento di alcuni retroscena della vicenda narrata nel primo numero, quando cioè Adrian Richards ha cercato di vendicarsi di Massimo Donati. Viene fuori che Massimo sapeva che Adrian ce l’aveva con lui, e lo vediamo attraverso alcuni flashback, ma non aveva detto niente alla moglie Stephanie che infatti gli fa un cazziatone, rompendo la pace in famiglia.
                                Davide, facendo un giro, incontra Jolene, che decide di raccontargli della vita di sua madre Carrie. Apprendiamo quindi la tristissima storia di Carrie, di suo padre che da bravo poliziotto si è trasformato in ubriacone violento che picchiava la madre di Carrie. Poi la passione di Carrie per la musica nata dall’incontro con il vecchio signor Singer, che le ha insegnato a suonare la chitarra. E la ribellione di Carrie, che l’ha portata a incidere il suo primo disco. Una storia tristissima e toccante, che rende più profondo il personaggio di Carrie che finora era solo accennato.
                                A sorpresa, si scopre poi che Stephanie conosce Carrie perché l’aveva intervistata, una volta, e che Stephanie scriveva racconti in passato.
                                Oltre a questa grande coincidenza, e al fatto che ora il camper dei Donati viaggerà a fianco dell’auto di Carrie e Jolene, è bello notare come Davide apprenderà molto dal racconto di Jolene, e saprà applicarlo alla storia della sua famiglia, imparerà a ragionare in modo diverso rispetto alle persone a lui vicine, per esempio a considerare sua madre anche come una donna e a capire come in un matrimonio c'è sempre qualche prezzo da pagare.

                                La storia è appassionante, è semplicemente bella. Scoprire il passato di questo personaggio che personalmente non mi attirava troppo mi ha invece aperto nuovi orizzonti. Anche se alcune zone d’ombra restano nella vita e nella personalità della cantante, come il fatto che anche lei spesso si ubriachi per la depressione, dopo che ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire avere un genitore sbronzo (anche se lei non esplode in scatti d’ira, non picchia la figlia ma anzi è molto affettuosa con lei). Oppure chi sia un certo Jimmy, apparentemente ex-compagno di Carrie, che le appare in un sogno insieme al padre. Ma dalle parole di Medda sul suo blog si sa che nel numero 9 ci verrà raccontata la storia di Carrie con questo Jimmy.
                                La narrazione mi piace, mi è piaciuto l’inizio con la rottura tra i coniugi Donati e i retroscena su una storia che sembrava slegata dal resto mente forse può riservare sorprese. E mi è piaciuto il racconto incrociato su come Stephanie e Carrie si sono conosciute. Molto d’effetto.
                                Come specifica anche l’editoriale Sulla Strada (che fornisce anche numerosi altri esempi nei vari ambiti dell’arte), in questo numero è la figura della donna quella che viene analizzata. Figlia, madre, semplicemente donna. Con le sue debolezze, frustrazioni, il suo sentire particolare, il suo tacere, il suo vivere, il suo caricarsi di responsabilità, i suoi sacrifici. Questo, in due modi e realtà diversi, in Carrie e questo nella madre di Davide, come lui stesso capisce alla fine.
                                Sarà che l’ho letta in un particolare momento di incomprensione con la mia ragazza, tutto questo carico di riflessioni sulla natura delle donne mi ha colpito a fondo, e mi ha commosso in più punti della narrazione. Medda si conferma abilissimo come narratore, quindi, anche se continuo a preferire il terzo numero come migliore per adesso, per via del thriller che c’è lì, oltre che per una storia altrettanto commovente che però è più immersa nel contesto attuale di esodo.
                                Noto che alcuni affermano che è banale il passato di Carrie: certo il capofamiglia che ubriaco picchia la moglie e la figlia non è una notizia difficile da trovare nelle cronache degli ultimi anni, ma questo vuol semplicemente dire che la storia è verosimile.
                                La copertina di questo numero è la migliore, finora (ma già il mese prossimo verrà scalzata)
                                I disegni di Werner Maresta mi hanno alquanto soddisfatto, più di quelli del numero precedente.

                                Insomma, rinnovo la fiducia nella serie, ho fede che la trama principale continuerà a svolgersi dandole il suo tempo e intanto mi godo numeri uno più godurioso dell’altro, perché sanno parlarmi della vita attraverso personaggi veri e reali.

                                Ah, due cose: nel suo blog Medda ci fornisce la soundtrack ideale per questo numero, con la spiegazione di tutte le canzoni, i gruppi e gli artisti che vengono citati in questo # 4 da Carrie e dal suo maestro Singer. Molto interessante! E poi, il riassunto da una parte chiarisce l’interpretazione da dare all’intrigo sul rapimento della ragazza nello scorso numero, dall’altro con lo “spiegone” dettagliato si perde l’ambiguità che tanto aveva reso fenomenale il finale del #3. Comunque ci avevo azzeccato, direi!

                                Next, Come i lupi, con la copertina migliore della serie e una storia che mi intriga assai!

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                                  Re: Caravan
                                  Risposta #15: Lunedì 14 Set 2009, 15:03:42
                                  Stando a guardare la sola trama La storia di Carrie potrebbe apparire piuttosto banale, se non addirittura sterotipata, tuttavia Medda la racconta con una tale sensibilità e credibilità che è impossibile non rimanerne coinvolti.
                                  Palpabile poi la grande tensione di fondo che riguarda tutti i componenti della caravona e che si manifesta in modi diversi, più o meno appariscenti. Una tensione che qi accumula di albo in albo e che ho come l'impressione presto scoppierà.

                                  *

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                                    Re: Caravan
                                    Risposta #16: Mercoledì 14 Ott 2009, 23:41:58
                                    Caravan # 5 – Come i lupi (Medda, Valdambrini)



                                    Anche questo mese, puntuale come sempre, giunge in edicola il nuovo numero di questa miniserie Bonelli. Miniserie che continua a darmi soddisfazioni, nonostante questo numero sia quello che meno preferisco di tutti quelli finora pubblicati. A mio parere quindi leggermente inferiore degli ottimi numeri precedenti, ma giusto un pelo, e se giudicavo ottimi i primi 4 numeri questo sarà comunque buono.
                                    Leggendo in giro per la Rete (leggi: Comicus Forum) noto che continua, come anche negli scorsi numeri, la diatriba-scontro sull’assenza delle nuvole. Ne ho accennato anche nella recensione dello scorso numero, con nuvole intendo riassumere la critica che leggo in quel forum come anche altrove, cioè l’assenza da parte di Medda del concentrarsi sulla causa scatenante dell’azione, cioè le nuvole inquietanti che hanno fatto sì che Nest Point dovesse mettersi in marcia. Ebbene, dopo la lettura anche di questo quinto numero, io ribadisco la mia indifferenza verso questi punti. Ribadisco che l’importante per questa mini sono i caratteri umani, i personaggi che la popolano, i cittadini di Nest Point, con il loro passato e il loro vissuto, con il loro spessore e le loro caratteristiche specifiche. Un fumetto che si pone lontano dal tipico fumetto Bonelli o dal tipico fumetto americano/supereroistico, qui l’azione viene lasciata da parte per far prevalere le riflessioni, i racconti e l’umanità. E non sono d’accordo su chi scrive che allora i protagonisti avrebbero anche potuto rimanere nella loro città, se poi il mistero non viene spiegato. Intanto, ho fiducia che Medda spiegherà quello che comunque per lui è più che altro un pretesto narrativo, ma questo non vuol dire che debba accennarvi in ogni numero e soprattutto non vuol dire che potevano rimanere a casa loro perché quello che provoca una situazione anormale e stressante come quella degli esuli è il calderone adatto per far emergere le personalità e i vissuti delle persone. E qui confuto anche chi sostiene che gente in marcia per allontanarsi da qualcosa di inquietante e misterioso non si comporta così. Io dico che invece è verosimile come atteggiamento quello di cercare compagnia, di cercare di rendere normale una situazione che non lo è affatto. Così come è normale litigare, azzuffarsi e dare sfogo ai propri istinti peggiori. Cosa che accade in questo numero e che non sarebbe potuta verificarsi allo stesso modo se fossero rimasti a Nest Point tutti tranquilli.

                                    INUTILE DIRLO, PRESENZA SPOILER!
                                    Come i lupi (che si apre con la miglior copertina finora vista per la serie) analizza appunto il risvolto più amaramente animalesco delle persone, che può prendere il sopravvento in situazioni particolari ed estreme. Lo si vede fin dalla prima tavola, con il cagnone che attacca il piccolo Chip, il cane dei Donati (tra l’altra una prima pagina che assume valore così simbolico non si pensa abbia un seguito, invece viene ripresa magistralmente verso la fine), per poi esplodere in modo molto più selvaggio da parte di tre bulletti sena arte né parte contro Whitley Adamson, protagonista di questo numero, che fa amicizia con Davide e Jolene e racconta loro di essere stato rapito dagli alieni! Già, quest’uomo racconta in un lungo flashback ai due ragazzi di come anni prima ebbe un “incontro ravvicinato”, e documentatosi ebbe seri motivi per credere di essere stato rapito da loro, che gli avrebbero impiantato un segnalatore. Raccontare questa esperienza gli fece perdere il lavoro e la famiglia, e così da solo venne ad abitare a Nest Point.
                                    Ma ecco che quando Davide e Jolene se ne vanno, tre bulletti decidono di vedere cosa contiene la borsa che Whitley porta sempre a tracolla, e quando scoprono la storia degli impianti alieni decidono di sfogare la loro furia cieca (dovuta alla noia? All’insensibilità? Alla ricerca di qualcosa di nuovo? Alla voglia di far valere le proprie idee in modo secco? Al voler dimostrare di essere più furbi e forti? Alla situazione di stress e anomala e da “terra di nessuno” che stanno vivendo?) sul povero Whitley, che in ospedale chiederà a Davide e Jolene di buttare via tutti i duoi oggetti riguardanti gli alieni, ormai piegato e disposto a non credere più in ciò che aveva visto.
                                    Finale molto amaro, insomma, se si aggiunge un altro esempio dei “lupi” che si annidano negli uomini in certe situazioni: Massimo Donati trova il padrone del cagnone che ha ferito Chip, e decide di dargli una piccola lezione. Il lettore è con Donati senior, perché il tizio del cane è un personaggio negativo, ma quando gran parte dei cittadini decide di approfittare per pestare il tipo e sfogarsi in quel modo, cercando di trovare appunto una valvola di sfogo alle pressioni interne, ecco che il lettore inorridisce e non sa più cosa pensare.
                                    Faccio poi notare come una piccola parentesi sia caratterizzata dai cittadini che si riuniscono e fanno il punto, decidendo di instaurare una specie di "società di mutuo soccorso" in cui si aiuteranno e si scambieranno informazioni utili in modo solidale. E in cui si discute delle nuvole e del mistero che aleggia sulla loro "deportazione". Medda insomma, cerca di ricordare sempre i piccoli sviluppi della trama di sfondo.

                                    Insomma, il passato e le azioni presenti dei personaggi che di volta in volta vediamo in questi albi sono indisgiungibili dal fatto che Nest Point è una città profuga, in fuga da qualcosa di misterioso, perché Medda racconta di umanità in un terreno difficile e minato, per vedere come certe umanità reagiscono in quella precisa situazione. E questo si vede ancora meglio proprio in quest’ultimo albo. Che, come si evince dalla mia recensione qui sopra, mi sarà anche piaciuto meno dei precedenti, ma l’ho comunque gradito per i risvolti d’indagine psicologica che ci mette Medda.
                                    Un po’ meno per i disegni di Vandambrini, che come mi aveva convinto poco nel terzo numero, mi convince poco anche al suo ritorno qui nel quinto. Specie in alcune espressioni o primi piani di  Davide e Jolene, o nel cagnone. I paesaggi invece direi che sono ok.

                                    Next, America, America, in cui sembra si racconterà di come i genitori di Davide di sono conosciuti.

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                                      Re: Caravan
                                      Risposta #17: Giovedì 15 Ott 2009, 01:02:51
                                      Ho letto tutti i numeri di Caravan e devo dire che l'ho trovato ottimo. Inutile dire che (come dice Everett qui sopra) non avrebbe avuto senso far stare tutti i cittadini in città, visto che Medda non approfondisce (almeno in questi primi numeri) il fenomeno naturale(?) scatenante.
                                      Conoscevo Michele Medda da qualche numero di Nathan Never e devo dire che qui mi ha stupito non poco. L'ho trovato di una sensibilità straordinaria. Anche il numero dedicato alla storia di Carrie, che a una prima occhiata non mi aveva entusiasmato per i disegni, è invece incredibile per come vengono descritti quegli episodi in chiave molto realistica e commovente.
                                      Seguiro tutta la serie!!!!

                                      *che poi di serie che parlano di catastrofi naturali e azione ce ne sono fin troppe, questa è molto più intimista! ;)

                                      *

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                                        Re: Caravan
                                        Risposta #18: Martedì 10 Nov 2009, 21:47:55
                                        Caravan, numero 6: America, America
                                        L’ho comprato stamattina a Torino, e per la prima volta, sono stato completamente preso dalla lettura che sono sceso qualche fermata del pullman più avanti ^^
                                        Dopo Il capitolo precedente, sulle esperienze di contatti con gli extraterrestri di Whitley Adamson, questo mese l’attenzione di Michele Medda si concentra sul passato del padre di Davide, e sull’incontro dei suoi genitori, quando erano giovani.

                                        Medda colloca l’età della giovinezza di Massimo Donati  in piena era degli attentati
                                        terroristici  e delle contestazioni dei primi anni '80, appena successivi agli anni di piombo e addirittura il primo incontro con la sua futura moglie è proprio connesso con uno di questi attentati.
                                        Massimo Donati passerà così i suoi “momenti più belli aggrovigliati con quelli più brutti”, in quel clima di contestazione e ribellione.
                                        Il livello dei dialoghi è sempre altissimo e ricercato (in questo numero Medda ricrea in alcune occasioni un perfetto dialetto fiorentino) e in questo episodio Medda sembra regalarci anche qualche spunto in più per far sorridere il lettore.

                                        I disegni di Andrea Cuneo li ho trovati decisamente buoni. Anche se  alcuni personaggi  si discostano leggermente dalla resa grafica dei precedenti numeri, nella somiglianza dei volti (Davide in alcune vignette non sembra lo stesso dei numeri prima).
                                        Però questo non toglie che accompagnino  perfettamente la lettura, in alcuni momenti davvero egregiamente (come nel penultimo dialogo della storia, tra Jolene e Carrie, davvero simpatico e delicato nelle espressioni facciali e nei gesti misurati).

                                        Un numero decisamente buono, che sa appassionare senza annoiare, ma che in definitiva non mi è parso essere uno dei più belli della serie, anche se il livello resta altisissimo.
                                        Next: "Al centro del nulla", che dopo 6 numeri cambia ambientazione: una foresta.

                                        Come disse Holden Caufield ne: il giovane Holden: "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira".
                                        Michele Medda, mi dai il tuo numero di cellulare? :)
                                        « Ultima modifica: Venerdì 13 Nov 2009, 01:07:44 da bacci88 »

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                                          Re: Caravan
                                          Risposta #19: Sabato 14 Nov 2009, 14:51:33
                                          Caravan # 6 – America, America (Medda, Cuneo)



                                          E siamo a metà! Metà della miniserie, ovviamente. Letto questo numero, si è al giro di boa dell’opera di Michele Medda.
                                          Opera che ad ogni numero è sempre più discussa, genera sempre più dubbi sul suo andamento; per dire, solo a leggere il Comicus Forum, c’è da leggere le peggio cose. Questo mi conferma senza dubbio il carattere “di rottura” (non di scatole, eh!) della miniserie, tanto atipica da non venir assimilata nemmeno da chi si è sempre auspicato qualcosa di nuovo dalla Bonelli.
                                          Per ora riceve più consensi l’altra miniserie, quel Greystorm di Serra arrivato però solo al secondo numero e che io ho scelto (anche per ragioni economiche) di non seguire. Una mini che sembra puntare più sulla classica avventura, cosa che Caravan non fa consapevolmente, per una scelta narrativa precisa che indaga di più l’animo dei protagonisti che altro.
                                          E a me sta piacendo così, un fumetto popolare che tenta di assomigliare a un’opera più autoriale. Certo che anch’io ora come ora gradirei qualche collegamento in più alla trama principale, al mister che ha scatenato gli eventi della miniserie, ma intanto dalla preview del prossimo numero sembra che qualcosa da questo lato avanzi, dall’altro questo insieme di storie dei personaggi e lunghi flashback mi piace, e confido che porterà comunque a qualcosa di unitario verso gli ultimi albi. Ma di questo si parlerà fra qualche mese.
                                          Intanto America, America mi è piaciuto di più dell’unico numero che mi ha poco soddisfatto, cioè quello di un mese fa. Il carattere innovativo stavolta si evince fin dalla copertina, che ha il pregio di presentare una scena senza nessun protagonista (caso più unico che raro) ma il difetto di rappresentare una scena che, pur molto d’effetto e anche evocativa, ha poco a che fare con la vicenda raccontata. O meglio, è carica di simbolismo per quanto è raccontato nell’albo, ma è forse un simbolismo troppo spinto per essere apprezzato. Comunque è al solito ben disegnata da Mammucari, che è sembra bravissimo.
                                          La storia è, allo stesso modo di La storia di Carrie, un lungo flashback, dove stavolta a raccontare è il papà di Davide, Massimo Donati, che in macchina con il figlio e Jolene racconta di come ha conosciuto sua moglie anni prima, nel 1985 in Italia, per la precisione a Firenze.
                                          Medda ci racconta così un’Italia sconvolta dalle proteste in piazza, dalle lotte, dal terrorismo e dalla forte contrapposizione politica e di classe. Attraverso Massimo che si innamora di un’americana, l’autore dipinge una situazione che di tensione tra chi vede gli americani come i liberatori del nostro Paese e chi li vede come invasori. Ma oltre a questo, la storia dell’amore tra i genitori di Davide nasconde tra le vignette osservazioni sulla spaccature in famiglia, dovute anche a idee politiche, al diverso modo di vedere una stessa cosa, alla dignità delle persone, e a come eventi della Storia e della storia possano influenzare molto il carattere delle persone.
                                          Poi, c’è la continuity che fa capolino, nella storia del plastico e nella riappacificazione tra i coniugi Donati.
                                          C’è chi ha detto che Medda sfotte i comunisti in questa storia. Non mi sembra, le battute e le situazioni ironiche certamente ci sono e rendono la storia un po’ meno pesante, ma non mi sembra di vederci un intento di sfottò.
                                          C’è chi dice che questa sequenza di storie slegate gli ricorda la fiction tipica della tv italiana: ancora, non mi sembra sussista un’accusa del genere (sempre che si possa leggere come un’accusa, anche qui dipende da come si vede una stessa cosa): di solito la fiction italiana ha il “compito” di rappresentare situazioni e figure “standard”, che mantengano una certa unione di valori comuni attraverso quadretti familiari, o un certo tipo di personaggi in cui riconoscersi. Medda ci mostra un “circo” di così tanti caratteri e personaggi diversi che è impossibile dire che sia banale o retorico. Per quanto in alcuni casi ci possa essere uso dello stereotipo, questo è funzionale alla vicenda che assume contorni simili alla realtà senza esserne specchio e senza proporsi come ideale di realtà.

                                          America, America mi ha preso come storia, alla fine ne sono soddisfatto. Leggermente esagerato nei riferimenti cinematografici , stavolta, l’editoriale Sulla Strada.
                                          Segnalo che da questo numero compaiono i contatti per potersi procurare gli arretrati di Caravan.
                                          Infine, qui sul suo blog Medda scrive qualche “nota a margine” alla storia di questo numero. Molto interessante per alcuni dietro le quinte (dalla caricatura di Serra inserita nella storia ai temi cardine dell’avventura).

                                          Next, Al Centro del Nulla, che intriga non poco e per la bella copertina e per la trama, che riporta il tutto sui binari del mistero delle nuvole.    

                                          *

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                                            Re: Caravan
                                            Risposta #20: Sabato 19 Dic 2009, 00:29:46
                                            Stasera ho appena finito di leggere quello che per me è il miglior numero della miniserie, almeno finora: Al centro del nulla (Caravan n°7 - Medda, Valdambrini).
                                            La storia è stupenda, e mi ha trascinato al suo interno fin dall'inizio.
                                            La leggenda indiana che viene narrata dal vecchio Adahy è davvero affascinante, ed è combinata benissimo con gli altri elementi della trama.
                                            In particolare il momento in cui il vecchio indiano è seduto contro un albero in mezzo al bosco, al buio, di fronte all'orso è davvero commovente, così come il finale.
                                            Anche in questo episodio vengono rappresentati in maniera davvero convincente i sogni (e gli incubi) dei protagonisti, in un vorticoso insieme di ricordi ed emozioni.
                                            Anche nella seconda parte, quella della caccia all'uomo, nella foresta è molto avvincente.
                                            Non è davvero niente male per un fumetto seriale italiano pagato due euro e settanta!! Questo lo consiglierei proprio a tutti, anche a chi si è perso i primi sei numeri.



                                            « Ultima modifica: Sabato 19 Dic 2009, 00:36:57 da bacci88 »

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                                              Re: Caravan
                                              Risposta #21: Martedì 22 Dic 2009, 15:35:43
                                              Caravan # 7 – Al Centro del Nulla (Medda, Valdambrini)



                                              Dopo una toccante storia totalmente ambientata nel passato, un numero un po’ meno convincente su quello convinto di essere stato rapito dagli alieni e i ricordi di Massimo Donati nel numero scorso (anch’esso del tutto incentrato sul passato, quindi), come aveva già promesso in un paio di interviste Michele Medda con questo # 7 si concentra sul presente, ma con un personaggio più forte e affascinante dell’ufologo Whitley.
                                              Come ha ormai dichiarato (neanche tanto) tra le righe, l’autore vede Caravan come uno splendido modo per raccontare tante belle storie slegate le une dalle altre, ma legate dai personaggi che ne sono protagonisti. Questo non toglie importanza alla cornice mistery che ha cucito attorno ai personaggi, conferma solamente l’idea che io e altri avevamo già avuto sugli intenti di Medda in questa miniserie. Anche se in cuor mio (e spero di non essere smentito) mi auguro comunque che il mistero delle nuvole arrivi ad avere una buona conclusione.
                                              Tornando al numero in questione, dicevo che ci si concentra sul presente. Va bene approfittare di questo esodo per raccontare il passato, ma la situazione attuale preme sulle vite dei cittadini di Nest Point. Tanto che, riunitisi in comitato, decidono che 4 persone si dividano in due gruppi e cerchino di andare al di là della foresta che stanno costeggiando. Gli alberi li copriranno, e potranno vedere se c’è qualcun altro in giro, se sono gli ultimi sopravvissuti sul pianeta, insomma che diavolo è successo.
                                              Parallelamente a questa spedizione, seguiamo le sorti di Adahi Starrett, un vecchio indiano molto malato che sta viaggiando accompagnato dai suoi famigliari. Egli, accortosi di essere ormai sulla via del tramonto, approfitta del bosco per scegliersi un albero e morire nel modo più dignitoso per la sua persona.
                                              Queste premesse costruiscono le fondamenta per una tra le più belle e poetiche delle 7 storie finora pubblicate. Starrett sarà raggiunto da un orso, in cui rivedrà uno spirito protagonista di una leggenda che ben conosce, uno spirito che sarà deus-ex-machina per la vicenda. Le scene all’interno della foresta, tra fronde di alberi, notte, soldati che cercano l’indiano, i 4 della spedizione, il vecchio indiano e l’orso sono molto d’atmosfera, ed emozionano.
                                              Dal lato del giovane protagonista, Davide ha una crisi di panico mentre dorme, si riavvicina a un suo amico (un po’ nerd dal lato cinematografico) e si bacia finalmente con Jolene.
                                              I disegni di Valdambrini non saranno il massimo, ma ormai mi ci sono abituato dato che la maggior parte degli albi è disegnata da lui, devo comunque ammettere che non se la cava male e il suo orso mi piace parecchio.

                                              Un numero molto importante, a mio avviso, per fare il punto della situazione sul viaggio che i cittadini stanno compiendo, e sulle loro emozioni e pensieri al riguardo (basti vedere come reagisce Tracy, la moglie di Jeff – gli amici della famiglia Donati – che preferirebbe diventare medico militare per poter avere più garanzie), non rinunciando comunque a una bella storia.
                                              Un numero che ho molto gradito, ancor meglio che il # 6 forse proprio per il suo essere ambientato nel presente.

                                              Next, Il Gioco della Guerra, dallo spunto assai interessante.
                                              « Ultima modifica: Martedì 22 Dic 2009, 15:38:16 da Everett_Ducklair »

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                                                Re: Caravan
                                                Risposta #22: Mercoledì 13 Gen 2010, 21:00:02
                                                Caravan n. 8, Il gioco della guerra dal commento del suo autore è un "Un albo che racconta una storia a sé (anzi, tre storie a sé) senza inserirsi nella continuity", anche se in corso d'opera, Michele Medda ha apportato dei cambiamenti a questa idea generale, dandole più continuity con il resto degli episodi.

                                                La rievocazione della statua nella piazza Piazza dei Piccoli Martiri è sicuramente di impatto, così come altre parti della storia.
                                                Il problema, a mio modo di vedere è che l'albo, per quanto abbastanza bello, risulta davvero difficile da inserire nel contesto della miniserie, che oramai è sempre più vago.
                                                Questo approccio nella scrittura mi stava bene fino a qualche episodio fa, o ancora nel numero precedente (commentato benissimo da Everett qui sopra) che di fatto narrava una storia bellissima e molto poetica.

                                                Estrapolando ancora un paio di frasi di Medda, dati in risposta a un utente del suo blog: "Non è mia intenzione prendere per la manina il lettore e guidarlo passo per passo, indicargli la meta da lontano e dirgli "ecco, vedi, andiamo di là"; come sul versante opposto non mi interessano certi esperimenti di destrutturazione della narrazione che giocano a disorientare, se non a scioccare, il lettore. Ho una storia da raccontare e la racconto. Non c'è altro da dire".

                                                Insomma, sarei curioso di sentire cosa ne pensa Everett, che commenta sempre gli albi, e anche magari degli altri che hanno letto questo numero.

                                                Per quanto riguarda il comparto grafico,
                                                Maurizio Gradin e Werner Maresta,come veniamo a sapere dal blog,  hanno lavorato a ritmo serrato “portando a casa” l’albo in tempi ristrettissimi. A me comunque i disegni in linea di massima non sono piaciuti molto, e non sono certo stati aiutati dagli sfondi modificati a computer.
                                                Molto bella ancora una volta la copertina di Emiliano Mammuccari, non vedo l'ora che esca l'episodio di Caravan disegnato da lui!

                                                *

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                                                  Re: Caravan
                                                  Risposta #23: Giovedì 14 Gen 2010, 21:28:58
                                                  Caravan # 8 – Il Gioco della Guerra (Medda, Gradin-Maresta)



                                                  Letto anch'io, finalmente, così posso rispondere al buon bacci88!
                                                  Ma prima, dico la mia su questo nuovo numero.

                                                  I primi quattro numeri di Caravan mi sono piaciuti tanto. Il quinto ha avuto per me una piccola decadenza, sì è risaliti con il sesto e si è quasi tornati agli splendori iniziali con lo scorso numero. Tutto questo IMHO, ovviamente.
                                                  Bene, ora con l’ottavo numero Michele Medda ci consegna una storia che mi ha fatto emozionare tanto quanto i primi numeri. Nata per essere un fill-in, come lo stesso autore afferma nel suo blog, la storia ha però ricevuto delle modifiche dello stesso Medda per renderla un po’ più in continuity. Indipendentemente dalla beneamata continuity, comunque, quello che è importante dire è che la storia è molto ben scritta. Dopo essersi concentrati su presente e passato di vari personaggi, finalmente c’è un numero che si dedica ai soldati che stanno scortando la carovana degli abitanti di Nest Point. Certo questo non ci fornisce elementi utili per capirci qualcosa nel mistero della deportazione, dato che i soldati ne sanno ancora meno di noi (c’è anche la battuta allusiva agli alieni), ma ci dà l’occasione di leggere tre storie in una. Due ambientate nel passato e slegate dai personaggi della serie, una è quella che fa da filo conduttore.
                                                  In un solo albo vengo a conoscenza della strage del quartiere di Gorla a Milano del 1944, e della sparatoria alla Kent State University nel 1970. Due episodi della Storia che io ignoravo completamente, perché poco noti e difficilmente riportati nei libri di scuola. Due episodi di cui noi lettori apprendiamo grazie ai racconti dei genitori di Davide, e raccontati attraverso aneddoti di forte impatto emotivo, soprattutto per quanto riguarda  la strage di Gorla.
                                                  Racconti, questi, sorti spontanei in relazione al subbuglio che serpeggia tra i militari in seguito a una strana esercitazione che hanno compiuto ma che sembra avere avuto risvolti non normali.
                                                  Infatti dalle parole della soldatessa Mary Jane Kimble, i “capi” vengono a conoscenza di una storia per niente simpatica e assurda nei suoi risvolti, avvenuta tra alcuni soldati occupati nell'esercitazione. Ma quando crediamo di avere tutte le carte in mano, ecco che l’autore ci insinua il dubbio, esattamente come aveva fatto alla fine del terzo albo. Qui forse con un pretesto un po’ più forzato, ma di sicuro spiazzamento per il lettore. In questo finale con tante ombre ha modo di tornare anche la dottoressa Peters, che avevamo conosciuto nei primi albi.

                                                  Una storia magistrale, che riesce nell’intento di essere fumetto popolare/d’intrattenimento e nel contempo di educare, raccontando i due episodi di guerra. E una storia principale concitata e avventurosa, per la seconda volta consecutiva ambientata nei boschi vicino a dove la carovana è ferma.
                                                  La copertina è poi una delle più belle, se non proprio a migliore, decisamente d’effetto e ben disegnata.
                                                  Cosa che non posso purtroppo dire per  disegni dell’albo, per la prima volta mi hanno deluso non poco: la storia alterna tavole disegnate tutto sommato bene ad altre decisamente inguardabili, almeno per il mio gusto, e in molte vignette i personaggi sembrano incollati sullo sfondo. I retini sono spesso troppo pesanti, e alcuni effetti “computerizzati” danno delle ombre fastidiose, sia in alcuni volti che nelle divise dei militari. Comunque Medda dice che i due disegnatori sono dovuti andare in fretta per finire in tempo, quindi questa può essere una scusante.

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                                                  Il problema, a mio modo di vedere è che l'albo, per quanto abbastanza bello, risulta davvero difficile da inserire nel contesto della miniserie, che oramai è sempre più vago.
                                                  Questo approccio nella scrittura mi stava bene fino a qualche episodio fa, o ancora nel numero precedente (commentato benissimo da Everett qui sopra) che di fatto narrava una storia bellissima e molto poetica.

                                                  Estrapolando ancora un paio di frasi di Medda, dati in risposta a un utente del suo blog: "Non è mia intenzione prendere per la manina il lettore e guidarlo passo per passo, indicargli la meta da lontano e dirgli "ecco, vedi, andiamo di là"; come sul versante opposto non mi interessano certi esperimenti di destrutturazione della narrazione che giocano a disorientare, se non a scioccare, il lettore. Ho una storia da raccontare e la racconto. Non c'è altro da dire".

                                                  Ovviamente, come avrai capito leggendo la mia recensione, ho gradito moltissimo la storia (o meglio, le storie) raccontata/e ne Il Gioco della Guerra. Particolarmente l'episodio di Piazza dei Piccoli Martiri, che ha colpito anche te; e condivido il giudizio non positivo sul comparto grafico, che per la prima volta mi ha deluso.
                                                  Per il discorso che ho messo in quote... che dire? Vedo che anche tu segui il blog di Medda, e la frase che hai riportato sul "condurre per la mano" mi pare chiaraficatrice della concezione che Medda ha sul comme portare avanti questa mini. Cosa che è chiara da mesi ormai, cioè che Medda intende questo viaggio un'occasione di introspezione per gli abitanti, cogliendo l'occasione di sviscerare un tema/elemento della vita da più varie angolazioni per ogni numero. Non ritengo quindi che dato che siamo al n. 8 l'autore debba incominciare a mettere la testa a posto e ritornare ai misteri di inizio mini, perchè per come va avanti gli basteranno giusto gli ultimi due numeri, se non solo l'ultimo. Poi potremo dire che ha trattato troppo di melma la causa scatenante, se la risolve male, ma potrebbe anche risolverla bene! Vedremo, quel che abbiamo adesso è un insieme di belle storie, con pochi bassi, inserite in un contesto atipico ma che serve che si atipico per avere l'ambientazione ideale per questi "racconti".
                                                  Insomma, ormai la mini è così. A me per ora va benissimo. Inolte sottolineo il coraggio di Medda, che in fumetto popolare Bonelli costruisce una miniserie così atipica e fuori dai canoni, ricevendo infatti molte critiche sul web, tra forum e il blog, ma lui òle legge tutte e serafico ribadisce cose come quelle che riportavi tu sopra, cioè che a lui non interessa accontentare il lettore o rassicurarlo dandogli quello che si aspetta, lui scrive quello che la sua vena di scrittore lo porta a mettere nero su bianco.
                                                  E io condivido.
                                                  Comunque non ho ancora avuto tempo di leggere il guano che spalano quelli di Comicus questo mese su Caravan... se dopo leggo e vedo qualchwe critica interessante, magari posto qualche altra riflessione.
                                                  « Ultima modifica: Giovedì 14 Gen 2010, 21:30:09 da Everett_Ducklair »

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                                                    Re: Caravan
                                                    Risposta #24: Giovedì 14 Gen 2010, 21:51:31
                                                    Grazie per la risposta. Davvero parlano così male di Caravan su Comicus? A parte la piccola critica che ho fatto all'ultimo numero che comunque non ha più senso fare, perchè la strada che medda ha intrapreso è questa, e cambiarla a tre quarti del percorso non avrebbe alcun senso, a mio giudizio Caravan è tra le cose in assoluto più belle che abbia mai letto della Bonelli.
                                                    Probabilmente nel mio giudizio sono stato influenzato molto dai disegni, che per il mio approccio al fumetto contano davvero molto.
                                                    Ma la storia colpisce e come ho già avuto modo di dire, Medda è un grande scrittore, per me.
                                                    Rimane , ripeto,una bellissima operazione. A dirla tutta, se l'autore avesse adottato un approccio diverso rispetto agli alieni (o quello che sono) ne sarebbe uscito un secondo Brad Barron. Questo modo di raccontare è assolutamente originale. Certo è che per me le domande " che ne sarà di loro?" e "Cosa sono le nuvole strane?" me le continuerò a porre sempre e suppongo che Medda continuerà a evitare di rispondere, scontentando forse quelli che a una lettura più superficiale vorebbero vedere botte da orbi con gli extraterrestri.
                                                    E' innegabile che questa qui è roba più profonda.
                                                    « Ultima modifica: Giovedì 14 Gen 2010, 21:51:51 da bacci88 »

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                                                      Re: Caravan
                                                      Risposta #25: Giovedì 14 Gen 2010, 23:37:11
                                                      Davvero parlano così male di Caravan su Comicus?
                                                      [..]
                                                      E' innegabile che questa qui è roba più profonda.
                                                      Intanto condivido l'ultima frase chai hai scritto. Da quello che ho capito queste miniserie sono modi anche per sperimentare qualcosa di nuovo Bonelli. Difatti, scelgiendo sempre più spesso la via della mini che quella di creare una nuova serie potenzialmente finita, si assicura ai lettori un inizio, una continuazione e una fine del lavoro anche con risultati di vendita scadenti. Quindi questo porta anche a sperimentare con più allegria, che se la novità non è gradita non le si darà seguito.
                                                      Detto questo, Medda sperimenta, e lo fa a modo suo. Lui ha tentato di avere un approccio profondo, poteva farlo in mille altri modi e invece l'ha fatto così, e molti non lo capiscono.
                                                      Mi faccio delle risate ogni mese a leggere sul forum del CUS i commenti dei detrattori della serie.. ho letto poco fa quelli al numero 8, ma sono sempre gli stessi direi, ogni mese la stessa solfa. Principalmente, oltre al disinteresse verso il mistero iniziale, si critica la poca realisticità, la poca verosimiglianza dei luoghi che la carovana percorre (con tanto di studi su cartine americane, incredibile), impossibilità del non incontrare anima viva, eccessi di stereotipi umani... Cose così, insomma. Cose che non condivido e che di solito nelle vecchie recensioni confutavo. :)

                                                      *

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                                                        Re: Caravan
                                                        Risposta #26: Mercoledì 10 Feb 2010, 23:40:50
                                                        Caravan # 9 - Nove Per Un Dio Perduto (Medda, Benevento)



                                                        Fermo restando che per me finora tutta la serie si è attestata su una media alta, in virtù della sua narrazione particolare e del suo modo di intendere il viaggio, ci sono numeri migliori e altri un po' inferiori.
                                                        Quello di questo mese si attesta su livelli molto alti. Non so se è addirittura il più bello tra quelli usciti finora, ma sicuramente è tra i due/tre migliori. I due livelli temporali vedono il flashback provocato dal racconto che Carrie fa alla figla Jolene sulla storia d'amore che aveva avuto con Jimmy Raitt, cantante rock di cui seguiamo la parabola discendente fatta di alcol, vita dissoluta e infine droga, che portano al fallimento. I detrattori della serie gridano all'ennesimo stereotipo, ma io continuo a vedere nella storie che Medda ci racconta numero dopo numero verosimiglianza, e non banalità. Inoltre Medda sa sempre come raccontare le sue storie di vita, e non fa eccezione questa, ci appassioniamo alle vicende di Jimmy e alla frustrazione di Carrie. Soffriamo con lei. Questo è sinonimo di grande abilità nel narrare. Se poi volessi divertirmi come nei primi numeri a vedere parallelismi con Lost, non potrei non dire che tutto ciò ricorda molto Charlie... ;)
                                                        Il presente si caratterizza per una ragazza che bada a sua sorella down: anche qui Medda è bravo a presentarci una situazione di certo non facile da raccontare, e lo fa riuscendo a portare in primo piano non solo il dispiacere che catalizza la ragazza down, ma le difficoltà che la sorella maggiore deve affrontare per accudirla, per aiutarla, per proteggerla, l'autore porta in luce la fatica di chi di solito non viene compatito, per cui spesso non si prova dispiacere. Medda, per bocca ed esperienza di Carrie, lo fa.
                                                        La ragazza down, comunque, seppur indirettamente avrà un ruolo determinante per la conclusione dell'albo, che presenta un grandissimo colpo di scena, che sarebbe inaspettato se il sito della Bonelli non lo avesse spoilerato qualche settimana fa... poco male, Medda è così brava da descriverlo in modo da farti rimanere così colpito, da farti commuovere che il finale rimane comunque una perla, un qualcosa di mirabile. Certo, la causa diretta di questo fatto mi è sembrata leggermente inverosimile, ma se si tiene conto del fattore pazzia...
                                                        Stranamente, infatti, perfino sul forum di Comicus non c'è quello sparare addosso alla serie ogni nuovo numero che esce, per quanto restino gli insoddisfatti e i denigratori molti più del solito considerano buona la storia (per la cronaca, eh, non certo perchè Comicus Forum sia attendibile come termometro d qualità :P )
                                                        Nota di merito per i disegni, che dopo la prova non soddisfacente dello scorso numero si riscattano alla grande con il talento di Michele Benevento, davvero bravo sia nel tratteggiare le persone sia ambienti, scene di gruppo e particolari.
                                                        Faccio poi notare che il titolo "criptico" è la citazione di un verso del testo della canzone Kiss Off dei Violet Femmes (vedi qui). Bello vedere come ricorre il numero 9, che è il numero dell'albo, è nel titolo e l'orologio in copertina segna le 9.00.
                                                        Insomma, tra ambiente del rock, perdizione, eccessi (su cui ben indaga l'editoriale), analisi di persone non indipendeti e di chi deve fornire loro assistenza, e grandi colpi di scena, questo numero mi ha molto soddisfatto.

                                                        Next, Punto di Rottura.

                                                        *

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                                                        Gran Mogol
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                                                          Re: Caravan
                                                          Risposta #27: Giovedì 11 Feb 2010, 16:32:32
                                                          Non so se è il numero migliore, di sicuro è un gran bel numero. Medda ci stupisce con un colpo di scena finale che non ti aspetti dopo l'ennesimo lungo flashback. Finalmente saranno contenti quelli che dicevano che succedeva poco in questa mini. E a disegnare il tutto un autore che non conoscevo e che mi ha stupito per la sua grande bravura. E nel prossimo numero ci aspetta Mammucari.


                                                          *

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                                                            Re: Caravan
                                                            Risposta #28: Giovedì 11 Feb 2010, 23:36:34
                                                            Io sono esterrefatto, di fronte a questo episodio di Caravan, troppo bello, troppo scritto bene, troppo disegnato bene, troppo di impatto, almeno per me, per commentarlo.
                                                            Da notare che la canzone di Carrie, Memory Street, che nella realtà non esiste, è stata musicata sui versi di Medda da un musicista amico del disegnatore Michele Benevento (Gianni Resta, maggiori informazioni sul  blog del disegnatore), e quindi le note disegnate sugli spartiti nella storia dovrebbero corrispondere ad una melodia reale creata appositamente.
                                                            Il finale è fortissimo e destabilizzante, e quando leggi l'ultima didascalia dell'ultima tavola rimani scioccato. (L'episodio scatenante, mi ha ricordato un pò quello che appare nel film Carlito's Way, con Al Pacino, dove il protagonista subisce le conseguenze, come in questo fumetto, di un gesto compiuto ai danni di un personaggio minore che ricompare solo nel finale della vicenda). Stupendo il momento in cui viene ricordato che la madre di davide ha lavato un bicchiere nel lavabo (a pag 78), che, insieme a tutte le altre cose, mi fa vedere che questi personaggi hanno una complessità psicologica di persone vere. Ottima la documentazione che come al solito nei flashback mostra scatole di cereali, poster, marche di sigarette e arredamenti degli anni in cui è ambientata la vicenda descritta.
                                                            Bè, alla fine son riuscito a scrivere un commento, ma l'ho fatto in completa trance agonistica! :)
                                                            « Ultima modifica: Venerdì 12 Feb 2010, 00:27:20 da bacci88 »

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                                                              Re: Caravan
                                                              Risposta #29: Sabato 20 Feb 2010, 09:16:31
                                                              "Remember: when people tell you something's wrong or doesn't work for them, they are almost always right. When they tell you exactly what they think is wrong and how to fix it, they are almost always wrong." - NG

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                                                                Re: Caravan
                                                                Risposta #30: Sabato 20 Feb 2010, 14:31:57
                                                                fuori dal coro

                                                                Bè, è un punto di vista quantomeno interessante, ma è una cosa risaputa che il fumetto d'autore di Gipi e compagnia bella è impostato in modo completamente diverso dal fumetto d'edicola! Come farebbe una casa editrice come la Bonelli ad assicurare ogni mese per tutte le sue testate degli standard qualitativi del genere? Il tempo ristretto dei meccanismi editoriali del fumetto popolare non permettono un certo tipo di scelte, anche qualitative, ma questo non vuol dire che gli autori non siano all'altezza.
                                                                Per gli obiettivi che le serie Bonelli si propone, Caravan è un ottima miniserie.
                                                                Altrimenti bisognerebbe radere al suolo la più grande casa editrice di fumetti italiana per renderla conforme alle scelte editoriali come quelle della francia e del belgio, tanto per citare dei paesi in cui il fumetto è considerato patrimonio nazionale e il fumetto da edicola inteso come da noi non esiste.
                                                                Ma forse l'autore dell'articolo auspica proprio un cambiamento del genere. :P
                                                                « Ultima modifica: Sabato 20 Feb 2010, 14:35:18 da bacci88 »

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                                                                Sceriffo di Valmitraglia
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                                                                  Risposta #31: Martedì 23 Feb 2010, 21:36:37
                                                                  A me sta piacendo molto, quello che per molti è un limite, la scarsa connessione tra un episodio e l'altro per me è un pregio, svincola la narrazione dalla necessità di cliche precostituiti e quasi la avvicina al fumetto d'autore.Dopo Napoleone (se vogliamo coniderarla una miniserie, per me eccezionale!) e Volto Nascosto, è la serie Bonelli migliore al di là delle storiche testate, Tex e DD

                                                                  *

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                                                                    Re: Caravan
                                                                    Risposta #32: Lunedì 15 Mar 2010, 18:54:17
                                                                    Caravan # 10 - Punto di Rottura (Medda, Mammucari)



                                                                    L'editoriale che apre il terzultimo numero di questa miniserie ci riporta celebri testimonianze dal mondo del cinema (come sempre) su uomini che a un certo punto sono sbroccati, che hanno continuato la loro vita tranquilli per anni per poi impazzire all'improvviso. Ovviamente si dice subito che per Massimo Donati il "punto di rottura" sarà meno violento, ma a mio parere intriso comunque di una grande intensità drammatica.
                                                                    La storia si apre con il funerale della mamma di Davide, e per tutto il numero Medda è davvero molto abile a mstrarci un Massimo diverso da quello che abbiamo conossciuto finora restando però nel contempo coerente con se stesso: un Massimo molto più cinico, melanconico, rassegnato e segnato da quello che è successo. Momenti come quelli in cui si fa la barba e la vignetta indugia sulla lametta sul collo sono da brividi, per Davide che lo osserva come per il lettore.
                                                                    Intanto la carovana arriva a un nuovo campo in cui fermarsi per un po', e si vede che ormai il comitato formato da alcuni cittadini di Nest Point si è disgregato... nessuno pare più interessato alle condizioni in cui vivono, o al motivo della deportazione, come dice Massimo tutti stanno con la pancia piena e ora hanno anche la serata di svago, ideata dai militari sfruttando la presenza di un noto comico presente nella cittadina, che li allieterà insieme ad altri artisti dilettanti o meno tra i cittadini.
                                                                    Panem et circensen,  come Donati senior osserva, sempre più lucido grazie alla tragedia che l'ha colpito.
                                                                    E alla fine, la drammatica presa di decisione di Massimo: unirsi a un cittadino, Gordon Ratner, per raggiungere la città vicina dove vive sua sorella che in qualche modo è riuscita a mettersi in contatto con lui... il compagno di cui ha bisogno per la missione è Massimo, che ha preso la decisione per "far qualcosa che serva" (come direbbero gli Afterhours  :P )
                                                                    Cosa troveranno là i due uomini? E cosa succederà nella carovana?
                                                                    Insomma, dal lato della narrazione abbiamo un grande affresco: per la prima volta manca un vero e proprio lungo flashback, rimaniamo quasi sempre nel presente. In questo modo Medda riesce a trasmetterci vividamente le sensazioni di Massimo Donati, la sua figura sofferente, e ci tiene sulle spine per facendoci capire che l'ora della verità è vicina. Questo numero mi ha intrippato, anche grazie ai disegni di Mammucari che dopo averci deliziato con tutte le copertine (compresa questa, bellissima anche se non la migliore) ci regala uno dei numeri meglio disegnati della mini... bel tocco di stile è che cambi il modo di disegnare, rendendolo quasi cartoon, quando ci sono le vignette che rappresentano la barzellette che sta raccontando il comico, barzellette che medda ammette aver preso dalla tradizione americana dopo attenta ricerca... l'ultima, tra l'altro, ha un pesante sapore metanarrativo.
                                                                    Numero grandioso, spettacolare, uno dei migliori senza dubbio...

                                                                    Next, Rivelazione, che come si deduce dal titolo, dalla cover e dalla descrizione, ci chiarirà finalmente (o perlomeno inzierà a chiarirci) il mistero delle nuvole!

                                                                    *

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                                                                    Dittatore di Saturno
                                                                    PolliceSu

                                                                    • *****
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                                                                      Risposta #33: Sabato 10 Apr 2010, 16:16:24
                                                                      Caravan # 11 - Rivelazione (Medda, Valdambrini)



                                                                      Pesanti SPOILER nelle prossime righe!

                                                                      E così ci siamo. La prima svolta della serie è senz'altro stato due numeri fa, con la morte di Stephanie. La seconda e la terza sono arrivate all'inizio e alla fine di questo penultimo numero della serie, numero libero da flashback di alcun tipo (come il numero scorso) e che si concentra sul presente, sulla situazione dei cittadini di Nest Point. O meglio, su Davide. Perchè la serie sarà anche corale, ma fin dal primo numero si capiva che il protagonista principale è senz'altro il ragazzao, non foss'altro per il fatto che è il narratore dei fatti grazie al suo resoconto sul computer portatile.
                                                                      La drammatica conseguenza della missione in cui il padre Massimo Donati si è buttato alla fine dello scorso numero è, come almeno io avevo intuito, la morte dell'uomo. Lui e il compare ideatore della spedizione avevano trovato un aereo precipitato, con a bordo la donna del governo, quella del cubo di Rubik, morta. Da essa, Massimo trafuga una chiavetta usb che conta di dare a Davide una volta tornato, ma ecco che avvistati da un aereo militare i due tentano la fuga, nella quale Massimo cade e picchia la testa, restandoci secco. L'altro si consegna, ed è nell'ospedale del campo che consegnerà a Davide la fatidica chiavetta.
                                                                      Da qui, la seconda svolta: la scoperta del mistero delle nuvole! O meglio, la parziale scoperta, dato che di misteri ce ne sono ancora attorno a tutto ciò. Ma per ora, nelle ultime tavole veniamo a sapere che non c'entrano gli alieni, la fine del mondo, il 2012 in anticipo o quant'altro: è tutto un esperimento del governo americano, denominato Painted Sky, che ha scelto Nest Point dopo un'analisi dei profili piscologici, sociali, demografici ecc della popolazione.

                                                                      Tutto qui? No, è questo il bello. La storia non presenta certo solo le due "rivelazioni", e infatti Medda pochi giorni fa sul suo blog ha sottolineato ancora quanto a lui non importi di far fare "Oooh!" ai lettori. A lui interessa la storia, le storie. E difatti trovo che Medda sia stato in tutti gli scorsi numeri e in questo un abilissimo narratore di storie. Soprattutto, di emozioni. Questo traspare in questo numero, dove è palpabile l'angoscia del giovane Davide di fronte alla disgrazia che l'ha colpito. I suoi sentimenti, non solo il dolore ma la rabbia, il senso di ingiustizia, la paura e la decisione di essere all'altezza della situazione proprio come lo riteneva in grado di esserlo suo padre. E la scena in cui Davide diventa tipo The Punisher sfogando la sua frustrazione per tutto questo lo fa come transitare verso una nuova maturità.
                                                                      Altro elemento importante nella storia è il filo rosso dell'Apocalisse: Medda è abile a tirare avanti la storia senza dare la rivelazione del titolo, e tutto quel parlare più o meno velatamente di apocalisse tende a ingannare il lettore. Ma l'Apocalisse è vista più come Giudizio in questa storia, e infatti alcuni personaggi vi si sottopongono: esempio più lampante è costituito dal terzetto di teppistelli Kurt, Jim Bob e Rico, dei quali Jim si pente a metà storia, e gli altri due avranno modo di riflettere sul loro stile di vita dopo l'azzuffata bestiale con Davide. Ma anche il padre di Kurt, Bresler, fa ammenda di fronte all'altro figlio per il suo egoismo, e alla fine anche quel figlio stesso (Lance) si pente nei confronti di Davide.
                                                                      Se a questo aggiungiamo la vecchina che recita l'Apocalisse di San Giovanni a memoria e le riflessioni di Jeff, ecco che l'affresco che Medda dà delle colpe degli uomini è completo. Caspita, vuoi vedere che la carovana in realtà è il Purgatorio? :P
                                                                      In realtà, proprio con le parole di Jeff ("Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo") è come se Medda insinuasse quello che già da mesi dice e ripete: quello che per lui conta non è il mistero delle nuvole. E infatti la soluzione scoperta in questo numero non è così imprevedibile o innovativa nella narrativa, direi che era una delle tante che potevano venire in mente a ogni lettore dopo il primo numero. Ma intanto è ottima per virare il tutto su un versante complottistico e inoltre chiarisce molte cose sui comportamenti di soldati e cittadini nel corso della miniserie.

                                                                      Comparto grafico: buono, ormai a Valdambrini mi sono abituato e non mi dispiace, qui è stato forse migliore che nelle sue precedenti prove.

                                                                      Un numero quindi all'altezza delle aspettative, che prepara magnificamente il terreno al numero finale che avremo fra un mese, e che io sto già aspettando adesso con ansia.

                                                                      Next, I Cancelli dell'Eden

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                                                                      Visir di Papatoa
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                                                                        Risposta #34: Mercoledì 14 Apr 2010, 13:26:03

                                                                        In realtà, proprio con le parole di Jeff ("Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo") è come se Medda insinuasse quello che già da mesi dice e ripete: quello che per lui conta non è il mistero delle nuvole. E infatti la soluzione scoperta in questo numero non è così imprevedibile o innovativa nella narrativa, direi che era una delle tante che potevano venire in mente a ogni lettore dopo il primo numero. Ma intanto è ottima per virare il tutto su un versante complottistico e inoltre chiarisce molte cose sui comportamenti di soldati e cittadini nel corso della miniserie.

                                                                        Ecco, appunto. Nonostante il fatto che questa cosa sia stata detta e ridetta molte volte, su altri forum vedo come, a parte alcune eccezioni, l'intera serie venga ormai giudicata solo in funzione della rivelazione sulle nuvole del cielo. E che il 90% dei commenti sia incetrato solo su questo.
                                                                        Che poi a dirla tutta Medda, l'hype che si è creato (volutamente o no di numero in numero) lo sfrutta, diciamolo pure, perchè intanto bene o male fa fare "Ohh"al lettore comunque, come è giusto che sia, altrimenti perchè avrebbe tenuto la rivelazione alla fine dell'11° numero?

                                                                        Parlando un po' di questo episodio, a me è piaciuto come gli ultimi numeri, cioè tanto. La scelta di farci vedere la morte del padre di Davide in modo così improvviso, ha un suo perchè, ed è anche molto destabilizzante, per certi versi. Soprattutto perchè era un personaggio a cui mi ero affezionato.
                                                                        Un'altra cosa che da una parte mi è piaciuta, e da un'altra un po'meno è stato il fatto che praticamente ad ogni pagina c'è un riferimento più o meno velato all'apocalsse o rivelazione , che dir si voglia. Se da una parte questo mi crea nella narrazione una grande serietà di fondo e una grande coerenza narrativa, dall'altra parte mi restituisce in un certo qual modo un senso di artificiosità non indifferente, che negli altri numeri non avevo provato in modo così forte. Anche in Nove per un dio perduto accadeva qualcosa di simile, con tutti i collegamenti al numero nove, ma queste connessioni lì mi sono parse più naturali, nello svolgimento dell'intreccio.
                                                                        La sfuriata di Davide contro i bulli nei bagni si inserisce bene nel contesto del numero precedente, del "cane di paglia", ecc..ecc....
                                                                        e la rivelazione finale a questo punto poteva essere davvero una qualunque, anche quella del pesce d'aprile di Medda. Tanto le belle storie di vita personele dei vari personaggi narrate in tutti gli episodi precedenti non vengono mimimamente toccati o sviliti da un finale alternativo a questo.
                                                                        Aspettiamo con ansia questo 12esimo numero! ;)
                                                                        « Ultima modifica: Mercoledì 14 Apr 2010, 16:53:32 da bacci88 »

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                                                                        • ****
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                                                                          Risposta #35: Venerdì 14 Mag 2010, 14:23:01
                                                                          Solo una cosa:l'ultimo numero è semplicemente stupendo, pochissime volte mi sono emozionato così tanto nel leggere un fumetto. Una trovata finale degna di un grande narratore. A molti non piacerà, ne sono certo, ma per me questo finale è la ciliegina ad una serie che secondo me è destinata a diventare un piccolo cult del fumetto italiano.

                                                                          *

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                                                                          Visir di Papatoa
                                                                          PolliceSu

                                                                          • *****
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                                                                            Risposta #36: Venerdì 14 Mag 2010, 22:05:57
                                                                                                                            [size=14]Caravan 12 - I Cancelli dell’Eden [/size]
                                                                                                                                 Episodio Finale (con qualche spoiler)

                                                                            Alla fine è .... finito. Dopo un anno esatto dalla pubblicazione del numero uno, con I cancelli dell'Eden si chiude la miniserie Bonelli di Michele Medda, con qualche rimpianto da parte mia perchè era diventato un bell'appuntamento mensile.

                                                                            L'atto conclusivo è in linea con quello che è stata finora tutta la serie, cioè una non-spiegazione molto poetica che NON fornisce una spiegazione risolutiva degli eventi fin qui narrati.
                                                                            Medda lascia così che ognuno possa scegliere l'interpretazione che preferisce, non solo sull'effetto atmosferico del cielo, ma anche su altre parti della trama, come la verità sulla morte del padre, le vere ragioni dei militari, addirittura sulla sorte dei protagonisti a fine storia.

                                                                            Non trovo più nulla da commentare su questo ottimo finale, perchè è per me di sicuro il migliore possibile, con buona pace di chi avrebbe voluto un ultimo episodio in cui con un bello spiegone finale tutti i tasselli rientravano al loro posto, come in un fumetto Bonelli ordinario, cosa che Caravan non è stato assolutamente. ;)

                                                                            *

                                                                            Bramo
                                                                            Dittatore di Saturno
                                                                            PolliceSu

                                                                            • *****
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                                                                              Re: Caravan
                                                                              Risposta #37: Mercoledì 19 Mag 2010, 20:18:13
                                                                              Caravan # 12 – I Cancelli dell’Eden (Medda, Olivares)



                                                                              Premessa 1: sarà uno dei miei sproloqui più lunghi, già vi avviso… E’ da più di una settimana che ho letto quest’ultimo numero della mini e solo ora sono riuscito a mettere per iscritto il mio commento, il che è di per sé straordinario.
                                                                              Premessa 2: ha un certo fascino che la mini si concluda lo stesso mese del gran finale di Lost
                                                                              Premessa 3: possibile presenza di spoiler

                                                                              L’ultimo numero di Caravan è qualcosa di spettacolare. E’ incredibile come un finale possa essere così chiarificatore degli obiettivi di tutta la serie e nello stesso tempo così ermetico, così povero di spiegazioni. Il che per una serie Bonelli è qualcosa di inusuale.
                                                                              Se nello scorso numero abbiamo scoperto, insieme a Davide, che il mistero delle Nuvole non è altro che un esperimento del governo, nelle prime pagine di I Cancelli dell’Eden vediamo il ragazzo – ormai vero protagonista di Caravan – tentare di convincere la popolazione, o perlomeno le persone più significative che abbiamo incontrato negli scorsi numeri, che quella è la verità e che occorre far qualcosa. Ma proprio quelli che si convincono sono i meno propensi ad agire. La spiegazione la dà Whitley, il tipo che credeva agli alieni nel # 5, in un monologo splendido, spietato, definitivo, che inquadra perfettamente almeno uno degli obiettivi principali che Michele Medda aveva nel raccontare questa grande storia. Alla luce delle parole di Whitley vediamo assumere ancora maggiore importanza agli episodi America, America e Il Gioco della Guerra, per fare due esempi lampanti, cioè una acuta e profonda analisi dei meccanismi del potere e del consenso popolare. Il controllo delle masse, ci ricorda Medda, non è una cosa del passato, una cosa da ricordare nel nazismo e nei regimi dittatoriali del Novecento e basta, ma è viva e presente ancor oggi. Non basta usare la parole democrazia per pensare che chi comanda non possa far credere quello che vuole, come vuole, quando vuole alla gente. Anzi, con la sempre più massiccia diffusione dei media il poter “addomesticare” il popolo è sempre più facile. L’autore ce lo ricorda, mostrandoci nell’esperimento “Painted Sky” un test per vedere se davvero si può portare a spasso un’intera città senza dare spiegazioni agli abitanti ma nutrendoli e intrattenendoli. E così capiamo anche come tutti i racconti di vita vissuta che Massimo Donati, Carrie e altri hanno fatto nel corso degli 11 numeri passati – quelli che molti lettori criticavano – non fossero messi a caso, e nemmeno per rendere preziosi quei singoli albi su cui comparivano, ma stanno a significare come sia importante che ci venga raccontato il passato perché alcuni meccanismi (di solito i più terribili) tendono a ripetersi, magari in forme diverse ma tornano.
                                                                              Insomma, quando Jolene sbotta “Non c’è nessun tornado, capitano. Oh, scusate, l’hanno detto i soldati, allora è vero… perché a quello che dicono loro ci credete tutti, giusto?” mi vengono i brividi, perché se al posto della parola “soldati” ci metti “televisione” mi appare terribile il potere coercitivo dei media, vecchi e nuovi.
                                                                              Tornando alla storia, Davide è disperato: la sceneggiatura è perfetta nel dipingere, ancora meglio che nello sbrocco del numero precedente, l’avvilimento di Davide, smarrito, che anche se può contare su Carrie e Jolene sente su di sé il peso della situazione apparentemente senza via d’uscita e della responsabilità verso le persone che dipendono da lui. Questo porta a un secondo grande tema importante, che deflagra nella didascalia dell’ultima tavola: Caravan è dedicato alla memoria dei genitori di Medda, il che rende ancora più autoriale di quanto si poteva credere l’intera serie. Il rapporto genitori-figli visto in tutta la mini (soprattutto nella famiglia Donati, ma anche nella famiglia Bresler, tra Carrie e Jolene, nell’episodio dell’indiano, nella storia del sindaco Banks nel # 3…) appare evidente e pesante nell’economia della serie, una marcata sottolineatura della figura dei padri (come in Lost!) e delle madri che scandaglia uno dei rapporti interpersonali più affascinanti e complicati del genere umano. Il rapporto dei figli coi genitori si può facilmente vedere anche come recupero della memoria storica, del passato che i “vecchi” trasmettono ai giovani, e ritorniamo dunque all’importanza dei flashback.

                                                                              “Adesso sanno cos’erano quelle nuvole e finalmente sono contenti, quegli idioti. Di tutto il resto non gli importa.” scrive Davide nel suo diario. E’ impressionante il valore meta-narrativo che assume questa frase, se si pensa ai tanti lettori che avevano equivocato gli obiettivi della serie e che mese dopo mese aspettava indizi per scoprire il mistero della Nuvole, e che in vari forum su Internet nel commentare il # 11 si concentravano sulle ultime tavole che contenevano le rivelazione.
                                                                              A Davide invece non basta sapere quello per starsene buono buono, la scomparsa dei suoi genitori e gli insegnamenti tratti dai racconti di suo padre lo hanno forgiato, insieme all’assurda situazione di deportazione che sta vivendo… è maturato, è diventato un nuovo capofamiglia accettando i pregi ma soprattutto i pesanti oneri che questo comporta, ha preso il testimone da Massimo con consapevolezza. E allora prende la decisione di fuggire dalla carovana, fuggire da tutti quei pecoroni dei suoi concittadini, fuggire dai militari, dalle loro bugie e dei loro intrighi: con un abilissimo trucco sapientemente raccontato dall’autore, il gruppo formato da Davide, la sua sorellina, Jolene, Carrie e il cane Chip riescono a scappare, incappando però nelle Nuvole. Davide non si ferma, accelera consapevole che è solo un effetto speciale, peccato che non può sapere che i militari non sono gli autori di quel fenomeno, in quel momento. E al contrario degli elicotteri che stavano inseguendo i nostri, la macchina di Davide supera le Nuvole e finisce… fuori dai cancelli dell’Eden.
                                                                              Un finale spiazzante, più che aperto, oscuro, metafisico quasi. Intanto sicuramente allegorico: Davide come dicevo prima è maturato, ha preso coscienza del mondo e di se stesso e ha saputo prendere una decisione coraggiosa anche quando nessuno gli dava retta. La sua fuga è stata premiata, si è liberato da chi lo ingannava ed è arrivato in un posto nuovo, dove poter andare avanti insieme ai suoi cari.
                                                                              Il cosa sono queste Nuvole, identiche a quelle del progetto “Painted Sky” ma non mandate da nessun governo, è secondario in fondo. Che sia un intervento divino, un deus ex machina, uno strappo nello spazio-tempo, una giustizia superiore o il buco dell’ozono, è la sua portata metaforica che è importante, il suo messaggio liberatorio non solo per Davide ma anche per i lettori in ansia per lui da svariati numeri. Io mi sono commosso a leggere quelle ultime tavole proprio per il vedere Davide e le persone per lui importanti che sono riusciti a liberarsi dall'infernale baratro in cui erano finiti. L’origine di queste nubi… ognuno può immaginarselo come vuole, io penso. E il fatto che non sapremo mai cosa succederà ora alla carovana di Nest Point, se andrà avanti, se i militari li faranno tornare indietro, dove li avrebbero condotti ecc non è per me un difetto, in fondo la storia di quella realtà importava quando era funzionale a raccontare altro, quello che abbiamo visto in questi 12 numeri.
                                                                              Due parole sui disegni di quest’albo: mi sono sembrati ottimi, Olivares fa un ottimo lavoro sia tratteggiando le fisionomie dei personaggi principali sia negli sfondi, spesso molto dettagliati (ad esempio nella città fantasma). In alcune vignette pecca un po’ in qualche sguardo di Jolene, invero, ma sono dettagli che non inficiano il buonissimo lavoro del disegnatore.

                                                                              Caravan è finito, dunque, dopo un anno di pubblicazioni. Un anno in cui mi ero affezionato moltissimo a Davide ma anche a tanti altri personaggi, e anche all’atmosfera che si respirava. Ogni mese non vedevo l’ora di mettermi in colonna con gli altri personaggi, in coda alla carovana per godermi un nuovo episodio. Molte storie raccontate mi hanno lasciato dentro qualcosa di importante, riflessioni, tristezze e sorrisi amari, e alla luce di tutta la mini questi sentimenti valgono anche per il disegno generale.
                                                                              E’ stata sicuramente una miniserie coraggiosa, originale, unica nel suo genere e fuori da qualsiasi standard, non solo della Bonelli ma anche di qualunque altra casa editrice che mi viene in mente. Un modo di raccontare, presentare i fatti e soprattutto taluni argomenti e messaggi decisamente innovativo e affascinante, un esperimento – se vogliamo – perfettamente riuscito, secondo il sottoscritto.
                                                                              Non posso che ringraziare la Bonelli per averla pubblicata e soprattutto complimentarmi con Michele Medda per quest’opera grandiosa.

                                                                               

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