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Caravan

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Marci
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PolliceSu
    Re: Caravan
    Risposta #15: Lunedì 14 Set 2009, 15:03:42
    Stando a guardare la sola trama La storia di Carrie potrebbe apparire piuttosto banale, se non addirittura sterotipata, tuttavia Medda la racconta con una tale sensibilità e credibilità che è impossibile non rimanerne coinvolti.
    Palpabile poi la grande tensione di fondo che riguarda tutti i componenti della caravona e che si manifesta in modi diversi, più o meno appariscenti. Una tensione che qi accumula di albo in albo e che ho come l'impressione presto scoppierà.

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    Bramo
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      Re: Caravan
      Risposta #16: Mercoledì 14 Ott 2009, 23:41:58
      Caravan # 5 – Come i lupi (Medda, Valdambrini)



      Anche questo mese, puntuale come sempre, giunge in edicola il nuovo numero di questa miniserie Bonelli. Miniserie che continua a darmi soddisfazioni, nonostante questo numero sia quello che meno preferisco di tutti quelli finora pubblicati. A mio parere quindi leggermente inferiore degli ottimi numeri precedenti, ma giusto un pelo, e se giudicavo ottimi i primi 4 numeri questo sarà comunque buono.
      Leggendo in giro per la Rete (leggi: Comicus Forum) noto che continua, come anche negli scorsi numeri, la diatriba-scontro sull’assenza delle nuvole. Ne ho accennato anche nella recensione dello scorso numero, con nuvole intendo riassumere la critica che leggo in quel forum come anche altrove, cioè l’assenza da parte di Medda del concentrarsi sulla causa scatenante dell’azione, cioè le nuvole inquietanti che hanno fatto sì che Nest Point dovesse mettersi in marcia. Ebbene, dopo la lettura anche di questo quinto numero, io ribadisco la mia indifferenza verso questi punti. Ribadisco che l’importante per questa mini sono i caratteri umani, i personaggi che la popolano, i cittadini di Nest Point, con il loro passato e il loro vissuto, con il loro spessore e le loro caratteristiche specifiche. Un fumetto che si pone lontano dal tipico fumetto Bonelli o dal tipico fumetto americano/supereroistico, qui l’azione viene lasciata da parte per far prevalere le riflessioni, i racconti e l’umanità. E non sono d’accordo su chi scrive che allora i protagonisti avrebbero anche potuto rimanere nella loro città, se poi il mistero non viene spiegato. Intanto, ho fiducia che Medda spiegherà quello che comunque per lui è più che altro un pretesto narrativo, ma questo non vuol dire che debba accennarvi in ogni numero e soprattutto non vuol dire che potevano rimanere a casa loro perché quello che provoca una situazione anormale e stressante come quella degli esuli è il calderone adatto per far emergere le personalità e i vissuti delle persone. E qui confuto anche chi sostiene che gente in marcia per allontanarsi da qualcosa di inquietante e misterioso non si comporta così. Io dico che invece è verosimile come atteggiamento quello di cercare compagnia, di cercare di rendere normale una situazione che non lo è affatto. Così come è normale litigare, azzuffarsi e dare sfogo ai propri istinti peggiori. Cosa che accade in questo numero e che non sarebbe potuta verificarsi allo stesso modo se fossero rimasti a Nest Point tutti tranquilli.

      INUTILE DIRLO, PRESENZA SPOILER!
      Come i lupi (che si apre con la miglior copertina finora vista per la serie) analizza appunto il risvolto più amaramente animalesco delle persone, che può prendere il sopravvento in situazioni particolari ed estreme. Lo si vede fin dalla prima tavola, con il cagnone che attacca il piccolo Chip, il cane dei Donati (tra l’altra una prima pagina che assume valore così simbolico non si pensa abbia un seguito, invece viene ripresa magistralmente verso la fine), per poi esplodere in modo molto più selvaggio da parte di tre bulletti sena arte né parte contro Whitley Adamson, protagonista di questo numero, che fa amicizia con Davide e Jolene e racconta loro di essere stato rapito dagli alieni! Già, quest’uomo racconta in un lungo flashback ai due ragazzi di come anni prima ebbe un “incontro ravvicinato”, e documentatosi ebbe seri motivi per credere di essere stato rapito da loro, che gli avrebbero impiantato un segnalatore. Raccontare questa esperienza gli fece perdere il lavoro e la famiglia, e così da solo venne ad abitare a Nest Point.
      Ma ecco che quando Davide e Jolene se ne vanno, tre bulletti decidono di vedere cosa contiene la borsa che Whitley porta sempre a tracolla, e quando scoprono la storia degli impianti alieni decidono di sfogare la loro furia cieca (dovuta alla noia? All’insensibilità? Alla ricerca di qualcosa di nuovo? Alla voglia di far valere le proprie idee in modo secco? Al voler dimostrare di essere più furbi e forti? Alla situazione di stress e anomala e da “terra di nessuno” che stanno vivendo?) sul povero Whitley, che in ospedale chiederà a Davide e Jolene di buttare via tutti i duoi oggetti riguardanti gli alieni, ormai piegato e disposto a non credere più in ciò che aveva visto.
      Finale molto amaro, insomma, se si aggiunge un altro esempio dei “lupi” che si annidano negli uomini in certe situazioni: Massimo Donati trova il padrone del cagnone che ha ferito Chip, e decide di dargli una piccola lezione. Il lettore è con Donati senior, perché il tizio del cane è un personaggio negativo, ma quando gran parte dei cittadini decide di approfittare per pestare il tipo e sfogarsi in quel modo, cercando di trovare appunto una valvola di sfogo alle pressioni interne, ecco che il lettore inorridisce e non sa più cosa pensare.
      Faccio poi notare come una piccola parentesi sia caratterizzata dai cittadini che si riuniscono e fanno il punto, decidendo di instaurare una specie di "società di mutuo soccorso" in cui si aiuteranno e si scambieranno informazioni utili in modo solidale. E in cui si discute delle nuvole e del mistero che aleggia sulla loro "deportazione". Medda insomma, cerca di ricordare sempre i piccoli sviluppi della trama di sfondo.

      Insomma, il passato e le azioni presenti dei personaggi che di volta in volta vediamo in questi albi sono indisgiungibili dal fatto che Nest Point è una città profuga, in fuga da qualcosa di misterioso, perché Medda racconta di umanità in un terreno difficile e minato, per vedere come certe umanità reagiscono in quella precisa situazione. E questo si vede ancora meglio proprio in quest’ultimo albo. Che, come si evince dalla mia recensione qui sopra, mi sarà anche piaciuto meno dei precedenti, ma l’ho comunque gradito per i risvolti d’indagine psicologica che ci mette Medda.
      Un po’ meno per i disegni di Vandambrini, che come mi aveva convinto poco nel terzo numero, mi convince poco anche al suo ritorno qui nel quinto. Specie in alcune espressioni o primi piani di  Davide e Jolene, o nel cagnone. I paesaggi invece direi che sono ok.

      Next, America, America, in cui sembra si racconterà di come i genitori di Davide di sono conosciuti.

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      Bacci
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        Re: Caravan
        Risposta #17: Giovedì 15 Ott 2009, 01:02:51
        Ho letto tutti i numeri di Caravan e devo dire che l'ho trovato ottimo. Inutile dire che (come dice Everett qui sopra) non avrebbe avuto senso far stare tutti i cittadini in città, visto che Medda non approfondisce (almeno in questi primi numeri) il fenomeno naturale(?) scatenante.
        Conoscevo Michele Medda da qualche numero di Nathan Never e devo dire che qui mi ha stupito non poco. L'ho trovato di una sensibilità straordinaria. Anche il numero dedicato alla storia di Carrie, che a una prima occhiata non mi aveva entusiasmato per i disegni, è invece incredibile per come vengono descritti quegli episodi in chiave molto realistica e commovente.
        Seguiro tutta la serie!!!!

        *che poi di serie che parlano di catastrofi naturali e azione ce ne sono fin troppe, questa è molto più intimista! ;)

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        Bacci
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          Re: Caravan
          Risposta #18: Martedì 10 Nov 2009, 21:47:55
          Caravan, numero 6: America, America
          L’ho comprato stamattina a Torino, e per la prima volta, sono stato completamente preso dalla lettura che sono sceso qualche fermata del pullman più avanti ^^
          Dopo Il capitolo precedente, sulle esperienze di contatti con gli extraterrestri di Whitley Adamson, questo mese l’attenzione di Michele Medda si concentra sul passato del padre di Davide, e sull’incontro dei suoi genitori, quando erano giovani.

          Medda colloca l’età della giovinezza di Massimo Donati  in piena era degli attentati
          terroristici  e delle contestazioni dei primi anni '80, appena successivi agli anni di piombo e addirittura il primo incontro con la sua futura moglie è proprio connesso con uno di questi attentati.
          Massimo Donati passerà così i suoi “momenti più belli aggrovigliati con quelli più brutti”, in quel clima di contestazione e ribellione.
          Il livello dei dialoghi è sempre altissimo e ricercato (in questo numero Medda ricrea in alcune occasioni un perfetto dialetto fiorentino) e in questo episodio Medda sembra regalarci anche qualche spunto in più per far sorridere il lettore.

          I disegni di Andrea Cuneo li ho trovati decisamente buoni. Anche se  alcuni personaggi  si discostano leggermente dalla resa grafica dei precedenti numeri, nella somiglianza dei volti (Davide in alcune vignette non sembra lo stesso dei numeri prima).
          Però questo non toglie che accompagnino  perfettamente la lettura, in alcuni momenti davvero egregiamente (come nel penultimo dialogo della storia, tra Jolene e Carrie, davvero simpatico e delicato nelle espressioni facciali e nei gesti misurati).

          Un numero decisamente buono, che sa appassionare senza annoiare, ma che in definitiva non mi è parso essere uno dei più belli della serie, anche se il livello resta altisissimo.
          Next: "Al centro del nulla", che dopo 6 numeri cambia ambientazione: una foresta.

          Come disse Holden Caufield ne: il giovane Holden: "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira".
          Michele Medda, mi dai il tuo numero di cellulare? :)
          « Ultima modifica: Venerdì 13 Nov 2009, 01:07:44 da bacci88 »

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            Re: Caravan
            Risposta #19: Sabato 14 Nov 2009, 14:51:33
            Caravan # 6 – America, America (Medda, Cuneo)



            E siamo a metà! Metà della miniserie, ovviamente. Letto questo numero, si è al giro di boa dell’opera di Michele Medda.
            Opera che ad ogni numero è sempre più discussa, genera sempre più dubbi sul suo andamento; per dire, solo a leggere il Comicus Forum, c’è da leggere le peggio cose. Questo mi conferma senza dubbio il carattere “di rottura” (non di scatole, eh!) della miniserie, tanto atipica da non venir assimilata nemmeno da chi si è sempre auspicato qualcosa di nuovo dalla Bonelli.
            Per ora riceve più consensi l’altra miniserie, quel Greystorm di Serra arrivato però solo al secondo numero e che io ho scelto (anche per ragioni economiche) di non seguire. Una mini che sembra puntare più sulla classica avventura, cosa che Caravan non fa consapevolmente, per una scelta narrativa precisa che indaga di più l’animo dei protagonisti che altro.
            E a me sta piacendo così, un fumetto popolare che tenta di assomigliare a un’opera più autoriale. Certo che anch’io ora come ora gradirei qualche collegamento in più alla trama principale, al mister che ha scatenato gli eventi della miniserie, ma intanto dalla preview del prossimo numero sembra che qualcosa da questo lato avanzi, dall’altro questo insieme di storie dei personaggi e lunghi flashback mi piace, e confido che porterà comunque a qualcosa di unitario verso gli ultimi albi. Ma di questo si parlerà fra qualche mese.
            Intanto America, America mi è piaciuto di più dell’unico numero che mi ha poco soddisfatto, cioè quello di un mese fa. Il carattere innovativo stavolta si evince fin dalla copertina, che ha il pregio di presentare una scena senza nessun protagonista (caso più unico che raro) ma il difetto di rappresentare una scena che, pur molto d’effetto e anche evocativa, ha poco a che fare con la vicenda raccontata. O meglio, è carica di simbolismo per quanto è raccontato nell’albo, ma è forse un simbolismo troppo spinto per essere apprezzato. Comunque è al solito ben disegnata da Mammucari, che è sembra bravissimo.
            La storia è, allo stesso modo di La storia di Carrie, un lungo flashback, dove stavolta a raccontare è il papà di Davide, Massimo Donati, che in macchina con il figlio e Jolene racconta di come ha conosciuto sua moglie anni prima, nel 1985 in Italia, per la precisione a Firenze.
            Medda ci racconta così un’Italia sconvolta dalle proteste in piazza, dalle lotte, dal terrorismo e dalla forte contrapposizione politica e di classe. Attraverso Massimo che si innamora di un’americana, l’autore dipinge una situazione che di tensione tra chi vede gli americani come i liberatori del nostro Paese e chi li vede come invasori. Ma oltre a questo, la storia dell’amore tra i genitori di Davide nasconde tra le vignette osservazioni sulla spaccature in famiglia, dovute anche a idee politiche, al diverso modo di vedere una stessa cosa, alla dignità delle persone, e a come eventi della Storia e della storia possano influenzare molto il carattere delle persone.
            Poi, c’è la continuity che fa capolino, nella storia del plastico e nella riappacificazione tra i coniugi Donati.
            C’è chi ha detto che Medda sfotte i comunisti in questa storia. Non mi sembra, le battute e le situazioni ironiche certamente ci sono e rendono la storia un po’ meno pesante, ma non mi sembra di vederci un intento di sfottò.
            C’è chi dice che questa sequenza di storie slegate gli ricorda la fiction tipica della tv italiana: ancora, non mi sembra sussista un’accusa del genere (sempre che si possa leggere come un’accusa, anche qui dipende da come si vede una stessa cosa): di solito la fiction italiana ha il “compito” di rappresentare situazioni e figure “standard”, che mantengano una certa unione di valori comuni attraverso quadretti familiari, o un certo tipo di personaggi in cui riconoscersi. Medda ci mostra un “circo” di così tanti caratteri e personaggi diversi che è impossibile dire che sia banale o retorico. Per quanto in alcuni casi ci possa essere uso dello stereotipo, questo è funzionale alla vicenda che assume contorni simili alla realtà senza esserne specchio e senza proporsi come ideale di realtà.

            America, America mi ha preso come storia, alla fine ne sono soddisfatto. Leggermente esagerato nei riferimenti cinematografici , stavolta, l’editoriale Sulla Strada.
            Segnalo che da questo numero compaiono i contatti per potersi procurare gli arretrati di Caravan.
            Infine, qui sul suo blog Medda scrive qualche “nota a margine” alla storia di questo numero. Molto interessante per alcuni dietro le quinte (dalla caricatura di Serra inserita nella storia ai temi cardine dell’avventura).

            Next, Al Centro del Nulla, che intriga non poco e per la bella copertina e per la trama, che riporta il tutto sui binari del mistero delle nuvole.    

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            Bacci
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              Risposta #20: Sabato 19 Dic 2009, 00:29:46
              Stasera ho appena finito di leggere quello che per me è il miglior numero della miniserie, almeno finora: Al centro del nulla (Caravan n°7 - Medda, Valdambrini).
              La storia è stupenda, e mi ha trascinato al suo interno fin dall'inizio.
              La leggenda indiana che viene narrata dal vecchio Adahy è davvero affascinante, ed è combinata benissimo con gli altri elementi della trama.
              In particolare il momento in cui il vecchio indiano è seduto contro un albero in mezzo al bosco, al buio, di fronte all'orso è davvero commovente, così come il finale.
              Anche in questo episodio vengono rappresentati in maniera davvero convincente i sogni (e gli incubi) dei protagonisti, in un vorticoso insieme di ricordi ed emozioni.
              Anche nella seconda parte, quella della caccia all'uomo, nella foresta è molto avvincente.
              Non è davvero niente male per un fumetto seriale italiano pagato due euro e settanta!! Questo lo consiglierei proprio a tutti, anche a chi si è perso i primi sei numeri.



              « Ultima modifica: Sabato 19 Dic 2009, 00:36:57 da bacci88 »

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                Re: Caravan
                Risposta #21: Martedì 22 Dic 2009, 15:35:43
                Caravan # 7 – Al Centro del Nulla (Medda, Valdambrini)



                Dopo una toccante storia totalmente ambientata nel passato, un numero un po’ meno convincente su quello convinto di essere stato rapito dagli alieni e i ricordi di Massimo Donati nel numero scorso (anch’esso del tutto incentrato sul passato, quindi), come aveva già promesso in un paio di interviste Michele Medda con questo # 7 si concentra sul presente, ma con un personaggio più forte e affascinante dell’ufologo Whitley.
                Come ha ormai dichiarato (neanche tanto) tra le righe, l’autore vede Caravan come uno splendido modo per raccontare tante belle storie slegate le une dalle altre, ma legate dai personaggi che ne sono protagonisti. Questo non toglie importanza alla cornice mistery che ha cucito attorno ai personaggi, conferma solamente l’idea che io e altri avevamo già avuto sugli intenti di Medda in questa miniserie. Anche se in cuor mio (e spero di non essere smentito) mi auguro comunque che il mistero delle nuvole arrivi ad avere una buona conclusione.
                Tornando al numero in questione, dicevo che ci si concentra sul presente. Va bene approfittare di questo esodo per raccontare il passato, ma la situazione attuale preme sulle vite dei cittadini di Nest Point. Tanto che, riunitisi in comitato, decidono che 4 persone si dividano in due gruppi e cerchino di andare al di là della foresta che stanno costeggiando. Gli alberi li copriranno, e potranno vedere se c’è qualcun altro in giro, se sono gli ultimi sopravvissuti sul pianeta, insomma che diavolo è successo.
                Parallelamente a questa spedizione, seguiamo le sorti di Adahi Starrett, un vecchio indiano molto malato che sta viaggiando accompagnato dai suoi famigliari. Egli, accortosi di essere ormai sulla via del tramonto, approfitta del bosco per scegliersi un albero e morire nel modo più dignitoso per la sua persona.
                Queste premesse costruiscono le fondamenta per una tra le più belle e poetiche delle 7 storie finora pubblicate. Starrett sarà raggiunto da un orso, in cui rivedrà uno spirito protagonista di una leggenda che ben conosce, uno spirito che sarà deus-ex-machina per la vicenda. Le scene all’interno della foresta, tra fronde di alberi, notte, soldati che cercano l’indiano, i 4 della spedizione, il vecchio indiano e l’orso sono molto d’atmosfera, ed emozionano.
                Dal lato del giovane protagonista, Davide ha una crisi di panico mentre dorme, si riavvicina a un suo amico (un po’ nerd dal lato cinematografico) e si bacia finalmente con Jolene.
                I disegni di Valdambrini non saranno il massimo, ma ormai mi ci sono abituato dato che la maggior parte degli albi è disegnata da lui, devo comunque ammettere che non se la cava male e il suo orso mi piace parecchio.

                Un numero molto importante, a mio avviso, per fare il punto della situazione sul viaggio che i cittadini stanno compiendo, e sulle loro emozioni e pensieri al riguardo (basti vedere come reagisce Tracy, la moglie di Jeff – gli amici della famiglia Donati – che preferirebbe diventare medico militare per poter avere più garanzie), non rinunciando comunque a una bella storia.
                Un numero che ho molto gradito, ancor meglio che il # 6 forse proprio per il suo essere ambientato nel presente.

                Next, Il Gioco della Guerra, dallo spunto assai interessante.
                « Ultima modifica: Martedì 22 Dic 2009, 15:38:16 da Everett_Ducklair »

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                  Risposta #22: Mercoledì 13 Gen 2010, 21:00:02
                  Caravan n. 8, Il gioco della guerra dal commento del suo autore è un "Un albo che racconta una storia a sé (anzi, tre storie a sé) senza inserirsi nella continuity", anche se in corso d'opera, Michele Medda ha apportato dei cambiamenti a questa idea generale, dandole più continuity con il resto degli episodi.

                  La rievocazione della statua nella piazza Piazza dei Piccoli Martiri è sicuramente di impatto, così come altre parti della storia.
                  Il problema, a mio modo di vedere è che l'albo, per quanto abbastanza bello, risulta davvero difficile da inserire nel contesto della miniserie, che oramai è sempre più vago.
                  Questo approccio nella scrittura mi stava bene fino a qualche episodio fa, o ancora nel numero precedente (commentato benissimo da Everett qui sopra) che di fatto narrava una storia bellissima e molto poetica.

                  Estrapolando ancora un paio di frasi di Medda, dati in risposta a un utente del suo blog: "Non è mia intenzione prendere per la manina il lettore e guidarlo passo per passo, indicargli la meta da lontano e dirgli "ecco, vedi, andiamo di là"; come sul versante opposto non mi interessano certi esperimenti di destrutturazione della narrazione che giocano a disorientare, se non a scioccare, il lettore. Ho una storia da raccontare e la racconto. Non c'è altro da dire".

                  Insomma, sarei curioso di sentire cosa ne pensa Everett, che commenta sempre gli albi, e anche magari degli altri che hanno letto questo numero.

                  Per quanto riguarda il comparto grafico,
                  Maurizio Gradin e Werner Maresta,come veniamo a sapere dal blog,  hanno lavorato a ritmo serrato “portando a casa” l’albo in tempi ristrettissimi. A me comunque i disegni in linea di massima non sono piaciuti molto, e non sono certo stati aiutati dagli sfondi modificati a computer.
                  Molto bella ancora una volta la copertina di Emiliano Mammuccari, non vedo l'ora che esca l'episodio di Caravan disegnato da lui!

                  *

                  Bramo
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                    Re: Caravan
                    Risposta #23: Giovedì 14 Gen 2010, 21:28:58
                    Caravan # 8 – Il Gioco della Guerra (Medda, Gradin-Maresta)



                    Letto anch'io, finalmente, così posso rispondere al buon bacci88!
                    Ma prima, dico la mia su questo nuovo numero.

                    I primi quattro numeri di Caravan mi sono piaciuti tanto. Il quinto ha avuto per me una piccola decadenza, sì è risaliti con il sesto e si è quasi tornati agli splendori iniziali con lo scorso numero. Tutto questo IMHO, ovviamente.
                    Bene, ora con l’ottavo numero Michele Medda ci consegna una storia che mi ha fatto emozionare tanto quanto i primi numeri. Nata per essere un fill-in, come lo stesso autore afferma nel suo blog, la storia ha però ricevuto delle modifiche dello stesso Medda per renderla un po’ più in continuity. Indipendentemente dalla beneamata continuity, comunque, quello che è importante dire è che la storia è molto ben scritta. Dopo essersi concentrati su presente e passato di vari personaggi, finalmente c’è un numero che si dedica ai soldati che stanno scortando la carovana degli abitanti di Nest Point. Certo questo non ci fornisce elementi utili per capirci qualcosa nel mistero della deportazione, dato che i soldati ne sanno ancora meno di noi (c’è anche la battuta allusiva agli alieni), ma ci dà l’occasione di leggere tre storie in una. Due ambientate nel passato e slegate dai personaggi della serie, una è quella che fa da filo conduttore.
                    In un solo albo vengo a conoscenza della strage del quartiere di Gorla a Milano del 1944, e della sparatoria alla Kent State University nel 1970. Due episodi della Storia che io ignoravo completamente, perché poco noti e difficilmente riportati nei libri di scuola. Due episodi di cui noi lettori apprendiamo grazie ai racconti dei genitori di Davide, e raccontati attraverso aneddoti di forte impatto emotivo, soprattutto per quanto riguarda  la strage di Gorla.
                    Racconti, questi, sorti spontanei in relazione al subbuglio che serpeggia tra i militari in seguito a una strana esercitazione che hanno compiuto ma che sembra avere avuto risvolti non normali.
                    Infatti dalle parole della soldatessa Mary Jane Kimble, i “capi” vengono a conoscenza di una storia per niente simpatica e assurda nei suoi risvolti, avvenuta tra alcuni soldati occupati nell'esercitazione. Ma quando crediamo di avere tutte le carte in mano, ecco che l’autore ci insinua il dubbio, esattamente come aveva fatto alla fine del terzo albo. Qui forse con un pretesto un po’ più forzato, ma di sicuro spiazzamento per il lettore. In questo finale con tante ombre ha modo di tornare anche la dottoressa Peters, che avevamo conosciuto nei primi albi.

                    Una storia magistrale, che riesce nell’intento di essere fumetto popolare/d’intrattenimento e nel contempo di educare, raccontando i due episodi di guerra. E una storia principale concitata e avventurosa, per la seconda volta consecutiva ambientata nei boschi vicino a dove la carovana è ferma.
                    La copertina è poi una delle più belle, se non proprio a migliore, decisamente d’effetto e ben disegnata.
                    Cosa che non posso purtroppo dire per  disegni dell’albo, per la prima volta mi hanno deluso non poco: la storia alterna tavole disegnate tutto sommato bene ad altre decisamente inguardabili, almeno per il mio gusto, e in molte vignette i personaggi sembrano incollati sullo sfondo. I retini sono spesso troppo pesanti, e alcuni effetti “computerizzati” danno delle ombre fastidiose, sia in alcuni volti che nelle divise dei militari. Comunque Medda dice che i due disegnatori sono dovuti andare in fretta per finire in tempo, quindi questa può essere una scusante.

                    Next, Nove per un Dio Perduto

                    Il problema, a mio modo di vedere è che l'albo, per quanto abbastanza bello, risulta davvero difficile da inserire nel contesto della miniserie, che oramai è sempre più vago.
                    Questo approccio nella scrittura mi stava bene fino a qualche episodio fa, o ancora nel numero precedente (commentato benissimo da Everett qui sopra) che di fatto narrava una storia bellissima e molto poetica.

                    Estrapolando ancora un paio di frasi di Medda, dati in risposta a un utente del suo blog: "Non è mia intenzione prendere per la manina il lettore e guidarlo passo per passo, indicargli la meta da lontano e dirgli "ecco, vedi, andiamo di là"; come sul versante opposto non mi interessano certi esperimenti di destrutturazione della narrazione che giocano a disorientare, se non a scioccare, il lettore. Ho una storia da raccontare e la racconto. Non c'è altro da dire".

                    Ovviamente, come avrai capito leggendo la mia recensione, ho gradito moltissimo la storia (o meglio, le storie) raccontata/e ne Il Gioco della Guerra. Particolarmente l'episodio di Piazza dei Piccoli Martiri, che ha colpito anche te; e condivido il giudizio non positivo sul comparto grafico, che per la prima volta mi ha deluso.
                    Per il discorso che ho messo in quote... che dire? Vedo che anche tu segui il blog di Medda, e la frase che hai riportato sul "condurre per la mano" mi pare chiaraficatrice della concezione che Medda ha sul comme portare avanti questa mini. Cosa che è chiara da mesi ormai, cioè che Medda intende questo viaggio un'occasione di introspezione per gli abitanti, cogliendo l'occasione di sviscerare un tema/elemento della vita da più varie angolazioni per ogni numero. Non ritengo quindi che dato che siamo al n. 8 l'autore debba incominciare a mettere la testa a posto e ritornare ai misteri di inizio mini, perchè per come va avanti gli basteranno giusto gli ultimi due numeri, se non solo l'ultimo. Poi potremo dire che ha trattato troppo di melma la causa scatenante, se la risolve male, ma potrebbe anche risolverla bene! Vedremo, quel che abbiamo adesso è un insieme di belle storie, con pochi bassi, inserite in un contesto atipico ma che serve che si atipico per avere l'ambientazione ideale per questi "racconti".
                    Insomma, ormai la mini è così. A me per ora va benissimo. Inolte sottolineo il coraggio di Medda, che in fumetto popolare Bonelli costruisce una miniserie così atipica e fuori dai canoni, ricevendo infatti molte critiche sul web, tra forum e il blog, ma lui òle legge tutte e serafico ribadisce cose come quelle che riportavi tu sopra, cioè che a lui non interessa accontentare il lettore o rassicurarlo dandogli quello che si aspetta, lui scrive quello che la sua vena di scrittore lo porta a mettere nero su bianco.
                    E io condivido.
                    Comunque non ho ancora avuto tempo di leggere il guano che spalano quelli di Comicus questo mese su Caravan... se dopo leggo e vedo qualchwe critica interessante, magari posto qualche altra riflessione.
                    « Ultima modifica: Giovedì 14 Gen 2010, 21:30:09 da Everett_Ducklair »

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                      Re: Caravan
                      Risposta #24: Giovedì 14 Gen 2010, 21:51:31
                      Grazie per la risposta. Davvero parlano così male di Caravan su Comicus? A parte la piccola critica che ho fatto all'ultimo numero che comunque non ha più senso fare, perchè la strada che medda ha intrapreso è questa, e cambiarla a tre quarti del percorso non avrebbe alcun senso, a mio giudizio Caravan è tra le cose in assoluto più belle che abbia mai letto della Bonelli.
                      Probabilmente nel mio giudizio sono stato influenzato molto dai disegni, che per il mio approccio al fumetto contano davvero molto.
                      Ma la storia colpisce e come ho già avuto modo di dire, Medda è un grande scrittore, per me.
                      Rimane , ripeto,una bellissima operazione. A dirla tutta, se l'autore avesse adottato un approccio diverso rispetto agli alieni (o quello che sono) ne sarebbe uscito un secondo Brad Barron. Questo modo di raccontare è assolutamente originale. Certo è che per me le domande " che ne sarà di loro?" e "Cosa sono le nuvole strane?" me le continuerò a porre sempre e suppongo che Medda continuerà a evitare di rispondere, scontentando forse quelli che a una lettura più superficiale vorebbero vedere botte da orbi con gli extraterrestri.
                      E' innegabile che questa qui è roba più profonda.
                      « Ultima modifica: Giovedì 14 Gen 2010, 21:51:51 da bacci88 »

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                        Re: Caravan
                        Risposta #25: Giovedì 14 Gen 2010, 23:37:11
                        Davvero parlano così male di Caravan su Comicus?
                        [..]
                        E' innegabile che questa qui è roba più profonda.
                        Intanto condivido l'ultima frase chai hai scritto. Da quello che ho capito queste miniserie sono modi anche per sperimentare qualcosa di nuovo Bonelli. Difatti, scelgiendo sempre più spesso la via della mini che quella di creare una nuova serie potenzialmente finita, si assicura ai lettori un inizio, una continuazione e una fine del lavoro anche con risultati di vendita scadenti. Quindi questo porta anche a sperimentare con più allegria, che se la novità non è gradita non le si darà seguito.
                        Detto questo, Medda sperimenta, e lo fa a modo suo. Lui ha tentato di avere un approccio profondo, poteva farlo in mille altri modi e invece l'ha fatto così, e molti non lo capiscono.
                        Mi faccio delle risate ogni mese a leggere sul forum del CUS i commenti dei detrattori della serie.. ho letto poco fa quelli al numero 8, ma sono sempre gli stessi direi, ogni mese la stessa solfa. Principalmente, oltre al disinteresse verso il mistero iniziale, si critica la poca realisticità, la poca verosimiglianza dei luoghi che la carovana percorre (con tanto di studi su cartine americane, incredibile), impossibilità del non incontrare anima viva, eccessi di stereotipi umani... Cose così, insomma. Cose che non condivido e che di solito nelle vecchie recensioni confutavo. :)

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                          Re: Caravan
                          Risposta #26: Mercoledì 10 Feb 2010, 23:40:50
                          Caravan # 9 - Nove Per Un Dio Perduto (Medda, Benevento)



                          Fermo restando che per me finora tutta la serie si è attestata su una media alta, in virtù della sua narrazione particolare e del suo modo di intendere il viaggio, ci sono numeri migliori e altri un po' inferiori.
                          Quello di questo mese si attesta su livelli molto alti. Non so se è addirittura il più bello tra quelli usciti finora, ma sicuramente è tra i due/tre migliori. I due livelli temporali vedono il flashback provocato dal racconto che Carrie fa alla figla Jolene sulla storia d'amore che aveva avuto con Jimmy Raitt, cantante rock di cui seguiamo la parabola discendente fatta di alcol, vita dissoluta e infine droga, che portano al fallimento. I detrattori della serie gridano all'ennesimo stereotipo, ma io continuo a vedere nella storie che Medda ci racconta numero dopo numero verosimiglianza, e non banalità. Inoltre Medda sa sempre come raccontare le sue storie di vita, e non fa eccezione questa, ci appassioniamo alle vicende di Jimmy e alla frustrazione di Carrie. Soffriamo con lei. Questo è sinonimo di grande abilità nel narrare. Se poi volessi divertirmi come nei primi numeri a vedere parallelismi con Lost, non potrei non dire che tutto ciò ricorda molto Charlie... ;)
                          Il presente si caratterizza per una ragazza che bada a sua sorella down: anche qui Medda è bravo a presentarci una situazione di certo non facile da raccontare, e lo fa riuscendo a portare in primo piano non solo il dispiacere che catalizza la ragazza down, ma le difficoltà che la sorella maggiore deve affrontare per accudirla, per aiutarla, per proteggerla, l'autore porta in luce la fatica di chi di solito non viene compatito, per cui spesso non si prova dispiacere. Medda, per bocca ed esperienza di Carrie, lo fa.
                          La ragazza down, comunque, seppur indirettamente avrà un ruolo determinante per la conclusione dell'albo, che presenta un grandissimo colpo di scena, che sarebbe inaspettato se il sito della Bonelli non lo avesse spoilerato qualche settimana fa... poco male, Medda è così brava da descriverlo in modo da farti rimanere così colpito, da farti commuovere che il finale rimane comunque una perla, un qualcosa di mirabile. Certo, la causa diretta di questo fatto mi è sembrata leggermente inverosimile, ma se si tiene conto del fattore pazzia...
                          Stranamente, infatti, perfino sul forum di Comicus non c'è quello sparare addosso alla serie ogni nuovo numero che esce, per quanto restino gli insoddisfatti e i denigratori molti più del solito considerano buona la storia (per la cronaca, eh, non certo perchè Comicus Forum sia attendibile come termometro d qualità :P )
                          Nota di merito per i disegni, che dopo la prova non soddisfacente dello scorso numero si riscattano alla grande con il talento di Michele Benevento, davvero bravo sia nel tratteggiare le persone sia ambienti, scene di gruppo e particolari.
                          Faccio poi notare che il titolo "criptico" è la citazione di un verso del testo della canzone Kiss Off dei Violet Femmes (vedi qui). Bello vedere come ricorre il numero 9, che è il numero dell'albo, è nel titolo e l'orologio in copertina segna le 9.00.
                          Insomma, tra ambiente del rock, perdizione, eccessi (su cui ben indaga l'editoriale), analisi di persone non indipendeti e di chi deve fornire loro assistenza, e grandi colpi di scena, questo numero mi ha molto soddisfatto.

                          Next, Punto di Rottura.

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                            Re: Caravan
                            Risposta #27: Giovedì 11 Feb 2010, 16:32:32
                            Non so se è il numero migliore, di sicuro è un gran bel numero. Medda ci stupisce con un colpo di scena finale che non ti aspetti dopo l'ennesimo lungo flashback. Finalmente saranno contenti quelli che dicevano che succedeva poco in questa mini. E a disegnare il tutto un autore che non conoscevo e che mi ha stupito per la sua grande bravura. E nel prossimo numero ci aspetta Mammucari.


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                              Re: Caravan
                              Risposta #28: Giovedì 11 Feb 2010, 23:36:34
                              Io sono esterrefatto, di fronte a questo episodio di Caravan, troppo bello, troppo scritto bene, troppo disegnato bene, troppo di impatto, almeno per me, per commentarlo.
                              Da notare che la canzone di Carrie, Memory Street, che nella realtà non esiste, è stata musicata sui versi di Medda da un musicista amico del disegnatore Michele Benevento (Gianni Resta, maggiori informazioni sul  blog del disegnatore), e quindi le note disegnate sugli spartiti nella storia dovrebbero corrispondere ad una melodia reale creata appositamente.
                              Il finale è fortissimo e destabilizzante, e quando leggi l'ultima didascalia dell'ultima tavola rimani scioccato. (L'episodio scatenante, mi ha ricordato un pò quello che appare nel film Carlito's Way, con Al Pacino, dove il protagonista subisce le conseguenze, come in questo fumetto, di un gesto compiuto ai danni di un personaggio minore che ricompare solo nel finale della vicenda). Stupendo il momento in cui viene ricordato che la madre di davide ha lavato un bicchiere nel lavabo (a pag 78), che, insieme a tutte le altre cose, mi fa vedere che questi personaggi hanno una complessità psicologica di persone vere. Ottima la documentazione che come al solito nei flashback mostra scatole di cereali, poster, marche di sigarette e arredamenti degli anni in cui è ambientata la vicenda descritta.
                              Bè, alla fine son riuscito a scrivere un commento, ma l'ho fatto in completa trance agonistica! :)
                              « Ultima modifica: Venerdì 12 Feb 2010, 00:27:20 da bacci88 »

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                                Re: Caravan
                                Risposta #29: Sabato 20 Feb 2010, 09:16:31
                                "Remember: when people tell you something's wrong or doesn't work for them, they are almost always right. When they tell you exactly what they think is wrong and how to fix it, they are almost always wrong." - NG

                                 

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