Tutto comincia quando, trascinato da mia madre in questo oramai fantomatico supermercato, sullo scaffale dedicato ai periodici da edicola (scaffale che ora, tra le altre cose, non c'è neanche più) arraffo il numero dei Grandi Classici in quel momento in edicola, il 212, per sfogliarlo e passare un po' il tempo, quando vedo che in apertura c'è quella storia che da tempo era in cima delle storie da leggere!
Anch'io! Anch'io l'ho letta lì per la prima volta!
E quello è anche il primo Grandi Classici della mia collezione... [smiley=commosso.gif]
Per il resto, poco da dire: LA storia.
Ogni volta che ripenso a questa storia mi viene in mente il Topolino del titolo, e l'immagine della pistola, e poi parte tutto: neve luminescente, Gola mia, Neon e figli, Atomino, Fortunio Bancarotta... Una catena perfetta di eventi che costituisce IL paradigma della mia idea di storia, una specie di imprinting.
Tutto è perfetto: il nuovo personaggio, la sua presentazione (
Né in città né fuori città: impareggiabile!), l'alter ego Bep-Bep (fate caso a questo personaggio: alleato di Gamba fino alla fine, duro e ribelle, che vorrebbe salvare Topolino, ma non per rammollimento, ma perché "gli pare simpatico": così, senza preavviso: una specie di istinto da atomo imprevisto tanto per Pietro quanto per Topolino); e poi Basettoni e il sindaco, breve ma intenso duo comico d'eccezione.
La scena della statua di Fortunio Bancarotta (nome strepitoso) a me fa sempre morire dalle risate, anche a ripensarci ora, tanto che vi posso citare a memoria: "Ma sì, Manetta! Arrestami pure! Solo questo ti mancava di combinarmi nella tua carriera!".
E poi il senso di mistero assoluto, di frustrazione continua dei tentativi della polizia, degni (e ispiratori) delle celestiali future prove di Casty con Macchia Nera, e... un Gambadilegno
divino, sul quale ha già detto abbastanza Gumi (fenomenale il cambio di espressione nelle due vignette del cerotto).
Poi il ritmo, perfetto sino alla fine, fino allo scontro al cardiopalmi con i cannoni impazziti, senza farsi mancare momenti surreali come, appunto, la scena del cerotto...
E infine (si fa per dire, infine) il respiro della fantascienza, genere che adoro e che qui viene sfruttato con moderazione e poco alla volta, in un allargarsi continuo dell'
orizzonte di lettura, che parte con una gita al mare e finisce con il dominio del mondo e gli atomi di un bicchierino di whisky!
Insomma, che dirvi? In questa storia c'è tutto e anche di più. E con "anche di più" intendo che non ci si stanca mai di rileggerla, e di ripensarla, di ridere e di scoprire insieme a Topolino quel mondo assolutamente inqualificato che ospita, come ai tempi, il più grande e nobile ingegno e il più crudele e iperbolico grassone; che, come sappiamo, resta incastrato persino nei fori delle cannonate.