Visto che ho saltato il commento al numero precedente, rimedio con un doppio mini post che riguarda entrambi gli ultimi capitoli di Greystorm, a partire da
Ai confini della terra, che approfondisce i legami tra Ian e Mili, la figlia di Jason, e fa fare un altro passo avanti alle diaboliche macchinazioni di Greystorm, che fanno da preludio a una sua entrata in scena in forze del numero successivo. In questo numero, disegnato da Bignamini con la consueta cura e attenzione ai particolari ma con un segno forse talvolta un po’ freddo, vediamo anche un tentativo di Ian Thompson di indagare sugli oscuri piani di Greystorm, che si conclude con una mezza disfatta, ma con la consapevolezza che il protagonista della miniserie sta effettivamente tramando qualcosa di grosso.
Un difetto forse riscontrabile in questa serie è che tratta eventi compresi in un grande arco di tempo, e spesso gli anni che passano e il tempo che intercorre tra una sequenza e l’altra non contribuiscono molto a rendere completamente coesa la narrazione, almeno a mio parere. D’altro canto è bello vedere i personaggi invecchiare in un fumetto seriale come questo (tranne Greystorm, ovviamente). Verso la fine dell’ albo Ian va in trincea a combattere la Grande Guerra, e all’inizio del numero successivo,
Il Padrone del mondo, molto bello a mio parere, la guerra sarà ormai già conclusa. In quest’ultimo capitolo Greystorm gioca finalmente a carte scoperte e decide di vendicarsi con i fatti ai danni dl suo ingenuo amico Jason servendosi del suo esercito personale. Bellissima la sequenza in cui i suoi uomini spuntano silenziosamente alle sue spalle, richiamati dal segnale mentale, con quelle maschere inquietanti che ricordano visivamente un po'quelle dell’eternauta. Molto bravo in questa storia Sergio Giardo. Il disegnatore adotta un segno a pennello spesso e molti neri pieni, in contrasto con la linea sottile e pulita usata da Bignamini nel breve flashback della guerra mondiale.
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La battaglia di Makatea, e a questo punto preferirei che Greystorm si lanciasse alla conquista di Londra e dell’inghilterra, più che dell’isola sperduta nell’oceano. Mah.
la furia di una mente malata, infettata da un parassita....che quasi crea un alibi per i suoi comportamenti, ma che alla fine ci instilla un dubbio alla nostra di menti, quanto c'entra sul serio il parassita e quanto Quello sia il vero Robert...
Molto bello questo passaggio del fumetto! E bello anche il fatto che la parola
zombi venga utilizzata solo nel nono numero, così avanti nella trama, in modo da non far catalogare frettolosamente l'intera opera nel filone di cui sopra già dall'inizio.