Quando ero bambino, amavo moltissimo indovinare i disegnatori delle storie a fumetti aprendo a caso l'albo su una pagina di una storia. Facevo la mia "nomination" e poi correvo all'incipit della storia a cercare il nome del disegnatore scritto in piccolo. Questo per quel che riguardava le testate italiane.
Nei MEGA non era possibile. Nei MEGA allora non c'erano i nomi degli autori. Stranieri, ma all'epoca non lo sapevo. E allora lì per riconoscere i disegnatori scattavano i soprannomi o i riferimenti ai vari stili: c'era quello che faceva benissimo i Paperi arrabbiati coi becchi un po' arzigogolati (poi appresi che si chiamava Vicar!), e poi c'era lui. Disegno semplice, così miracolosamente Barksiano nell'impostazione e nelle espressioni. Personaggi pieni, ricchi di espressività, splendide cadenze umoristiche che nulla toglievano ai paesaggi avventurosi. Costui era Daniel Branca.
Apprendere della sua dipartita dal sito del forum (che anche nelle questioni più sentite si rivela una vera risorsa e un sostegno di un appassionato Disney) è un grande dispiacere. Oggi, sono sempre meno i disegnatori che, in un modo o nell'altro, per nome o per soprannome, impari a conoscere e ad amare. E quando uno di loro se ne va, lascia un buco, uno spazio bianco dentro ognuno di noi, che anche solo tramite carta e inchiostri, avevamo imparato a volergli bene.
E allora ciao, Daniel. Sarebbe bello se, in qualche modo, non solo il tratto ora ti rendesse vicino allo zio Carl.