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Sperando di far cosa utile, ho convertito il formato jpg in txt
Mancano alcune parti perché l'immagine è incompleta.
Parla Stefano Ambrosio,
uno degli sceneggiatori di punta della Disney italiana
Come sei arrivato a occuparti di fumetti a tempo pieno1
Fin da bambino, per quanto possa sembrare banale dirlo, i fumetti (supererai Marvel, Topolino, Tex, e un po' anche Jacovitti) erano la mia passione e mi realizzavo da solo (testi e disegni) interi giornalini con personaggi ideati da me; giornalini completi con fumetti, redazionali e pagina della posta in cui scrivevo a me stesso spiegando di aver perso un numero e chiedendo come recuperare gli arretrati. E in un certo senso era vero che avevo "perso un numero", perché nei fumetti che disegnavo si andava sempre al dunque della battaglia, non c'era molto spazio per l'antefatto, che vedevo come la parte più noiosa da realizzare. Così le mie storie erano sempre una "parte seconda" di un'avventura della quale il primo episodio veniva riassunto in un paio di didascalie in stile Marvel: "Cyborg lotta per la vita al centesimo piano dell'Empire State Building! Se vi chiedete come mai sia finito lì, non avete letto il numero precedente: vergogna!".
Scrivere fumetti era per me un sogno; anche se, come molti, a quei tempi confondevo i fumetti coi cartoon e il ruolo dello sceneggiatore con quello del disegnatore.
Queste le premesse. Poi ..
... giunse il momento di scegliere quali studi intraprendere, per costruirmi una strada professionale che garantisse la mia vita futura. le materie scientifiche mi avevano sempre interessato, e la chimica mi appariva un buon compromesso fra speculazione astratta e applicazione pratica, elemento quest'ultimo da cui non riesco a prescindere.
la chimica industriale, poi, è particolarmente spinta in questa direzione. Il ragionamento chiave è: una volta che qualcuno ha scoperto come sintetizzare un milligrammo di una nuova molecola, compito del chimico industriale è studiare come produrne una tonnellata: non in un pallone di vetro in laboratorio, ma in una cisterna di acciaio in un'industria. Affascinante! Intellettualmente stimolante!
Così sei diventato chimico industriale.
Eh, no! Purtroppo, quando mi sono laureato io, nel 1996, la chimica italiana era entrata in un periodo di crisi nera; dal quale, devo dire, non è ancora riemersa. Però due anni prima avevo avuto occasione di parlare con Roberto Santillo, attuale direttore dell'Accademia Disney, e di mostrargli qualche disegno. Il suo responso era stato abbastanza negativo per quanto riguardava il mio talento grafico, ma chiacchierando mi aveva fatto riflettere che le storie, in fondo, le disegnavo solo perché non avevo nessuno che lo facesse per me: quello che mi interessava davvero era raccontarle.
Santillo insomma ti aveva indirizzato verso la strada della sceneggiatura.
E dopo essermi guardato un po' intorno per due anni, nel 1998 mi feci coraggio e spedii alla redazione di Topolino alcuni soggetti. Fui fortunato, in più sensi. n primo contatto lo ebbi con Ezio Sisto
all'epoca caporedattore fumetti;; fu molto chiaro: i miei soggetti non andavano bene. in alcuni passaggi tradivano il mio essere autodidatta.
in motti poob era-