Con un po' di ritardo, e senza aver letto le altre pagine delle discussione, sento che mi DEVO dedicare ad un breve omaggio a questo straordinario artista. Nel 1999 mia madre mi fece una gradita sorpresa, portandomi a casa il cartonato Disney n° 27, con tutte le strisce giornaliere di Paperino, da Gennaio 1945, a Gennaio 1948. E' stato un colpo di fulmine.
Certo, avevo sentito parlare di Al Taliaferro, e del fatto che avesse disegnato moltissime strips su Donald Duck (alcune scritte da Ted Osborne, altre da Bob Karp), ma, da buon lettore di Zio Paperone, ero convinto che il maggior sviluppo della personalità di Paperino derivasse da Carl Barks.
E invece no! Senza nulla voler togliere alla grandezza ed all'importanza di Barks (sarebbe impossibile farlo
), da quel giorno ho scoperto che il Paperino personaggio "a tutto tondo" (e non, cioè, solo quello che nei cartoni, per usare le azzeccate parole di Don Rosa era "un citrullo che litigava con Cip e Ciop", anche questo vero, ma non completamente) nasce proprio da queste strips, cominciate nel 1938.
Già in esse, infatti, prima e poi in parallelo con le storie di Barks, Paperino: fa un mucchio di lavori diversi, con alterno successo (negoziante, fattorino, poliziotto, meccanico, libraio, venditore porta a porta, cuoco, spazzino, caddie del golf, ecc.ecc.ecc); ha a che fare con i nipotini, allora ancora simpaticamente monelli, eppure già ben "svegli", spesso rimanendo loro vittima, o collaborando con loro, o persino mettendoli in riga; esce con Paperina, frequentando la buona società, venendo punito dalla fidanzata quando non ne soddisfa le aspettative, ed ingegnandosi spesso di soddisfarle spendendo poco; cambia spessissimo casa; si arrabatta a fare l'inventore dilettante (alcune delle sue creazioni sono spassosamente inutili, altre realmente ingegnose); si svaga in vari modi, facendo pic-nic, escursioni nei boschi, andando a caccia, a pesca, in barca, in aeroplano; colleziona francobolli e foto di pin-ups; ed infine si confronta o scontra in vari modi con una fauna umana estremamente varia, uscendone spesso sconfitto, ma a volte vincente. Inoltre Paperino vive perfettamente inserito nel suo tempo, gli anni '40: segue le vicende belliche, il cui corollario in patria sono la mancanza di approvvigionamenti, carne, burro, carbone, cui tenta di rimediare in vari modi; osserva le mode, i cambiamenti della scienza e del costume; va spesso al cinema, viene portato dalla sua fidanzata all'opera, va allo stadio per il baseball, scopre la televisione.
In pratica, le strips di Paperino sono non solo un'immersione nell'affascinante mondo dei fumetti di un tempo, ma anche ma un fedelissimo ed intrigante affresco storico sulla società americana dell'epoca.
E Paperino, come personaggio, ne esce alla grande. Infatti, è a partire da qui che si può smentire il trito e ritrito assunto secondo cui il buon Donald sarebbe più che altro un fannullone ed un perdente, amato da un pubblico becero perché ci si identifica di più nei suoi difetti che nei pregi di altri personaggi.
Paperino, come già detto, è qui molto attivo, svolge tanti lavori diversi, e si scontra con parecchie persone. Ma la cosa più notevole è che, se molto spesso "perde", però, quasi altrettanto spesso, "vince". E' questo che stupisce più di ogni altra cosa il lettore di oggi, ed italiano, per giunta. Paperino qui non è né un perdente per definizione, né un vincente come Topolino. Le sue vicende terminano in tutti i modi possibili, come le schedine del Totocalcio: vittoria, pareggio, sconfitta. Se a questo si aggiunge che poteva sia essere nel giusto che nel torto, e poi tutte le diverse interazioni di cui sopra, si avrà un'idea del ventaglio di possibilità che ne risultano: può "vincere" quando ha torto e "perdere" quando ha ragione, e viceversa. In generale, Paperino sembra un gran furbacchione, che si inventa stratagemmi di vario tipo per risolvere un problema che gli si para davanti, o per beffare gli altri, o per non venirne beffato; e, salomonicamente, può sia riuscire che non riuscire. Ma l'impressione che se ne ricava è di un personaggio a tutto tondo. Sfaccettato, diremmo oggi, e poliedrico. E' questa che è oggi, e che è sempre stata la grandezza di Paperino. Lui può fare qualsiasi cosa. Topolino può essere più "grande", ma non altrettanto "universale". Se Topolino è l'Asso, Paperino è il Jolly.
Quando Barks prende in mano Paperino, e comincia a fargli vivere storie lunghe ed avventurose, fargli fare ogni genere di mestiere, approfondirne la psicologia, sembra che stia compiendo una forzatura, rispetto al personaggio dei cartoni animati. Ed invece no, perché quel personaggio era già stato arricchito ed ampliato, quasi una necessaria premessa per giungere alle successive vette, come se i due grandi si fossero messi d'accordo. E' come se Taliaferro avesse preso per mano il personaggio e ne avesse accompagnato la crescita, ponendo le basi per gli sviluppi successivi. Per questo dovremmo dirgli grazie, e metterlo tra i Grandissimi.