"Se non c'è nessuna evoluzione nel suo tratto è perchè è già perfettamente funzionale alle storie che scrive", dice l'amico Marci.
Guarda che nessun vero creativo si siede sugli allori, ma è sempre alla ricerca di evoluzione. Un creativo che si ferma e non evolve è morto, diventa maniera di sé stesso, in tutti i campi.
L'unica invidia positiva è quella fra artisti, nel senso di invidia per la maggior bravura (o popolarità) dell'altro, ed è la molla (vedi Salieri vs Mozart) a migliorarsi.
Triste è l'allievo che non supera il maestro (e mi risulta che oltre a Carpi, la Ziche abbia anche preso lezioni da Cavazzano).
Ho visto dei Topolini disegnati dall'autrice che francamente mi hanno lasciato grossi dubbi, per il tratto e l'anatomia del personaggio. Eppure sarebbe bastato tener sott'occhio un modello qualsiasi, anche di Gatto (per evitare il solito paragone con Cavazzano, non certo perché Gatto sia un autore di serie B), e si sarebbe dovuta accorgere che qualcosa non quadrava.
Però quando fa le sue strip, dai tempi di Linus fino ad Alice, l'autrice cambia marcia e innesta il turbo. Come mai?
Io rimango dell'idea che l'autrice veda nella Disney una fonte di più o meno sicuro reddito, al quale dedicare la mano sinistra, mentre la destra se la riserva per le sue cose con Cerami ed altri.
Dal suo punto di vista forse non sbaglia. Però non mi sembra il massimo pensando ad altri disegnatori che invece faticosamente si adoperano per migliorare, e ha un secondo effetto da non sottovalutare: il bambino che ora inizia a leggere Topolino e che non ha gli strumenti di esperienza per valutare la qualità dei disegni, pensa che "quello è il Topolino". La stessa cosa accaduta con almeno tre generazioni di ragazzi che sono venuti su con i cartoni animati giapponesi (e qui si apre un altro capitolo).
Naturalmente questa mia disamina riguarda solo il lato tecnico, non la persona.
Rimane comunque intatta la stima per la Ziche extra-Disney, uno dei pochi autori freschi, intelligenti e non volgari in circolazione.