No, non voglio parlare di aria fritta. Ritengo che uno dei grandi meriti di Walter Elias Disney sia stato quello di trasmettere la sua filosofia da New Deal rooseveltiano, in modo sempre efficace e mai banale. La miglior pedagogia è quella che diverte e non camuffa maldestramente i suoi intenti, e sicuramente se Walt ha voluto comunicarci qualcosa l'ha sempre fatto con grande sincerità e simpatica schiettezza. Walt del resto era figlio del suo tempo, un tempo, la Grande Depressione, che ha lasciato nel suo personaggio-ritratto Mickey Mouse un impronta ben precisa. E basta leggersi il Topolino di Gottfredson o qualunque storia di Scarpa per capire quali siano i valori che dovrebbero stare alla base di quello che al giorno d'oggi è diventato un vero e proprio impero. Eppure gira e rigira le tematiche affrontate rimangono le stesse. Lo scopo di questo topic è quello di tracciare un vero e proprio elenco di nuclei tematici comuni, presenti nelle opere di Walt Disney e dei suoi eredi.
1.
E' quello che fai con quello che hai che conta: Innanzitutto dall'intero operato di Walt emerge una filosofia fortemente meritocratica, che elogia quelli che si sanno dar da fare. E in special modo quelli che riescono ad arrivare da qualche parte utilizzando al meglio le proprie risorse, unendo l'utile al dilettevole e volgendo i propri handicap in punti di forza. Walt Disney dal nulla ha tirato su un impero che dura ormai da un secolo, e ci è riuscito facendo le cose che più gli piacevano e più lo divertivano. E la reinterpetazione che fa in
The Grasshopper and The Aunts della fiaba della Cicala e la Formica è il punto focale di questo suo modus operandi: se nella fiaba originale la Cicala veniva mandata via dalla formica e andava incontro alla morte, qui le cose vanno ben diversamente e la Cavalletta viene invece incentivata dalle formiche a continuare la sua attività di violinista mettendola però al servizio della comunità e trasformando così il suo vagabondaggio in un legittimo lavoro. Un altro esempio è Dumbo, il film per eccellenza in cui le capacità vengono utilizzate al meglio, visto che per l'intera durata quegli stessi mezzi non sembravano essere altro che un intralcio, uno scherzo di madre natura. E non è il solo elefante ad aver messo a frutto i propri mezzi in tal modo: un altro celebre "diverso" disneyano è Elmer, nella Silly Simphony
Elmer Elephant che si riscatta proprio grazie alle caratteristiche che l'avevano reso lo zimbello della giungla. E infine come non ricordare il film a scrittura mista
Tanto Caro al Mio Cuore, deliziosa commediola che offre uno spaccato di quella che può essere stata l'infanzia di Walt. In questo film implicitamente autobiografico, a far da mentore al protagonista Jerry è un gufo animato che insegna che il valore di un trionfo è dato proprio dalla penuria di mezzi a propria disposizione.
2.
C'è una stella su nel ciel che ogni sogno può appagar: Aiutati che il ciel t'aiuta, e infatti una piccola componente della filosofia di Walt è deliziosamente esoterica. E' giusto darsi da fare ma nel frattempo anche sperare non guasta. Bisogna avere fede, dice il gatto Rufus alla piccola Penny, triste perchè non viene adottata in
Le Avventure di Bianca e Bernie (La fede è un uccellino blu che vedi distante, è fermo e sicuro come un astro brillante. Non puoi averlo o comprarlo, non si fa catturare, però c'è ed è proprio lui che fa tutto avverare). L'ultimo film d'animazione creato dalla old school disneyana porta avanti una filosofia nata già con
Biancaneve e i Sette Nani e portata a perfezionamento da
Pinocchio e
Cenerentola. Le canzoni principali di questi tre lungometraggi, Il Mio Amore un Dì Verrà, Una Stella Cade e I Sogni Son Desideri, guarda caso sono infatti completamente dedicate a chiunque creda che
al cadere di una stella i sogni diventino realtà. E il principio più famoso dello Zio Walt è stato portato avanti negli anni fino a lambire lavori più recenti come
La Sirenetta e
Atlantis - L'Impero Perduto.
3.
A volte l'uomo si crede un gigante: You are never too old, to be young, fa una canzone scartata da
Biancaneve e i Sette Nani. Ed è tutta una questione di target. Sbaglia chi dice che Disney si rivolgeva ai bambini, perchè tutto ciò che ha fatto in vita sua puntava a trovare quella via di mezzo, quel modo di raccontare le cose che potesse essere perfettamente intelleggibile per un bambino e allo stesso tempo interessante per un adulto. Trovare un punto di contatto tra adulto e bambino, suscitare in entrambi le stesse emozioni e abbattere infine le barriere era il vero obiettivo di Disney. Non dimentichiamo che Disneyland nacque perchè Walt si annoiava a portare sua figlia ai giardinetti e sognava qualcosa che potesse coinvolgere anche lui. Ma se un bambino è assolutamente più avvicinabile dal punto di vista emotivo, con gli adulti è più difficile, perchè col tempo si sono inariditi e hanno perso di vista concetti astratti come la fantasia. Incantarli, meravigliarli e farli ridere è la strada che Disney intraprende in età matura, con la creazione di quei tre punti d'arrivo che sono
Le Avventure di Peter Pan, Disneyland e
Mary Poppins. La condanna all'ingrigimento e all'inaridimento è già presente però, in tono minore, in
Alice nel Paese della Meraviglie, in cui si suggerisce l'esistenza di un proprio mondo ideale da contrapporre alla grigia realtà di tutti i giorni. Questo mondo, che verrà poi incarnato da Peter Pan l'anno dopo, inizierà a contaminare il mondo degli adulti ponendosene decisamente in contrasto grazie alla memorabile figura del Sig. Darling, un adulto fatto e finito che solo nel finale si concederà un momento di meraviglia, nello scorgere in cielo un oggetto che non vedeva da quando era bambino. E infine
Mary Poppins nella sua lucida follia consacrerà questo principio riuscendo a convertire gradualmente l'adulto per antonomasia George Banks. Sarà quindi
Mary Poppins, con i suoi voli nel soffitto, le sue gitarelle all'interno dei quadri e "una gamba di legno di nome Smith" che raccoglierà questa meravigliosa e definitiva eredità.