L'uno e l'altro. Scrivere storie mi è sempre piaciuto e in questi ultimi anni, nonostante la mia naturale pigrizia e i dubbi di inadeguatezza che puntualmente mi assalgono (per arrivare a un soggetto, ne accantono almeno una decina), qualche sceneggiatura l'ho prodotta (anche se su testate poco visibili, come Paperino e Paperink, che continuo a curare da esterno). Nel caso specifico, tuttavia, è stata Valentina De Poli (che mi considera il suo papà disneyano: la sua prima scrivania a Topolino era... metà della mia) praticamente a costringermi a rientrare in grande stile (e quando dico "grande", intendo parlare della quantità). Non ci è voluto molto: per incastrami, bastano due complimenti!
Per il futuro, ritrovata la strada maestra (quella di Topolino), la mia intenzione è continuare con un certo ritmo, sempre che in redazione mi sopportino e, soprattutto, che la senilità non mi sottragga troppe cellule grige (due cose mi propongo di smettere immediatamente di fare, non appena mi accorgerò di non essere più all'altezza: guidare e sceneggiare). Il tempo per "muovere" i miei amici disneyani non mi mancherà, anche perché - terminata la gestione dell'opera omnia di Barks - ho (avrei?) l'intenzione di ridurre di molto gli impegni redazionali. Un po' me lo merito: il 5 novembre prossimo compirò esattamente quarant'anni di lavoro giornalistico, che, considerati i miei orari (cinque giorni alla settimana per 36 ore? e quando mai?!), valgono almeno sessanta/settanta. Sono stati faticosi, sì, ma anche molto, molto belli. Grazie, Topolino!