Come al solito, non so se intervengo al posto giusto, comunque sono certo che i "naviganti" sapranno orientarsi comunque e, soprattutto, perdonare la mia imperizia... nautica:
Sono qui per una precisazione, che non vuole essere una difesa, ma esprime solo il desiderio di attribuire a ciascuno i suoi meriti (non le colpe: quelle si contestano a faccia a faccia con il diretto interessato).
Nella frase "Quando Marconi ha cominciato a supervisionare le sceneggiature, sono cambiate molte cose: innanzitutto sotto la sua supervisione sono spariti i logori meccanismi già collaudati della chiamata urgente a Topolino da Basettoni, sono spariti gli affari disonesti e senza scrupoli di Paperone, le marachelle di QQQ, la goffaggine comportamentale di Paperino..." c'è una grossa inesattezza. Mi è stato infatti attribuito un merito (sì, un merito) che non è mio, ma del compianto collega Franco Fossati, che mi precedette nel compito di supervisore delle sceneggiature, dal 1980, con l'avvento alla direzione di Topolino di Gaudenzio Capelli, al 1985, epoca in cui subentrai io (e non perché fossi più bravo, ma perché l'amico Fossati - come ben sa chi ha avuto la fortuna di conoscerlo - aveva un carattere tutto suo, che male si addiceva al ruolo di paziente "tutore", "mamma", "maestrina" e anche amico che l'incarico richiede e che forse si addice solo a chi ha provato in prima persona le ansie, le paure, i dubbi, i tormenti che comporta lo scrivere sceneggiature).
Credo che l'equivoco sia nato da un maldestro "taglia e incolla" operato su un vecchio - e preciso - testo - che ha fatto del tutto sparire la figura e l'operato di Franco (forse per ragioni di spazio), attribuendo a me quel compito di "Grande Purgatore" che Fossati svolse con competenza e anche coraggio. Dopo anni di anarchia, mancanza di controlli, disordine, accettazioni per quieto vivere e talvolta anche illogici favoritismi, che avevano contribuito non poco al decadimento del giornale (e al crollo delle vendite in un'epoca in cui il fumetto andava come il pane), era necessaria, anzi fondamentale, un'operazione di pulizia. E a fondo.
Magari, qualche volta, troppo a fondo. Può darsi che nel suo ruolo di cane da guardia Franco Fossati abbia colpito anche qualche soggetto meritevole (io stesso fui vittima di qualche sua "condanna") o che abbia limitato il campo alla fantasia (che rimaneva comunque sterminato, anche senza ricorrere a inutili stravolgimenti del carattere dei personaggi), ma non credo proprio che, in una valutazione complessiva del suo operato, si possa sostenere che, come si suol dire, "insieme con l'acqua sporca, ha buttato anche il pupo"!
Un'ultima considerazione e poi chiudo il lungo intervento, doveroso, ma che rischia di diventare noiso. È vero che sono e continuo a essere un grande ammiratore di Martina (non tutto, ma buona parte; e comunque in relazione ai tempi), ma è altrettanto vero che il Martina accantonato da Fossati (e in seguito anche da me) non era più quello degli anni d'oro, vuoi per le dure leggi dell'anagrafe, vuoi anche per esaurimento, dopo le centinaia di storie sfornate. E sono sicuro che lo stesso Maestro condivideva questo giudizio, come conferma il fatto che, nonostante Capelli gli abbia comprato fino alla sua morte ogni anno una trentita di sceneggiature (una sorta di meritatisima pensione), non si sia mai lamentato del fatto che non una fosse pubblicata.
Per ultimo - e questa volta sarò di parola - un consiglio: nell'esprimere giudizi, ricordate sempre che, quando sono in gioco i sentimenti, è molto difficile se non impossibile essere obiettivi... perché il Topolino di ciasuno di noi, quello della propria felice giovinezza è sempre il migliore!