Parlando di Giulio Chierchini potrei limitarmi a scrivere che è un Maestro... ma non la farò tanto breve per due motivi:
1) da bambino lo detestavo;
2) non è quello che il Papersera si aspetta da me!
Lo detestavo perché da piccolo (anni ottanta, non preistoria) non mi piacevano quei becchi tanto squadrati, quelle linee divisorie della parte inferiore mai finite quando la gialla appendice è vista dal basso: troppo diversi da quelli del grande Cavazzano, del pacioso Gatto, del mio idolo Massimo De Vita. Curiosamente, però, non mi garbavano granché i paperi, ma sui topi nulla avevo da contestare, anzi.
No, non c’eravamo, non mi trasmetteva, non mi dava sensazioni...
Ma, col tempo, affinandomi anche nel disegno a scuola, imparai a capirlo di più e ad apprezzarlo.
E lo iniziai ad apprezzare quando mi accorsi che i suoi personaggi erano tutt’altro che piatte macchiette: anzi, comunicavano grandi emozioni ed erano perfettamente espressivi, mai banali, mai stereotipati.
Guardate anzitutto gli occhi, non solo dei personaggi canonici, ma anche degli “umani” di contorno: tanto dicono nella loro semplicità di linee e di forme, nella loro uniformità di spessore; così facili nel loro tratto eppure così carichi di emozioni! Ripensate al viso del dottor Talos e ditemi: cosa sarebbe del dottore se non avesse tutte le caratteristiche somatiche dei tipici cattivi chierchiniani? Cosa sarebbe di lui senza quei denti enormi, quella barbetta ispida e quegli occhi spiritati come solo Giulio Chierchini sa fare?
Talos è la cattiveria rappresentata graficamente in modo mirabile, e ciò prova quanto Chierchini sia un Maestro, perché chiunque sa schizzare un tizio brutto, sporco e spaventoso, ma pochi te lo sanno rendere cattivo sin dalla prima vignetta.
E quei corpi deformati, allungati, incurvati (guardate le braccia che a volte sembrano dei binari arrotondati) ben accentuano la dinamicità delle scene e il movimento del personaggio stesso, così irreale a volte, ma sempre così significativo.
E tutto, ribadisco, è ottenuto con un ripasso totalmente uniforme della tavola a pennino anziché a pennello, cosa che rende sì la linea sottile e gradevole a vedersi, ma che costringe l’autore a dovere ricorrere ad altre tecniche per aumentare l’espressività dei personaggi: però, come già detto, i personaggi di Chierchini possono essere qualsiasi cosa fuorché inespressivi, e ciò comprova, una volta di più, l’indubbia abilità del disegnatore, ormai Maestro a tutti gli effetti.
Chierchini, a mia memoria, poi è stato il primo ad usare la deformazione prospettica dei corpi nel fumetto Disney, per accentuare alcune scene rendendole più, in senso lato, “inquietanti”: celeberrima è la mano enorme in primo piano nel disegno, con il resto del personaggio disegnato più piccolo dietro di essa, accentuando la prospettiva, quando non il gigantismo di certe scene. Questo effetto è venuto un po’ a scemare nelle ultime prove, ma, sinceramente, non ne so il motivo: posso solo pensare che allo stesso autore non garbi più. Ed è un peccato, visto che la cosa ha fatto scuola per tanti altri disegnatori venuti dopo di lui, in primis Barbucci che, seppur non tanto smaccatamente, ha fatto dell’allungamento prospettico il suo marchio di fabbrica (e mi piace credere, divagazione personale che spero perdonerete, che pure Tadanao Tsujii si possa essere ispirato a Chierchini... chissà!).
Grande Maestro è quindi Giulio Chierchini, visto che i suoi lavori non lasciano indifferenti, ma trasmettono al lettore, di riffa o di raffa, le emozioni che la sceneggiatura della storia richiede.
Ma... chi conosce a memoria tutti i lavori di Chierchini? Prendete
Topolino e la pesca miracolosa e
Le radici di Gancio tra i tanti, e considerate nella prima la vignetta dove Topolino è appena tornato a riva dopo la pesca e sta guardando l’orologio, e nell’altra la scena dove Pippo sbadiglia prima che parta l’avventura: nessuno nota niente di strano? Esatto: troppo spesso il Maestro disegna i personaggi con due mani destre o due mani sinistre!
Non è facile considerarlo una piccolaggine, ma è certo che questo errore non basta ad inficiare i grandissimi meriti che il disegnatore Chierchini si è guadagnato sul campo nella sua lunghissima carriera, i quali ci consentono di soprassedere a una svista così madornale, che purtroppo si ripete un po’ troppo spesso nelle sue opere.