Mi accuserete di avere un animo troppo dolce, ma quando finisco di leggere storie così mi immagino Paperino come uno alcolizzato appena uscito di prigione. Ecco, questo volevo dire io. Che bisogno aveva Martina di rendere così inumano il rapporto fra parenti?
Credo che la critica di Duck sia fuori luogo.
In realtà imho il punto è stato centrato perfettamente da Flo quando dice che Martina si richiama al teatro dei burattini (e alla commedia dell'arte, aggiungo io).
Riconosco che quel teatro oggi è qualcosa di molto lontano dalle esperienze e dai gusti dei bambini, ma non era così quando io ero piccolo (mio papà mi portava a vedere i burattini al Pincio).
Chi mai avrebbe visto in Pantalone che massacrava di bastonate Arlecchino qualcosa di feroce, di privo di sentimenti o, peggio, di tipico di un alcolista appena uscito dal carcere?
Nessuno, assolutamente. Quello era il linguaggio di quel teatro, i personaggi erano maschere ed era tutto uno scherzo.
Forse potrà sembrare uno snaturamento dei personaggi WD, ma si trattava di adattamento a ciò cui i bambini (e i loro genitori!) erano abituati allora. Non dimentichiamo che solo pochi decenni prima i fumetti in Italia avevano i balloons sostituiti da poesiole sotto le vignette.
I gusti e la cultura italiani un tempo - per quanto oggi, in epoca di americanizzazione totale sembri incredibile - erano molto distanti da quelli americani.
Non sto dicendo che fosse il solo modo di proporre i fumetti WD in Italia, dico solo che era una forma di approccio, di italianizzazione. E che non sconvolgeva nessuno.
Personalmente i paperi che hanno segnato maggiormente la mia infanzia sono solo in parte quelli di Martina, sono invece piuttosto quelli di Cimino.
Ma non credo sarebbe potuto esistere Cimino senza Martina.
Ricordate che nel Cimino di allora Paperone non era "buono" e un po' sentimentalone come, mi sembra, in quello più recente (almeno così affermavano alcuni tra cui Vito, io conosco poco il Topo degli ultimi decenni), era un personaggio più complesso, che schiavizzava Paperino costringendolo a pazzesche cacce al tesoro e che si comportava talora anche come nella (meravigliosa!)
Paperino viceré del mare.
E' un Paperone che non è quello di Martina,ma vi è debitore e comunque è compatibile col Paperone martiniano (almeno con quello meno "eccessivo"). Non ha invece nulla a che spartire con quello sentimentale di Don Rosa (che, per inciso, non è imho il Paperone di Barks, è la lettura donrosiana di Barks, un travisamento quanto quello di Martina, ma di segno opposto).
Bisogna anche notare che c'è Martina e Martina e che in alcune storie (non le mie preferite) è più eccessivo che in altre. In particolare direi che il debito con i burattini si vede soprattutto nelle storie più vecchie (anni '50, primi '60, così a due spanne). Poi si nota meno (anche se rimane!) e la ferocia va e viene, c'è più in alcune storie che in altre.
In molte il sopruso paperinesco si riduce a Paperino che, da buon fannullone, costringe i nipotini ai lavori di casa e li fa rifugiare sull'albero quando li insegue col rametto o il battipanni. Una gag che francamente da piccolo trovavo molto lollosa e non mi faceva pensare a chiamare gli alcolisti anonimi