Ringrazio chi ha riaperto il topic: da tanto volevo postare qua... ma il pc continua a farmi impazzire! Era ora anche che tornassi alla mia recensione settimanale, seppur tenuto conto di un certo topic...
Massimo De Vita è per me il primo autore Disey del quale lessi una storia,
La vittoriosa sconfitta di Paperinik. E subito mi piacque, ritenendolo il migliore. Oltretutto una sua storia
(Paperino e l'ispirazione) comparve pure sul primo Topolino che acquistai (1552): un segno del destino.
E il migliore si è confermato negli anni a venire, perché è il solo che riesce a trasmetterci così tante emozioni senza mai esasperare alcunché, o senza averlo mai esasperato in tutta la sua carriera.
Le prospettive sono perfette, ma mai troppo accentuate, i personaggi tendono allo slanciato, ma mai quanto un Cavazzano anni '70, rotondeggiano, ma non sono mai grassi! Poche linee mutate in un volto ne cambiano integralmente l'espressività e le sensazioni che ci vengono trasmesse, come solo un grandissimo disegnatore sa fare.
Certo, può essere curioso notare come il tratto di MDV attraversi tantissime fasi di studio, quasi a salti, dapprima passando bruscamente da uno simile a quello paterno ad uno che richiama quello di Murry, per poi, ancora più improvvisamente, trasformarsi negli albori del futuro MDV solo con i primi anni '70. Solo da questo momento in poi il tratto si trasforma senza più salti, senza più fasi di studio eccessive, per evolvere, lentamente ma inesorabilmente, verso la perfezione grafica che caratterizzerà il grande Massimo dal 1975 in poi.
Paperi che si fanno meno cicciotti, topi più atletici, un tratto pulito, dinamico, perfetto in ogni riga: questo è il MDV dell'apice, al quale bastano pochi cerchi per regalarci un'emozione.
Ma la grandezza di MDV non è basata solo sui personaggi: anche fondali e scenari la fanno da padrone nelle sue storie. Non vi è infatti alcuna vignetta che possa dirsi sovrabbondante di dettagli, anzi: pure quando ve ne sono molti, mai si riducono ad esercizio stilistico (C. Chendi), ma si compenetrano nella vignetta al punto che, se li togliessero, la trama non ne risentirebbe, ma il nostro occhio ne sarebbe come defraudato (per esempio, gli splendidi sfondi della
Spada di Ghiaccio). E la cosa stupisce, perchè MDV riesce ad appassionarti anche quando lascia nella pagina una vignetta senza fondali e senza cornice, con solo i personaggi in libertà: due estremi che nelle storie non fanno mai a pugni, dimostrando come il tratto del nostro sia ormai talmente perfetto e preciso da potersi adattare a qualsiasi situazione...
Due soli appunti possono essere mossi al mio idolo:
1) rivorrei il riflesso a puntino bianco negli occhi dei personaggi!
2) lo rivorrei sui paperi! Se qualcuno aprisse una petizione... non piangerei!
Quanto allo sceneggiatore, beh, è chiaro che l'avventura è il suo pane, e con essa i misteri della storia e l'azione fantasy. Non ricordo gialli di sua fattura, come se l'intrigo per lui andasse di pari passo con l'azione, più che con la deduzione (gialli che, però, non ha problemi a disegnare su sceneggiature altrui, come
Topolino e l'occhio parlante, di Martina, o
Topolino e l'allucinante caso dei furti impossibili di Concina): sta di fatto che le sue trame avventurose sono pressoché perfette, mai una sbavatura o un'illogicità (se escludiamo quella tavoletta MU che contiene un gioco di parole in Italiano...
).
Complimenti anche allo sceneggiatore, quindi, che, quando esce dal campo consueto, preferisce farlo a favore della comicità, arte che dimostra di saper padroneggiare piuttosto bene (Paperino e le scatole dell'allegria): bene fa MDV, se non si sente nelle corde altri filoni, a non avventurarvisi, evitando di darci risultati scadenti (che però sarebbero probabilmente riscattati dai disegni...)
Se qualcuno dovesse trovare il post troppo lungo, mi perdoni per stavolta: MDV è il mio idolo assoluto, e in qualche modo dovevo omaggiarlo!
Noto ora che con questo messaggio sono diventato Giovane Marmotta... Quale onore!