Benche' io non sia assolutamente un fan di fantasy-fantascienza-mondi alternativi ecc (sono legato esclusivamente a Star Wars e Signore Anelli), e non sia quindi in grado di dare una valutazione "a tutto tondo", mi sento tuttavia di dare il benvenuto a un'operazione come Donald Quest, per l'ampio respiro "da saga" che riesce a introdurre nei fumetti. Mentre cicli come la Spada di Ghiaccio o Darkenblot sono caratterizzati dalla cornice dell'"evento" (che permette loro ovviamente di mantenere un indiscusso standard di qualità), le saghe di Ambrosio sono estremamente pop, ovvero aperte a un altissimo grado di riproducibilità che le rende prodotti estremamente flessibili su piattaforme disparate, dalle edizioni americane, a quelle italiane, a possibili derive gadgettistiche, videogiochi ecc, ovvero canali che possono rappresentare la massima ottimizzazione delle sinergie di aziende come Disney o Panini. Ritengo che il lavoro dietro la creazione di un mondo del genere non sia assolutamente semplice e immediato e d'altra parte la capacita' del nostro di dismettere i panni del primo attore e quasi di "sciogliersi" all'interno di un cast artistico eterogeneo sia in qualche modo un valore aggiunto. Cio' che incontra il mio favore in lavori di questo tipo, e' l'assenza, mi pare di capire, di un progetto ben definito fin dall'inizio: il successo (o meno) di pubblico ne determinerà la durata, la direzione, i collaboratori, le piattaforme.
A parer mio e' un valore aggiunto per la testata e per la sua diffusione, a prescindere dall'interesse piuttosto contenuto che queste trame suscitano in me.