In sintesi quindi l'uscire dagli schemi è allo stesso tempo il miglior pregio e il peggior difetto di Siegel. Si corre il rischio di una storia che non funziona ma si può ottenere in cambio un piccolo capolavoro.
Appendice: esempio di storia schematica. Prendiamo a caso un Pezzin che pure stimo tantissimo.
Conclusioni: uno schema collaudato che difficilmente diventa un fiasco ma che altrettanto raramente diventa un capolavoro. Con Siegel gli schemi non esistono.
Bah, mica vero. Tipico schema di Siegel:
1) apertura con situazione già consolidata, tipicamente anomala, senza antefatti o spiegazioni: è così e basta, anche se quasi mai è la norma (tipico è il Paperino ben avviato, o addirittura rinomato, in un certo lavoro).
2) di punto in bianco, nel giro di una vignetta, entra in scena un antagonista o un evento ostile che si ripresenterà più volte, con azioni ed esiti sempre più incalzanti e catastrofici.
3) il/i protagonista/i si danna(no) l'anima per risolvere la situazione, quasi sempre con grandi rischi personali, in situazioni a raffica che iniziano e finiscono di colpo in un'escalation incessante di tensione, che non lascia il tempo di respirare, né di riflettere, né di fare gag davvero liberatorie (stile tipicamente americano).
4) climax di tensione, in genere col protagonista a un passo dal rimetterci la "buccia".
5) colpo di mano, gioco di prestigio, trovata geniale e/o deus ex machina che risolve la situazione in un battibaleno, nel giro di una pagina ma spesso anche meno.
6) conclusione rapidissima, spesso negativa o malinconica.
Proprio in virtù della velocità estrema con cui si avvicendano le situazioni, e della totale mancanza di domande o riflessioni, mi è difficile pensare ad una storia di Siegel che si possa (quasi) unanimemente definire "capolavoro". A me rimane sempre impressa, per il tocco quasi orrorifico della parte finale,
ZP e la scorribanda nei secoli, una storia che mi ha veramente impressionato. Posso concordare sul giudizio su Pezzin, ma con Pezzin è molto più facile trovare una storia da far leggere
una tantum al profano; quello per Siegel è invece un gusto che si acquisisce. Credo che nessuno, ma proprio nessuno, sia riuscito a capire e amare il Siegel disneyano al primo impatto, e forse neanche al secondo.