Da un po' non mi dò alle recensioncelle. Che posso scrivere su Stefano Turconi, visto che finalmente sono riuscito a accedere al topic?
Dire che sia bravo è ovvio e riduttivo: interessante è il perché lo si trovi bravo. Forse non è fuorviante azzardare che sia per il suo stile tutto particolare, non lontano dagli stilemi canonici dei personaggi, eppure così personale e inconfondibile anche a primissima vista.
I personaggi sono sempre dinamici e perfettamente espressivi: è difficile restare impassibili davanti a una sua tavola, soprattutto quando a prendere vita sono i topi, mirabilmente caratterizzati e personalizzati in ogni singola vignetta. I personaggi sono sì un po' più spigolosi della media, ma comunque appaiono perfetti nelle proporzioni, salvo quando Stefano non accentua qualche dettaglio più del normale per aumentarne l'effetto rappresentativo, come ad esempio la bocca di Minni nella serie di
Pippo reporter: la cosa non disturba, però, anzi, aiuta a godere di più del disegno stesso.
Ma anche per i paperi la bravura di Stefano non può essere messa in discussione: ultradinamici quando serve (vedasi PKNA
Il giorno che verrà, anche se la potremmo considerare una delle prime opere, e quindi ancora in fase di studio), i becchi tanto squadrati sono ciò che li caratterizza e che ce li fa piacere, nel loro essere in fondo più corti di quanto non facciano tanti disegnatori, quasi un monoblocco con la parte superiore.
Ma, intendiamoci, non è che il disegnarli a mo' di blocco unico li renda immobili: tutt'altro! Il dinamismo delle espressioni papere è magistrale, e riuscire a farlo con poche "corte" linee come fa Stefano rappresenta la prova provata (urgh, sono proprio un avvocato... deformazione professionale, scusate
) delle grandi capacità di Stefano. E badate che Turconi è riuscito a fare apprezzare i becchi squadrati pure a me che di solito preferisco forme ben più tondeggianti alla De Vita o alla Cavazzano!
Stefano poi si rivela grandioso anche nella rappresentazione di fondali e paesaggi: difficilmente, peraltro, lo vediamo accentuare le prospettive come fa Barbucci, o aumentare artificiosamente il gigantismo di sfondi e costruzioni (a meno che la cosa non sia strettamente necessaria per la vignetta, o richiesta dalla trama per qualche fine particolare), eppure anche qui Stefano, abbastanza classico nel tratto, non ci lascia mai indifferenti per la semplice bellezza delle sue linee "paesaggistiche", pulitissime, nitide, ma sempre ricche di particolari che non si riducono mai ad un mero esercizio stilistico.
Sbaglierò, ma la pur "giovane" carriera del ragazzo (ha solo un anno più di me, quindi è un ragazzo ancora, chiaro?
)) mi fa pensare che comunque egli abbia ancora molti assi nella manica da scoprire e trovare, e che di qui a poco saprà stupire ancora di più noi lettori, che già lo apprezziamo tantissimo.