C'è una cosa, su questa discussione, che bisogna dire.
Che no, non è il fatto che a Faraci possa o non possa piacere Martina. Né il fatto che Martina possa piacer o non piacere, in generale. Su questo stesso topic ho criticato certe caratterizzazioni "estreme" dei personaggi da parte di Martina stesso, che è una cosa ben diversa dalla salutare dose di cinismo che inseriva nelle sue storie, perché dare un certo tono ad una storia è una cosa, far comportare OOC un personaggio un'altra. Io del resto, sono cresciuto a pane e cinismo, in Disney, con Martina nelle storie vecchie, e Faraci in quelle nuove (metà anni '90), quindi di questo non mi lamento di certo.
E' anche da sottolineare che sono entrambi degli autori che sono assurti al ruolo di massimi esponenti della Disney Italia pur avendo un modo di fare le cose molto personale, per certi versi anti-disneyano (su questo non fraintendetemi). In un certo senso in Disney la fantasia al potere c'è sempre stata, specie con Martina, che era un cane sciolto nella stessa misura in cui scriveva la maggior parte delle storie, era "il potere" ed "il contropotere" al tempo stesso.
Ricordo anche che nell'intervista a Massimo Marconi qui sul Papersera (che secondo me ogni paperserista si dovrebbe leggere e rileggere come il Padre Nostro), l'ex supervisore alle sceneggiature paragonava proprio questi due autori, sostenendo che fossero quelli "più grandi" che avesse conosciuto, per capacità e facilità di scrittura, sia "di testa" che "di pancia"; dicendo anzi che forse Martina era inferiore nel senso di essere un po' prolisso, meno "disciplinato" nel racconto.
MA, detto tutto questo, c'è una cosa che non posso proprio perdonare a Faraci. Ossia di aver detto che Martina non lo rimpiange COME NARRATORE. Ebbene, se c'è una caratteristica di Martina che tutti dovremmo rimpiangere giorno e notte, è PROPRIO la capacità di narratore. Cioè la capacità di sviluppare la storia, di farla progredire secondo un ordine logico, non facendo mancare i colpi di scena, però sempre inseriti nella trama, di far parlare e ragionare i personaggi in modo convincente e realistico. Ad esempio, facendo sì che di fronte ad un problema, i personaggi si ponessero gli stessi interrogativi che si ponevano nel frattempo i lettori, ed arrivassero ad una risposta scartando via via le soluzioni meno adatte. Questo è davvero trattare i lettori da persone intelligenti, anzi prenderli per mano e farli crescere, e rendere il fumetto qualcosa di "serio", nel senso di "maturo", ché non perché i personaggi sono Topi e Paperi parlanti, la storia è autorizzata a procedere per salti logici ed i personaggi a comportarsi come dementi, perché "tanto è un fumetto per bambini, non pretendiamo troppa pignoleria". Io da bambino la differenza tra una storia scritta bene ed una scritta male, la notavo eccome, e sono sicuro che la notano in tanti. E' una capacità, tra l'altro, quella di far "progredire" la storia in maniera logica, che vedo si è parecchio persa. Ed in quel senso Martina lo rimpiango parecchio, altroché.
Oltre che per il fatto di saper scrivere un'infinità di storie con praticamente tutti i personaggi a disposizione, e far bene con tutti, e dar sempre quel qualcosina in più, naturalmente
E per il CORAGGIO con cui scriveva certe storie d'azione con Topolino o Paperinik, come ricordava qualcuno.
A pensarci, i motivi sono tanti. E mentre la polemica sulle citazioni, sinceramente, non la capisco (e sì che parecchi esponenti illustri del forum la portano avanti da mesi, sarò io scemo che tutte queste citazioni non le vedo
, anche se di solito sono il mio pane), lascio cadere del tutto quella sulle serie tv come origine e causa dei mali della cultura pop odierna (in primis, perché non capisco da dove esca, cosa c'entri col discorso, in secundis perché le serie tv io le guardo, e parecchie mi piacciono, ed anzi penso che siano tra le cose migliori che la cultura occidentale abbia prodotto).
Invece sul fatto che certi Grandi Autori di oggi si siano montati un po' la testa, sono d'accordo. Io non sono proprio quello che rimpiange i "bei tempi di una volta", e tutti i grandi autori sono, ho notato, consapevoli di esserlo e ne vadano giustamente orgogliosi, ma qui si esagera. Noto una certa autoreferenzialità che mi preoccupa. A maggior ragione da Faraci, che le ultime cose buone le ha scritte nel 1999.
....e fu così che finii con l'essere molto più cattivo di quanto mi ero riproposto al momento di scrivere il post