Federico Povoleri: un ciminiano incompreso
Analogamente a quanto ho realizzato per
Silvano Mezzavilla, ho deciso di realizzare un lavoro di analisi rispetto alle storie Disney sceneggiate da Federico Povoleri. Questi è un nome che può dire poco anche al più incallito fan disneyano, per via dell’esiguo numero di storie prodotte e per la poca visibilità data a queste nel corso degli anni (le sue storie godono, tranne qualche eccezione, di pochissime ristampe).
Io stesso difatti conoscevo il nome di Povoleri solo ricollegandolo alla storia
Paperinik contro il perfido… Perfidus, storia che da bambino avevo molto amato e reputavo una delle mie preferite su Paperinik, uno dei miei personaggi preferiti. Mi sono infatti stupito quando aiutandomi col sempre utile Inducks ho scoperto che altre storie di metà anni ’90 che mi piacquero così tanto da rimanere nel mio cuore ancora adesso sono opera sua.
Come “ispiratori” l’autore ebbe Alberto Ongaro (suo maestro di narrativa a sceneggiatura, ex giornalista e scrittore di numerosi romanzi), che gli ha insegnato i trucchi del mestiere e l'ha instradato in questa professione, e soprattutto Rodolfo Cimino, che Federico considera un esempio, un nume tutelare: Cimino gli insegnò a muovere i primi passi nel fumetto Disney e gli diede molti consigli in merito alle sue prime sceneggiature proposte alla redazione. Inutile dire che tutta la produzione di Povoleri (sempre ed esclusivamente condotta sui Paperi, con prevalenza di Zio Paperone nel ruolo di protagonista) conserva un’impronta fortemente ciminiana.
Prima ancora di conoscere Cimino e di sapere che lui era l'autore delle sue storie preferite, però, il primo contatto che l'autore ebbe col mondo Disney è stato segnato da una telefonata (vedi
qui): la prima storia in assoluto che Povoleri scrisse per la Disney era intitolata
Zio Paperone e il Rally di Paperopoli, storia che giunse a Giorgio Cavazzano. Il Maestro chiamò al telefono Povoleri per dirgli che la storia era molto divertente e che, pur necessitando di qualche aggiustatina, avrebbe avuto piacere a disegnarla. Successivamente Cavazzano presentò Povoleri a Cimino, ma la storia del Rally di Paperopoli non venne mai pubblicata. E' strano notare che Cavazzano, poi, non disegnerà nessuna delle storie di Federico Povoleri, il che lo ritengo un peccato.
Con la conoscenza di Cimino e l'aiuto del grande sceneggiatore nel muovere i primi passi nel mondo a fumetti Disney, parte a pieno ritmo l'avventura di Federico come sceneggiatore disneyano... ma racconta Povoleri stesso su questo thread a lui dedicato (per la precisione nella risposta # 3) che la sua esperienza in Disney è stata breve per via di un periodo difficile in redazione, periodo di grandi cambiamenti che non si confacevano alla sensibilità dell’autore, e che mostravano di non avere spazio per un nuovo autore dallo stile “alla Cimino”.
Nonostante questo clima di “anonimato”, ritengo comunque che Povoleri sia stato uno sceneggiatore che nel suo piccolo è comunque riuscito a creare storie simpatiche e che dimostrano quanto la linea ciminiana possa essere intrapresa anche da altri autori oltre a Rodolfo stesso, come del resto in tempi recenti anche un fuoriclasse come Casty ha dimostrato, prima con l’omaggio nella storia
Topolino e la Borbottiglie di Avaloa e poi con la sua prima prova con lo Zione,
Zio Paperone e il Moltiplicatore di Simplicius. E sono sicuro che se avesse continuato a scrivere per “Topolino” anche Povoleri avrebbe sicuramente saputo arricchire in modo determinante e riconoscibile il settimanale. Per questo motivo realizzo questo lavoro di analisi delle storie da lui sceneggiate, con la speranza di poter certificare al meglio la sua bravura.
Mi piace poi anche considerare questa mia “maxi-recensione” come uno speciale ringraziamento a Federico Povoleri, che iscrittosi al Papersera ha dimostrato di essere una persona molto umana e sensibile, un artista nell’anima, e di avere a cuore principalmente la gioia di chi legge i suoi lavori; si è dimostrato disponibile a dialogare con tutti i paperseriani, ed è arrivato addirittura a scrivere una sceneggiatura con il ritorno di Perfidus solo ed unicamente per il Papersera.
Per questi motivi questo lavoro vuole anche essere un ringraziamento e un segno di stima e gratitudine. Lavoro che non conduco da solo, ma per il quale mi avvalgo del prezioso contributo di due “big” del forum,
Malachia (che ha scritto le analisi di due storie di cui purtroppo non sono in possesso) e
Vito (che in nome del suo fortissimo e risaputo amore per il personaggio di Paperone ha voluto contribuire con l’analisi di una delle avventure paperoniane scritta da Povoleri). Ringrazio moltissimo entrambi per l’aiuto che mi hanno dato, per l’entusiasmo e per la loro strepitosa competenza.
Per la cronaca, attualmente Povoleri continua a lavorare nel ramo della narrazione e della comunicazione, avendo però espanso il suo ambito lavorativo anche ad esperienze di regia, di editing digitale, montaggio e di musica. Gli facciamo il nostro più grande in bocca al lupo per la sua carriera futura e per la sua vita.
Infine mi pare giusto segnalare qui il sito personale di Povoleri, dove si possono trovare molte altre informazioni su di lui e sui suoi lavori:
http://www.venicevideoart.com/N.B. Tutte le informazioni sul contesto e le vicissitudini dell’autore nella redazione di “
Topolino” e nel suo lavoro (sia in questa introduzione che nei resoconti di alcune storie) sono state prese dai vari interventi dello stesso autore, disseminati nelle pagine di questo thread a lui dedicato. Alcune integrazioni le ho poi inserite grazie a indicazioni che l'autore mi ha suggerito in un
post della pagina successiva di questo thread.
Legenda: per ogni storia è mostrata la prima tavola e sono indicati il disegnatore, il numero di tavole totali di cui la storia è composta, il numero di "
Topolino" in cui ha esordito, il link alla pagina Inducks.
Zio Paperone e la Bipiramide dell’Oltre GiubaDisegni: Giorgio Bordini
Tavole: 32
“
Topolino” # 1813 (26 agosto 1990)
InducksLa prima storia di Federico Povoleri ad essere pubblicata è in realtà la seconda ad essere stata commissionata all’autore dalla redazione di “Topolino”, come dice lo stesso Povoleri nella risposta # 17 di questo stesso thread. Nella risposta # 15 di
quest’altro thread scopriamo infatti che la prima storia realizzata da Povoleri per la Disney non fu mai pubblicata, e si intitolava
Zio Paperone e la Concorrenza Aerea. A voler essere pignoli questa è stata preceduta da
Zio Paperone e il Rally di Paperopoli, altra storia mai pubblicata che Povoleri scrisse e mandò alla redazione, e che venne notata addirittura da Cavazzano, come raccontato nell'introduzione... ma che ebbe fortuna avversa.
La Bipiramide dell’Oltre Giuba è comunque la più adatta come avventura d’esordio per lo sceneggiatore, fin dal titolo ciminiano fino al midollo. Non è solo una percezione, lo sceneggiatore stesso ci rivela sempre nello stesso topic che nelle sue prime sceneggiature disneyane Cimino gli è stato vicino per dargli alcuni suggerimenti, tra i quali proprio il titolo definitivo di questa avventura.
Avventura che vede Zio Paperone che tenta di sfruttare un strana piramide a due punte, la quale avrebbe la capacità di produrre “raggi illuminanti e conservanti” per poter mantenere al meglio al suo interno cibi e… non solo, come Paperone stesso immagina prima e mette in pratica poi. Come già successo in passato per i più svariati motivi, il Deposito cambia forma e diventa una piramide a due punte per poter custodire l’oro dello Zione senza consumo di elettricità. Ma ovviamente l’inghippo non tarderà a saltar fuori…
Storia decisamente molto buona, sa divertire il lettore sia bambino che adulto, e se nelle prime tavole l’atteggiamento di Paperone appare un po’ troppo burbero e cinico, ecco che nel corso della storia il suo carattere si specifica meglio, caratterizzandolo molto meglio. Le ultime due tavole, infatti, quando il vecchio cilindro si riprende e si fa valere contro la sorte avversa (finale epico e galvanizzante), ci mostrano uno dei Paperoni più genuini.
Segnalo che a un certo punto Paperino esclama “Aaagh! Un be… un be… un bestio!”, riportando un termine proprio di molte sceneggiature ciminiane. A proposito di elementi di stampo ciminiano, faccio notare la vignettona d’apertura, tipica delle storie di Rodolfo e presente non solo qui ma in tutte le storie disneyane di Federico!
L’Oltre Giuba, contrariamente a quanto si potrebbe pensare di primo acchito e alla consuetudine di Rodolfo Cimino, non è un luogo inventato, ma esiste realmente, e la breve spiegazione “geografica” dei nipotini sul fiume Giuba è corretta.
I disegni di Bordini non mi hanno troppo entusiasmato a dire il vero, non mi è sembrato in forma quanto in alcune storie degli anni precedenti, ma offre comunque alcune tavole notevoli, come il Paperone dell’ultima vignetta della ventiquattresima tavola e come tutte le ultime 4, meravigliose tavole dalla forza tanto narrativa quanto grafica.
Paperino e l’Inferno VerdeDisegni: Luciano Gatto
Tavole: 26
“
Topolino” # 1833 (13 gennaio 1991)
InducksPubblicata sul “
Topolino” che ospitava la prima puntata della saga di Pezzin/De Vita
I Signori della Galassia, la storia costituisce un’ottima centrale nell’albo, che vede Paperino impegnato nel lavoro di risolutore di problemi. Che problemi? Di qualunque tipo gliene pongano i clienti! Vediamo subito come Federico inquadri perfettamente uno degli aspetti più simpatici di Paperino, visualizzato in alcune irresistibili ten pages di Carl Barks, cioè il suo essere aperto alle attività più strambe, impegnandosi per riuscirci al meglio.
Non fa in tempo a scomparire il sorriso per aver visto un Donald Duck del genere, che il suddetto sorriso si allarga ancor di più quando vediamo Paperino e nipotini offrire un buon pranzo a un pover’uomo e al suo simpatico cagnolone, mostrando l’animo essenzialmente altruista e generoso del papero, che dona - senza fronzoli inutili - la cosa più importante, il cibo appunto. In cambio avrà dall’uomo una leggenda su uno smeraldo verde dai grandi poteri, peccato che il racconto arriverà alle orecchie di Zio Paperone, che tosto imbastirà una spedizione nella mesa verde.
Il finale non sarà quello auspicato né dallo Zione né da Paperino, ciononostante è una degna conclusione per il secondo, che tanta generosità e altruismo ha dimostrato in tutte le 26 tavole di questa storia, e come in ogni bella favola è giusto che riceva una ricompensa.
Storia molto “dolce” e con personaggi ben caratterizzati (su tutti l’ottime Paperino), mostra anche qui scopertamente alcuni elementi tipici delle storie di Rodolfo Cimino, quali lo strambo mezzo di trasporto e gli occhialoni da esploratore sopra al cilindro dello Zione. Da notare poi lo scontro a cui giungono Paperino e Paperone relativamente ai “valori” da tirare in ballo in quel loro viaggio, molto d’effetto.
I disegni sono di un vero Maestro, Luciano Gatto, il quale ha l’occasione di “citarsi” nelle prime tavole grazie alla missione che compie Paperino (recuperare un gatto rapito) e nell’ultima tavola, nei panni di un gatto volante attorno al Deposito, dallo sguardo perplesso. Il tratto classico e morbido di Gatto è perfetto per raffigurare la giungla in cui si muovono i nostri, così come nel disegnare i Paperi, che sono perfetti dalla testa alle zampe: notare l’espressione di Paperino nell’ultima vignetta della seconda tavola o il Paperone dell’ultima pagina. Magnifico comparto grafico per una storia deliziosa.
Paperino e lo Sconosciuto dal Tocco d’OroDisegni: Luciano Gatto
Tavole: 32
“
Topolino” # 1835 (27 gennaio 1991)
InducksA due soli numeri di distanza “
Topolino” presenta un’altra storia firmata da Povoleri. Non solo, ma è anche la seconda storia consecutiva disegnata da Luciano Gatto (sarà anche l’ultima), dopo la splendida prova della precedente avventura nell’
Inferno Verde.
Paperino ultimamente è decisamente in forma, si allena nel garage e può difendersi e difendere Paperina dai brutti ceffi. Viene così notato da un allenatore di pugili, che gli propone di allenarlo da professionista e poi gli offre addirittura un contratto d’ingaggio. Come però lo avevano avvertito Qui, Quo e Qua la strada del pugile non è tutta rose e fiori, e infatti il primo incontro non arriderà al papero, che però vede la fortuna soffiare dalla sua parte, nella forma di un ex campione, Rocky Parmigiano.
Non voglio rivelare come il vecchio atleta aiuta Paperino, mi limito a dire che Paperino si dimostrerà decisamente saggio nell’amministrare l’occasione che il fato gli ha offerto, e questo è un altro topos che si può riscontrare nell’opera di Cimino, la saggezza di chi non è abituato ai colpi di fortuna e quando gli capitano sa ben gestirli, sapendo di non poter né dover spremere fino in fondo quella che la sorte gli elargisce così raramente. Povoleri riesce a rendere questo altro ottimo aspetto di Paperino splendidamente, dimostrando di aver appreso la lezione del Maestro non solo per il personaggio di Paperone ma anche per il di lui nipote. Paperone che comparirà, pur marginalmente, anche in questa storia “sportiva”, dove avrà occasione di far emergere ancora di più quanto appena detto su Paperino, ovviamente per effetto di contrasto. Peccato per un passaggio non molto chiaro, in cui il vecchio campione sembra essere al corrente dell’infamata con cui Paperone ha prevaricato il nipote, quando non capisco come Parmigiano potesse saperlo.
I riferimenti che si possono trovare in questa storia sono il “Matusalemme!” gridato da Paperino, espressione molto ciminiana al pari del “bestio” della prima storia pubblicata. Poi, ovviamente, ai film di
Rocky (nome non a caso del vecchio pugile, che dimostra però la sua rusticità nel cognome Parmigiano, vera pennellata d’artista di Federico). La figura di Rocky Parmigiano vista come risolutrice, poi, ricorda un po’ quella dei vecchi saggi delle storie di Rodolfo Cimino. Ricordo poi che Paperino era già stato pugile nella barksiana
Paperino Boxer da Titolo Mondiale (tra l’altro ristampata insieme a questa di Povoleri sul Più Disney “
Paperolimpiadi”). Una curiosità “scema” finale è che anni dopo la pubblicazione di questa storia il fascino del mondo del ring continuerà a sussistere, per esempio all’interno della serie di sketch di Maccio Capatonda in “
Mai Dire...”, comparve
questo episodio che chissà perché mi è venuto prepotentemente in mente rileggendo adesso
Lo Sconosciuto dal Tocco d’Oro!
Concludo ricordando che lo stratagemma che si scopre alla fine della storia, forse leggermente prevedibile, non può non richiamarsi a quello celebre in
Dumbo, riportando solo l’esempio più celebre.
I disegni sono ottimi. Gatto replica la brillante prova della scorsa storia regalandoci un Paperino ottimo anche in abbigliamento da pugile e anche con gli occhi neri, anche la rappresentazioni dell’ex pugile è azzeccata. Manca solo il gatto in firma, ma non è che possa inserirlo ogni volta. Tutto bello!
Zio Paperone e la Chiave d'Oro degli Inca OnkaDisegni: Alberto Lavoradori
Tavole: 32
“
Topolino” # 1847 (21 aprile 1991)
InducksCome altre di Povoleri, anche questa storia è di impianto decisamente ciminiano. Sono, infatti, presenti, tutti i topoi delle avventure del grande Maestro di Palmanova.
C’è uno “strano popolo”, per di più “siderale”, sono presenti versi in rima («Urca urca bu!/Che l’avarizia venga su!/Esca dalla capoccia/ed entri nella boccia!»), è presente la figura del saggio, vi sono i consueti bizzarri mezzi locomozione, e, non ultimo, lo splash-panel nella tavola iniziale. La stessa trama sembra essere uscita dalla fervida immaginazione di Cimino. Senza rivelare troppi dettagli a chi non ha ancora avuto il piacere di leggerla, la vicenda prende il via sul Pianeta Anka, ove il saggio del popolo degli Inka Onka (notare il gioco di parole), decide di liberarsi di quell’avarizia, che, di generazione in generazione, aumenta e che è palese «nemica della fratellanza», base della loro felice civiltà. Essa viene, quindi, “spedita” sulla Terra, ove, liberata da Paperone e dai Bassotti, contagerà tutti i conoscenti del Papero più avaro per antonomasia. Sospesa fra sogno e realtà, la vicenda che, suo malgrado, vede protagonista Paperone, si concluderà con un suo impeto di generosità, contrappasso anch’esso usualmente ciminiano. All’altezza della poetica sceneggiatura, non sono, a mio avviso, i disegni di un Lavoradori, seppur bravo, ancora molto “acerbo” che mescola differenti modelli stilistici, i quali vanno da alcune espressioni tipicamente cavazzaniane, al puramente carpiano “germe” dell’avarizia. Rimane, comunque, una storia ben costruita che dà adito a riflessioni ben più profonde della gradevole trama, che, pur sempre, emerge da una sua lettura solo superficiale.
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Malachia (che ringrazio per il contributo)
Zio Paperone e la Persuasione OccultaDisegni: Alessandro Gottardo
Tavole: 25
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Topolino” # 1859 (14 luglio 1991)
InducksLa storia si apre come tante altre: i Bassotti vengono rimessi in libertà, ma non perdono nemmeno un istante per derubare il “povero” Paperone. Il modo, però, è, questa volta, più originale del solito: se è praticamente impossibile scassinare il Deposito, bisogna, in qualche modo, “indurre” il «Taccagnone» a donare spontaneamente il proprio denaro.
La tecnica è quella dei “messaggi subliminali”, per cui un’informazione, che può essere trasmessa attraverso qualsiasi mezzo, potrebbe nascondere al suo interno – come in un codice cifrato – ulteriori contenuti, estranei al contesto iniziale, che rimarrebbero inconsciamente impressi nella memoria del fruitore. Per esempio «se in un film si inserisce un fotogramma contenente un messaggio pubblicitario, lo spettatore non nota il fotogramma che passa velocissimo, ma l’occhio recepisce egualmente il messaggio, trasmettendolo al cervello, dal quale, poi, verrà l’ordine inconsapevole di acquistare il prodotto reclamizzato nel fotogramma».
Lo svolgimento dell’avventura è, quindi, assai originale, tuttavia il finale, ovvero la risoluzione del “dramma”, è abbastanza semplicistico (lo Zione, grazie ai nipoti, si accorge di essere stato raggirato e caccia i Bassatti a colpi di antifurto elettronico). La storia è, comunque, gradevole, anche se, a mio modesto avviso, non è fra le migliori di Povoleri. Per quanto riguarda la parte grafica, si nota come lo stile di Gottardo – “cavazzaniano” ma pur sempre “personalissimo” – sia uno dei quei pochi che, negli ultimi venti anni, sia rimasto pressoché invariato.
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Malachia (che, anche qui, ringrazio per il contributo)