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Sio (Simone Albrigi)

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Ser Soldano
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    Re: Sio (Simone Albrigi)
    Risposta #255: Lunedì 7 Ago 2017, 20:07:48
    Scendi un po' dal piedistallo.
    Pure tu, se non è troppo disturbo...
    La critica è ammessa, credo.

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    piccolobush
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    PolliceSu   (6)
      Re: Sio (Simone Albrigi)
      Risposta #256: Lunedì 7 Ago 2017, 21:05:11
      Pure tu, se non è troppo disturbo...
      La critica è ammessa, credo.
      La critica certo, parlare a nome di altri magari no. Sio ha i suoi detrattori e i suoi supporter e non mi sembra ci sia uno sbilanciamento totale a favore dei primi come dici tu.
      Tra l'altro una storia come quella della bluguette è ottimamente scritta e con assoluto rispetto dei ruoli. Anzi ci mostra perfino il lato oscuro (lato oscuro che tutti abbiamo) di nonna papera.
      Quelle prettamente comiche sono più "iperboliche" ma è tipico di questo tipo di storie.
      Altrimenti come giustificheremmo, tanto per fare un esempio, i paperoni di barks, quello di ritorno al Klondike e quello che ha come unico scopo scroccare una tazza di caffè al barista?
      « Ultima modifica: Lunedì 7 Ago 2017, 21:05:44 da piccolobush »

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      Grrodon
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        Re: Sio (Simone Albrigi)
        Risposta #257: Lunedì 7 Ago 2017, 22:11:08
        Secondo me qui si confonde il concetto di recitazione in character con quello di... registro.

        Sio usa un registro demenziale (sempre meno, in realtà), e fin qua ok.

        Ma i personaggi che muove in queste vicende demenziali sono i personaggi Disney. O meglio, la proiezione di questi personaggi in chiave demenziale.

        Che non vuol dire certo che il personaggio perda sé stesso, semplicemente dimostra la propria versatilità di attore.

        Ah e cmq in genere Sio fa ridere la gente.
        « Ultima modifica: Lunedì 7 Ago 2017, 22:12:14 da Grrodon »

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          Re: Sio (Simone Albrigi)
          Risposta #258: Martedì 8 Ago 2017, 12:51:01
          Per me la questione di Sio (alla cui esistenza su Topolino, premetto, sono favorevole; anzi apprezzo di più il suo Topolino che il suo blog) è che su novanta battute sparate a raffica trenta sono piazzate al momento giusto, trenta (mi) fanno comunque ridere e trenta (mi) sanno di già visto oppure di fuori tempo.

          Il che, si badi bene, è una percentuale ottima, se la si confronta con tanti autori dello stesso tipo, e certamente - che mi si perdoni! - con il Tito Faraci odierno.

          Non tanto una questione strutturale quindi, secondo me, ma una questione di selezione. Secondo me uno bravissimo ad "azzeccare" quantità, distribuzione e collocamento delle battute oggi è Leo Ortolani. E un tempo lo erano Scarpa, Pezzin e i fratelli Barosso, con registri completamente diversi.

          Fossi in Sio* semplicemente limerei di più, in buona sostanza, per lasciare solo il meglio del meglio delle battute. Esattamente il contrario di quello che succede sul blog, dove è uno sparare storielle una dopo l'altra, dal cortocircuito geniale (uomo: "Aah, un'altra giornata di sole!" - sole: "Oh, no, un'altra giornata di umani!") al dimenticabile o al visto e rivisto (mi mostrava Monkey, tempo fa, un paio di autori esteri talvolta identici - e anteriori… - a certe cose di Sio; quelle certe cose che dopo due esempi sono tutte uguali, tipo questa).
          Tutto ciò rientra un po' nel discorso che facevo nella recensione a Ridi Topolino: "Quelli di Ortolani e Faraci non sono umorismi tonti che si credono arguti; sono umorismi di persone argute che giocano a sembrare tonte; e, per la nostra gioia, ci riescono benissimo."
          Faraci questa selezione secondo me la faceva; almeno, nelle Angus Tales io sentivo attuato un processo di distillazione e di collocamento studiato. In Sio meno; o meglio: si va da cose concentratissime come "Il pupazzo di neve ubiquo" (la sua migliore finora, per me) a cose un po' indifferenziate-isteriche come la seconda delle tre di esordio, a ibridi un po' incerti e altalenanti (proprio per il problema suesposto, secondo me) come La spada di Ghiacciolo.


          Oh, ma buttalo via, eh.


          *cosa che, per fortuna di tutti, non succede. :P



          P.S. Da sottolineare la scelta dei disegnatori che la redazione ha compiuto sinora, a mio parere ottima: Intini, Ziche e Faccini. Meglio, se mi si consente, di quanto sarebbe stato un Sio/Sio, benché (e sottolineo benché) l'umorismo di Sio nasca e viva in simbiosi con i disegni dementi di Sio, apparentemente insostituibili. Ma appunto, mai dire mai.
          « Ultima modifica: Martedì 8 Ago 2017, 12:54:33 da A.Basettoni »

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          Ser Soldano
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            Re: Sio (Simone Albrigi)
            Risposta #259: Venerdì 1 Set 2017, 12:43:45
            La critica certo, parlare a nome di altri magari no. Sio ha i suoi detrattori e i suoi supporter e non mi sembra ci sia uno sbilanciamento totale a favore dei primi come dici tu.
            Mah, a giudicare dai commenti sulla ultima "fatica" (?!?), direi che il pollice verso è unanime. Prego documentarsi.
            "Parlare a nome di altri" non sarebbe lecito? Ma se la storia è stata più volte definita "insopportabile", i personaggi "del tutto fuori ruolo" e, nel migliore dei casi "non fa ridere", insomma, direi che la cosa non è solo una mia opinione.
            Poi fate un po' voi e divertitevi pure a pensare che sio sia 'sto gran "genio della risata"...
            « Ultima modifica: Venerdì 1 Set 2017, 12:45:58 da Michelangelo »

              Re: Sio (Simone Albrigi)
              Risposta #260: Venerdì 1 Set 2017, 12:56:49
              Mi permetto solo di dire che, pur senza capire molto il senso della suo nuova "saga" della Scatola o senza condividere tanto il suo messaggio, non affermo minimamente che non mi piace l'autore in sé, il quale è, come già detto, fuori dal comune e imprevedibile per cui ci si può aspettare di tutto, un capolavoro come un obbrobrio. La storia dei talpuri per esempio l'avevo trovata abbastanza valida.

              Topolino08

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                Re: Sio (Simone Albrigi)
                Risposta #261: Venerdì 1 Set 2017, 14:22:09
                Secondo me qui si confonde il concetto di recitazione in character con quello di... registro.

                Sio usa un registro demenziale (sempre meno, in realtà), e fin qua ok.

                Ma i personaggi che muove in queste vicende demenziali sono i personaggi Disney. O meglio, la proiezione di questi personaggi in chiave demenziale.

                Che non vuol dire certo che il personaggio perda sé stesso, semplicemente dimostra la propria versatilità di attore.

                Ah e cmq in genere Sio fa ridere la gente.

                Piuttosto parlerei di decostruzione della sceneggiatura in chiave demenziale: infatti Sio non costruisce le situazioni comiche a partire dalle battute, bensì le disintegra totalmente presentandole sotto un alone di assoluta "banalità", e su di esse ci "de-costruisce" delle battute in modo che siano fini a se stesse.
                 
                E i personaggi, succubi di questa scelta narrativa, si devono adattare fino a perdere se stessi, e questo spiegherebbe il rimbambimento totale di quasi tutto il cast impiegato dall'autore, Paperino in primis, divenuto sciocco, credulone e addirittura complice delle situazioni orchestrate da Paperoga.

                Quest'ultimo è forse l'unico in grado di adattarsi alla logica anarchica proposta dall'autore: è un papero condizionato dalle proprie passioni e ambizioni, le quali sono sempre in costante mutamento, e quindi nessuno si stupirebbe nel vederlo portare una lucertola finta - senza accorgersi che fosse una saponetta - ad una fiera di coccodrilli, gonfiabili o meno, per vedere i suoi fratelli "minori", ma per gli altri personaggi, anche per Pippo, che infatti ha una sua logica intrinseca e non diretta verso continui ripensamenti e cambi di posizione, questo procedimento non può funzionare.

                Quindi vedere Minni nei panni di una fessacchiotta incapace di riconoscere un forno da uno spazio extradimensionale, o un Topolino che interpreta il doppio latrato di Pluto come un "voler doppiamente uscire" dopo avergli espressamente chiesto di abbaiare una sola volta per il sì e due sole volte per il no, più che proiezione in chiave demenziale mi sembra proprio decostruzione totale dei personaggi e mancanza di rispetto per i loro tratti portanti: sarebbe come trasformare Gastone in un completo scalognato, o Paperoga in un genio strampalato, allora cosa ci faremmo, rispettivamente, di Paperino e Archimede?

                Gli smussamenti dei vari spigoli o l'esagerazione di certe caratteristiche sono una cosa, il totale rincitrullimento della loro intelligenza è un altro paio di maniche: Paperone, nel suo essere volutamente teatrale, esagerato e a tratti pomposo, non è un vecchio che in una breve di quattro tavole manifesta demenza senile mentre cerca di ricordarsi qualcosa.

                E tutto questo prendendo in riferimento le sole brevi dell'autore, poiché in storie di più ampio respiro è riuscito a non eccedere nel suo gusto demenziale e a presentare battute più convincenti e soprattutto meno banali: perché, e questo è un mio parere personalissimo e soggettivissimo, non ci trovo nulla di divertente in quattro tavole in cui i personaggi parlano uno sopra l'altro senza che vi sia un senso sotteso, cercando di strappare un riso che più che forzato è soprattutto imbarazzato e perplesso, come non ci trovo nulla di divertente nel vedere una vignetta con Pippo che innaffia degli annaffiatoi (mi spiegate cosa dovrebbe esserci di divertente in una scena del genere? Far pensare che Pippo associ il verbo innaffiare alla parola annaffiatoio e quindi pensi che ci sia riflessività tra i due termini, per cui l'annaffiatoio serva ad innaffiarne altri? Mi sembra un ragionamento ben troppo contorto e assurdo per suscitare il riso, poi se qualcuno riesce a divertirsi buon per lui), o ancora  in un Paperino che ride come uno scemo alla sua stessa battuta (il paradosso di "chilosa"?! Mi sembra di sentire ancora l'eco di quella pessima battuta sull'ebola...).

                Insomma non si tratta di cristallizzare i personaggi in delle forme ben compatte senza mai andare oltre (cosa che purtroppo accade spesso), bensì si tratta di farli evolvere in determinate situazioni con coerenza, senza che uno li ritenga facilmente intercambiabili (perché basterebbe poco a cambiare quasi tutti i personaggi coinvolti nell'ultima "saga", muterebbero solo le balordaggini da loro pronunciate): ma se già la stessa situazione di partenza è priva di originalità o addirittura costruita sulla sua "banalità", non credo che far recitare i personaggi come macchiette possa salvare più di tanto la situazione complessiva.

                Del resto, beato chi se la ride con così poco. Io, purtroppo, non ne sono in grado.  ;D

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                Pap
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                  Re: Sio (Simone Albrigi)
                  Risposta #262: Venerdì 1 Set 2017, 15:05:24
                  Quello che non riesco a sopportare di Sio è che mi pare che renda i personaggi troppo scemi per i miei gusti. Invece Faccini e Faraci riescono a far divertire senza  abbassare troppo il livello di intelligenza dei personaggi. Sinceramente lo preferisco quando fa gli Scottecs o i suoi fumetti, quelli sono più divertenti rispetto alle storie che fa sul topo.

                  *

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                    Re: Sio (Simone Albrigi)
                    Risposta #263: Venerdì 1 Set 2017, 15:11:46
                    Ooh, finalmente qualcuno che con poche e semplici parole (!) mi ha spiegato perché le storie di Sio in generale non mi facciano ridere. Non c'è verso, non riesco a trovare la vena comica nelle sue produzioni, e si che nel corso del tempo mi sono diligentemente applicata nel leggerle, ma che ci volete fare, proprio non ce la faccio...
                    Un plauso a Andy98

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                      Re: Sio (Simone Albrigi)
                      Risposta #264: Sabato 2 Set 2017, 12:02:27
                      A me di Sio non piace proprio niente, ne' video, ne' Scottecs, ne' storie di Topolino. Quello che me lo fa disprezzare e' che pensi che per far ridere bisogna essere stupidi! Non e' cosi': si può far ridere anche in modo intelligente!
                      Esempio? Titiolo di un suo video: Le cronache del re culo

                      *

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                        Re: Sio (Simone Albrigi)
                        Risposta #265: Sabato 2 Set 2017, 14:58:42
                        Titiolo di un suo video: Le cronache del re culo

                        Sì, ma "Baking Bread" al posto di "Breaking Bad"- anche se è un titolo censurato- denotava un'arguzia da non sottovalutare (considerando il soggetto della storia).

                        Io rimango dell'idea che fra demenziale e stupido ci sia una bella differenza. E, secondo me, Sio fa parte di chi appoggia il primo stile.

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                        Ser Soldano
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                          Re: Sio (Simone Albrigi)
                          Risposta #266: Sabato 2 Set 2017, 19:18:41
                          Topolino che interpreta il doppio latrato di Pluto come un "voler doppiamente uscire" dopo avergli espressamente chiesto di abbaiare una sola volta per il sì e due sole volte per il no
                          Infatti è una battuta vecchissima e risaputa, proveniente dall'avanspettacolo del Dopoguerra: alla faccia del "qualcosa di nuovo"...

                          non credo che far recitare i personaggi come macchiette possa salvare più di tanto la situazione complessiva.
                          Del resto, beato chi se la ride con così poco. Io, purtroppo, non ne sono in grado.  ;D
                          Appunto. Parole sante.

                          Io rimango dell'idea che fra demenziale e stupido ci sia una bella differenza. E, secondo me, Sio fa parte di chi appoggia il primo stile.
                          Secondo me, invece, è un acceso portabandiera del secondo...
                          Demenziali sono i Monty Python, Zucker-Abrahams-Zucker, John Landis... vogliamo paragonarlo a questi mostri sacri? Suvvia.
                          « Ultima modifica: Sabato 2 Set 2017, 19:21:43 da Michelangelo »

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                          brigo
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                            Risposta #267: Sabato 2 Set 2017, 20:04:28
                            Demenziali sono i Monty Python, Zucker-Abrahams-Zucker, John Landis... vogliamo paragonarlo a questi mostri sacri? Suvvia.

                            No, non vogliamo. :D
                            Comunque manca Mel Brooks, già che ci siamo.

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                              Re: Sio (Simone Albrigi)
                              Risposta #268: Domenica 3 Set 2017, 19:22:10

                              Comunque manca Mel Brooks, già che ci siamo.
                              In effetti mi è venuto in mente ieri sera.

                              *

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                                Re:Sio (Simone Albrigi)
                                Risposta #269: Venerdì 27 Ott 2017, 16:26:17
                                Con la conclusione della lunghissima saga della Scatola Misteriosa (un po' in ritardo, lo so) mi è sembrato utile, soprattutto per me stesso, fare un po’ di chiarezza sull'operato di Sio dagli esordi disneyani ai giorni nostri, al fine soprattutto di evidenziare i momentaneamente pochi squilli positivi dell’uomo che potrebbe essere il futuro del settimanale. Ovviamente devo ringraziare ancora una volta Inducks, grazie al quale individuare l’omnia dell'Albrigi è stato assai rapido e... indolore.

                                Un inizio scoppiettante: lo sceneggiatore debutta nel novembre 2015 all'interno dello speciale Topolino incontra Sio come youtuber e fumettista già rodato con Scottecs. Forse il primo punto debole lo riscontriamo proprio qui: egli infatti parte con tante, troppe, responsabilità addosso e le aspettative si rivelano fin dall'inizio decisamente alte, tanto che ancora non è riuscito ad esaudire il suo compito-base, quello cioè di far ridere il lettore. Perciò le prime storie da lui scritte e “disegnate” risultano decisamente fiacche e quasi prive di un filone narrativo che al contrario dovrebbe essere sempre l’elemento principale di un prodotto accettabile. Il suo nonsense inoltre è ancora piuttosto acerbo e le battutine-tipo non appaiono molto convincenti, vedasi per esempio il celeberrimo doppio guaito di Pluto. Gli unici sorrisi arrivano in discreto numero nella paperoniana non mi ricordo come finiva il titolo, nella quale sperimenta con limitato successo un dialogo privo sì di logica, che tuttavia risulta essere complessivamente lineare e omogeneo, confermato dall'esistenza di un fine ultimo conclusivo abbastanza realistico.
                                Suo malgrado però lo stile iniziale richiama molto i toni di un essere “proto-faraciano” per così dire, timido e insicuro, quasi impaurito. Il messaggio dei lavori è tutt'altro che comico, lo potremmo definire anticrisi, e come tale appare di interpretazione troppo raffinata o soggettiva. Manca ancora una chiave di lettura ufficiale, un modo efficace per comunicare veramente a chi legge, e fra parentesi paga, il gusto della risata e della comicità.
                                Su questa falsariga Sio procede per diverso tempo (Paperoga e il pupazzo di neve ubiquo), mischiando indegnamente nonsense a realtà. Il risultato è un piccolo guazzabuglio d’idee che, oltre a scombinare profondamente la più intima personalità dei personaggi, li costringe a obbedire alle trame improbabili imposte e del tutto estranee alla Disney.

                                I Talpuri e la maturazione: intorno a Carnevale dello scorso anno Sio può fregiarsi della sua prima Storia di lunga durata, la quale è per molti (me compreso) una rivelazione.
                                La monetona nella terra dei talpuri nasce come celebrativa ove Paperone appare finalmente caratterizzato al meglio, grazie anche a spunti degni del miglior Vitaliano, e la presenza di una quantità considerevole di citazioni varie contribuisce decisamente al risultato finale. L'Albrigi riesce a rivitalizzare notevolmente persino un personaggio dimenticato come Flintheart Glomgold, ricuperato sì da Artibani nell’Ultima Avventura, ma posizionato sotto una luce totalmente nuova che, malgrado il tono ironico, non perde la sua proverbiale crudeltà. Inoltre, cosa più importante, la comicità dell’autore fa finalmente ridere l’intrattenuto, complici in primis una solida struttura portante e la scoperta del partner ideale in cabina di regia: Stefano Intini. I suoi disegni infatti paiono combaciare con testi/storyboard e riescono pure a trasportarci nella vicenda narrata.

                                Certo, persistono sempre alcune imperfezioni logiche o caratteriali (come fa Daisy a sollevare quel sacco di monete?), ma tutto sommato cominciano a intravedersi delle basi su cui fondare i contenuti e Sio comincia a piacere alla massa. Per limare i dettagli ci sarà tempo.

                                Vecchie spade e nuovi omaggi: il picco di massima espressione della satira di Sio è senza dubbio racchiuso nelle tavole della parodia anomala uscita su Topolino 3179. Topolino e la Spada di Ghiacciolo costituisce una gradevole farsa giocosa già nel titolo, oltre a rappresentare una svolta cruciale nella testata madre. Essa infatti si dimostra in evoluzione continua, già con l’acquisto di Sio mesi prima, capace non solo di far ridere o divertire ma anche e in modo particolare di celebrare sé stessa, conscia di un trascorso memorabile e invidiabile per molti. Analizzando l’ossatura del racconto saltano all'occhio due particolari importanti: la semplicità di stesura di quest’ultima e la presa in giro nel rispetto della tradizione. Il complesso gioco di battute e intreccio diventa più fluido e spontaneo pur tenendo fede alla traccia narrativa-base dell’opera originale, c’è da dire, mai infangata (anzi...).

                                Ovviamente ciò è ancora troppo poco. In fin dei conti gli unici buoni prodotti sfornati dal veronese prendono spunto da fatti realmente accaduti in campo fumettistico e ricalcano molto i toni di gradevoli omaggi da un fedele lettore del Topo nel periodo d’infanzia. Manca ancora un’idea cardine da sviluppare in autonomia e rendere davvero una storia d’autore a tutti gli effetti. Non disperiamo, l’occasione arriverà...

                                Il maestoso calo: dopo un’altra prova moderatamente convincente (Operazione Bluguette, stavolta su soggetto personale) giunge il momento della verità, una resa dei conti circa tono e umorismo utilizzati. La Scatola Misteriosa nel Luogo Misteriosissimo potrebbe voler dire molto per lo sceneggiatore e per noi, potrebbe davvero essere la svolta definitiva allo stile altalenante utilizzato finora.
                                Purtroppo il risultato si dimostra decisamente al di sotto delle aspettative. Il mistero, che dovrebbe aleggiare nell'aria e farsi sentire vignetta dopo vignetta, prende il posto della fabula stessa diventando, appunto, un qualche cosa di bizzarro e inqualificabile e si evince chiaramente come neanche Sio nella stretta finale riesca più a comprenderne il senso. Nemmeno i disegni di Nicolino Picone, autore delle 6 puntate centrali, aiutano il mero contesto; spigolosi come appaiono confondono maggiormente il lettore nell'identificazione dei characters. Il tutto accompagnato da battutine scadenti e scontate che proprio non mi aspettavo a un simile livello raggiunto. Insomma, un vero harakiri.

                                Caratteristiche principali

                                A) Personaggi: fin dalle prime sperimentazione il character modello dell’Albrigi appare palesemente deformato nella sua profonda psiche e personalità. Ciò comporta un’assai evidente alterazione nel comportamento e nelle riflessioni di protagonista e comparse le quali, invece di muoversi di conseguenza alle sue azioni, lo imitano. Il risultato è l’assenza di personaggio principale e contraltare letterario, da sempre indispensabili nel “what” narrativo.
                                Esempio banale è sicuramente Paperoga, non più eterno sciocco/genio incompreso, poiché diventa soggetto prevedibile nella sua stupidità, ruolo mai ricoperto in carriera. Ancora, Donald Duck perde completamente l’aria sbarazzina e pasticciona conferitagli dai vari Taliaferro, Don Rosa, Barks nei decenni passati, formandosi su evidenti principi di superficialità e approssimazione, ingredienti fattibili se solo fossero romanzi formativi. Il genere in questione però dev'essere di matrice comica ed ecco che persino Goofy, la risata fatta persona, diventa l’ombra di sé stesso, riuscendo comunque a surclassare per intelligenza Mickey, la nuova spalla. Solo Elvira Coot si salva nel reboot generale, mostrando involontariamente una parte nascosta della sua personalità in costante evoluzione.

                                B) Sfondi: oltre a contribuire all'ammodernamento sociale delle due metropoli zoo-tecnicamente avanzate per eccellenza (Topolinia e Duckburg) insieme ai vari Mastantuono, Intini e Ziche, Sio ci fornisce nuovi scenari alternativi e completamente opposti. Se il territorio australiano nei Talpuri è di stampo nostalgico e realistico a tratti richiamante la $aga, la scatola misteriosa rappresenta il logico opposto. Nelle loro diversità tuttavia ritroviamo un’importante caratteristica comune: il senso dell’assurdo che nella seconda in particolare è elevato alla massima esasperazione. I particolari, gli aspetti grafici, la natura stessa convergono nel nonsense narrativo dell’intreccio, divenendo sfondo perfetto alla trama di turno. Non c’è che dire. Per quanto semplice possa sembrare la scelta dei “fondali” è quasi sempre azzeccata.

                                C) Umorismo & affini: veniamo infine a quel che dovrebbe essere il centro della poetica dell’autore, col quale però sembra scontrarsi ripetutamente causa obbrobri linguistici o giochi di parole trapassati. Al culmine della sua per ora magra carriera disneyana Sio ha collezionato virtuosismi inediti e raffinati con cui è riuscito a catturare l’attenzione a molti grazie alla loro immediatezza nella comprensione. Dalla Spada di Ghiacciolo la percezione dello scherzo non è più riservata agli intenditori di umorismo paradossale, ma si apre anche al lettore meno colto sotto questo punto di vista per diventare risata. Ne è la riprova il continuo utilizzo di Internet/Papernet utilizzato come arma a doppio taglio, sia strumento d’ilarità che di riflessione profonda. Il trattare argomenti complessi come famiglia e lavoro in modo molto leggero è un’altra caratteristica positiva delle sue sceneggiature, tant'è che proprio da qui prendono spunto molte battutine mirate. Battute che nell'ultimo periodo si fanno via via più sottili e rarefatte, le quali toccheranno il fondo con la lunghissima di Ferragosto.
                                Probabilmente il fattore mancante al salto di qualità è proprio, paradossale a dirsi, la serietà della trama. Sulla di essa si fondano le storielle di quasi tutti i canta - comici attuali, da Faraci al già citato Artibani. Per quest’ultimo in particolare è spesso spontaneo inserire una gag in un momento di tensione, magari al fine di smorzarla o distrarre il lettore da un possibile indizio utile alla risoluzione del “caso”.

                                The Best of: Topolino e la Spada di Ghiacciolo, Zio Paperone e la monetona nella terra dei talpuri
                                The Worst of: La Scatola Misteriosa, Paperoga e il pupazzo di neve ubiquo, Topolino e l’inseguimento a incastro, Super Pippo e il fraintendibile suono vocalico

                                Topolino08
                                « Ultima modifica: Venerdì 27 Ott 2017, 16:28:47 da Topolino08 »

                                 

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