Continuando nella mia rilettura di alcuni classici del Don ho notato alcuni particolari in una storia, che vorrei condividere con voi appassionati.
La storia in questione è "ZP e un fiume di soldi", ovvero il "sequel" dell'isola del cavolo di Barks, entrambe pubblicate su ZP 89.
Dunque, a pagina 51 del suddetto albo, quando la pistola a raggi scivolosi viene azionata all'interno dell'ufficio del deposito, il Don si sbizzarrisce coi piccoli particolari.
Ne ho notati due su tutti.
il primo, niente di che: (13esima tavola, 5a vignetta) quando si rovesciano gli schedari datati anno per anno che riportano gli affari dello ZP, quello recante l'anno 1929 è l'unico che oltre alla data riporta anche numerose parolacce, ottenute mediante i classici simboli #@ ecc. Credo sia da imputare all crollo della borsa di Wall Street, che avvenne proprio in quell'anno e che causò molti danni finanziari, evidentemente anche allo zione, che lo ricorda con particolare rabbia!
il secondo, e qui vi voglio: (vignetta successiva a quella sopra) la scrivania di ZP viene ricacciata a ridosso della parete, trascinandosi dietro alcuni quadri dalle pareti. Se ne notano due in particolari, stesso soggetto, diverse intestazioni: "arcobaleno", "altro arcobaleno".
Ora, che c'azzeccano due archi celesti nell'ufficio di PdP, accanto a dollari, talleri e sterline incorniciate? Pensa che ti ripensa, l'unica cosa che mi è venuta in mente è stato il 5o capitolo della saga, in cui Paperone trae ispirazione dalla brughiera scozzese, con il padre affianco, per pronunciare la fatidica frase: "C'è sempre un altro arcobaleno!", inno al tener duro e rialzarsi quando si cade, senza mai mollare. (Frase che ho sempre apprezzato molto, non a caso fa parte del mio profilo già da tempo).
Possibile che Don Rosa si sia autocitato in anticipo??? Cioè, la storia in questione è di molto precedente alla saga, dunque il Don ha capacità extra sensoriali che gli permettono di vedere i propri lavori futuri? O già aveva in mente la saga capitolo per capitolo? O, ancora, quella stessa frase è in realtà un rimando barksiano che, quindi, Don ha usato due volta a distanza di anni in due storie diverse?
Che dite?