Sugli arcobaleni, scarterei senza pensarci l'ipotesi che siano messi lì a caso. Non convince nemmeno per un istante per varie ragioni: Don Rosa non mette mai niente a caso, stonano tra gli altri quadri che si vedono, sono due e non uno solo (un quadretto con una natura morta, che so, ci poteva stare come dettaglio casuale), e sono forniti di scritte che si collegano tra loro.
Dai vostri post mi stuzzica un'idea: che la frase sull'altro arcobaleno, più che una creazione di Barks, per quanto egli ci abbia fornito vari riferimenti all'iride, come ricordate, sia in realtà una questione cara, anzi, carissima al Don? Tanto cara che ne fa uso sia in una delle prime storie, senza dare molto peso alla faccenda, ma non solo: ricomparirà più tardi in una sequenza cardine della sua opera magna. Ancora l'arcobaleno, e l'altro arcobaleno.
Dopotutto, è verissimo che
non tutte le citazioni di un autore sono dirette ai lettori
o meglio, magari sono destinate anche a loro, perchè le leggono e se le trovano davanti, ma soltanto pochi o pochissimi possono davvero capirle, perchè riguardano affetti e situazioni personali dell'artista. Al che, previa spiegazioni dello stesso, magari potranno, in un secondo tempo, diventare citazioni chiare anche per il lettore.
Un esempio? Sempre rimanendo in tema Don Rosa, il baule che Paperone possiede e che spesso dà il via alle sue rievocazioni della propria vita è tratto proprio dai cari ricordi di famiglia dell'artista. Se il Don non avesse deciso di rivelarcelo, non l'avremmo mai saputo e, forse, avremmo dato un peso minore, o comunque differente, a quel fatidico scrigno.
Quindi, in definitiva, potrebbe essere che l'ideale secondo arcobaleno rappresenti una metafora importante per mister Don Hugo Keno Rosa, e che egli abbia voluto imprimerla alle sue storie proprio per questo motivo? Secondo me, assolutamente sì!