Non mi piace autocitarmi... ma visto che Clinton Coot ha deliberatamente ignorato il mio post provo a ripostarlo per vedere se mi risponde.
Lunedì sera avevo poco tempo, e alla fine ho inviato il messaggio parziale che avevo scritto sapendo che nei giorni seguenti (fino a giovedì sera) non avrei avuto tempo. Niente di personale, te l'assicuro.
Mi deve essere sfuggito un qualche passaggio, ma fa niente. Io direi piuttosto che la ricerca ossessiva di questi dogmi impedisce di apprezzare appieno le storie disney.
Il passaggio che forse ti è sfuggito è la citazione da parte mia di alcuni link di yahoo answer, di cui riparlerò tra qualche riga.
A me questa presenza di "dogmi" piace da morire e mi stimola a trovare tutte le citazioni interne al Canone: ad esmpio ieri sera ne ho trovata una che non conoscevo nel decimo capitolo della Saga. Credo invece che a non godersi pienamente le storie sia chi afferma qualcosa del tipo "Non mi piace Il sogno di una vita perchè è uno stratagemma dei Don Rosa per rimostrare scene già viste" (frase proveniente dal topic del Don, non ricordo chi l'ha scritta).
Che Barks e Don Rosa siano i capisaldi della filologia papera nessuno lo mette in dubbio. Il problema sorge quando la loro (o meglio, la filologia di Don Rosa) è eretta a verità assoluta, pretendendo anche di inglobare l'opera del Maestro per rispondere a stupide esigenze di filologia cronlogica.
Come fai a riconoscere che i due siano "i capisaldi della filologia papera", se poi concedi a chiunque di contraddire le loro affermazioni? Le due posizioni sono evidentemente inconciliabili.
Non capisco però come tui possa ridurre l'intera opera di razionalizzazione operata da Don Rosa come la semplice risposta a "
stupide esigenze di filologia cronologica".
Quindi le storie ambientate nel 2000 sono in realtà manifestazioni oniriche di paperi vivi e vegeti prima del 1967?
Personalmente non ho nessun problema ad ammettere che la quasi totalità di quelle storie siano apocrife.
Tra l'altro, vorrei riprendere pari pari una tua frase: "E proprio perchè i personaggi disney sono personaggi di fantasia, non capisco cosa vi scandalizzi tanto il fatto che qualcuno consieri alcune storie "immaginarie", cioè appartenenti a un differente universo narrativo": tolto l'"immaginarie", la frase si regge benissimo, e rispecchia molto bene anche le basi delle storie Disney.
Ma poi torniamo al solito punto: chi dice che il solo universo valido sia quello di Barks e Don Rosa?
La definizione di "eterno presente" riflette, appunto, la flessibilità concessa dall'immaginazione ai personaggi Disney, immortali e sempre presenti, ma se la si confina solo negli anni Cinquanta, si entra in contraddizione, poichè si perde la nozione di eterno, e rimane un semplice "presente" che ormai è passato. E non dirmi che la contraddizione non la vedi, perchè non ci credo.
Ma infatti niente e nessuno vieta ad un autore, oggi, nel 2009, di scrivere storie ambientate negli anni 50. Questo non è affatto un vincolo.
"Don Rosa suggerisce..." deve restare un suggerimento, ma non è verità assoluta e incontrastabile nell'universo Disney.
L'espressione "eterno presente" l'ho volutamente ripresa modificandone il significato. Ovvio che gli anni Cinquanta sono il "passato" per noi che viviamo nel 2009, ma essendo i paperi personaggi di fantasia, non sappiamo mai in anticipo come finirà una storia dichiaratamente ambientata nel "nostro" passato, come lo sono appunto quelle del Don, quindi ogni "novità" è per te una sorpresa che scopri quando ti viene raccontata, e partecipi alle vicende come se si stessero svolgendo oggi. Con l'espressione "eterno prsente" intendo dire che il tempo è fermo e conseguentemente lo sono l'età e la condizione dei personaggi: come ha detto il Don stesso, nelle sue storie "il trascorrere del tempo a Paperopoli si è fermato intorno al 1955". Dunque questa è una concezione di "eterno presente" alternativa a quella che proponi tu. Certo, prima di conoscere il Don leggevo tranquillamente le storie ambientate nel "nostro" presente, ma la scoperta di Don Rosa è stata una rivelazione. Dal mio punto di vista, osservare concezioni del tempo diverse dalla sua mi procura lo stesso effetto di Dante che guarda la terra dal cielo e ne compiange la piccoleza.
Non vedo quindi una mia presunta contraddizione, ma ne vedo una in te che, pur approvando storie di oggi ambientate negli anni Cinquanta, ritieni che il razionalismo che ne derivi sia solo una curiosità passeggere per qualche storia e non un concetto da elevare a regola per non ricadere inutilmente nell'irrazionalismo (tu stessa hai ammesso che il razionalismo cronologico è disneyano).
Don Rosa suggerisce...: il suggerimento a cui accennavo è quello delle sue storie, non quello delle interviste o delle lettere ai fan: in molte delle sue storie si leggono date, quindi nel suo universo la retrodatazione di alcune storie di Barks è automatica (vedi più avanti).
Lasciami capire.
Insomma, per te quattro domande oziose fatte su Yahoo Answer sulle parentele dei personaggi diseny dimostrano che se i più giovani non leggono Disney è perchè non ci sono abbastanza dogmi ufficiali.
Scusa ma il ragionamento non sta in piedi. In base a che cosa hai dedotto questo? Perchè quelle domande dovrebbero dimostrare ciò che dici? Al massimo dimostrano che c'è una certa curiosità riguardo ad alcuni aspetti non troppo chiari del mondo diseny.
La mancanza di chiarezza è UNO dei tanti elementi che allontanano i giovani da disney, non certo l'unico (carenza qualitative e censure demenziali tra gli altri mnotivi).
Ma veramente credi che l'assenza di indicazioni perfino su argomenti così banali come le parentele dei personaggi principali (ne ho viste di tutti i colori!) non crei una confusione e un disorientameto tra i lettori che, se si protrae a lungo, rischia di allontanarli? Non tutti i lettori occasionali cercano risposte su yahoo answer o altrove, molti rinunciano in partenza e non diventeranno mai dei veri appassionati. E non mi si faccia l'esempio dei fumetti seriali prodotti da un solo autore, quelli con un inizio e una fine: in questo caso infatti l'autore conosce tutti i particolari del suo universo, e può fare delle anticipazioni su ciò che verrà rivelato in seguito; questi indizi stimolano il lettore ad interessarsi alla trama seriale e ai personaggi, lo incitano a metterli insieme per comprendere la situazione dei personaggi, come le tessere di un puzzle. In questo caso sì che la carenza di informazioni su un personaggio è uno stimolo per continuare a leggere. Completamente diverso è il discorso disney, in cui la stragrande maggioranza degli autori non conosce l'origine dei personaggi e inventa spesso e volentieri informazioni a casaccio, anche in contrasto tra di loro: il sentimento che prova il lettore è la confusione, non la suspense.
Ma secondo me questa curiosità non soddisfatta contribuisce al fascino dei personaggi, sono dei loro tratti essenziali, per questo è meglio che non vengono chiariti o se viene fatto non in maniera dogmatica, assoluta e ufficiale.
Cioè, in pratica sostieni che l'ignoranza degli autori sull'origine dei personaggi sia qualcosa di poisitivo che addiritura contribuisce al fascino dei personaggi :
?
...è meglio che non vengano mai chiariti. Come si è permesso questo eretico di scrivere una biogerafia di Paperone? Io la manderei al macero
. Ha anche costruito un albero genealogico dei paperi coerente e credibile: orrore, bisogna impedirne la ristampa, non sia mai che i personaggi perdano il loro fascino
.
Ma sei veramente convinto di quello che scrivi?
Un conto è dire che sei uno stupido, un conto è dire che i concetti espressi in topic sono concezioni balorde, e da fanatici fissati.
Cosa, che credimi, penso siano tutti d'accordo nel giudicare veritiera.
Che la concezione di Don Rosa (coincidente con la mia) sia una concezione balorda è una tua personalissima opinione. Numerosi e autorevoli siti web si rifanno alla timeline del più grande autore dei nostri giorni (anche se ormai in pensione), e se non sbaglio la retrodatazione compare anche nel sito di un utente di questo forum (non ricordo chi), anche se diversamente da me lui inserisce nella continuity anche le storie italiane.
Il punto è questo: chi non la pensa come te non ha automaticamente "concezioni balorde".
Walt Disney non avrebbe mai approvato la morte di Paperino né tantissime delle tue teorie che ti ostini a portare qui su un forum di appassionati disneyani.
Cosa me ne importa di cosa pensasse Walt Disney? Il motivo per cui sono appassionato di disney non sono i suo cortometraggi anni Venti e Trenta, quelli quasi muti e basati solo sulle gag, anche se molto divertenti, ma le storie a fumetti lunghe e avventurose, con personaggi molto più numerosi e caratterialmente definiti. Non mi importa che Disney non avrebbe approvato la morte di Paperino, che tra parentesi non esiste, dato che nessuno l'ha ideata: nella mia mail, di cui aspetto ancora la risposta, chiedevo al Don se ritiene Paperino vivo nel 2009 o no; ho almeno il diritto di scrivere quello che voglio nelle mie mail?
Il fatto che tu sia ignorante della storia del costume del XX secolo non è un ottimo argomento a favore della tua tesi. :
Al massimo significa che la retrodatazione verrà accettata senza problema da chiunque sia ignorante in materia come te.
Ma certo da nessun altro...
Non mi ritengo affatto ignorante della storia del Novecento: so bene chi erano gli hippy, qual era il loro aspetto fisico e quando si sono formati questi movimenti. Il fatto è che nell'introduzione della storia "Il marianaio antico ma non troppo" Alberto Becattini ha scritto nell'introduzione che il Gastone col pizzetto è motivato dal fatto che la storia in questione è l'ultima realizzata da Barks per la collana Walt Disney's Comics ans Stories; per questo non ho pensato agli hippy. E comunque i personaggi cambiano spesso aspetto fisico, vedi il primo Paperone o lo stesso Paperino, a cui alla fine degli anni Quaranta Barks ha accorciato il becco; eppure in una logica continuativa è come se avesse
sempre avuto il becco corto: infatti nelle storie in flashback Paperino è normalmente disegnato con il becco corto.
In "ZP e la regina dei dinghi" il riferimento storico evidente è costituito dalle scene di QQQ con le musiche particolari delle loro radioline, ma ribadisco ciò che ho già scritto: questa è satira universale, può servire a indovinare in che anno è stata scritta la storia, ma non ci dice nulla sulla sua datazione. Tra l'altro, il fatto che i protagonisti siano uomini/animali può portare in casi estremi alla non distinzione tra animali e uomini: in quella storia il coprotagonista può essere tanto un uomo cavernicolo quanto un animale; in entrambi i casi si può sforzare la fantasia, e vedere magari un richiamno letterario a topos come quello della musica che calma gli uomini e ammansisce le fiere, vedi il mito di Orfeo ed Euridice.
Ad ogni modostorie del genere sono talmente limitate, numericamente parlando, da poter essere anche ignorate in ottica continuativa, (Don Rosa stesso ha ignorato alcuni fatti barksiani nella Saga), tanto più che le due storie in questione non sono annoverate tra i capolavori barksiani, e non ricordo siano stati citati dal Don in qualche storia. Quando parlavo di "retrodatare" non mi riferivo a queste due storie: l'esempio che ho fatto è stato "Qualcosa di veramente speciale", scritta nel 1997 ma dichiaratamente ambientata nel 1952. Questa storia è ambientata chiaramente
dopo le storia di Doretta (del 1953), le due storie con Cuordipietra Famedoro (del 1956 e 1959) e le prime due storie di Amelia (1961 e 1962): nella timeline donrosiana queste storie sono dunque ambientate entro e non oltre il 1952. C'è forse qualche riferimento storico in quelle storie che ti impedisca di pensarlo?
Poi è chiaro che se in una storia del 1961 si festegia il centenario della "fondazione" di Paperopoli, allora si accetta il paradoso e si data la "fondazione" nel 1861 senza nessun problema. Nessuno, nemmeno Don Rosa, ha mai pensato di datare
ogni singola storia barksiana: primo perchè il Don accetta la continuity limitata (se in una storia Paperino guadagna molti soldi, non c'è bisogno di spiegare "come li abbia persi"), secondo perchè impossibile, e bisognerebbe scartare innumerevoli storie (tantopiù che il paradosso vale anche per voi, dato che numerose storie sono ambientate in uno stesso giorno, ad esempio il natale, e che questo succedeva già per Barks, che ha scritto
quattro storie ambientate nel Natale 1951). Non attribuiamo all'approccio di Don Rosa intenzioni inesistenti.
Forse ti sfugge, ma la maggior parte delle persone su questo forum e altrove non considera Don Rosa il Dio Creatore.
Quindi che il Dio Don Rosa abbia creato l'ecologia nel 1901 non è un ottimo argomento...
In effetti l'ecologia come scienza fu creata nell'800, ma diventô di moda e cominciô a entrare nella mentalità almeno di alcuni gruppi solo negli anni '60.
L'animalismo del govane Paperone nelle storie di Don Rosa è il piû ridicolo e comunque assolutamente inverosimile degli anacronismi. Nessuno - specie ngli USA - aveva nessun tipo di sensibilità del genere fino agli anni '60 e meno di tutti poteva averlo un prospector. Oltre tutto l'animalismo e l'ecologismo in particolare proprio negli anni '50 erano meno che nulli e - a dirla tutta - non ne aveva alcuno neanche Barks, che vede gli animali come in funzione dell'uomo secondo uno spirito - specie americano - old style.
Ovviamente Rosa commette questo anacronismo per dare allle storie lo spirito gradito ai lettori del XXI secolo. Neppure lui riesce a essere fedele alla collocazione storica, non solo a quella degli anni '50 (il cui spirito imho nelle sue storie non c'è, si capisce bene che il modo di sentire è quello attuale), ma non ci riesce neppure nelle storie della saga o da queste derivate che la coerenza storica la richiederebbero.
Il che rende tutta questa discussione una questione di lana caprina:
le storie di Barks si svolgono nel tempo in cui le scrive perché questa è la sua intenzione (anni '40 -anni '50 - anni '60), mentre quelle di Don Rosa - anche se fingono di svolgersi negli anni '50 al massimo - hanno lo spirito dei tempi attuali, perfino quando dovrebbero svolgersi all'inizio del '900.
Keno ricostruisce bene tutti i dati oggettivi dell'epoca, ma poco o nulla lo spirito, certo anche perché ai lettori non piacerebbe.
Perciò la finzione evidente è quando la storia di oggi pretende di svolgersi nei '50 e non - come vorresti tu - quando si svolge adesso.
E' proprio il contrario!
Allora, innanzitutto Don Rosa non ha creato affatto l'ecologia nel 1901: all'inizio le Giovani Marmotte erano costituite da tre soli membri, tutti bambini: Fulton Pitagorico, Billy e Tommy; mi sembra superfluo sottolineare che i tre rappresentino una percentuale di cittadini americani praticamente pari allo zero per cento. Del resto nelle prime storie di Barks con le GM all'inizio degli anni Cinquanta non si vedono molti membri. L'ecologismo è comunque una caratteristica fondamentale delle Giovani Marmotte, e sostenere che il gruppo sia diventato ecologista solo negli anni Sessanta perchè in quel periodo è cambiata la mentalità americana mi sembra quantomeno campato per aria.
Anche nel tanto citicato animalismo del giovane Paperone non vedo ulla di strano: avendo vissuto per sedici anni (1880-1896) a contatto con la natura, è ovvio che abbia sviluppato una sensibilità particolare. Pensa a cosa dice lui stesso quando costruisce il rifugio, o quando si interroga sul rapporto tra la natura e il progresso: una risposta definitiva non la trova, ma non mi sembra così forzato il ricorso a esileranti gag come il papero che viene minacciato dagli animali ma se ne frega e fruga tra i loro denti
, o che non ha paura degli animali che usa come scaldapiedi
, o il surreale patto "io non mangio loro e loro non mangino me"
. Arricchendosi Paperone cambierà quesa sensibilità, e in "L'ultima slitta per Dawson" afferma sconsolato che un tempo anche lui apprezzava le belleze paesaggistiche, mentre ora ciò che vede è solo potenziale legname.
A parte la questione ambientalismo, mi piacerebbe sapere secondo te in quale capitolo Don Rosa non riuscirebbe a ricostruirre lo spirito degli anni 1877-1947. Quanto alle storie ambientate negli anni Cinquanta, è ovvio che nessuno gli chiede di rappresentare lo spirito e le aspirazioni dell'epoca, dato che quello è il suo "presente". Se nel "passato" ha incontrato Roosevelt, è chiaro che nel "presente" non incontrerà mai Harry Truman o Dwight David Eisenhower, nessuno glielo chiede ed anzi probabilmente non lo gradirei. Nessuno gli chiede di parodiare i quiz televisivi dei primi anni Cinquanta per riproporre lo spirito dell'epoca: non avrebbe senso. Ed è proprio questo il fascino dell'"eterno presente nel passato" di Don Rosa, atttrattivo ma non contemporaneo, non fossilizzato nel passato.
ma a cosa serve un lavoro del genere, quando nemmeno a barks interessava niente (o quasi) della continuity, quando tutti noi (almeno la maggior parte di noi) è vissuta serenamente senza sapere niente o addirittura leggendo più versioni delle stesse cose, spesso inconciliabili e purtuttavia siamo ancora qui ad aspettare storie sempre nuove?
E secondo te il fatto che a Barks la continuity interessasse pochissimo è una ragione per screditare a priori l'opera omnia di Don?
Ma soprattutto perchè dovrei prendere come punto di riferimento un nerd (perchè questo e don rosa) che ha completamente travisato la visione di barks demitizzando una figura come paperone portandola via dalla dimensione indefinita delle leggende per trascinarla a terra tra i comuni mortali? Quando barks gli fa dire che conosce una certa lingua orientale perchè l'ha imparata quando vendeva carte geografiche a marco polo (o altri riermineti lasciati qua e là nelle storie), chiaramente è un'esagerazione, ma gli serve per mantenere il personaggio nei confini del mito, è uno che ne ha viste cose che noi non potremmo neanche immaginare e molte delle cose che ha vissuto ci sono ignote ed è questo il suo fascino. Don rosa tutto questo non l'ha capito o se l'ha capito non gli è interessato nulla e si è premurato solo di soddisfare le sue curiosità personali e ininfluenti ai fini dell'universo barksiano, dedicandosi come un maniaco ai particolari insignificanti ma perdendo completamente di vista il disegno generale
Che Paperone abbia imparato l'antico bengali quando vendeva carte geografiche a Marco Polo (Zp e la città dai tetti d'oro) è chiaramente un'esagerazione, dettata dalla particolare circostanza, dato che Peperino riesce a vendere tutto e lui no; tuttavia quella lingua lui la conosce, quindi in qualche momento deve averla imparata, anche se Don non ci dice quando.
(HO QUASI FINITO I 20.000 CARATTERI: CONTINUA NEL MESSAGGIO SEGUENTE).