Sperando che questo discorso/analisi non sia già stato proposto - non ho letto tutte le 20(!!) pagine di discussione su questo artista -, spezzo una lancia a favore di Perego, autore (imho) spesso sottovvalutato.
Poiche' ci ho passato un po' a raccogliere tutta la documentazione e a fare i confronti, vi propongo una divisione in fasi della sua carriera che ho stilato un po' di tempo fa grazie alle storie che possiedo e, soprattutto, all'archivio del Papersera:
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FASE 0. Non e' una vera e propria fase poiche' in essa inserisco una sola storia, e cioe'
Paperino nel mare di Groenlandia [1952]. In essa, secondo me, il tratto di Perego e' ancora acerbo e si discosta abbastanza da quello "usuale", è più anonimo e non dissimile da quello dei vari redazionali della Mondadori dell'epoca (Vergani, Rubino etc.). Una "storia prototipo" insomma.
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FASE 1. Ovvero la fase anni '50/primi '60: imho il miglior Perego, migliore anche (sicuramente meno "ingessato") rispetto al Carpi degli stessi anni (comunque apprezzabile); e' il Perego dei gialli di Martina con Topolino e Pippo, delle storie con personaggi filmici, dei conflitti familiari fra i paperi. Il Perego di questo periodo si presenta molto espressivo; pur essendo gia' presenti i caratteri che lo renderanno "famigerato" (alcune lievi sproporzioni anatomiche, gli esagerati salti...), e' innegabile la capacità dell'autore di rendere in maniera efficace i vari stati d'animo dei personaggi (pose classiche sono il Paperone irato con le pupille ridotte; il Paperino spesso spaesato, vittima delle situazioni piu' grandi di lui; i nipotini con lo sguardo basso e gli sguardi più consapevoli dei due parenti). Le tavole del Perego anni '50 sono curate, ricche di dettagli sia negli sfondi - di cui Perego era un maestro - sia nei comprimari e presentano una scarsa influenza rispetto ad altri autori del tempo. Cio' che infatti caratterizza fin da quasi subito il tratto di Perego e' la sua originalità, che lo rende discernibile da ogni altro artista Disney e non. Storie-tipo di questo periodo sono
Topolino e la setta di settembre [1955] per i topi,
Paperino e l'uomo delle nevi per i paperi.
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FASE 2. Arrivano gli anni '60, e, proprio come il mondo attorno a lui - fumettistico e non -, Perego si evolve. Ormai il panorama Disney italiano è cambiato; in forza alla Mondadori sono attivi, al massimo della loro carriera, disegnatori quali Carpi, Scarpa, Gatto, Bottaro, Capitanio; Perego, insomma, è ormai visto come "uno dei tanti", e per questo spesso relegato al ruolo di "autore minore". Imho non è vero; certo, il Perego anni '60 non è più quello del decennio trascorso... si nota una lenta "monotonia" del tratto, gli sfondi diventano più semplici, cominciano ad apparire le prime "sproporzioni ricorrenti", ancora lievi, ma in generale il tratto e' ancora piuttosto gradevole e ci regala buone prove come
Zio Paperone e la contessa Vanessa [1963],
Paperino e il colpo grosso al "Piccolo Ranch" [1964],
Zio Paperone e il caldogelone [1967]. Non solo: è anche l'epoca dei famosi "Prologhi" pubblicati nei "Classici Disney", scritti di solito da Dalmasso allo scopo di unire le varie storie presenti nei volumetti, e quasi sempre disegnati da Perego. Non è piu' l'epoca d'oro quindi, ma il disegno di Perego rimane dignitoso.
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FASE 3. Ed ecco che Perego incontra una lenta, ma inesorabile discesa. Gli anni '70 vedono una progressiva banalizzazione da parte del tratto di Perego, ed è di solito il periodo piu' ricordato dai detrattori dell'artista. Il tratto, un tempo spigoloso, grezzo, ma piacevole, perde parte del suo fascino; le espressioni si fanno stanche, le sproporzioni aumentano - vedi i becchi dei paperi, spesso troppo ridotti -, e pur non essendo, a mio parere, *brutto*, appare chiara l'involuzione del tratto dell'autore. Storia-tipo di questo periodo è la ciminiana
Zio Paperone e il pugno di pietra [1972].
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FASE 4. E negli anni '80, il "mito" di Perego cade. Le ultime prove presentano un tratto irriconoscibile, in quanto Perego e' coadiuvato da autori quali i non eccelsi Massimo Dotta, Maria Peirano e l'allora acerbo Roberto Marini. E' qui che la parabola si chiude, Perego risulta ormai "sorpassato" dagli autori suoi contemporanei; gli anni '70 hanno visto lo svilupparsi del tratto di Giorgio Cavazzano, che detterà lo stile della maggior parte degli autori nei decenni successivi - uno stile rotondeggiante e morbido, ben lontano dalla spigolosità di Perego.
Ma il contributo di questo autore alla storia del Disney italiano rimane: nelle storie, nelle copertine, nei redazionali da lui realizzati. E se Giuseppe Perego ha disegnato ininterrottamente, per più di 30 anni, nella redazione della Mondadori, un motivo ben ci sarà
.... e ovviamente tutto questo non è certo verità assoluta bensì un mio parere, una mia "teoria"; chiunque abbia un'opinione diversa dalla mia è naturalmente invitato a discuterne
Infine, per chi definisce Perego "brutto": Lostaffa è brutto; Gatti è brutto; Adriana Cristina è brutta; ma Perego non è brutto, è
personale