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Giuseppe Perego

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Zangief
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PolliceSu   (3)
    Re: Giuseppe Perego
    Risposta #285: Martedì 19 Apr 2011, 18:28:04
    [size=14]Come titolo della storia, visto il disegno, ci starebbe meglio "Paperino e il gay pride".[/size]

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    dr zantaf
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      Re: Giuseppe Perego
      Risposta #286: Venerdì 19 Ago 2011, 10:55:49
      Ha preso il tratto da Pete Alvarado, come molti altri disegnatori della Disney Italia ha cominciato con l'imitazione di disegnatori americani. Solo che non ha voluto o non ha potuto discostarsi da quel modello anni '60. Dei suoi disegni soprattutto non mi piacciono i becchi, troppo piccoli e poco espressivi, particolare che rende le "facce" dei paperi piuttosto antipatiche. I becchi dei paperi possono essere una risorsa formidabile per un disegnatore, sono come bocche macroscopiche, e l'elemento più espressivo di un volto è la bocca, ancor più degli occhi. Infatti i paperi disneyani sono, in generale, sempre più espressivi sia dei topi, sia dei cani antropomorfi. Per come la vedo io il più evidente limite di Perego, nel disegnare i paperi, è che non sfrutta questa potenzialità del becco. Lo si nota soprattutto nei nipotini, in cui il becco spalancato a volte appariva simile a un disumanizzante "otto". Non sempre: segno che a volte il Nostro si impegnava di più con risultati migliori.
      Poi c'è il discorso delle proporzioni: l'infantilismo corporeo dei paperi viene messo in risalto clamoroso dalla presenza di personaggi di contorno con testa piccola e fianchi obesi, e questo a volte decontestualizza troppo la famiglia dei pennuti dall'ambientazione circostante.
      Insomma sono uno di quelli che ad esempio in un negozio di fumetti usati piglia un vecchio Topolino e vede in apertura una bella storia di qualche top-ten, poi vede che in fondo c'è una storia di Perego e dice "mannaggia", e posa il giornalino.
      Detto ciò, non capisco questo scandalismo di alcuni che gridano orrore orrore. Tanto per cominciare da bambino mi andava bene anche Perego, non ero schizzinoso, e spero che non lo siano i bambini di oggi. Anzi ricordo ad esempio che il Ciccio di Perego era per me una figura rassicurante nella sua semplicità.
      Poi mi pare che questo autore sia né più né meno al livello di alcuni disegnatori di storie minori pubblicate all'epoca su Topolino, anzi anche meglio.
      Infine direi che, in un'epoca infarcita di brutture come i Simpson e i Griffin, di fumetti dal tratto pesante e grossolano, di colorazioni disgustosamente insipide e standardizzate, Perego sia già a un livello superiore della media.
      In questa copertina ad esempio è sì infantile, ed è vero che il nipotino è fatto in modo poco professionale, ma Paperino è più che dignitoso, la postura è buona e l'insieme è espressivo e gioioso.
      http://coa.inducks.org/hr.php?normalsize=1&image=http://outducks.org/webusers/webusers/2007/02/it_at_0183a_001.jpg
      « Ultima modifica: Venerdì 19 Ago 2011, 13:06:32 da nickelino »

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      comicslover97
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        Re: Giuseppe Perego
        Risposta #287: Lunedì 29 Apr 2013, 22:09:23
        Sperando che questo discorso/analisi non sia già stato proposto - non ho letto tutte le 20(!!) pagine di discussione su questo artista -, spezzo una lancia a favore di Perego, autore (imho) spesso sottovvalutato.
        Poiche' ci ho passato un po' a raccogliere tutta la documentazione e a fare i confronti, vi propongo una divisione in fasi della sua carriera che ho stilato un po' di tempo fa grazie alle storie che possiedo e, soprattutto, all'archivio del Papersera:
        - FASE 0. Non e' una vera e propria fase poiche' in essa inserisco una sola storia, e cioe' Paperino nel mare di Groenlandia [1952]. In essa, secondo me, il tratto di Perego e' ancora acerbo e si discosta abbastanza da quello "usuale", è più anonimo e non dissimile da quello dei vari redazionali della Mondadori dell'epoca (Vergani, Rubino etc.). Una "storia prototipo" insomma.
        - FASE 1. Ovvero la fase anni '50/primi '60: imho il miglior Perego, migliore anche (sicuramente meno "ingessato") rispetto al Carpi degli stessi anni (comunque apprezzabile); e' il Perego dei gialli di Martina con Topolino e Pippo, delle storie con personaggi filmici, dei conflitti familiari fra i paperi. Il Perego di questo periodo si presenta molto espressivo; pur essendo gia' presenti i caratteri che lo renderanno "famigerato" (alcune lievi sproporzioni anatomiche, gli esagerati salti...), e' innegabile la capacità dell'autore di rendere in maniera efficace i vari stati d'animo dei personaggi (pose classiche sono il Paperone irato con le pupille ridotte; il Paperino spesso spaesato, vittima delle situazioni piu' grandi di lui; i nipotini con lo sguardo basso e gli sguardi più consapevoli dei due parenti). Le tavole del Perego anni '50 sono curate, ricche di dettagli sia negli sfondi - di cui Perego era un maestro - sia nei comprimari e presentano una scarsa influenza rispetto ad altri autori del tempo. Cio' che infatti caratterizza fin da quasi subito il tratto di Perego e' la sua originalità, che lo rende discernibile da ogni altro artista Disney e non. Storie-tipo di questo periodo sono Topolino e la setta di settembre [1955] per i topi, Paperino e l'uomo delle nevi per i paperi.
        - FASE 2. Arrivano gli anni '60, e, proprio come il mondo attorno a lui - fumettistico e non -, Perego si evolve. Ormai il panorama Disney italiano è cambiato; in forza alla Mondadori sono attivi, al massimo della loro carriera, disegnatori quali Carpi, Scarpa, Gatto, Bottaro, Capitanio; Perego, insomma, è ormai visto come "uno dei tanti", e per questo spesso relegato al ruolo di "autore minore". Imho non è vero; certo, il Perego anni '60 non è più quello del decennio trascorso... si nota una lenta "monotonia" del tratto, gli sfondi diventano più semplici, cominciano ad apparire le prime "sproporzioni ricorrenti", ancora lievi, ma in generale il tratto e' ancora piuttosto gradevole e ci regala buone prove come Zio Paperone e la contessa Vanessa [1963], Paperino e il colpo grosso al "Piccolo Ranch" [1964], Zio Paperone e il caldogelone [1967]. Non solo: è anche l'epoca dei famosi "Prologhi" pubblicati nei "Classici Disney", scritti di solito da Dalmasso allo scopo di unire le varie storie presenti nei volumetti, e quasi sempre disegnati da Perego. Non è piu' l'epoca d'oro quindi, ma il disegno di Perego rimane dignitoso.
        - FASE 3. Ed ecco che Perego incontra una lenta, ma inesorabile discesa. Gli anni '70 vedono una progressiva banalizzazione da parte del tratto di Perego, ed è di solito il periodo piu' ricordato dai detrattori dell'artista. Il tratto, un tempo spigoloso, grezzo, ma piacevole, perde parte del suo fascino; le espressioni si fanno stanche, le sproporzioni aumentano - vedi i becchi dei paperi, spesso troppo ridotti -, e pur non essendo, a mio parere, *brutto*, appare chiara l'involuzione del tratto dell'autore. Storia-tipo di questo periodo è la ciminiana Zio Paperone e il pugno di pietra [1972].
        - FASE 4. E negli anni '80, il "mito" di Perego cade. Le ultime prove presentano un tratto irriconoscibile, in quanto Perego e' coadiuvato da autori quali i non eccelsi Massimo Dotta, Maria Peirano e l'allora acerbo Roberto Marini. E' qui che la parabola si chiude, Perego risulta ormai "sorpassato" dagli autori suoi contemporanei; gli anni '70 hanno visto lo svilupparsi del tratto di Giorgio Cavazzano, che detterà lo stile della maggior parte degli autori nei decenni successivi - uno stile rotondeggiante e morbido, ben lontano dalla spigolosità di Perego.
        Ma il contributo di questo autore alla storia del Disney italiano rimane: nelle storie, nelle copertine, nei redazionali da lui realizzati. E se Giuseppe Perego ha disegnato ininterrottamente, per più di 30 anni, nella redazione della Mondadori, un motivo ben ci sarà :)
        .... e ovviamente tutto questo non è certo verità assoluta bensì un mio parere, una mia "teoria"; chiunque abbia un'opinione diversa dalla mia è naturalmente invitato a discuterne ;)
        Infine, per chi definisce Perego "brutto": Lostaffa è brutto; Gatti è brutto; Adriana Cristina è brutta; ma Perego non è brutto, è personale :P

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        MarioCX
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          Re: Giuseppe Perego
          Risposta #288: Martedì 30 Apr 2013, 00:15:05
          Sperando che questo discorso/analisi non sia già stato proposto - non ho letto tutte le 20(!!) pagine di discussione su questo artista -, spezzo una lancia a favore di Perego, autore (imho) spesso sottovvalutato.

          Con me, sfondi una porta aperta.


          [...omissis]

          - FASE 3. Ed ecco che Perego incontra una lenta, ma inesorabile discesa. Gli anni '70 vedono una progressiva banalizzazione da parte del tratto di Perego, ed è di solito il periodo piu' ricordato dai detrattori dell'artista. Il tratto, un tempo spigoloso, grezzo, ma piacevole, perde parte del suo fascino; le espressioni si fanno stanche, le sproporzioni aumentano - vedi i becchi dei paperi, spesso troppo ridotti -, e pur non essendo, a mio parere, *brutto*, appare chiara l'involuzione del tratto dell'autore. Storia-tipo di questo periodo è la ciminiana Zio Paperone e il pugno di pietra [1972].

          Adoro "Zio Paperone e il pugno di pietra"


          .... e ovviamente tutto questo non è certo verità assoluta bensì un mio parere, una mia "teoria"; chiunque abbia un'opinione diversa dalla mia è naturalmente invitato a discuterne ;)

          La penso come te.

          Però non sono d'accordo a delegare sempre mister De Gustibus come arbitro.
          Se si relativizza sempre tutto e lo si riconduce, per astrazione, ad una mera questione di "gusti personali" allora la discussione è già finita in quanto sarà sempre affermabile tutto e il contrario di tutto.

          In realtà non è così.
          Ci sono caratteri oggettivi che distinguono un opera di valore da una trascurabile e dai quali non si può avere la presunzione di prescindere.

          Le proporzioni e i paesaggi deliranti del Giancarlo Gatti dei '70 sono oggettivamente sbagliati e se insisto ad affermare il contrario significa che non ho mai contemplato un disegno convincente, significa che non conosco Scarpa, Cavazzano o Carpi.
          Quindi il problema è il mio ed è un problema culturale.
          Lo stesso che mi porterebbe a preferire I Cugini Di Campagna ai Beatles oppure Carolina Invernizio a Gothe.

          Infine, per chi definisce Perego "brutto": Lostaffa è brutto; Gatti è brutto; Adriana Cristina è brutta; ma Perego non è brutto, è personale :P

          Sono d'accordo.
          E dici questo perchè conosci bene Scarpa, Carpi, Cavazzano e Massimo De Vita.
          Questa cultura ti permettere di esprimere questo giudizio.

          Poi tra espressioni artistiche di buona valenza possono intervenire, e qui sono d'accordo, le corde della percezione che, per ognuno di noi, risuonano a stimoli diversi.

          In una conversazione, relativizzare è comunemente ben accetto e "simpatico", perchè in ci pone apparentemente su un piano di modestia e rispetto verso i nostri interlocutori i quali pensano anch'essi nello stesso modo.
          Quale modo? Quello che è uso pensare comunemente e che è un prodotto (o un cascame se preferite) del Romanticismo ottocentesco il quale nega la possibilità di conoscere la realtà.
          Da cui i vari "...non pretendo che sia la verità assoluta..." sempre baciati dal consenso.

          Laddove il lume di Voltaire era spinta ideale Forte di una classe rivoluzionaria, ovvero la borghesia del '700, Shopenhauer il secolo seguente è il mesto e Debole ideologo della stessa classe dominante ormai decadente e che ha esaurito il suo ruolo pregressivo nella Storia.

          In estrema sintesi un esempio banale e chiarificatore: non mi piacciono i Pink Floyd, ma non mi sogno di affermare che non siano dei grandi. Semplicemente la mia sensibilità è un'altra, le mie corde entrano in risonanza con altre cose.
          Non mi piacciono i Cugini Di Campagna e credo proprio di poter dire che abbiano prodotto della robaccia.
          Spero di essermi fatto capire senza fraintendimanti e senza urto per nessuno.
          « Ultima modifica: Martedì 30 Apr 2013, 00:24:57 da MarioCX »
          ...ho la febbre, ma ti porto fuori a bere...

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          comicslover97
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            Re: Giuseppe Perego
            Risposta #289: Martedì 30 Apr 2013, 15:18:39
            Citazione
            Però non sono d'accordo a delegare sempre mister De Gustibus come arbitro.
            Se si relativizza sempre tutto e lo si riconduce, per astrazione, ad una mera questione di "gusti personali" allora la discussione è già finita in quanto sarà sempre affermabile tutto e il contrario di tutto.[...]

            Certo, e concordo con te; infatti non ho mai messo in dubbio le capacità e qualità "tecniche" dell'autore, per me innegabili (basta guardare una qualunque delle tavole di Perego: messi da parte i gusti personali, non si può non osservare una professionalità nella realizzazione, negli sfondi e nei tratti dei personaggi), bensì il mio giudizio personale, che, proprio in quanto tale, varia da persona a persona.
            Io e te (e chiunque altro a cui piaccia Perego), conoscendo gli autori del periodo in questione e avendo una visione d'insieme del panorama fumettistico di quei decenni, possiamo apprezzare il tratto di Perego e ritenerlo innegabilmente gradevole; ma (ad esempio) un lettore abituato agli anni '90 e oltre e quindi al tratto rotondeggiante, morbido, pulito, apparentemente "perfetto" di Cavazzano e dei suoi epigoni, può invece ritenerlo, con altrettanta convinzione, brutto. Ed è questo che intendevo per "gusto personale"; certo che dire che Perego non abbia avuto capacità tecniche e artistiche è una grande baggianata, e basta osservare una sua tavola per vederlo, ma i gusti personali, *se motivati*, non si discutono.
            E questo discorso si può applicare all'infinito... a me *non* piacciono gli autori danesi che, per indicazione redazionale, riproducono pedissequamente il tratto di Barks (e non intendo Vicar o Branca, che pur ispirandovisi hanno un tratto abbastanza personale, bensì quella miriade di disegnatori *indistinguibili* l'uno dall'altro che popolavano le pagine del "Mega almanacco"), ma non posso non ammettere che il loro livello tecnico e artistico è molto alto.
            Quindi è ovvio che le capacità oggettive dei disegnatori non possano essere messe in discussione, ma è anche vero che i gusti personali, se supportati da una buona motivazione, sono vari e tutti potenzialmente esprimibili. Quindi sì a "Perego non mi piace perché mi danno fastidio i suoi becchi piccoli", no a "Perego non mi piace perché disegna male".
            IMHO. ;)

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            Eruyomè
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              Re: Giuseppe Perego
              Risposta #290: Martedì 30 Apr 2013, 15:38:37
              Comicslover97, due post eccellenti! Anch'io mi metto tra i, credo pochi, estimatori di Perego.
              Anche da piccola, riconoscevo subito questo tratto strano, diverso dalla norma, che mi lasciava forse anche un pò perplessa per certe espressioni svagate e attonite (vedi beccucci spalancati ;D)...
              Però devo dire che non l'ho mai considerato, neanche allora, veramente "brutto".
              Poi l'ho sempre più rivalutato, contestualizzandolo un pò meglio, con gli anni. Anche se ammetto di non essere proprio un'esperta. E ora gli riconosco davvero come minimo un coraggio e una coerenza notevole, nell'esser rimasto sè stesso nell'aver mantenuto stoicamente, pur con quella sorta di involuzione verso la fine, il suo personalissimo stile, integro e originale, come accennavi anche tu molto bene.
              Ho leggiucchiato qua e là le paginate precedenti, e avevo letto un intervento in cui se non sbaglio qualcuno parlava di alcune tavole, forse di alcune espressioni di Paperino in particolare, defindendole quasi "commoventi". E, in un certo qual modo, son d'accordo.
              Hanno qualcosa che affascina, in una maniera tutta particolare; certo non lasciano indifferenti.
              «Éala éarendel engla beorhtast
               ofer middangeard monnum sended.  Aiya Eärendil Elenion Ancalima!»

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                Re: Giuseppe Perego
                Risposta #291: Martedì 30 Apr 2013, 18:27:05
                Io invece ho sempre guardato con "diffidenza" il tratto di Perego... come quello di Pier Lorenzo De Vita, non mi sembrava brutto, ma... poco disneyano.
                Quei disegni spigolosi, dalle proporzioni libere e a volte tendenti al deformante, quelle strane espressioni dei volti... abituato alle rotondità degli autori coevi (Carpi, Scarpa, Bottaro), questo tratto alquanto atipico mi ha sempre lasciato alquanto freddo.
                Oggi ho parzialmente rivalutato di tratto di Perego, anche se sinceramente non riesco a capire come mai negli anni 60 la redazione decise di puntare molto su di lui, affidandogli la stragrande maggioranza delle copertine dei vari albi (Topolino, Albi della Rosa, Classici prima serie) e i Prologhi dei Classici, anziché preferire artisti sicuramente (a mio parere) molto più dotati come un Bottaro, un Carpi o un Marco Rota (che dalla seconda metà degli anni '70 prenderà effettivamente il suo posto come copertinista di spicco). Non dimentichiamo che Perego nella sua carriera ha disegnato copertine oggettivamente BRUTTE (chi ricorda quella con Paperone-Babbo Natale enorme coi tacchi a spillo che porta nel sacco Topolino & Co. dalle proporzioni praticamente inventate?) e quindi c'è da chiedersi se, al di là del gradimento del lettore che è un fattore oggettivo e personale, se davvero all'epoca non sia stata una scelta sbagliata puntare così tanto su questo autore.
                Questo, almeno, a mio parere.

                "Se mettessimo in fila tutti i bulloni prodotti negli USA dal 1937 ad oggi, otterremmo una fila di bulloni molto ma molto lunga." (Enigmi Paperi)

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                  Re: Giuseppe Perego
                  Risposta #292: Martedì 30 Apr 2013, 20:12:54
                  Beh, Perego aveva un pregio che i "maestri" citati da Testaquadramento non avevano: era veloce

                  All'epoca la redazione aveva un bisogno disperato di storie da pubblicare, di copertine di illustrazioni e Perego (che era un redattore, quindi un "prezzemolino", mentre Scarpa e gli altri erano collaboratori esterni) era sempre a portata di mano ed era veloce nel realizzare ciò che gli chiedevano.

                  Ecco perchè c'è così tanto materiale prodotto da lui.
                  La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessasse =^___^=)

                  *

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                    Re: Giuseppe Perego
                    Risposta #293: Martedì 30 Apr 2013, 20:22:53
                    Beh, Perego aveva un pregio che i "maestri" citati da Testaquadramento non avevano: era veloce

                    All'epoca la redazione aveva un bisogno disperato di storie da pubblicare, di copertine di illustrazioni e Perego (che era un redattore, quindi un "prezzemolino", mentre Scarpa e gli altri erano collaboratori esterni) era sempre a portata di mano ed era veloce nel realizzare ciò che gli chiedevano.

                    Ecco perchè c'è così tanto materiale prodotto da lui.

                    Questo, penso, deve aver influito comunque anche sul suo stile: per quanto possa essere personale, e concordo che non debba essere paragonato ad altri disegnatori che, effettivamente, avevano un tratto sgradevole, la mole di materiale che doveva produrre probabilmente deve aver precluso una cura maggiore dei disegni. Ma è una semplice opinione personale.

                    Ciao Rodolfo, e grazie di tutto.

                    *

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                      Re: Giuseppe Perego
                      Risposta #294: Martedì 30 Apr 2013, 20:37:37

                      Questo, penso, deve aver influito comunque anche sul suo stile: per quanto possa essere personale, e concordo che non debba essere paragonato ad altri disegnatori che, effettivamente, avevano un tratto sgradevole, la mole di materiale che doveva produrre probabilmente deve aver precluso una cura maggiore dei disegni. Ma è una semplice opinione personale.

                      Sono d'accordo, ma solo in parte; in quanto dopo Perego il copertinista e disegnatore di redazione principale divenne Marco Rota, che non fu da meno in quanto a produzione di copertine e illustrazioni, eppure i suoi disegni risultano enormemente più curati e gradevoli alla vista rispetto a quelli di Perego (ma non c'è proprio paragone! :P)
                      Detto questo, concordo comunque con l'idea di Fa.Gian., mi sembra la motivazione più plausibile.

                      "Se mettessimo in fila tutti i bulloni prodotti negli USA dal 1937 ad oggi, otterremmo una fila di bulloni molto ma molto lunga." (Enigmi Paperi)

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                        Re: Giuseppe Perego
                        Risposta #295: Martedì 30 Apr 2013, 20:54:45
                        Va beh, non è un segreto che Rota è il mio maestro Disney preferito, ovvio che il periodo curato da lui sia per me l'apice della disneyanità in Italia (non per nulla Don Rosa ha detto che se dovesse scrivere una sceneggiatura, accetterebbe di farla disegnare solo a Rota stesso, non potendo più farlo lui).

                        Ma negli anni '50/'60, la redazione di Topolino faceva lavorare chi aveva a disposizione, ovvio che andasse per tentativi, finchè non sono usciti artisti che incontravano il favore sia del pubblico che della redazione, ma c'è voluto del tempo.

                        I "maestri" si sono anche dovuti formare, Bioletto ad esempio era solo "prestato" alla Disney, ma la sua produzione era eclettica e non era obbligato a essere codificato, quando un codice e un canone non esistevano.
                        La mia gallery su Deviant Art (casomai a qualcuno interessasse =^___^=)

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                          Re: Giuseppe Perego
                          Risposta #296: Mercoledì 1 Mag 2013, 16:50:36
                          Diciamo che Perego, proprio in quanto redazionale, per tutti gli anni '60 fu incaricato di svolgere un po' tutti i lavori "sporchi", ovvero tutto ciò che riempiva il giornalino oltre alle storie: copertine, illustrazioni dei redazionali, dei giochi e chi più ne ha più ne metta. In pratica svolse lo stesso lavoro che svolgeva Vergani negli anni '50 e che svolgerà Rota nei '70 e gli '80.
                          Può darsi che lo sbalzo qualitativo (non necessariamente in negativo, ma si nota proprio una minore precisione, un minore dettaglio nel disegno) tra gli anni '50 e i '60 da parte di Perego fosse dovuto proprio all'enorme mole di lavoro che gli toccava svolgere.
                          Il fatto che Rota (autore che mi piace, ma secondo me un po' sopravvalutato) sia riuscito a mantenere sempre una qualità del disegno costante nel tempo indica che evidentemente, i due autori, pur dovendo svolgere i compiti redazionali con la stessa velocità, per arrivare a dare il meglio di loro stessi avevano bisogno di tempi differenti.

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                            Re: Giuseppe Perego
                            Risposta #297: Mercoledì 1 Mag 2013, 20:38:33

                            Sul tratto di Perego peggiorato nei '60 perché impegnato su più fronti (oltre alle storie anche pubblicità, prologhi, copertine...) non sono d'accordo: nel decennio precedente ('50) disegnava quasi sempre i paperi come Polifemi, con un occhio solo, pur non stando di profilo e quasi neanche di 3/4; inoltre il viso e gli occhi di Paperone erano completamente diversi da quelli di Paperino, come fossero due paperi di specie diversa.

                            Personalmente il tratto di Perego non mi piaceva perché lo ritrovavo sempre tra una storia di Scarpa o Cavazzano e una di Carpi o De Vita all'interno dei Classici: lo stacco era troppo evidente, ancor più quando le tavole di raccordo non cambiavano ambientazioni ma proseguivano la storia precedente come fosse una continuazione.
                            Quando Rota subentrò a Perego anche per i prologhi e le tavole di raccordo, lo stacco fu decisamente meno evidente, in linea con i disegni delle storie raccolte.
                            « Ultima modifica: Mercoledì 1 Mag 2013, 22:44:23 da leo_63 »

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                              Re: Giuseppe Perego
                              Risposta #298: Mercoledì 1 Mag 2013, 21:50:20
                              Citazione
                              Sul tratto di Perego peggiorato nei '60 perché impegnato su più fronti (oltre alle storie anche pubblicità, prologhi, copertine...) non sono d'accordo: nel decennio precedente ('50) disegnava quasi sempre i paperi come Polifemi, con un occhio solo, pur non stando di profilo e quasi neanche a 3/4; inoltre il viso e gli occhi di Paperone era completamente diverso da quello di Paperino, come fossero due paperi di specie diversa.
                              Ma infatti la caratteristica dei paperi con un occhio solo (che poi sparisce negli anni '60) non è una imprecisione e un refuso dovuto alla fretta: è proprio un suo marchio di fabbrica, una rappresentazione che troviamo in tutte le storie anni '50 di Perego! Che possa piacere o meno è un altro discorso, ma essendo presente nelle sue storie per un intero decennio, propendo a pensare che sia più una scelta stilistica che un refuso.

                              Citazione
                              Personalmente il tratto di Perego non mi piaceva perché lo ritrovavo sempre tra una storia di Scarpa o Cavazzano e una di Carpi o De Vita all'interno dei Classici: lo stacco era troppo evidente, ancor più quando le tavole di raccordo non cambiavano ambientazioni ma proseguivano la storia precedente come fosse una continuazione.
                              Anche qui siamo nel "de gustibus"; comunque personalmente ho sempre ritenuto discutibile l'intera scelta di legare storie dei Classici con tavole di raccordo chiaramente separate dalle avventure che "univano"... cioè è curioso e simpatico vedere oggi i salti mortali che faceva il povero Dalmasso per "linkare" storie completamente scollegate fra loro, ma io da lettore "semplice" dell'epoca avrei direttamente saltato i prologhi e letto le storie :P ma questo è un altro discorso.
                              Per me, sfogliando i Classici anni '70, è molto curioso trovare una storia più "antica" di Perego seguita dalle tavole di raccordo da lui stesso disegnate anni dopo; ad esempio in "Paperino Cocktail" (n.27), possiamo direttamente confrontare il Perego del 1968 con quello di Paperino e la scuola modello [1954], e in effetti c'è una differenza abissale (anche nella resa della tavola).

                              Citazione
                              Quando Rota subentrò a Perego anche per i prologhi e le tavole di raccordo, lo stacco fu decisamente meno evidente, in linea con i disegni delle storie raccolte.
                              Qui solo una precisazione: se ho fatto la ricerca bene, Rota non subentrò mai a Perego nel realizzare le tavole di raccordo, ma le disegnò solo per un numero (il 58 prima serie). L'unico che "subentrò" a Perego nei prologhi, ad un certo punto, fu Gatti... ma dubito ti riferissi a lui :P Poi, nei primi anni '80, i prologhi sparirono definitivamente.

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                                Re: Giuseppe Perego
                                Risposta #299: Mercoledì 1 Mag 2013, 22:40:57

                                Qui solo una precisazione: se ho fatto la ricerca bene, Rota non subentrò mai a Perego nel realizzare le tavole di raccordo, ma le disegnò solo per un numero (il 58 prima serie). L'unico che "subentrò" a Perego nei prologhi, ad un certo punto, fu Gatti... ma dubito ti riferissi a lui :P Poi, nei primi anni '80, i prologhi sparirono definitivamente.
                                Hai ragione: le tavole di raccordo di Rota in "Paperone il Magnifico" (1974) mi sembrava fossero l'inizio di un suo periodo di collaborazione con i Classici mentre l'episodio rimane unico.
                                Perego continuerà a farle fino al 1980 alternandosi dal '78 con Gatti che nell'ultimo anno le curerà consecutivamente fino al Classico "Paperi al Mare" dell'agosto '81, ultimo albo originale con prologhi.


                                Ma infatti la caratteristica dei paperi con un occhio solo (che poi sparisce negli anni '60) non è una imprecisione e un refuso dovuto alla fretta: è proprio un suo marchio di fabbrica, una rappresentazione che troviamo in tutte le storie anni '50 di Perego! Che possa piacere o meno è un altro discorso, ma essendo presente nelle sue storie per un intero decennio, propendo a pensare che sia più una scelta stilistica che un refuso.

                                Infatti non la intendevo come refuso o imprecisione: era un sua scelta stilistica che non ho mai apprezzato.
                                « Ultima modifica: Mercoledì 1 Mag 2013, 22:47:54 da leo_63 »

                                 

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