Lo spartiacque precisamente rilevato da Cornelius a proposito delle tavole di collegamento sui Classici – piacevoli ‘classici’ a loro volta sempre riemergenti in questi topic - ci fa anche notare che Perego, assieme a P.L. De Vita, apparteneva ad una generazione precedente tra gli altri Gatti e Rota ed erano anche più anziani di altri ‘più vecchi’ (Bottaro, Scarpa). Infatti nelle loro tavole troviamo cose come quelle vecchie stufe coi calzini appesi ad asciugare e quegli omaccioni panzoni con bretelle col buon sapore nostrano delle cose di una volta proprio perché già fuori tempo negli anni sessanta-settanta. Ed i loro disegni scompaiono quasi assieme con il nuovo decennio degli anni ottanta. Se guardiamo le copertine degli Albi di Topolino che improvvisamente passano da Perego a Rota (col numero 1075 del giugno 1975) è evidente proprio il momento preciso in cui Perego passa quasi il testimone da una generazione all’altra. Non era probabilmente più considerato adatto alle copertine mentre rimane un po' di più nei prologhi prima di passarli a Gatti come rileva Cornelius. Naturalmente non si tratta solo di una questione di età anagrafica – si potrebbe discorrere all’infinito e infruttuosamente sull’età in cui un autore raggiunge il suo stile migliore - tuttavia la circostanza mi è parsa degna di essere rilevata.
Una cosa è certa : il disegno di Perego non è eccelso, lo si vede subito stranamente sformato e quasi stanco, appannato accanto agli autori più apprezzati. Scarto subito la sua paurosa versione anni 50 (come già notato: personaggi sproporzionati, monocoli, nipotini grandi quanto gli zii e chi più ne ha più ne metta) che tuttavia non stupisce in quanto tutti gli autori più grandi (es. Scarpa) o più piccoli (es. Capitanio) hanno perfezionato completamente il tratto solo a partire dalla seconda metà degli anni sessanta. Quando riprende nelle tavole di collegamento personaggi e ambienti dei migliori autori il passaggio è brutale ed il paragone del tutto impari – forse anche per questa circostanza il suo stile è destinato ad alimentare infiniti confronti e discussioni nei secoli. Eppure questo stile così blando è stato magari l’ideale per accostare stili di autori migliori a volte così diversi tra loro come richiesto dai Classici coi prologhi. Ed in qualche modo è espressivo, io continuo a vedere adatti quegli sguardi vitrei e quei becchi attoniti nelle storie in cui si esplorano i misteri inquietanti dell’animo (Zio Paperone e il globo avverso, Zio Paperone e lo sviluppo paperografico, gli innumerevoli intermezzi dei Classici che ricorrono all’espediente del sogno). E che passione riuscire a rilevare le situazioni in cui il becchetto aperto di qualche nipotino visto di fronte all’interno rivela un cerchio perfetto.
Il disegno di Lostaffa in alcuni momenti è felice, in altri rivela davvero sproporzioni un po’ brutte; tuttavia va il mio più grande rispetto a lui come ad Adriana Cristina per i tanti anni di appassionato lavoro. Per non parlare del loro ruolo con Gatti nell’accoglimento ed intrattenimento delle scolaresche nella nuova sede della Mondadori.
Mi piacerebbe aprire un topic in cui elenco, passando in rassegna i Topolini, tutte le classi che si sono succedute per vedere se c’e’ qualcuno che era presente ed è qui ora, rimasto appassionato. Sarebbe anche un bell’omaggio a loro come agli altri autori che hanno spesso partecipato (per esempio Marco Rota). Molti bei ricordi potrebbero riemergere.
Il disegno di Gatti non mi sembra certo brutto ma anzi bello, più bello e proporzionato certamente di quello di Perego : tuttavia al contrario di questo è inespressivo e quindi si ricorda meno favorevolmente. I suoi occhi sono brillanti, attenti, proprio all’opposto di Perego, mi sembrano davvero due autori giustapposti.
Doveroso aggiungere che, guardando i suoi disegni con gli occhi dell’affetto e della gratitudine, naturalmente non possiamo che ringraziare anche Gatti per averci fatto crescere ‘pro quota sua’ con le sue piacevoli vignette.