Quando stavo per iniziare a leggere i commenti su Casty, mi ero fatto l’idea che avrei trovato solo opinioni positive sull’autore, che ritenevo entrato ormai nelle grazie di tutti senza riserve di sorta. Solo dopo mi sono accorto che, con tale convinzione, semplicemente stavo insultando i paperseristi, i quali da sempre mi hanno dimostrato di avere una coscienza critica nei confronti di tutti gli autori, anche dei più venerati.
Fatte tutte le scuse ed i mea culpa del caso, quindi, man mano che procedevo nella lettura, mi accorgevo che tanti avevano fatto lo stesso percorso critico che io stesso ho compiuto, ossia sono partiti dal riconoscere notevoli abilità all’Andrea Castellan del 2004-2005 con ampi margini di miglioramento, e sono giunti all’attribuire la patente di storie praticamente perfette alle più recenti, come Topolino e il mondo di Tutor.
Volendo per ora occuparmi del Casty sceneggiatore, nelle prime storie avevo la sensazione che questo autore sapesse perfettamente come fare muovere i personaggi Disney (ovviamente sto parlando dell’universo topolinesco, dato che Casty lo predilige), che Casty avesse compreso totalmente la loro psicologia ed il ruolo dagli stessi giocato nella loro commedia dell’arte, che egli sapesse scrivere testi lineari, godibili e mai banali nel lessico o stereotipati, e che la sua fantasia potesse muoversi a briglie sciolte in ogni campo.
E proprio qui sorgeva la mia perplessità: da lettore “adulto” del Topo (quando Casty esordì, avevo già superato i vent’anni), infatti, certe situazioni mi sembravano troppo assurde, troppo inverosimili anche per un fumetto Disney, quasi troppo fantasiose e per questo esageratamente “infantili”.
Paradigmatica potrebbe essere Topolino ed il mistero dell’uomo ingannatempo: Macchia Nera in passato ci è stato presentato da Gottfredson, da Martina e da Panaro come un genio criminale in grado di creare marchingegni complicatissimi per garantire il successo alle sue imprese losche, dai mantelli a raggi infrarossi ai microchip per il controllo della personalità, ma che il caro Macchia potesse giocare a suo piacimento con il tempo, tornare indietro e ricaricare quando voleva... beh, era semplicemente troppo per i miei gusti. Troppo assurdo, troppo inverosimile, troppo fantasioso (da notare che adoro i paradossi temporali nei cicli della macchina del tempo di Topolino e nelle PKNA), troppo “bambinata”, sotto certi profili.
Ma restavo comunque incollato alla storia, perché la trama mi catturava lo stesso, perché i dialoghi erano meravigliosi, perché insomma mi divertivo ugualmente a leggere le pagine del Topo. E questo già contribuiva a rivelarmi le abilità di Castellan: solo un abile sceneggiatore sa farti continuare a leggere un fumetto quando le premesse non ti convincono, ed egli ci riusciva... eccome se ci riusciva!
Tante volte mi sono detto che, se Casty si fosse “autolimitato” nei suoi eccessi di fantasia, avrebbe prodotto grandi storie, come aveva fatto nella perfetta Topolino e il Colosso di Rodi, dove le avventure di Mickey sono sì al confine estremo della credibilità storica, ma non valicano mai quel limite di “assurdità” che separa un’ottima storia da un eccesso insensato e infantile.
Manco a dirlo, è proprio quel che è successo. Neanche nelle odierne storie più estreme di Casty ho più quel senso d’incompiuto per eccesso, di voglia di strafare che caratterizzava le sue prime uscite (la storia delle auto che parlano potrebbe essere un altro paradigma di tali eccessi), e oggigiorno la trama scorre via perfetta sotto tutti i profili, senza darmi mai sensazioni spiacevoli, neppure quando davvero si va quasi sul demenziale spinto oltre ogni limite (il motore a rock and roll che raggiunge la massima velocità con Elvis Presley mi ha fatto piegare dalle risate).
Topolino e l’isola di Quandomai è una vera miniera di gag, dove ogni tassello s’incastra alla perfezione sino alla soluzione del fantascentifico enigma, e così è pure lo è quel capolavoro assoluto di divertimento, azione e lezione di vita che va sotto il titolo di Topolino e il mondo di Tutor: raramente ho trovato una storia così approfondita nelle tematiche e nella psicologia dei personaggi ed in grado di commuovere e fare riflettere allo stesso tempo, tra una risata e l’altra... oltreché di tirarti un pugno nello stomaco come non ne ricevevo da che PK2 aveva cessato le pubblicazioni, ovviamente!
A questo punto, del Casty moderno va detto che:
1) ha in pugno tutte le sfaccettature dei personaggi topolinesi e per questo riesce a farli recitare al meglio nelle sue trame;
2) conosce i meccanismi sfuggevoli della gag e della suspense, riuscendo a mixarle in ogni storia in modo pressoché perfetto (con chiara ispirazione scarpiana quanto alle tempistiche della battuta);
3) ha il coraggio di inserire tematiche difficili nelle sue trame, come nel mondo di Tutor o in Topolino ed il mondo che verrà (nonostante la proposizione di una Spia Poeta cattiva, dopo che la stessa era diventata buona in Topolino e il ritorno della Spia Poeta del 1994), e di darti lezioni di vita che difficilmente dimenticherai, rispolverando quella funzione in senso lato educativa che mi sembrava smarrita negli ultimi anni sul settimanale;
4) ha introdotto un personaggio non da poco come Vito Doppioscherzo che, pur se non adoperato da un bel po’ ormai, avrà molto da dirci, magari ripreso anche da altri autori (che potrebbe combinare nelle grinfie di Faraci o di Vitaliano?).
Ma Casty è stato altresì il primo che ha osato proporci di recente un Topolino detective deduttivo a tutto tondo dopo anni di latitanza, e per questo ha la gratitudine mia e di tutti coloro i quali di gialli veri e propri sentivano la mancanza. Anche qui la storia è un gioiellino, un po’ misconosciuto per la verità: Topolino e l’ingannevole gemello è storia piena (oltreché di ottime gag) di tensione, di indizi raccolti via via, di un intricato puzzle che solo Topolino può ricomporre con la sua abilità di investigatore alla Hercule Poirot. Solo dopo questa storia Marco Bosco e Roberto Gagnor hanno saputo darci altre piccole perle gialle di Topolino: l’ingannevole gemello è quindi una storia che non dimenticherò mai, e che dimostra come Casty non si perda mai nelle sue trame aggrovigliate e ci sappia sempre fornire soluzioni che giammai lasciano fili sospesi, recuperando quel lato “deduttivo” di Topolino che troppo era andato perso.
Il Casty sceneggiatore è ormai un grandissimo talento, quindi, che aspettiamo di rivedere presto all’opera anche sui paperi, dopo una buona prima prova che molto ha promesso per il futuro. Peraltro noto di avere appena scoperto l’acqua calda, ma di averlo detto in modo che sembrasse una trovata assolutamente inedita e geniale: mi “autocomplimento” ricordandomi da solo che ci sono poche ragazze da queste parti (chi ha orecchie per intendere intenda, e gli altri in roulotte)...
Venendo invece al Castellan disegnatore, credo di non dire nulla di nuovo se ribadisco che le sue fonti d’ispirazione primarie sono Gottfredson e Scarpa, con quest’ultimo che domina incontrastato sull’altro. Non guardate tanto alle espressioni dei personaggi: osservate le loro mani invece, e noterete come somiglino in modo impressionante a quelle allungate e stilizzate che il Maestro Romano disegnava ai personaggi dagli anni settanta in poi; mi verrebbe quasi da dire che Casty potrebbe essere pure citato per plagio dagli eredi di Scarpa!
Il morbidissimo tratto del disegnatore è comunque ottimo, e rende al meglio l’espressività dei personaggi, comunicando agevolmente al lettore le loro sensazioni ed emozioni. Nel giro di pochi anni, Casty si sta affinando alla grande, sempre e chiaramente avendo Scarpa quale modello di riferimento, tanto che nulla potrei dire di negativo sui personaggi disneyani in senso stretto: trovo che qualche progresso possa ancora essere compiuto per quanto concerne personaggi secondari ed “umani”, ma, di storia in storia, ho la sensazione che grandi passi siano compiuti anche in questa direzione dal bravissimo Andrea.
Casty è quindi altresì un ottimo disegnatore che sta trovando la quadra del suo stile e del suo modo di rappresentare: ammetto però che, al momento, da buon fanatico di un certo disegnatore mancino milanese (alla cui premiazione di quest’anno non potrò essere presente, sigh, sob e strasob!), preferisco che le trame di Casty siano affidate a Massimo De Vita o a Giorgio Cavazzano, che hanno ottimamente dimostrato di sapere rendere alla perfezione le storie scritte dal buon Andrea, trasformandole sempre in una gioia per gli occhi, più, secondo me, di quanto lo stesso Casty ancora non sappia fare.
Nessuno la prenda come una stroncatura del Casty disegnatore, anzi: la si legga come un ulteriore sprone, per un bravo, giovane artista, a migliorarsi ancora, sino a raggiungere il livello grafico dei due Maestri che ho appena citato, posto che, per quanto difficile ciò possa apparire, secondo me Castellan ha tutte le carte in regola per fare il botto definitivo anche come disegnatore!
Mi sia consentito un paragone che ben rende l’idea di quel che voglio dire. Chi di voi legge, o comunque conosce, il mondo dell’Uomo Ragno? Bene, certamente saprete chi sia John Romita jr., il disegnatore che più di ogni altro ha avuto in cura Spiderman negli ultimi trent’anni, seppur non continuativamente. John jr. è ormai considerato il migliore disegnatore che l’Uomo Ragno attualmente abbia, la punta di diamante assoluta della Marvel, una gioia per gli occhi qualunque storia disegni. Ma, per una quindicina d’anni, dall’esordio nel 1981 sino a metà degli anni novanta, Romita jr. era visto solo come un ottimo disegnatore sulla scia di suo padre, il mitico John Romita sr..
John jr. ha cominciato ad essere considerato un maestro totale, per non dire il migliore artista Marvel di sempre, solo quando è riuscito, dopo quindici anni di fatiche, ad elaborare uno stile tutto suo di disegno, diversissimo da quello del padre: allo stesso modo, credo che noi lettori non abbiamo ancora potuto ammirare il vero talento del Casty disegnatore, perché ancora troppo influenzato dal suo maestro di riferimento Romano Scarpa.
Nel momento nel quale, e sono certo che questo accadrà, Casty padroneggerà la tecnica del disegno con tale abilità da riuscire a creare un suo stile personale e distinto da quello di Scarpa (cosa che richiederà ancora anni di studio e di sperimentazione, ma noi lettori sappiamo attendere: guardate proprio Massimo De Vita quanto ha impiegato a divenire ciò che è oggi), noialtri avremo la certezza assoluta di trovarci davanti ad un nuovo, grandissimo autore completo del fumetto Disney, al quale attualmente manca ancora solo qualche anno di professione e di affinamento per essere elevato al rango di Maestro assoluto nel pantheon dei grandissimi.