Cito a proposito di traduzioni diverse la storia brasiliana degli anni Ottanta "Zio Paperone e il sogno di Natale", disegnata da Euclides K. Miyaura e ri-pubblicata su Topolino, se non sbaglio, dopo un anno, con un codice diverso, un'altra scansione delle vignette e i dialoghi stravolti e, soprattutto, permeati dell'aura "politically correct" che aveva già invaso il fumetto disneyano: ecco quindi che il figlio dello stregone eschimese (che non si vede mai: viene solo nominato) diventa un... cane da slitta (guai a parlare di padri e figli: solo zii e nipoti...), ecco che quando Paperone e nipoti esclamano qualcosa del tipo "Presto, scappiamo!" fuggendo dal castello dell'orco che è rimasto travolto dal crollo, apparentemente morto, l'esclamazione diventa: "Presto, prma che l'orco torni in sé!", a sottolineare che, comunque, morto non lo è.
Personalmente non sopporto questo tipo di "censura", come non sopporto le centinaia di storie pubblicate nelle ristampe sempre censurate. Non sapevo se ridere o piangere quando, leggendo una storia in cui fanno il test per guida in stato di ebbrezza a Paperino, uno degli agenti esclama che il papero "ha esagerato con il caffè".