Mi hanno segato la connessione stamattina, e quindi noto solo ora questa discussione che sono di soppiatto in ufficio. Voglio spendere i miei due centesimi per intervenire su quello che più di ogni altra cosa nel web mi sta a cuore, e cioè la Disney intesa come globalità, senza i soliti confini imbecilli che vigono tra testate, continenti, scuole fumettistiche, schermi e albi. Disney è la visione di un uomo, l'ideale estetico di un meraviglioso pazzo in grado di mettere a rischio tutto quanto ogni due o tre mesi per inseguire questo o quel sogno. Non si contano le volte che Walt stava per finire sul lastrico perchè aveva investito tutto quanto aveva fatto in questa o quella pazzia, ma il suo buon gusto unito all'acume di riuscire a far desiderare alla gente le cose che voleva lui hanno sempre fatto la differenza.
Il presupposto di Walt Disney era sempre e solo sè stesso, era lui il visionario a cui lo standard qualitativo delle cose doveva adattarsi. Anche a costo di passare per arcigno. L'ideale estetico era il suo, prima di tutto. E lui, a quanto pare era un adulto. Il segreto è appunto quello di ragionare in termini universali.
Due esempi: Disneyland che nasceva dal fatto che si rompeva le scatole a portare sua figlia al parco sotto casa o sognava un posto che avrebbe potuto soddisfare entrambi, e Bambi. Questo lungometraggio è l'esempio chiave per capire tutto quanto: una storia che parla di valori assoluti come la nascita, la vita, la crescita, la morte, l'amore e ovviamente il passaggio del testimone con la vecchia generazione. Bambi lo capisce anche un sasso, eppure non si può dire che parli di bambinate, non è i Teletubbies. Perchè il segreto di tutto è lì: se parli di valori assoluti tutti ti capiscono, i bambini perchè è roba semplice, gli adulti perchè è roba intensa. Più grande e assoluto è il valore e più generazioni ne saranno attratte, anche solo per motivi diversi. Fulmini, non lampadine, diceva Tolkien.
Chiudo l'infervoro del giovedì pomeriggio dissentendo fortemente con Gerbaldo: Nemo, e più in generale Pixar, E' Disney, ha ragione Fausto. Così Disney che più Disney non si può. Lo è adesso perchè è stata comprata, lo era prima perchè era alleata, lo è sempre stata spiritualmente parlando. E' uno studio che nasce da gente che in Disney ci ha lavorato, e che la lezione l'ha imparata bene, tantevvero che sta riuscendo dove - purtroppissimo - gli ultimi Classici (i film prodotti dalla casa madre) non riescono ormai più: entusiasmare TUTTI, senza limiti di target.
E il cerchio si chiude.