La rivoluzione degli anni novanta ha avuto tra i suoi protagonisti tale Luca faraci, in arte Tito, che a suon di ironia ha saputo smontare pezzo per pezzo ogni singolo stereotipo legato al mondo Disney tradizionale a suon di trame disincantate e assai ironiche. Senza dubbio un autore versatile, che però ha dato il suo meglio proprio ritrovandosi a che fare con i
funny animals disneyani. Purtroppo però sappiamo tutti com'è andata, e all'arrivo del nuovo millennio questa vena si è progressivamente esaurita, l'autore, come molti suoi colleghi, è progressivamente scomparso dalle pagine del Topolino settimanale, per dedicarsi ad altri progetti, mentre piano piano le stesse riviste Disney di nuova generazione che lui stesso aveva contribuito a plasmare venivano chiuse e sistematicamente rimpiazzate da testate a target basso. A quasi un lustro di distanza dalla fine di questo periodo d'oro, la generazione che tanto si era appassionata a vicende e tormentoni di questo modo "adulto" di fare disney ha ormai rivolto le sue attenzioni fumettistiche altrove, appassionandosi al mondo dei comics americani, ai manga, o alle nuove produzioni italofrancesi. Eppure ecco che nell'anno del decennale del fumetto che ha dato inizio a tutto questo, la Disney ci chiama a raccolta, decidendo di riproporre in salsa autoconclusiva un progetto di serie appartenente a quel meraviglioso periodo. Dopo un manga e due collaborazioni internazionali, questo quarto numero del Buena Vista Lab ci presenta una storia tutta italiana, che altro non è che il primo (e unico) numero di Jungle Town, un allegorica e
politically uncorrect, parodia della nostra società a metà strada tra
La Fattoria degli Animali e
Maus. Per non parlare degli autori poi. Il Faraci delle grandi occasioni ritorna in grande stile, nonchè in coppia con un Cavazzano più sintetico che mai, dopo che insieme avevano firmato il ciclo di Manetta e Rock Sassi e soprattutto il capolavoro
Anderville, a cui questo fumetto deve molto. Gli elementi che avvicinano Jungle Town al filone a cui appartengono sia PKNA che MM infatti ci sono tutti: target alto, storia lunga sessantadue tavole e soprattutto un mondo di animali antropomorfi, concetto intorno al quale gira l'intera opera.
Perchè infatti la cosa più geniale di questo spaccato di civiltà è che i personaggi sono perfettamente coscienti della loro natura di animali e si comportano come se le proprie speci di appartenenza fossero "razze". E il razzismo è il tema fondamentale, da cui tutto prende le mosse. L'omicidio di un Topo, che avviene all'inizio di questo nonsolonoir, fornisce il pretesto che porterà i due agenti protagonisti della storia a indagare in un mondo fatto di xenofobia, agitatori mediatici e rivendicazioni terroristiche attuate da minoranze. Il tutto valorizzato dal tratto squisitamente "buonista" di Cavazzano, che con un abile gioco di contrasti ne valorizza e dissimula l'importanza dei contenuti. Può capitare quindi di sentire innocue porcelline parlare di Sesso e buffi Ratti procedere barbaramente a pestaggi e ad uccisioni di Iene. Notevolissimo il modo in cui Faraci ha inserito accanto alla detective story tutta una serie di sottotrame riguardanti gli aspetti più disparati della vita della metropoli, riuscendo a racchiudere il tutto nell'arco di una giornata. E sebbene il giallo non sia chissà cosa - e in un certo momento diventi leggermente confuso - si capisce che non è questo ciò a cui la storia punta, ma a darci una visione d'insieme del nostro mondo pur non rinunciando a lanciare un messaggio di tolleranza per niente retorico e banale.
Un acquisto non solo caldamente consigliato ma addirittura
obbligato per chiunque abbia partecipato come lettore o come autore alla rivoluzione degli anni novanta e ne conservi un buon ricordo. Resta solo da sperare che questa non sia solo un'operazione nostalgia fine a sé stessa ma preluda alla rinascita di un Disney con le Palle, sia attraverso il recupero di questo progetto che ancora molto avrebbe da dare, sia con la creazione di una nuova serie Disney, che possa giungere in soccorso di una nuova generazione di lettori, che senza la quale probabilmente finirebbe per distaccarsi per sempre dal magico mondo Disney.
da
La Tana del Sollazzo