Papersera.net

Quando ero piccolo mi rattristava tantissimo la storia "Buona Sfortuna, Paperino!" di Carlo Gentina. Già dal titolo prometteva "male", tanto che la s di sfortuna è resa con una coda di gatto nero!
L'atmosfera in sè della storia, il tempo metereologico spesso piovoso, i disegni di Gentina, con quel suo tratto semplice eppure efficace, erano elementi già carichi di malinconia. Se poi aggiungiamo la vicenda, in cui, sostanzialmente, non c'è evoluzione, anzi, dal tragico mondo iellato di Paperino... Beh, da bambino mi colpì moltissimo! Provai davvero una grande pietà per Paperino...
Qualcuno che la ricorda ebbe sensazioni simili a riguardo?

Anche a me questa storia (letta all'età di 9 anni) è rimasta nel cuore, al punto che la cito nella mia firma del forum. La cosa più triste è forse che il destino di Paperino di essere un perdente sfortunato è fissato per sempre, e non c'è verso di cambiarlo nemmeno nel mondo dei sogni, nemmeno in un futuro quando erediterà dallo zio la sua immensa fortuna.

Caspita che nostalgia. Le storie di Gentina come autore completo sono stupende e il suo Paperino è molto umano.
Quella citata, la definirei "malinconica" più che "deprimente"...  

Ma infatti direi che "malinconia" è senza dubbio il termine più utilizzato nei post qui sopra!

Anche io ho trovato molto deprimente ZP e il giorno del testamento, una storia veramente triste....
Ma anche Buona Sfortuna , Paperino è un po' deprimente...

Secondo me Buona Sfortuna così deprimente non lo é. Alla fine Paperino  é poi contento che la sua vita sia movimentata e piena di problemi da risolvere. Ma questo neanche Zio Paperone lo capisce!

Secondo me Buona Sfortuna così deprimente non lo é. Alla fine Paperino  é poi contento che la sua vita sia movimentata e piena di problemi da risolvere. Ma questo neanche Zio Paperone lo capisce!

Sì, ma che magra contentezza! Come se uno che si sentiva la febbre a 39, se la prova, ed è contento di averla solo a 38,5! Paperino qui è un perdente. La sua vita normale è un'odissea nella tristezza e nemmeno nei sogni riesce a migliorare. Anzi, devia a tal punto da considerare meraviglia la routine alienante che vive.

Poi è vero, la scenetta finale dell'aereo un po' risolleva la situazione, però a conti fatti è ben poca cosa! Povero, povero Paperino...

Quoto ciò che dice Marco.313. Questa è una storia forte e importante. Una delle storie in cui i personaggi (nella fattispecie Paperino) vengono tratteggiati con maggiore intensità ed umanità. Paperino capisce che la sua vita, da difficile, dura e dolorosa come è, non cambierà in meglio e lui continuerà a condurre questa vita semplice e del tutto insoddisfacente. Non c'è un vero lieto fine: Paperino riesce semplicemente a vedere cosa c'è di buono nella sua triste vita, non ha modo di migliorarla, nè ora nè mai. E' come una corsa contro il Fato che non si può vincere. E così si continua a vivere nel rimpianto di una vita migliore, nella malinconia di una speranza, nella rassegnazione ad un modello di vita che non si desidera, pur non avendone di altri.
Resta sempre una delle mie storie preferite, nonostante la visione triste dell'insieme: è una storia che inivita alla riflessione e che ti arricchisce, il vero scopo della letteratura.

che depressione sto topic mi è venuto da piangere a leggerlo tutto... T_T ... xD

E così si continua a vivere nel rimpianto di una vita migliore, nella malinconia di una speranza, nella rassegnazione ad un modello di vita che non si desidera, pur non avendone di altri.

Su questo non sono d'accordo. Paperino è effettivamente felice di tornare alla sua solita vita, e non perché sia rassegnato al pensiero che quella alternativa sarebbe peggio, ma perché ha effettivamente capito che la sua vita piena di guai GLI PIACE. Altrimenti non chiederebbe allo zione di mandarlo in una impresa disperata, si accontenterebbe di essersi svegliato e accetterebbe l'offerta dello zione di concedergli un giorno libero. Invece chiede di essere spedito al polo nord e sceglie il vecchio aereo perché così può avere un "guaio catastrofico" come "quelli che preferisco".
Il fatto è, per quanto possa sembrare strano, a volte ci si stanca di qualcosa che si ama, e non ci si accorge che in realtà non lo si vorrebbe perdere per nulla al mondo... finché qualcosa non ci fa effettivamente pensare seriamente alla cosa. Io credo che la storia sia da leggere in questa chiave. Quindi non è deprimente, perché in realtà ci dice che anche se Paperino è sfortunato, povero, tartassato, va bene così, perché questa è la vita che lo rende felice (tranne occasionali giornate di depressione, ma quelle capitano a tutti, anche alle persone più felici del mondo).

Su questo non sono d'accordo. Paperino è effettivamente felice di tornare alla sua solita vita, e non perché sia rassegnato al pensiero che quella alternativa sarebbe peggio, ma perché ha effettivamente capito che la sua vita piena di guai GLI PIACE. Altrimenti non chiederebbe allo zione di mandarlo in una impresa disperata, si accontenterebbe di essersi svegliato e accetterebbe l'offerta dello zione di concedergli un giorno libero. Invece chiede di essere spedito al polo nord e sceglie il vecchio aereo perché così può avere un "guaio catastrofico" come "quelli che preferisco".
Il fatto è, per quanto possa sembrare strano, a volte ci si stanca di qualcosa che si ama, e non ci si accorge che in realtà non lo si vorrebbe perdere per nulla al mondo... finché qualcosa non ci fa effettivamente pensare seriamente alla cosa. Io credo che la storia sia da leggere in questa chiave. Quindi non è deprimente, perché in realtà ci dice che anche se Paperino è sfortunato, povero, tartassato, va bene così, perché questa è la vita che lo rende felice (tranne occasionali giornate di depressione, ma quelle capitano a tutti, anche alle persone più felici del mondo).

Non potevo dirlo meglio.
Una storia così fa apprezzare ancora di più l'energia euforica di Paperino, che lui tira fuori, magari incosciamente, soprattutto nelle situazioni difficili.

Una storia così fa apprezzare ancora di più l'energia euforica di Paperino, che lui tira fuori, magari incosciamente, soprattutto nelle situazioni difficili.

Aggiungo che quando lessi la storia mi riconobbi molto nel personaggio di Paperino. Quante volte mi lamento del mio lavoro, dei pensieri che mi dà, dei conti da far tornare, dei soldi che sembrano non bastare, e mi dico quanto mi piacerebbe vincere al superenalotto in modo da campare di rendita il resto della vita. Ma, se mi ci metto a pensare sul serio, mi dico che in realtà il mio lavoro mi piace, perché è creativo e mai ripetitivo; e se fossi tanto ricca da campare di rendita diventerei pigra, svogliata, me ne starei sempre in casa a non far niente, a ingrassare e mugugnare esattamente come il Paperino del sogno. Mi conosco abbastanza per sapere che è così. Ben venga allora il ritorno alla mia splendida, attiva, creativa e non perfetta vita di tutti i giorni

Su questo non sono d'accordo. Paperino è effettivamente felice di tornare alla sua solita vita, e non perché sia rassegnato al pensiero che quella alternativa sarebbe peggio, ma perché ha effettivamente capito che la sua vita piena di guai GLI PIACE. Altrimenti non chiederebbe allo zione di mandarlo in una impresa disperata, si accontenterebbe di essersi svegliato e accetterebbe l'offerta dello zione di concedergli un giorno libero. Invece chiede di essere spedito al polo nord e sceglie il vecchio aereo perché così può avere un "guaio catastrofico" come "quelli che preferisco".
Il fatto è, per quanto possa sembrare strano, a volte ci si stanca di qualcosa che si ama, e non ci si accorge che in realtà non lo si vorrebbe perdere per nulla al mondo... finché qualcosa non ci fa effettivamente pensare seriamente alla cosa. Io credo che la storia sia da leggere in questa chiave. Quindi non è deprimente, perché in realtà ci dice che anche se Paperino è sfortunato, povero, tartassato, va bene così, perché questa è la vita che lo rende felice (tranne occasionali giornate di depressione, ma quelle capitano a tutti, anche alle persone più felici del mondo).

Questo spirito lo percepisco più nella bellissima storia di Michelini "Paperino e il magazzino dei mondi", che con "Buona Sfortuna" ha parecchio da spartire.
Eppure... eppure la storia di Gentina mi ha sempre lasciato un profondo senso di amaro in bocca. Il Paperino di Michelini è entusiasta del ritorno alla vita di tutti i giorni quanto quello di Gentina, però quest'ultimo, complici i disegni, le atmosfere della storia, e chissà quali altre ragioni che ora mi sfuggono, mi ha sempre infuso un'aura malinconica senza precedenti, che mi ha spinto e mi spinge tuttora a concentrarmi più sulla reale malinconia della vita del papero, che non sul suo entusiasmo a "ri"viverla, una volta percepito che diversamente potrebbe andare peggio.

Questo spirito lo percepisco più nella bellissima storia di Michelini "Paperino e il magazzino dei mondi", che con "Buona Sfortuna" ha parecchio da spartire.
Eppure... eppure la storia di Gentina mi ha sempre lasciato un profondo senso di amaro in bocca. Il Paperino di Michelini è entusiasta del ritorno alla vita di tutti i giorni quanto quello di Gentina, però quest'ultimo, complici i disegni, le atmosfere della storia, e chissà quali altre ragioni che ora mi sfuggono, mi ha sempre infuso un'aura malinconica senza precedenti, che mi ha spinto e mi spinge tuttora a concentrarmi più sulla reale malinconia della vita del papero, che non sul suo entusiasmo a "ri"viverla, una volta percepito che diversamente potrebbe andare peggio.

In effetti quello che dice Brigitta non è sbagliato e ammetto che forse mi sono espresso con toni un po' troppo forti. Ma non posso fare a meno di pensare che in qualche modo Paperino per quanto tenda ad apprezzare in qualche modo la vita che gli è toccata, si rende anche conto che non è in grado di cambiarla, che quella è la sua vita e basta. E allora ecco che quel senso di malinconia viene a galla senza poterlo scacciare e che anche senza essere espressamente descritto nella storia il papero prova. Quotando Marco.313 penso quindi che la storia lasci comunque un'aria di malinconia che rimanda un pochino a qualcosa di mancante, e non riesco a vedere un vero lieto fine, ma un compromesso temporaneo fra buono e cattivo.