una volta che io acquisto una pubblicazione, posso farne quel che voglio. Non posso aprire un'edicola poiché non ho la licenza di vendita, ma... creando un sito come quello che ho descritto io non li metterei in vendita: li starei regalando
Io capisco che maniac cop sia un simpatico balordo (detto in senso positivo e affettuoso, intendiamoci) e che tre quarti o quattro quinti delle cose che scrive le scrive tanto per fare qualcosa. Lo capisco davvero, è giovane, sta giocando (ha molto tempo a disposizione, tant'è che mi chiedo se studi, lavori o che altro). Tuttavia, questo prezioso passo della sua opera omnia merita un commento. Il nostro amico sostiene che l'atto di acquistare una copia di una certa opera gli consente poi di farne un po' quello che gli pare, compreso "regalare" quella copia a chi gli pare. Gli sfugge - o si fa sfuggire - che mettere in Rete una scansione di una storia a fumetti consente teoricamente a tutti (ma proprio tutti: centinaia di migliaia di persone, se non milioni) di scaricarsi quella storia, stamparsela, leggersela senza aver dato un centesimo agli autori. Non ha regalato una copia di quell'opera. Ha regalato l'opera.
E a questo proposito, non dimentichiamo, per favore, che le storie a fumetti molto spesso vengono realizzate da due soggetti: lo scrittore e il disegnatore. Maniac parla di pubblicare le storie di Martina, dimenticandosi che Martina le ha solo scritte.
Una recente chiacchierata fatta con il mio amico Corrado Mastantuono mi ha addirittura convinto che, qualora dovessimo indicare chi è "più proprietario" di una storia a fumetti, sarebbe più corretto indicare il disegnatore. Non fosse altro che per il tempo che ci ha messo a disegnarla. Ma torniamo all'argomento. Il concetto di "regalo".
Be', quando il regalo è così diffuso si potrebbe dire veramente, e a giusta ragione, che viene regalata una cosa che non ci appartiene. Noi abbiamo comprato una sola copia di quella storia a fumetti o di quel libro o di quel CD o di quel DVD. Chi ci autorizza a consentirne la duplicazione diffusa? Che differenza pratica c'è tra chi mette su una stamperia clandestina nella cantina di casa sua e masterizza diecimila copie dell'ultimo CD di Amy Winehouse e chi lo mette in Rete? Nessuna. Modalità diverse, stesso risultato. Certo, quello che stampa clandestinamente ci guadagna. D'accordo. Allora mettiamola così: Amy ci perde in entrambi i casi.
Il mio parere è che non ci autorizza nessuno, e che così facendo compiamo un'azione illegale e scorretta, per non dire esecrabile. Ma mi rendo conto anche che la mia è una posizione considerata "antica". Quando obietto a qualche amico che si è "scaricato" quel tale film o quella tale serie televisiva che, di fatto, si sta appropriando di materiale che qualche malandrino ha rubato, generalmente mi fanno questa faccia qui
:o
oppure questa
:(
e a volte questa
:
Sta di fatto che di furto si tratta. La prassi, in questo caso, peggiora la normativa. Il fatto che un furto diventi diffuso non ne cambia affatto la natura. Il fatto che lo facciano tutti non significa che quel gesto è diventato improvvisamente innocuo.
Ci vorranno decenni per rimediare ai guasti che questo genere di comportamento ha determinato nella testa delle persone, dei ragazzi anzitutto. Forse non rimedieremo mai.
Maniac cop, nella sua disarmante
naïveté, aggiunge poi un fine etico al furto. Io, nella mia personale ingenuità, continuo a pensare che il diritto d'autore sia stata una grande conquista civile (la storia/leggenda di come nacque è molto interessante e divertente: se vi capita, andatela a rileggere). Il fatto che questo diritto sia ormai calpestato, secondo me, non è né segno di libertà dai vincoli né di libera circolazione delle idee, ma solo dell'imbarbarimento dei modi, di una diffusa e profondamente sbagliata idea: ossia che siccome
si può fare, allora
è lecito farlo.
Un amico mi sottolineava il fatto che la diffusione in Rete di musica gratuita non ha fatto morire la musica. Di musica ce n'è sempre, mi dice, ce n'è tanta.
Sì, gli rispondo. Ma è tutta uguale.
Forse mi sbaglio, ma potrebbe esserci una relazione molto diretta tra diffusione, download non autorizzato, cancellazione di fatto del diritto d'autore e
qualità.
PS
Qualora qualcuno fosse interessato, informo di non avere mai scaricato niente dalla Rete che non abbia prima giustamente pagato. Così come non mi sono mai, passando davanti a un'edicola, impadronito di un giornale, una rivista, un fumetto o un libro cercando di convincere l'edicolante che il diritto d'autore è un cancro della società.