E' una tua impressione. Seriamente, dipende dalla storia che l'autore vuol creare. Magari uno sceneggiatore pensa ad una storia semplice che punta sull'umorismo e in poche tavole si chiude (le cosidette "riempitive"), oppure pensa in grande e scrive un soggetto che, o viene diviso in più parti per l'elevata lunghezza, oppure nasce proprio con l'idea della divisione stessa. Se prendiamo ad esempio Topolino e il Mondo Che Verrà ci troviamo di fronte ad una storia divisa in quattro parti appunto per la sua lunghezza (esattamente come Paperino e il Segrato del Vecchio Castello, da te riportata come esempio). Stessa cosa possiamo dire del primo episodio della saga della spada di ghiaccio o di Topolino e il Fiume del Tempo, la quale ha il doppio del numero normale di tavole essendo in due parti. Discorso diverso si fa per le recenti saghe, le quali sono create e pensate per essere divise in episodi più piccoli.
Lo scopo dei forum è, ovviamente, quello di creare dialoghi e conversazioni di vario tipo, nelle quali gli utenti della comunità esprimono i loro pareri e le loro opinioni: ognuno ha, infatti, una visione differente delle cose. Sfogliando vecchi albi e libri cartonati a fumetti (come, ad esempio, “Io Topolino” o “Le grandi storie di Topolino”) ho, però, constatato uno sviluppo molto più intenso delle vicende, il cui culmine viene raggiunto (a mio parere) dalle storie investigative e gialle di Topolino. Un classico esempio potrebbe essere “Topolino e il mistero di Macchia Nera” pubblicata in Italia, per la prima volta, sui numeri dal 353 al 372 di “Topolino”, dal 28 settembre al 8 febbraio 1940, oppure “Topolino e la banda dei piombatori” pubblicata in Italia, per la prima volta, sui numeri dal 325 al 352 di “Topolino”, dal 16 marzo al 21 settembre 1939: in queste opere, numerose vignette avevano come soggetto unicamente una particolare espressione di un personaggio (sorpresa, felicità, disgusto ...), il cui patos veniva, secondo me, enfatizzato dalla totale assenza di parole e vocaboli. Io rispetto pienamente il tuo parere (non sono certo entrato nel forum per criticare o sminuire le opinioni degli altri utenti) e forse, come dici tu, questa mia visione delle nuove storie Disney è solo un'impressione, ma io credo che qualche cambiamento nella struttura delle opere ci sia stato. Se ponessimo a confronto Floyd Gottfredson con un autore contemporaneo (mi scuso per l'estremo paragone, ma è assolutamente necessario per esprimere concretamente la mia idea), e chiedessimo a ciascuno dei due di disegnare una determinata e semplice scena come, ad esempio, “Topolino che osserva un cartello e, attirato da un avvenimento, volge la testa verso l'accaduto”, avremmo (a mio parere) due interpretazioni molto diverse: mentre Floyd Gottfredson "stenderebbe" la vicenda su due vignette distinte (nella prima Topolino osserverebbe il cartello e nella seconda volgerebbe lo sguardo verso il particolare accadimento), l'autore attuale, invece, ridurrebbe la scena in un'unica vignetta, nella quale sarebbero disegnate due facce del protagonista (mi scuso per la “rozzezza” di quest'espressione: esiste forse un particolare modo per definirlo?) e, tra esse, il disegnatore traccerebbe delle linee cinetiche (spero di aver afferrato il concetto di queste particolari linee di movimento). Questa è solo una semplicissima e sottile caratteristica delle storie disneyane di una volta e, naturalmente, questa modifica venne attuata molto tempo fa (sicuramente lo stesso Gottfredson mutò, nel corso degli anni, questo semplice metodo di trasportare su carta una situazione). Il mio commento iniziale riguardava, invece, la vera lunghezza di un accadimento, elemento che influisce maggiormente sul numero di vignette proposte in una storia. Riconsiderando il particolare paragone da me attuato in precedenza credo di poter affermare che, mentre l'autore contemporaneo abbrevierebbe un particolare avvenimento, un disegnatore come Gottfredson si soffermerebbe, invece, su ogni singolo particolare, destinando a ciascuno di essi una vignetta. In “Topolino e il mistero di Macchia Nera” è assolutamente piacevole notare il carattere “cinematografico” delle vicende lì proposte: quando, ad esempio, Macchia Nera rincorre Topolino attraverso parchi e strade (se non sbaglio, l'inseguimento avviene in seguito alla scoperta che attua Macchia Nera nei confronti del travestimento di Topolino) e Topolino decide di rifugiarsi in casa sua passando attraverso un tunnel posto nel suo giardino, egli è costretto a saltare uno steccato così da raggiungere la sua proprietà; del salto effettuato dal protagonista, Gottfredson disegnò, se non ricordo male, ben tre o quattro vignette simulando, con tale particolare effetto, la visione di un film.
Cirubiru