Purtroppo non ho letto il libro, ma gli articoli di "Repubblica" e de "Il manifesto" sì. Quando testate di una certa parte politica si mettono a parlare di personaggi statunitensi, succede il solito pandemonio: Disney che prende una "sbandata per Mussolini" (basta vedere il censurato "Der Fehurer face" per rendersi conto dell'inconsistenza di tali accuse), Disney che maltratta tutti, soprattutto Harman e Ising, che lo tradirono per Mintz, scippandogli Oswald e successivamente proponendo a Schlesinger il modesto clone Bosko (personaggio di colore con chiare connotazioni razziste); Disney che addirittura proclama la vittoria del forte sul debole, manco fosse Hitler in persona. Diciamo allora che Walt era un imprenditore, che rischiò personalmente di suo: se "Biancaneve" fosse stato un flop, sarebbe fallita tutta la baracca. Per nostra fortuna, fu un successone, e gli incassi gli permisero di realizzare "Pinocchio", che costò il doppio. Grazie a questo grandissimo uomo oggi siamo tutti più ricchi: che sarebbe il mondo senza Mickey Mouse? Walt ha insegnato a generazioni di giovani l'amore per il prossimo, per gli animali e la natura, ha incoraggiato noi tutti a coltivare i buoni sentimenti. Grazie, Walter Elias Disney, e da lassù perdona quei pennivendoli: non sanno quel che scrivono.