Cara Brigitta,
poichè ti leggo da tempo e conosco la tua preparazione in ambito Disney, mi sono permesso di rispondere alle tue frasi perchè mi sembravano avallare una certa interpretazione, diciamo così faziosa, del personaggio Topolino e del suo autore.
E' ovvio ed hai ragione che si può sviscerare un personaggio dei fumetti sotto mille aspetti, da quello del costume sociale a quello politico. Però, dovrai convenire, mi sembra che da alcune parti recentemente si sia oltrepassato il segno.
Non voglio ripercorrere tutto quanto è stato detto a proposito di topi e paperi durante la guerra fredda e oltre. Chi è giovanissimo e queste cose non le sa buon per lui. Noi che abbiamo qualche anno in più li ricordiamo ancora bene. Potrei citare un Franco Fossati, ad esempio, oppure il caso di Minnotchka, che è stato ricordato anche da Sprea.
Recentemente è uscito un libro di Mariuccia Ciotta talmente unilaterale nella sua visione da risultare imbarazzante. Ma è solo l'ultimo anello di una catena che vede oggi la Disney italiana legata a filo doppio con un certo ambiente culturale. Il saggio/intervista di Edmondo Berselli a Valentina Poli la dice tutta sulla rilettura che si vuole dare dell'Universo Disney. In poche parole Berselli afferma che le idee di zio Walt erano mondezza e che Mickey Mouse era uno sbirro reazionario (ovviamente parlo col suo linguaggio). Tuttavia, gli autori italiani avrebbero compiuto il miracolo di darci negli anni una versione diversa, per non dire opposta, di questi personaggi. Che per tale ragione vengono oggi ossequiati e riveriti su Repubblica.
Io non credo che il fumetto Disney in Italia abbia rappresentato un punto di rottura nei confronti della tradizione americana. Sicuramente non è stato così fino a quando è rimasto in vita Disney e ancora molto oltre.
A mio avviso le cose iniziano a cambiare tra gli anni ottanta e novanta. Ma è dal 2000 o giù di lì che, attraverso PK e MM, la Disney Italia porta avanti una linea non più conforme allo spirito originale. Avrei molto da dire sui messaggi subliminali veicolati dalla miniserie MM e dal cambiamento di rotta operato su Mickey Mouse da Tito Faraci. Al momento mi limito a far sentire la mia voce dissonante, in risposta a questa revisione del personaggio (e alla sua indebita coloritura politica) che lo zio Walt non avrebbe sicuramente accettato.