Avessi avuto abbastanza spazio, avrei intitolato il topic DIRETTORI A CONFRONTO.
Una sequenza, quella dei direttori, che per noi appassionati suona con la stessa solennità della lista dei Presidenti della Repubblica, in privilegiati appartenenti a un Olimpo da cui dipende il nostro destino.
A una ricerca nel forum, mi è sembrato che mancasse una sede in cui ragionare su carattere/capacità/difetti dei direttori, legando le loro scelte agli alti e bassi di "Topolino". Molto spesso, infatti, ce la prendiamo con gli autori per scelte che non condividiamo e invece la colpa era di una direttiva dall'alto, così come capita che esaltiamo un autore che invece ha avuto semplicemente la possibilità di lavorare in un "clima" migliore. Chi conosce queste perle le condivida!
Particolare attenzione sia dedicata all'ultima direttrice: cosa dovrebbe e cosa non dovrebbe attingere dai suoi predecessori?
Provo a dare lo spunto con uno schema del tutto soggettivo:
Gentilini: IL direttore. Quello con cui l'avventura è partita. Quello attorno al quale si è formata la schiera dei futuri maestri Disney. Si presentavano con una cartella: se i disegni gli piacevano erano assunti, altrimenti arrivederci. Ho letto che il suo carattere era un po' spigoloso, ma certamente era cosciente del fatto che Topolino fosse un'istituzione e tale dovesse rimanere.
Capelli: succeduto a Gentilini in un periodo di stanca in termini di vendite e produzione italiana. Ha avuto il grosso merito di rinnovare senza snaturare. Ha capitalizzato al meglio lo strumento dei gadget; per contro a parer mio l'ottima invenzione chiamata Accademia Disney gli è un po' sfuggita di mano: da parte mia credo che avrebbe dovuto attuare una maggiore selezione iniziale in quanto la rivoluzione grafica è stata un po' contaminata dai Manga (IMHO). In sostanza gli è mancata nella parte finale il decisionismo artistico del primo Gentilini.
Cavaglione: ha iniziato a gestire Topolino in un momento in cui il numero 2000 costituiva la soglia di abbandono della rivista da parte di molti collezionisti storici. Paga quindi secondo me il periodo delicato unito al fatto che sia stato calato dall'alto senza l'esperienza in loco vantata da un Capelli a suo tempo. I topolini 2000-2200 sono giornali ben fatti, da un punto di vista strettamente tecnico, ma molto sbilanciati sui redazionali. Si sa che questi non sono il motivo per cui il lettore compra la rivista..
Bono & Muci: per me non giudicabili. So solo che leggere un Topolino di questo periodo mi risulta pesante, sia graficamente, che per insulsaggine della maggior parte delle storie. La deriva verso il target Under9 trova secondo me l'apice in questo periodo.
De Poli: ho l'impressione che ci sia un miglioramento, ma ho ugualmente troppi pochi albi per valutare bene. Almeno apparentemente si riconosce la centralità delle storie belle nella rivista, ed è già qualcosa.
A voi!