Ciao e scusate il necroposting. Questo thread ha ormai 13 anni (!), e fanno un po' sorridere certi post dei primi anni; mi chiedo se gli autori si ritroverebbero in quello che hanno scritto oggi, in particolare nella ferma condanna di Cavaglione.
Sia come sia, dico la mia.("E che ce ne frega", dite voi. "Niente, ma volevo lasciare anch'io un opinione alla posterità, diversa magari da quelle già espresse.")Faccio già
coming out e mi rivelo in quanto trentenne, quindi potete immaginare come la mia percezione sia colorata da un certo effetto nostalgia.
Va da sè che
Gentilini è
lo standard, e non c'è molto da dire.
Dell'amato
Capelli - grande direttore per un grande Topo, figuriamoci - ci sono tante cose a mio parere condannabili che non vengono menzionate.
L'importanzione in massa di brutte storie straniere, per esempio, tanti esperimenti one-off che non hanno funzionato bene, nel tardo periodo certe
marchette alla casa madre e
informercial malamente mascherati (le storie ambientate a Disneyland, brr)...
Gli inserti redazionali, in particolare quelli sportivi, erano eccellenti. In post precedenti viene criticato il "politicamente corretto" di Capelli - non so cosa si intenda; se sono le Giovani Marmotte della Penna e Gentilini e i servizi sulla natura, non mi sono mai sembrati fuori posto, anzi.
Doverosi, quasi.
Se ci si riferisce a limiti sull'espressività degli autori (ad es. certe minacce molto... concrete di un Paperone di Martina, per dirne una), concordo.
Tuttavia, gli ultimi numeri di Capelli rasentano - lo sappiamo - la perfezione. Ed è qui che subentra
Cavaglione.
Vi dirò, mai capite le critiche al primo periodo di Cavaglione.
E' il Topo di Capelli, con cose in più:
Copertine più pregevoli (prendo cento volte la gag di Attardi o Ghiglione piuttosto che un prestampato delle ere precedenti, o copertine tappezzate di strilli e fuffa varia).
Più spazio alla sperimentazione di nuovi e brillanti autori, spesso con un umorismo e un tratto molto caratteristici, ma entro certi limiti.
Esplorazione del noir e del post moderno
entro certi limiti che trovo abbia funzionato bene.
Certe storie, ad esempio, di Faraci/Mottura sarebbero state possibili solo sotto Cavaglione.
Amo alla follia la consapevole
italianizzazione del Topo condotta da Cavaglione, comprese le parodie della società italiana e di certi suoi mali tipici (non so, Scassonio Strarompi o Paperino che cerca di compilare i moduli per l'O.R.P.E.F.) -- che complementa e non fa a botte con l'americanità di cose come C'Era Una Volta In America.
Il primo restyling di Cavaglione era un po' bizzarro, ma i contenuti e i redazionali su scienza, natura e tecnologia firmati perlopiù De Poli non erano
cretini. Anche l'occasionale humour demenziale secondo me non era sgradevole.
Le storie firmate a quattro mani con grandi come Monicelli non mi hanno mai disturbato (tantopiù che erano gradevolissime), peccato solo che abbiano dato vita all'ammorbante Paperica. Una parentesi fugace ma molto bella e rappresentativa della prima era Cavaglione è stata a mio parare
Paperinik e L'Ultima Impresa, quella sceneggiata dai ragazzi della scuola vattelapesca.
Il
secondo restyling ha iniziato a preoccuparmi, aprendo la via per la malattia che affligge tutt'ora il Topo: vale a dire, un'ossessione per i videogiochi e il consumismo più sfrenato nei redazionali e storie zeppe di
gimmick tecnologici, Papernet e riferimenti a TV e celebrità dell'ultimo minuto.
E' vero che Cavaglione ha lasciato un giornale peggiore di quello che ha trovato, ma nel mezzo credo che abbia dato molto; non ne capisco la condanna senza appello.
Di
Bono, Papa dei 33 giorni, poco da dire per manifesti limiti nella durata della sua reggenza.
Claretta Muci ha, a mio parere, la
grave colpa di aver consolidato tutto il male del Topo che si è trovata per le mani, non invertendo la rotta e infantilizzandolo ulteriormente.
Limitiamoci a dire che l'orrido, orrido Bruce è a mio parere un chiaro sintomo che io e Claretta non pensavamo la stessa cosa quando pensavamo "Topolino", e, come me, molti altri.
Non mi dilungherò oltre sulla Muci perchè, francamente, non ho cose granchè belle da dire.
Sarei tendenzialmente tentato di empatizzare con
Valentina De Poli, formatasi sotto Penna/Capelli, che in una intervista ha dichiarato di amare The Head on the Door dei Cure. Tuttavia, non riesco a dirne bene e ammetto di non
comprendere chi ne parla bene.
Il Topo attuale ha tutte le malattie contratte dal secondo restyling Cavaglione, ormai cronicizzate e forse incurabili: l'ossessione per le storie con Papernet, la realtà aumentata e le stampe treddì che hanno sostituito il
sense of wonder ciminiano, insieme all'ingresso di "celebrità" da due soldi.
Ad esse si sono aggiunti mali moderni: l'inchiostrazione e il
lettering elettronico che risulta in un tratto uniforme in una stessa pagina, omologato tra disegnatori, spesso grosso, sgraziato e brutto per limiti tecnologici: ricordiamoci che la rappresentazione
vettoriale di un tratto di penna è una semplificazione con un numero finito di punti, che risulta in quei tratti sempre bombati e innaturalmente "smooth".
Ho forti dubbi su molte nuove leve, e in particolare su uno stile grafico che troppo spesso sembra risentire di un'influenza nipponica.
L'incorporazione di DoubleDuck o PKNA
dentro Topolino libretto è a mio parere un errore
grave. Il registro e il tono di PKNA o MMMM
non va bene per Topolino, il cui standard a mio parere sono o
dovrebbero essere le storie della tarda produzione scarpiana, e fa a botte con il resto dei contenuti.
In generale, tra escursioni
dark, humour demenziale e sceneggiature rubate ai manga mi pare si siano persi i tratti classici della narrazione Disney italiana - Topolino detective, Paperino vittima, Paperinik... Paperinik - e quella capacità di mischiare narrazione "seria" e pretese di
suspense con gag grafiche e omaggi non invadenti alla cultura popolare e filmica.
In questa stessa ottica, non vedo minimamente di buon occhio l'importazione di storie straniere che non siano di Cip&Ciop o Nocciola o simili.
Mi si crocifigga pure, ma infine la gestione De Poli si rende talvolta colpevole di un "politicamente corretto" molto peggiore di quello di cui Gentilini è accusato: "Paperinik il Cuore E' un Motore" (e io
adoro Faraci) mi sembra un ottimo esempio di tutti i difetti di cui sopra.
In generale, lo standard dato dall'esempio dei Grandi Disney italiani (Scarpa, Martina...) mi sembra perso, e quelle che prima erano, anche gradevoli, deviazioni dallo stesso entrate durante l'era Cavaglione sono il
nuovo standard. Ma forse Abraham Simpson riassume il concetto meglio di me:
https://www.youtube.com/watch?v=LV0wTtiJygY