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    Re: Gentilini-Capelli-Cavaglione-Bono-Muci-De Poli: I direttori
    Risposta #150: Venerdì 3 Set 2010, 23:07:00
    Cavaglione:
     I topolini 2000-2200 sono giornali ben fatti, da un punto di vista strettamente tecnico, ma molto sbilanciati sui redazionali. Si sa che questi non sono il motivo per cui il lettore compra la rivista..
    però è proprio nel periodo di Cavaglione che i redazionali sono diventati sempre più banali e con un taglio più "frenetico", anche dal punto di vista grafico.
    Essere originale è un pregio; volerlo essere è un difetto


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      Re: Direttori di Topolino
      Risposta #151: Sabato 4 Set 2010, 09:15:19
      Se tu non l'avessi notato, la mia era solo una precisazione/giustificazione pignola, non ho mica detto (o pensato) il contrario. ;)
      Touchè.

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        Re: Gentilini-Capelli-Cavaglione-Bono-Muci-De Poli: I direttori
        Risposta #152: Sabato 4 Set 2010, 09:17:39
        però è proprio nel periodo di Cavaglione che i redazionali sono diventati sempre più banali e con un taglio più "frenetico", anche dal punto di vista grafico.
        Corretto. Taglio bambinesco e grafica da epilessia. Li ho trovati ben fatti in quanto strutturati in modo da affrontare una tematica in ogni numero. Ciò non toglie che io li abbia quasi sempre saltati a piè pari, contrariamente a quanto faccio nei topi datati, dove "Salvator Gotta risponde a..." è per me una delle cose da leggere al pari delle storie.

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          Re: Direttori di Topolino
          Risposta #153: Sabato 4 Set 2010, 10:26:11
          Mah... Vado controcorrente... Ma a me le storie del periodo De Poli non mi piacciono. Non so dire perché... mi lasciano l'amaro in bocca. Ok, Ziche, Casty ed altri scrivono storie che sono degli istant classics... Ma sono gli autori di contorno a non soddisfarmi. Forse è per l'uso pressoché totalitario di storie italiane, a discapito di inedite straniere? Non saprei dirlo con esattezza, poiché non riesco a capacitarmi di come un Topo così ben fatto non riesca a conquistarmi.

          Certo negli 80's c'erano troppe storie straniere... Ma era un male? Se solo si avesse avuto un po' di coraggio ad equilibrare la faccenda italiane/ straniere credo che avremmo avuto Topi migliori, come storie. Che è ciò che oggi cerco in un Topo.

          Sarò anche strano ma... Purtroppo io sono fatto così, in certe cose vedo a modo mio il bicchiere mezzo pieno.
          « Ultima modifica: Sabato 4 Set 2010, 10:27:05 da Andrea_Salvador »

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            Re: Direttori di Topolino
            Risposta #154: Sabato 4 Set 2010, 11:26:38
            Ma sono gli autori di contorno a non soddisfarmi. Forse è per l'uso pressoché totalitario di storie italiane, a discapito di inedite straniere?
            Forse è che molte provengono dal periodo Muci e debbono ancora essere smaltite?... :P
            « Ultima modifica: Sabato 4 Set 2010, 11:28:06 da iuventuri »

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              Re: Direttori di Topolino
              Risposta #155: Sabato 4 Set 2010, 13:16:45
              Forse è che molte provengono dal periodo Muci e debbono ancora essere smaltite?... :P

              Ancora? Ma quante sono? Roba da poterci aprire una testata  ;D ;D
              « Ultima modifica: Sabato 4 Set 2010, 13:17:10 da Gae_T »
              Essere originale è un pregio; volerlo essere è un difetto


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                Re: Direttori di Topolino
                Risposta #156: Sabato 4 Set 2010, 14:22:55
                Forse è che molte provengono dal periodo Muci e debbono ancora essere smaltite?... :P

                Potrebbe anche essere. Tuttavia a me le storie di quel periodo non dispiacciono affatto. Era la grafica delle rubriche che non era il massimo e se vogliamo la colorazione delle storie così... La definirei... Ma si... Come se le storie fossero colorate con il pennarello!!!

                Tuttavia un Topo con tutte quelle storie non mi dispiaceva affatto. Anche perché se oggi rileggo i Topi di quella direzione non mi dispiacciono affatto. Sempre che non legga le rubriche (e che mi fermi ai baloon delle storie).

                Oggi trovo il Topo troppo moderno, non rispondente al 100% ai miei gusti. Ma, sempre essendo sincero al 100%, non so perché... Ma c'è qualcosa (ma cosa?... Sarà qualcosa di occulto?) che non me lo fa apprezzare come meriterebbe.

                P.s.: Le interviste a fumetti non le digerisco, lo devo proprio dire!!!



                Per non aprire un altro post aggiungo che io farei un topo con 4/5 storie italiane, 1 strip e una vignetta (come oggi) ma inserirei 2 straniere, anche d'epoca (inedite in italia) a scapito di articoli, redazionali e quant'altro.
                « Ultima modifica: Sabato 4 Set 2010, 14:27:22 da Andrea_Salvador »

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                  Re: Direttori di Topolino
                  Risposta #157: Sabato 4 Set 2010, 18:24:50
                  Il mio giudizio sulla dinastia dei direttori:

                  Mario Gentilini

                  Quoto Cubo per evitare ripetizioni:
                  Gentilini: IL direttore. Quello con cui l'avventura è partita. Quello attorno al quale si è formata la schiera dei futuri maestri Disney. Si presentavano con una cartella: se i disegni gli piacevano erano assunti, altrimenti arrivederci. Ho letto che il suo carattere era un po' spigoloso, ma certamente era cosciente del fatto che Topolino fosse un'istituzione e tale dovesse rimanere.
                  Gaudenzio Capelli

                  Un altro grande direttore, un vero professionista allevato lungo la gestione di Gentilini come redattore capo. Anche su di lui il mio giudizio è totalmente positivo, credo abbia saputo tenere salde le redini di Topolino in quattordici anni molto "veloci" facendolo rimanere sempre un classico, scoprendo ottimi sceneggiatori e ottimi disegnatori e facendogli tagliare traguardi eccezionali di vendite (le tirature di oltre un milione di copie a numero toccate nell'estate del '93 furono dei veri e propri record mai eguagliati). Il politically correct che ha iniziato ad insinuarsi durante gli ultimi anni del suo mandato (e che ovviamente non apprezzo per niente) non credo comunque sia stata farina del suo sacco. Nonostante il ricordo che ho di quegli anni sia legato alla mia infanzia e quindi suscettibile di influenze nostalgiche credo di essere stato abbastanza obbiettivo.

                  Paolo Cavaglione

                  Non certo all'altezza dei precedenti non foss'altro per la sua provenienza estranea al mondo disney, ma a mio avviso comunque un buon direttore che ha mantenuto abbastanza alto il livello del suo giornale. Forse è campato di rendita delle due gestioni precedenti e forse ha goduto della presenza contemporanea di buona parte degli autori dei decenni precedenti, grandi maestri compresi, ancora vivi e in attività e di ottimi autori esordienti del periodo, primo fra tutti Faraci. Fatto sta che io promuovo comunque il suo operato almeno per quanto riguarda i primi 4 anni. La prima, pesante, rivoluzione stilistica che ci fu sotto la sua direzione a partire dal n° 2115, non fu infatti imho poi così male. Se da un lato mise definitivamente fine allo stile classico e e tranquillo che aveva avuto Topolino fino a quel momento, a mio parere fu un chiaro passo verso una modernizzazione ritenuta indispensabile che comunque non rovinò lo spirito di Topolino. Il taglio frenetico e la grafica da epilessia personalmente non ce li vedo e le rubriche con il tema variato di settimana in settimana, che oltretutto molte volte erano opera della stessa Valentina De Poli, per me non erano affatto poi così male. Certo, era tutta un'altra cosa rispetto a prima e non sto dicendo che fosse certamente meglio, ma la volontà di svecchiare era evidente e probabilmente sembrò una scelta obbligata; tuttavia le nuove rubriche che furono introdotte non mi hanno mai dato l'impressione di strizzare l'occhio al bambino demente o di echeggiare giornaletti tipo "cioè", quanto piuttosto quella di inseguire una innegabile modernizzazione dei costumi e degli stili che ci fu in quegli anni. Erano rubriche che davano notizie di attualità o riportavano comunque nozioni più o meno interessanti ma, imho, sempre di un livello tale da non scadere nella demenza e da farsi tuttora almeno sfogliare con piacere anche da un pubblico più adulto. Sulla seconda rivoluzione che portò a compimento, quella a partire dal n° 2248, nutro invece più perplessità: molte rubriche scomparirono, la nuova grafica che fu adottata non mi entusiasma troppo in confronto alla precedente e anche l'idea di inserire sei storie a numero non fu una grande trovata dato che spianò la strada, a mio modesto parere, al progressivo infiacchimento e appiattimento delle trame (era forse profetica la prima avventura di Superpippo firmata da Ambrosio uscita appunto sul 2248?)

                  Gianni Bono

                  Personalmente eviterei di accomunarlo alla Muci dal momento che la sua fu, con tutta probabilità, solo una reggenza temporanea, dato che fu direttore per nemmeno due mesi, dal n° 2298 (14/12/1999) al n° 2306 (08/02/2000). Non credo quindi che abbia apportato modifiche sostanziali a Topolino quanto piuttosto che si sia prestato per coprire un periodo di passaggio. C'è da dire che Bono non era comunque un nome qualsiasi visto che era stato per un periodo il Caporedattore di Capelli e che quindi, chissà, magari sarebbe stato anche un buon direttore.

                  Claretta Muci

                  Odio trovare capri espiatori e non ho quindi intenzione di farlo con lei. Non posso comunque negare che, a mio personalissimo giudizio, durante la sua gestione la qualità di Topolino, sia nelle storie che nelle rubriche, è andata rapidamente peggiorando sconfinando in poco tempo nella mediocrità. Sul n° 2308, quello venuto esattamente dopo il suo esordio, iniziano subito a comparire lungo il giornalino pagine strappate e rosicchiate, noci, impronte e dopo pochi numeri fa la comparsa trionfale il criceto Bruce che terrà una rubrica fissa su Topolino. Al di là dell'odiosità del personaggio, l'idea che Topolino avesse bisogno di un'altra "mascotte", oltretutto un altro roditore parlante mi è sempre sembrata quasi blasfema. Ma, per carità, riconosco che si tratta di personalissimi gusti. Riguardo alle rubriche poi, prendendo un numero a caso fra quelli del periodo, mi capita fra le mani il n° 2406 sul quale la rubrica più ampia è il "Pipporoscopo" dove, dopo un test pieno di argute e profonde domande, il mio nuovo segno zodiacale potrà essere un pinguiguana o una tigroca o un puzzolama e così via. Quanto di ciò che è accaduto sia effettivamente imputabile a lei ovviamente non lo posso sapere e, come da esordio, non voglio certo affermare che sia stata esclusivamente colpa sua. Resta il fatto che essendo stata direttore responsabile va da sè che, nel bene e nel male, almeno un minimo di responsabilità le appartenga ontologicamente, anche qualora, in una congiuntura negativa per il fumetto (scomparsa o ritiro dei grandi maestri, ricambio generazionale degli autori, imposizioni dall'alto, esigenze di mercato. ecc. ecc.), avesse semplicemente avuto la sfortuna di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato. Sotto la sua direzione, complici anche le distrazioni dell'adolescenza, abbandonai definitivamente il Topolino in decadenza verso il n° 2410, da quel momento in poi quindi non posso ovviamente giudicarne l'operato. Se, come leggo sopra, negli ultimi anni aveva rialzato il livello del giornale le faccio i miei complimenti.

                  Valentina De Poli

                  So bene che la ventina di numeri che ho letto fra quelli con la nuova direttrice sono forse pochi per emettere un giudizio completo. Ma comunque l'impressione è che la regia di una persona di esperienza che ha respirato l'aria della redazione di Capelli si sente e si vede negli editoriali e nelle rubriche che riacquistano una dignità e una cultura pur ovviamente e giustamente declinate in modo da essere accessibili anche ai più piccoli. Molto intelligente, bello e innovativo (dato che sappiamo bene che un tempo gli autori erano del tutto invisibili) è lo spazio dato ai backstage sulle storie, alle interviste agli autori e alle "note critiche" sulle storie, tutte cose che una volta si trovavano solo su Zio Paperone o comunque su testate più specialistiche. Oltretutto come ha già scritto Cubo, sembra anche a me che, nonostante nelle storielle ci si imbatta ancora, alle storie di qualità gli si riconosca nuovamente lo spazio che meritano.
                  « Ultima modifica: Sabato 4 Set 2010, 18:25:29 da Maxi »

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                    Re:Direttori di Topolino
                    Risposta #158: Martedì 5 Giu 2018, 18:31:46
                    Ciao e scusate il necroposting. Questo thread ha ormai 13 anni (!), e fanno un po' sorridere certi post dei primi anni; mi chiedo se gli autori si ritroverebbero in quello che hanno scritto oggi, in particolare nella ferma condanna di Cavaglione.

                    Sia come sia, dico la mia.("E che ce ne frega", dite voi. "Niente, ma volevo lasciare anch'io un opinione alla posterità, diversa magari da quelle già espresse.")Faccio già coming out e mi rivelo in quanto trentenne, quindi potete immaginare come la mia percezione sia colorata da un certo effetto nostalgia.

                    Va da sè che Gentilini è lo standard, e non c'è molto da dire.

                    Dell'amato Capelli - grande direttore per un grande Topo, figuriamoci - ci sono tante cose a mio parere condannabili che non vengono menzionate.

                    L'importanzione in massa di brutte storie straniere, per esempio, tanti esperimenti one-off che non hanno funzionato bene, nel tardo periodo certe marchette alla casa madre e informercial malamente mascherati (le storie ambientate a Disneyland, brr)...

                    Gli inserti redazionali, in particolare quelli sportivi, erano eccellenti. In post precedenti viene criticato il "politicamente corretto" di Capelli - non so cosa si intenda; se sono le Giovani Marmotte della Penna e Gentilini e i servizi sulla natura, non mi sono mai sembrati fuori posto, anzi.
                    Doverosi, quasi.
                    Se ci si riferisce a limiti sull'espressività degli autori (ad es. certe minacce molto... concrete di un Paperone di Martina, per dirne una), concordo.

                    Tuttavia, gli ultimi numeri di Capelli rasentano - lo sappiamo - la perfezione. Ed è qui che subentra Cavaglione.

                    Vi dirò, mai capite le critiche al primo periodo di Cavaglione.

                    E' il Topo di Capelli, con cose in più:

                    Copertine più pregevoli (prendo cento volte la gag di Attardi o Ghiglione piuttosto che un prestampato delle ere precedenti, o copertine tappezzate di strilli e fuffa varia).
                    Più spazio alla sperimentazione di nuovi e brillanti autori, spesso con un umorismo e un tratto molto caratteristici, ma entro certi limiti.
                    Esplorazione del noir e del post moderno entro certi limiti che trovo abbia funzionato bene.

                    Certe storie, ad esempio, di Faraci/Mottura sarebbero state possibili solo sotto Cavaglione.

                    Amo alla follia la consapevole italianizzazione del Topo condotta da Cavaglione, comprese le parodie della società italiana e di certi suoi mali tipici (non so, Scassonio Strarompi o Paperino che cerca di compilare i moduli per l'O.R.P.E.F.) -- che complementa e non fa a botte con l'americanità di cose come C'Era Una Volta In America.

                    Il primo restyling di Cavaglione era un po' bizzarro, ma i contenuti e i redazionali su scienza, natura e tecnologia firmati perlopiù De Poli non erano cretini. Anche l'occasionale humour demenziale secondo me non era sgradevole.

                    Le storie firmate a quattro mani con grandi come Monicelli non mi hanno mai disturbato (tantopiù che erano gradevolissime), peccato solo che abbiano dato vita all'ammorbante Paperica. Una parentesi fugace ma molto bella e rappresentativa della prima era Cavaglione è stata a mio parare  Paperinik e L'Ultima Impresa, quella sceneggiata dai ragazzi della scuola vattelapesca.

                    Il secondo restyling ha iniziato a preoccuparmi, aprendo la via per la malattia che affligge tutt'ora il Topo: vale a dire, un'ossessione per i videogiochi e il consumismo più sfrenato nei redazionali e storie zeppe di gimmick tecnologici, Papernet e riferimenti a TV e celebrità dell'ultimo minuto.

                    E' vero che Cavaglione ha lasciato un giornale peggiore di quello che ha trovato, ma nel mezzo credo che abbia dato molto; non ne capisco la condanna senza appello.

                    Di Bono, Papa dei 33 giorni, poco da dire per manifesti limiti nella durata della sua reggenza.

                    Claretta Muci ha, a mio parere, la grave colpa di aver consolidato tutto il male del Topo che si è trovata per le mani, non invertendo la rotta e infantilizzandolo ulteriormente.
                    Limitiamoci a dire che l'orrido, orrido Bruce è a mio parere un chiaro sintomo che io e Claretta non pensavamo la stessa cosa quando pensavamo "Topolino", e, come me, molti altri.
                    Non mi dilungherò oltre sulla Muci perchè, francamente, non ho cose granchè belle da dire.

                    Sarei tendenzialmente tentato di empatizzare con Valentina De Poli, formatasi sotto Penna/Capelli, che in una intervista ha dichiarato di amare The Head on the Door dei Cure. Tuttavia, non riesco a dirne bene e ammetto di non comprendere chi ne parla bene.

                    Il Topo attuale ha tutte le malattie contratte dal secondo restyling Cavaglione, ormai cronicizzate e forse incurabili: l'ossessione per le storie con Papernet, la realtà aumentata e le stampe treddì che hanno sostituito il sense of wonder ciminiano, insieme all'ingresso di "celebrità" da due soldi.

                    Ad esse si sono aggiunti mali moderni: l'inchiostrazione e il lettering elettronico che risulta in un tratto uniforme in una stessa pagina, omologato tra disegnatori, spesso grosso, sgraziato e brutto per limiti tecnologici: ricordiamoci che la rappresentazione vettoriale di un tratto di penna è una semplificazione con un numero finito di punti, che risulta in quei tratti sempre bombati e innaturalmente "smooth".
                    Ho forti dubbi su molte nuove leve, e in particolare su uno stile grafico che troppo spesso sembra risentire di un'influenza nipponica.

                    L'incorporazione di DoubleDuck o PKNA dentro Topolino libretto è a mio parere un errore grave. Il registro e il tono di PKNA o MMMM non va bene per Topolino, il cui standard a mio parere sono o dovrebbero essere le storie della tarda produzione scarpiana, e fa a botte con il resto dei contenuti.

                    In generale, tra escursioni dark, humour demenziale e sceneggiature rubate ai manga mi pare si siano persi i tratti classici della narrazione Disney italiana - Topolino detective, Paperino vittima, Paperinik... Paperinik - e quella capacità di mischiare narrazione "seria" e pretese di suspense con gag grafiche e omaggi non invadenti alla cultura popolare e filmica.
                    In questa stessa ottica, non vedo minimamente di buon occhio l'importazione di storie straniere che non siano di Cip&Ciop o Nocciola o simili.

                    Mi si crocifigga pure, ma infine la gestione De Poli si rende talvolta colpevole di un "politicamente corretto" molto peggiore di quello di cui Gentilini è accusato: "Paperinik il Cuore E' un Motore" (e io adoro Faraci) mi sembra un ottimo esempio di tutti i difetti di cui sopra.

                    In generale, lo standard dato dall'esempio dei Grandi Disney italiani (Scarpa, Martina...) mi sembra perso, e quelle che prima erano, anche gradevoli, deviazioni dallo stesso entrate durante l'era Cavaglione sono il nuovo standard. Ma forse Abraham Simpson riassume il concetto meglio di me: https://www.youtube.com/watch?v=LV0wTtiJygY
                    « Ultima modifica: Martedì 5 Giu 2018, 18:57:58 da prdqp »

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                    Maximilian
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                      Re:Direttori di Topolino
                      Risposta #159: Mercoledì 6 Giu 2018, 11:33:02
                      le storie con Papernet, la realtà aumentata e le stampe treddì che hanno sostituito il sense of wonder ciminiano
                      Tra papernet e Cimino preferisco con pochi dubbi il primo

                      Il registro e il tono di PKNA o MMMM non va bene per Topolino
                      Non giudico pkna perchè non lo conosco, ma mmmm è fumetto disney al 100%, quindi andrebbe benissimo per la testata principale

                      si siano persi i tratti classici della narrazione Disney italiana - Topolino detective, Paperino vittima, Paperinik... Paperinik
                      Il venir meno di clichè decennali e ripetitivi non può che giovare

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                        Re:Direttori di Topolino
                        Risposta #160: Mercoledì 6 Giu 2018, 15:19:31
                        le storie con Papernet, la realtà aumentata e le stampe treddì che hanno sostituito il sense of wonder ciminiano
                        Tra papernet e Cimino preferisco con pochi dubbi il primo

                        Ouch.
                        Posso comprendere che a qualcuno non piaccia Cimino, ma confesso che non capisco come sceneggiature affette dalla moderna ossessione monomaniacale per l'elettronica di consumo possano essere sotto qualunque punto di vista ritenute desiderabili.

                        si siano persi i tratti classici della narrazione Disney italiana - Topolino detective, Paperino vittima, Paperinik... Paperinik
                        Il venir meno di clichè decennali e ripetitivi non può che giovare

                        Via, Topolino detective è un clichè?

                        E' come definire un clichè la trama investigativa di 300 e rotti Dylan Dog (con rigorosa tappa tra le lenzuola della bella di turno e battute pessime di Groucho).

                        Va bene anzi benissimo che dal consolidato si devii e si sperimenti il nuovo (cosa che nel mio post precedente lodo dell'era Cavaglione), ma rottamarlo acriticamente - per di più con l'idea che sostituirlo con qualsiasi altra cosa non possa che giovare - mi sembra una presa di posizione molto arbitraria e difficilmente condivisa tra i lettori di qualunque fumetto.

                        Un ipotetico "Tex nello Spazio" giusto per evitare di ripetere i clichè dei duelli, dei pards e degli indiani non avrebbe, a mio modo di vedere, molto successo.
                        « Ultima modifica: Mercoledì 6 Giu 2018, 15:26:05 da prdqp »

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                          Re:Direttori di Topolino
                          Risposta #161: Mercoledì 6 Giu 2018, 17:09:07
                          Via, Topolino detective è un clichè?
                          Lo è diventato.
                          Topolino è un avventuriero, un pilota di aerei, un agente segreto, un viaggiatore temporale, un cacciatore di tesori, un uomo comune... e anche un detective.
                          In italia ci si è concentrati particolarmente sull'aspetto investigativo, trascurando le altre possibilità del personaggio

                          con l'idea che sostituirlo con qualsiasi altra cosa non possa che giovare
                          Non ho mai detto questo e se qualcuno lo dichiarasse, sarei il primo in disaccordo

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                            Re:Direttori di Topolino
                            Risposta #162: Giovedì 7 Giu 2018, 09:13:00
                            Tra papernet e Cimino preferisco con pochi dubbi il primo

                            Lei è un provocatore (semicit.) :P

                            Topolino è un avventuriero, un pilota di aerei, un agente segreto, un viaggiatore temporale, un cacciatore di tesori, un uomo comune... e anche un detective.
                            In italia ci si è concentrati particolarmente sull'aspetto investigativo, trascurando le altre possibilità del personaggio

                            Beh ora non è né detective, né nessuna delle altre caratteristiche. Direi che in questo periodo storico Topolino sul fumetto Disney italiano semplicemente non è.

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                              Re:Direttori di Topolino
                              Risposta #163: Giovedì 7 Giu 2018, 12:13:23
                              Beh ora non è né detective, né nessuna delle altre caratteristiche. Direi che in questo periodo storico Topolino sul fumetto Disney italiano semplicemente non è.
                              Oppure è interprete di storie in costume :(
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                                Re:Direttori di Topolino
                                Risposta #164: Venerdì 8 Giu 2018, 09:53:19
                                Giudicare l'operato dei direttori è assolutamente difficile, dato che non è possibile stabilire cosa è dipeso da loro e cosa no. Spesso aspetti positivi e negativi possono non essere merito o demerito del direttore di turno, ma di qualcuno della redazione, dell'editore, o semplicemente legati ai tempi (per dire, oggi raggiungere 1 milione di copie sarebbe praticamente impossibile, mentre nel 1993 con i gadget è stato abbastanza semplice, e nei primi anni '70 le tirature erano enormi pur senza contenuti straordinari). Possiamo perciò solo presupporre, senza prescindere dal periodo storico di riferimento. A Valentina De Poli in particolare è capitato senz'altro quello più sfavorevole, con le tirature più basse di sempre, mentre Gentilini, uomo d'altri tempi, subentrò a Pedrocchi già sul Topolino giornale e, attraverso il passaggio al formato libretto, guidò il settimanale dal dopoguerra al boom economico, fino al 1980. Sicuramente ha saputo scoprire diversi talenti, inoltre il Topolino della sua lunga direzione puntava molto sulle rubriche, essenziale complemento delle storie a fumetti, ricche di intrattenimento, cultura e coinvolgimento del lettore. Il Topolino degli anni '50, '60 e '70 si presentava così come un ricco contenitore adatto a tutte le età. Un'altra caratteristica del suo periodo è stata quella di puntare su pochissime testate, che si contavano sulle dita di una mano: Topolino e Albi d'Oro o Albi della Rosa, Almanacco Topolino, I Classici Disney. Con Capelli, invece, che si è ritrovato a dirigere il giornale nel primo periodo di crisi dei periodici a fumetti (dovuto alla diffusione dei primi cartoni animati giapponesi sulla tv a colori, presto seguiti dai primi videogiochi) cui si reagì concedendo sul settimanale ampio spazio a questi nuovi intrattenimenti e, al tempo stesso, ampliando l'offerta di testate da edicola, forse anche per attirare di più l'attenzione dei giovani lettori. Ecco comparire quindi le raccolte, i Grandi Classici, ma anche le prime testate per collezionisti. Sullo stesso Topolino, inoltre, vennero sostenute diverse sperimentazioni (le storie dipinte di Chierchini, le storie a bivi, diverse iniziative comee gli albetti ed altre iniziative promozionali, fra cui gli indimenticabili gadget estivi che resteranno un appuntamento consolidato fino al 2014). Il periodo Cavaglione è stato molto criticato da alcuni, ma non bisogna dimenticare che è stato il più florido di testate di qualità: alla fine degli anni '90 se ne contavano tantissime fra cui alcune assolutamente di pregio sorte proprio in quel periodo (fra cui I Maestri Disney) ed altre ricche di redazionali, impensabili oggi. Qualcosa di indimenticabile ed irripetibile, e nemmeno il libretto se la passava poi così male.
                                Per quanto riguarda il periodo Muci, lo considero un periodo di transizione in cui purtroppo abbiamo assistito alla seconda grande crisi del fumetto da edicola, dovuta alla diffusione del computer con i videogiochi di seconda generazione ed internet, e si è proseguito con le testate ancora attive senza innovazioni degne di nota, salvo l'aver puntato ad iniziative e storie più adatte ad un pubblico molto giovane. A me sinceramente non è dispiaciuto dei vari gadget, e nemmeno poi così tanto delle storie che potevano contare ancora su un ottimo letterina manuale e su colori molto belli e naturali, aspetti decisamente peggiorati successivamente. Anche la parte redazionale era ancora consistente e, credo, migliore rispetto a quella degli ultimi anni. Con la direzione De Poli sono arrivate storie dal taglio decisamente più adulto, ma adulto è diventato sempre di più anche il pubblico, data la sempre minore diffusione di Topolino fra bambini e ragazzi. Ci si è anche avvicinati al mondo delle fiere, prima mai menzionato. Inserire Pk nel settimanale non è stata una scelta ma una necessità, data l'insostenibilità di una testata dedicata. È stato positivo il ritorno di alcuni autori ed il lavoro di Casty, passato a Disney in seguito al fallimento di Cattivik. Anche Celoni ha realizzato capolavori e Cavazzano continua a lavorare regolarmente ed ottimamente per il libretto insieme ad altri eccellenti autori ma, come sappiamo bene, le cose da migliorare sono tante e con il recente restyling la questione rubriche è forse perfino peggiorata. Anche le altre testate stanno vivendo un brutto momento, con selezioni delle storie sempre meno accurate e continue introduzioni di nuove testate dalla vita breve. Come già scritto altrove, credo che sia assolutamente urgente una seria riconsiderazione di tutte le pubblicazioni.
                                « Ultima modifica: Venerdì 8 Giu 2018, 10:25:16 da Max »

                                 

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