Giudicare l'operato dei direttori è assolutamente difficile, dato che non è possibile stabilire cosa è dipeso da loro e cosa no. Spesso aspetti positivi e negativi possono non essere merito o demerito del direttore di turno, ma di qualcuno della redazione, dell'editore, o semplicemente legati ai tempi (per dire, oggi raggiungere 1 milione di copie sarebbe praticamente impossibile, mentre nel 1993 con i gadget è stato abbastanza semplice, e nei primi anni '70 le tirature erano enormi pur senza contenuti straordinari). Possiamo perciò solo presupporre, senza prescindere dal periodo storico di riferimento. A Valentina De Poli in particolare è capitato senz'altro quello più sfavorevole, con le tirature più basse di sempre, mentre Gentilini, uomo d'altri tempi, subentrò a Pedrocchi già sul Topolino giornale e, attraverso il passaggio al formato libretto, guidò il settimanale dal dopoguerra al boom economico, fino al 1980. Sicuramente ha saputo scoprire diversi talenti, inoltre il Topolino della sua lunga direzione puntava molto sulle rubriche, essenziale complemento delle storie a fumetti, ricche di intrattenimento, cultura e coinvolgimento del lettore. Il Topolino degli anni '50, '60 e '70 si presentava così come un ricco contenitore adatto a tutte le età. Un'altra caratteristica del suo periodo è stata quella di puntare su pochissime testate, che si contavano sulle dita di una mano: Topolino e Albi d'Oro o Albi della Rosa, Almanacco Topolino, I Classici Disney. Con Capelli, invece, che si è ritrovato a dirigere il giornale nel primo periodo di crisi dei periodici a fumetti (dovuto alla diffusione dei primi cartoni animati giapponesi sulla tv a colori, presto seguiti dai primi videogiochi) cui si reagì concedendo sul settimanale ampio spazio a questi nuovi intrattenimenti e, al tempo stesso, ampliando l'offerta di testate da edicola, forse anche per attirare di più l'attenzione dei giovani lettori. Ecco comparire quindi le raccolte, i Grandi Classici, ma anche le prime testate per collezionisti. Sullo stesso Topolino, inoltre, vennero sostenute diverse sperimentazioni (le storie dipinte di Chierchini, le storie a bivi, diverse iniziative comee gli albetti ed altre iniziative promozionali, fra cui gli indimenticabili gadget estivi che resteranno un appuntamento consolidato fino al 2014). Il periodo Cavaglione è stato molto criticato da alcuni, ma non bisogna dimenticare che è stato il più florido di testate di qualità: alla fine degli anni '90 se ne contavano tantissime fra cui alcune assolutamente di pregio sorte proprio in quel periodo (fra cui I Maestri Disney) ed altre ricche di redazionali, impensabili oggi. Qualcosa di indimenticabile ed irripetibile, e nemmeno il libretto se la passava poi così male.
Per quanto riguarda il periodo Muci, lo considero un periodo di transizione in cui purtroppo abbiamo assistito alla seconda grande crisi del fumetto da edicola, dovuta alla diffusione del computer con i videogiochi di seconda generazione ed internet, e si è proseguito con le testate ancora attive senza innovazioni degne di nota, salvo l'aver puntato ad iniziative e storie più adatte ad un pubblico molto giovane. A me sinceramente non è dispiaciuto dei vari gadget, e nemmeno poi così tanto delle storie che potevano contare ancora su un ottimo letterina manuale e su colori molto belli e naturali, aspetti decisamente peggiorati successivamente. Anche la parte redazionale era ancora consistente e, credo, migliore rispetto a quella degli ultimi anni. Con la direzione De Poli sono arrivate storie dal taglio decisamente più adulto, ma adulto è diventato sempre di più anche il pubblico, data la sempre minore diffusione di Topolino fra bambini e ragazzi. Ci si è anche avvicinati al mondo delle fiere, prima mai menzionato. Inserire Pk nel settimanale non è stata una scelta ma una necessità, data l'insostenibilità di una testata dedicata. È stato positivo il ritorno di alcuni autori ed il lavoro di Casty, passato a Disney in seguito al fallimento di Cattivik. Anche Celoni ha realizzato capolavori e Cavazzano continua a lavorare regolarmente ed ottimamente per il libretto insieme ad altri eccellenti autori ma, come sappiamo bene, le cose da migliorare sono tante e con il recente restyling la questione rubriche è forse perfino peggiorata. Anche le altre testate stanno vivendo un brutto momento, con selezioni delle storie sempre meno accurate e continue introduzioni di nuove testate dalla vita breve. Come già scritto altrove, credo che sia assolutamente urgente una seria riconsiderazione di tutte le pubblicazioni.
Max, ti chiedo scusa e spero che tu non avrai a male , se mi permetto di riscrivere il tuo scritto interessantissimo dal mio punto di vista. Lo faccio perché molte cose che tu scrivi le condivido, ma anche un po’ per giocare e … un po’ per pigrizia.
Non si può giudicare l'operato dei direttori senza contestualizzarli nel loro tempo perché, anche questo aldilà delle qualità personali, fa una notevole differenza.
Certo è che un direttore come Gentilini, potette godere, di una libertà di decisione che è probabile che i suoi successori non abbiano avuto: le dichiarazioni originarie della De Poli che a tutt’oggi restano inattese, sono dovute, dal mio punto di vista, non tanto ad un suo cambiamento di opinione ma da condizionamenti derivati dagli orientamenti del mercato e dalle decisioni dell’editore, cosa che nei tempi precedenti non condizionava così pesantemente l’operato e l’indipendenza del direttore e questo, per ovvi motivi: per dire, oggi raggiungere 1 milione di copie sarebbe praticamente impossibile, mentre nel 1993 con i gadget è stato abbastanza semplice, e negli anni 70 le tirature erano enormi e questo anche se dalla seconda metà di quel periodo i contenuti delle storie cominciarono ad avere un calo di qualità senza precedenti per quei tempi. A Valentina De Poli in particolare è capitato senz'altro quello più sfavorevole, con le tirature più basse di sempre, mentre l’azione di Gentilini, coincise con il boom economico, fino al 1980. Sicuramente egli ha saputo scoprire diversi talenti, inoltre il Topolino della sua lunga direzione puntava molto sulle rubriche, essenziale complemento delle storie a fumetti, ricche d’intrattenimento, cultura e coinvolgimento del lettore. Il Topolino degli anni '50, '60 e '70 si presentava così come un ricco contenitore adatto a tutte le età. Un'altra caratteristica del suo periodo è stata quella di puntare su pochissime testate, che si contavano sulle dita di una mano: Topolino, Albi d'Oro poi Almanacchi Topolino, Albi della Rosa poi Albi di Topolino, I Classici Disney a cadenza trimestrale.
Con Capelli, invece, che si è ritrovato a dirigere il giornale nel primo periodo di crisi dei periodici a fumetti (dovuto alla diffusione dei primi cartoni animati giapponesi sulla tv a colori, presto seguiti dai primi videogiochi), si reagì concedendo sul settimanale ampio spazio a questi nuovi intrattenimenti e, al tempo stesso, ampliando l'offerta di testate da edicola, forse anche per attirare di più l'attenzione dei giovani lettori o forse anche per dare la possibilità a tanti lettori già rodati di accedere a tantissime storie che non erano state più riproposte. Ecco comparire quindi le raccolte, i Grandi Classici, ma anche le prime testate per collezionisti. Sullo stesso Topolino, inoltre, vennero sostenute diverse sperimentazioni (le storie dipinte di Chierchini, le storie a bivi, diverse iniziative come gli albetti ed altre iniziative promozionali, fra cui gli indimenticabili gadget estivi che resteranno un appuntamento consolidato fino al 2014). Dal mio punto di vista il periodo di Capelli è pieno però d’ombre perché, rispetto al periodo finale di Gentilini, le storie proposte non rappresentano, in linea di massima e con le dovute eccezioni, un’inversione nella qualità e spesso sono ancora più decadenti.
Il periodo Cavaglione è stato molto criticato da alcuni ed io, sono fra quelli, perché ancora più di prima, egli non riuscì ad imporre una svolta meritocratica in fatto di storie che scivolarono sempre più in basso come qualità. Il lato certamente positivo della sua direzione fu però quello di lanciare testate di alta qualità su cui spiccano I Maestri Disney ed altre ricche di redazionali, impensabili oggi.
A differenza della stragrande maggioranza, considero il periodo Muci, non affatto negativo e, migliore di quello che lo ha preceduto e … probabilmente anche più in là. È indispensabile non dimenticare che coincise con la grande crisi del fumetto da edicola, dovuta alla diffusione del computer con i videogiochi di seconda generazione. Non possiamo nemmeno dimenticare che tanti di quei grandi che ancora oggi scrivono e disegnano Topolino – a cominciare da Casty e Pastrovichhio – sono approdati a Topolino proprio in quel periodo e che si poteva contare ancora su un’ottima letterina manuale e su colori molto belli e naturali, aspetti decisamente peggiorati successivamente. Anche la parte redazionale era ancora consistente e, credo, migliore rispetto a quella degli ultimi anni.
Con la direzione De Poli sono arrivate storie dal taglio decisamente più adulto, ma adulto è diventato sempre di più anche il pubblico, data la sempre minore diffusione di Topolino fra bambini e ragazzi. Ma purtroppo – ripeto per motivi che non so fino a che punto siano imputabili solo a lei – dal 2017 – mese prima o mese dopo – si è fatta una scelta di riavvicinamento e recupero delle fasce più giovanili ed il recente restyling ha sancito definitivamente, per ora, questa tendenza. Il rischio per la De Poli è quello dunque di essere ricordata più, non per il suo entusiasmante primo periodo ma per la grande decadenza del secondo, come accade spesso per tutte le persone che svolgono ruoli di una certa importanza decisionale.