Non sono venale, mandami le Goleador e siamo a posto
Anche le altre due storie sono meravigliose, con Ratkyll che per me svetta su tutte
E invece Duckenstein, appena recuperato in fumetteria, mi ha parzialmente deluso.
Dracula era una Grande Parodia deliziosa, con un Pippo in formissima, ja, che univa atmosfera a gag azzeccatissime, sia verbali che puramente slapstick (Pippo/Van Helsing che sbatte la testa contro il cartello mi ha suscitato una risata a voce alta).
Di contro, Duckenstein mi sembra davvero troppo "serioso" e melanconico, con una scrittura un po' forzata (no, non avrei saputo trasporre in maniera migliore Frankenstein, ma per fortuna non è un onere che tocca a me).
Più che tollerabile, si badi bene, ma qui vorrei allacciarmici per parlare di altro.
Nello specifico, vorrei spendere un po' di brutte parole sul numero che fa da contorno a Duckenstein e che a mio parere incarna tutte le brutture del Topolino attuale.
Apre con una storia -
Zio Paperone e il cosplayer di troppo - che trovo molto più stridente delle "oneste" marchettone dei tardi anni '80 ambientate a Eurodisney e che è parte, come dicevo di anzi, di quell'ossessione ormai incurabile per le sciocchezze più effimere del nostro tempo.
Papernet e Facelook, i cellulari, i selfie, i "cosplayer", la sovrabbondanza di inglese a fronte di un italiano sempre più povero, un impresentabile Battista in felpa.
Onestamente, ma che me ne frega? Sono già bombardato di tali scemenze tutto il giorno (pure il presidente USA vorrebbe sostituire i tweet alla diplomazia), se leggo Topolino è uno stratagemma per evadere da tanta bruttura.
Non sono pazzo al punto da pretendere che un settimanale a fumetti si erga a baluardo contro tutto ciò (ci prova del resto senza grandi risultati ne Il Mistero del Silenzio in Coro), ma si potrebbe almeno guarire dall'ossessione, restituendoci avventure senza tempo
oppure satire intelligenti della moda del giorno o delle peggiori malattie moderne.
Peraltro questo è qualcosa che Casty a mio parere ha fatto più di una volta argutamente nelle sue storie dis
topiche, raccogliendo anche in questo la lezione del maestro Scarpa.
La Spada di Ghiacciolo è un'altra cosa un po' dura da digerire (doppio senso del tutto voluto).
Lo dice giustamente l'Albrigi: "ho chiesto a Tito e Davide: si possono fare parodie... di storie Disney? Mi hanno risposto di no."
E facevi bene ad ascoltarli, testone!
Il risultato è una cosa che mi sembra più a suo agio su un blog.
Tuttavia, si chiude un occhio anche su questo, complice la Ziche.
Infine c'è Ciccio Never, dimenticabilissima.
Arrivato alla fine del volume non posso che constatare una cosa: le parti migliori della rivista sono quelle fuori dagli schemi al limite dell'eresia (Duckenstein e la Spada di Ghiacciolo) e non mi piacciono nemmeno così
tanto (lasciando stare Dracula, il demenziale è già stato fatto molto meglio dalla Ziche ne Il Grande Splash e affini).
Le storie più "canoniche" e in generale i connotati del Topolino con la T maiuscola, quello senza tempo, che giace su una linea che va da Gottfredson a Scarpa e Mezzavilla, giacciono a mio parere in uno stato di abbandono e crisi di identità.