Un paio di frasi per commentare questa vicenda.
Sicuramente sono cose che si sapevano già, in gran parte. Le modalità di lavoro dei collaboratori esterni (sceneggiaotri/disengatori) si sapevano, si sapeva che è un lavoro a tempo indeterminato. Questa lettera aperta apre gli occhi una volta di più su questa vita, che spesso noi dimentichiamo. Noi lettori, intendo.
Molti di quelli che leggono fumetti e che sono sollazzatori o paperseriani aspirerebbero un giorno a far sognare altri giovani lettori come ad oggi hanno fatto i Grandi del fumetto Disney muovendo Paperi e Topi. Ma qualcuno già disse sul Papersera che è quasi impossibile fare delle sceneggiature il prprio sostentamenti di vita. Che è quello che mi dicono anche quando dico che vorrei fare lo scrittore professionista.
Ora, certo Bruno Concina - colonna portante delle sceneggiature Disney, che ha avuto e ha molti meriti in questo campo, che dalle sue sceneggiature dimostra di essere persone intelligente - sapeva come andavano le cose. Con o senza tirare in ballo la vituperata crisi del fumetto.
Forse però non si aspettava un decurtamento di lavoro tanto drastico. Forse si apsettava più xomprensione, più rispetto, di più. Quel di più non gli è stato dato. Allora ha dimostrato ancora intelligenza scrivendo la prima lettera, per cercare di capire i perchè che lui non vedeva.
Qui l'errore della Disney, che non ha risposto. Qui il gesto drastico di Concina della lettera aperta. Appena l'ho letta ho pensato anc'io che fosse una bomba, forse invece non lo sarà. Semplicemente ribadisce un modus operandi già noto, più o meno, e di certo ci fa simpatizzare per Concina assurto a simbolo di molti altri come lui, lui a maggior ragione perchè in Dinsey da anni e anni. Ma non credo che la Disney soffra di questo. La cassa di risonanza di questa lettera sarà limitata agli amanti del fumetto, farà pensare un po' male della Disney perchè non risponde a una mail cortese di chi non è il primo venuto, ma niente di più. Che la De Poli risponda o no alla nuova lettera, il risultato porobabilemnte non cambierà.
E in fondo, un tempo si diceva che i poeti erano poveri. Oggi lo sono anche gli sceneggiatori Disney.
Di certo c'è tutta la mia stima e la mia solidarietà a Concina, uomo che mi sembra ormai disilluso vesro l'azienda che sforna i personaggi che lui tanto ama.
Ah, no, no,scusate, chi sfornma quei personaggi sono gli autori, non l'azienda. Be', ma allora c'è in programma uno sciopero come quello degli sceneggiatori delle serie TV USA? Forse sì, forse no...
Per Concina, gli auguro ovviamenti tutto il bene possibile per il suo avvenire, sperando che possa superare questo momento di frustrazione e incazzatura.
Per la situazione... mah, incasinata, ma non diversa da quella di altri lavorui diversissimi. Purtroppo. Chiamatela flessibilità o precariato, ma è così.