Ho cercato di leggere tutta la discussione, ma non riesco ad aprire tanti link, in particolare la lite Concina / Vitalliano, quindi ho la visione parziale delle cose per come la racconta solo Concina, e non posso pertanto dare un parere completo.
Che vi siano accordi tra gli autori e la Disney è un dato di fatto, che la Disney rispetti questi accordi è un altro dato di fatto, che il contenuto di questi accordi, positivi o negativi che siano, possa essere modificato solo con l'accordo di entrambe le parti è altro dato di fatto.
Nel momento in cui l'accordo tra le parti è quello per cui all'autore viene riconosciuto un forfait antecedente su ristampe ed edizioni straniere, Disney ha diritto di non riconoscere surplus o di procedere a modifiche di tale accordo solo perché richiesta dall'autore.
E questo sul piano strettamente giuridico è ineccepibile, e nessuno può muovere critiche di sorta a Disney se l'altra parte ha accettato tali accordi. Capisco che si potrebbe dire che il contratto possa essere un capestro o che si possa forse parlare di abuso di posizione dominante, ma tanto è (qualcuno può dire, per fare un esempio, a Sky che prezzi fare per i suoi abbonamenti? Certamente no): se quello è l'accordo, e Disney ha corrisposto il dovuto, nessuno può (sempre in punto di stretto diritto) contestare la politica aziendale per cui Disney può decidere, in qualsiasi momento, di ridurre il lavoro con questo o quel collaboratore, si chiami egli Concina, De Vita, Pezzin, Vitaliano, De Poli o chi altro si voglia.
Ovviamente, se la scelta non paga in termini economici, perché sgradita a noi lettori, è altra cosa: e credo sia questo l'unico vero motivo che possa spingere Disney a rivedere le sue posizioni, senza che vi siano, ribadisco, motivi strettamente giuridici che possano obbligarla.
Da punto di vista legale, Disney è quindi dalla parte della ragione, indubitabilmente, per quel che io possa valutare adesso.
Ma... c'è un ma che mi lascia perplesso, sul piano umano. È possibile che a un autore come Concina si lascino solo due storie l'anno per smaltire le giacenze? E queste giacenze a cosa hanno portato di tanto fantastico? Oltretutto non capisco una cosa: la politica dell'azienda, secondo quel che dice Lepore, è quella di smaltire le giacenze e di puntare sull'attualità come nel caso di Papertotti? Le due cose mi sembrano fare molto a pugni, posto che o smaltisco le giacenze, passate per definizione, o punto sull'attualità, che richiede la stampa a ciclo continuo di storie "sul momento" (vedi Gagnor e la storia di Dalì, pubblicata quasi in diretta)... Ma allora mi chiedo ancora: cosa ha impedito, se servivano queste storie legate all'attualità, di affidarne di più a uno come Concina, che ha dimostrato di sapersi sbizzarrire senza difficoltà un po' in tutti i generi? Si sono privilegiati altri autori? Ma in base a quale criterio di valutazione? Se sapessimo questo, magari ben comprenderemmo i veri termini della questione economica, quantunque mi scocci non poco, umanamente s'intende, che uno scrittore con trent'anni di mondo Disney alle spalle, e tanti piccoli gioielli lasciati sul Topo, si ritrovi con le briciole e nulla di tributo alla sua carriera.
Sul topic di Guido Martina, leggevo che Capelli aveva acquistato da Martina, quando questi era ormai divenuto vecchio, varie sceneggiature, pagandogliele il giusto, anche se poi ritenne di non farle pubblicare, comunque a mo' di ringraziamento per il lavoro che Guidone aveva fatto in quarant'anni di Topolino: possibile che la gratitudine al giorno d'oggi sia davvero scomparsa, anche nei confronti di chi tanto aveva fatto quando eri sulla cresta dell'onda?
Possibile, cioè, che davvero non ci fosse uno spazio per un autore che aveva contribuito a creare la leggenda del Topo anni ottanta (Topolino e il nome della Mimosa, Topolino e il caso del vagone scomparso, Topolino e il mistero di Napoleone, ex plurimis)?
Capisco che Disney, come tutte le ditte, esista per produrre ricchezza, ossia guadagnare soldi: è ovvio che, se non si portasse a casa la pagnotta, non avremmo più fumetti, non solo da Disney, ma anche da Panini, Bonell e C, ed è anche vero che nessuna di queste aziende, in quanto tali, è tenuta all'assistenzialismo o alla filantropia...
Ma davvero non si poteva fare qualcosa di più, umanamente intendo, per un grande come Bruno Concina? Almeno per gratitudine visto che qualcosa di buono aveva fatto?
Non so: magari, se riuscissi a leggere cosa scrisse Vitaliano, potrei essere più deciso nel mio intervento. Spero comunque di essere stato chiaro. E ancor di più spero che nessuno degli altri grandi (Gatto, De Vita, Cavazzano ecc) si ritrovi in questa spiacevole situazione.
Spiacevole non solo per gli autori, ma altresì per la Disney stessa, ovviamente.
Ed ancor di più spiacevole per noi lettori-utenti del Papersera, che comunque vogliamo bene sia alla Disney (senza la quale molto perderemmo), sia ai singoli autori che il suo mito hanno contribuito a creare.