Sul tradimento della continuity come sintomo di decadenza delle storie disney italiane non sono d'accordo. Nel senso che la continuity, in un tipo di fumetto "industriale" come questo, è un concetto alquanto relativo. Nel momento in cui qualcuno introduce un'innovazione e si scopre che "funziona" (è cioè funzionale alla produzione di storie nuove), la si adotta e amen. Non a caso, a tradire la continuty sono stati per primi gli stessi americani, e questo fin dalle origini. Pensiamo solo a Gambadilegno, che nasce appunto con una gamba di legno che poi, col tempo, gli diventa sana. Ovvio che non deve essere un'innovazione stravolgente, e nei casi citati non possiamo infatti parlare di stravolgimento, quanto piuttosto di adattamento: prima la Numero Uno era una moneta a cui Paperone era solo molto affezionato, e POI diventa il suo portafortuna. Semplicemente. Capisco che a qualcuno possa non piacere, ma nella dimensione di un fumetto-prodotto (una cosa fatta-per-vendere) si tratta di un processo inevitabile.
Ben altro è invece il discorso dello scadimento culturale delle testate. Qui sono perfettamente d'accordo con tutti voi. E mi viene da pensare che sia un fenomeno analogo a quello della televisione: il meccanismo perverso della "concorrenza al ribasso", facciamo cose sempre più insulse-purché-vendibili. E il giorno (che prima o poi verrà, ho paura) in cui vedrò su Topolino una storia tipo grande Fratello, con le "nomination" e tutto, sarà la volta che smetterò di comprarlo.