Io non sono genitore. Ma avevo una madre che leggeva Topolino e che fu ben lieta quando le dissi di comprarmelo in edicola. Era il 1985, e da allora tutti i mercoledì non ne manco uno.
Ho 36 anni, ma mia madre ben si guarda dal dirmi che dovrei smetterne la lettura. Sa che, se lo facesse, me ne fregherei bellamente, perché tante volte sul Topo trovo messaggi che dovrebbero essere letti dai bambini di ogni età, e da chi bambino più non è. La storia di Radice e Turconi della scorsa settimana ne è un signor esempio, c'è poco da dire.
Volete dirmi che, per questo motivo, Topolino sarebbe da reprimere? Da mandare al macero perché - orrore orrore - ha parlato di fame nel mondo?
Ogni giorno muoiono, se le statistiche che ho visto sono attendibili (
www.adamkadmon.it )*, trentamila bambini in Africa per fame e malattie che qui curiamo con farmaci da 5 € a confezione, e nessuno ne parla: Topolino, settimana scorsa, ha gettato l'esca. Vogliamo dire che una campagna del genere sia diseducativa? Più dei miei cavalli di battaglia
Cesaroni e
Medico in famiglia che parlano tranquillamente di sesso (anche in modo volgare) a bollino verde? Più dei cinepanettoni che, sempre a bollino verde, fanno ridere solo con scurrilità, rumori osceni e grazie della Belen di turno? Questo è educativo? Più del
Topolino impegnato?
E EGO ha straragione: noi lettori di Topolino abbiamo un cervello. E la riprova è nel fatto che ci lamentiamo quando
Topolino ci sembra non trasmettere alcun messaggio "positivo", educativo in senso lato, formativo nel significato più ampio del termine.
Ci lamentiamo quando il Topo non ci fa riflettere, quando non ci pone davanti, in modo accessibile anche a dei bambini, qualche tema "scottante". Piacciano o non piacciano i WOM, chi di noi non ha applaudito al tema dell'amicizia trattato qualche settimana fa sul Topo da Ambrosio (e cito lui perché è uno dei più criticati, ma da applaudire in questo caso)? Tanto di cappello a chi ha osato.
Certo, alcuni temi non potranno mai essere affrontati sul Topo, tipo quello sessuale, che è fortemente estraneo all'origine dei fumetti Disney e inadatto al giovane pubblico. Ma sappiamo perfettamente che, leggendo
Topolino, non avremo mai problemi di sorta sotto questo profilo, cosa che potremmo trovare (ma nessuno ne parla: troppi interessi in gioco) invece nei bollini verdi
Cesaroni,
Medico in famiglia, cinepanettoni (lo so, mi ripeto, ma repetita juvant).
Ecco, forse è questo che si è perso: la certezza che
Topolino sia un fumetto immediatamente fruibile da tutti, ed è per questo che le mamme moderne fanno tante storie perché la crescita psicofisica dei loro pargoli non sia traumatizzata.
Perché ciò sia avvenuto, sinceramente non lo so. Ma ho una certezza: che coloro i quali si dovessero essere scandalizzati perché la scorsa settimana il Topo ha toccato l'argomento fame nel mondo, non si scandalizzano di certo per i trentamila bambini che di fame muoiono ogni giorno.
E qui sta il vero scandalo e il cuore del problema. Perché il non parlare di queste cose sgradevoli, il volerle allontanare a tutti i costi come se vivessimo in chissà quale società utopistica, crea questo velo di ipersensibilità verso certe tematiche, il quale poi si traduce solo nell'egoismo, nel credere che l'unica cosa importante sia la mia vita senza rapportarla agli altri, nel credere che tutto sia bello e vada vissuto sempre al massimo, anche con droghe, sesso sfrenato, alcool senza limiti ecc ecc. All'essere soli con sé stessi anche quando si è in compagnia, perché tutti pensano solo a sé sotto sotto: si sta insieme (non nel senso di innamoramento) solo perché fa comodo, e non perché ci sia qualcosa di condiviso: perché insieme è più facile fare certe cose, e non perché si pensa che si può essere uniti da questo o da quel valore umano. L'amicizia che non è più amicizia ma interesse: sei mio amico perché mi fai dei favori e mi porti a gnocche. Se poi non mi servi più, vai pure nel dimenticatoio. E ovviamente porta al non fare nulla per quei trentamila bambini dei quali sopra: non è un problema mio, che se ne occupi chi può!
Il problema scomodo non si risolve mai: si allontana anche quando se ne potrebbe parlare "facilmente". Ma non parlare ai figli delle difficoltà della vita non è essere genitori, che a quelle difficoltà dovrebbero appunto educare. Come è assolutamente stupido non servirsi di un mezzo come Topolino per parlare di quelle difficoltà, quando l'occasione data sarebbe perfetta per permettere al bambino di formarsi una coscienza, di distinguere il giusto dallo sbagliato, molto più che vedendo i già menzionati programmi, dove tutti sono buoni, dove tutto va bene e quelli che dovrebbero essere rappresentati come guai in realtà vengono dipinti come niente più che fatti come tanti altri, senza giudizi morali, o addirittura passandone di positivi in merito a cose sulle quali andrebbe steso un velo pietoso (ripetizione numero tre: la giovane cesarona che resta incinta non si sa di chi ma forse del suo fratellastro).
Come ha detto qualcuno, è traumatizzante che una bambina legga il vocabolo "ammazzare" nelle storie del Topo perché inadatto. Ma va benissimo che una bambina veda, in programmi a lei totalmente accessibili e fruibili, due che fanno sesso sfrenato, omicidi efferati presentati nei minimi dettagli (almeno
Colombo non aveva scene trucide), sconcerie di maleducazione totale, perché... perché... boh, non so il perché. Però così è, come è vero che le madri sognano per le figlie il futuro da starlette scosciata, ben oltre le veline (che, almeno, nude non si vedono mai, sinché fanno le vere veline!).
Che si può fare, dunque per cambiare il mondo? Non lo so, perché la battaglia contro l'assurdo sentire comune che ho appena descritto mi sembra totalmente impari.
*Mi sa che guardare Adam Kadmon mi sta facendo male, però, visti i discorsi di cui sopra!