Mi piace considerare i vari decenni del Topo paragonandoli a periodi storici:
il Giornale degli anni 30/40 rappresenta la Preistoria;
il Libretto dei successivi trent'anni (1949-1978) il periodo classico, la Storia Antica (anni 50 Egitto, anni 60 Grecia, anni 70 Roma).
Dopodiché, ecco le invasioni barbariche (tv private, cartoni giapponesi) e il crollo dell'Impero: gli anni 80 li ricollego agli anni bui, il Medio Evo.
Poi i '90, il Rinascimento disneyano (a livello internazionale grazie anche a Don Rosa) e gli anni 2000, l'Evo Moderno e Contemporaneo.
Per me, dunque, il decennio peggiore rimane quello degli anni 80: a parte eccezioni che confermano la regola (il Milione, Trilogia Spada di Ghiaccio, Paperolimpiadi, Guerra e Pace...), il livello medio era bassino così come quello estetico: meno pagine (tanto che per un certo periodo i numeri della costa erano scritti in verticale), carta peggiore, copertine brutte, storielle dello Studio Bargadà, colori orrendi.
Il periodo medioevale arriva naturalmente dopo quello classico, i migliori decenni del Topo: gli anni 60 e 70 (i 50, nonostante Barks, Gott e i primi Martina-Scarpa-Bottaro-Carpi, per un discorso generale che riguarda anche l'impaginazione e i colori, li considero un gradino sotto).
Sono così indeciso quale sia il migliore che opto per un compromesso: prendo i dieci anni a cavallo dei due periodi, per cui il miglior decennio è quello 1965-1975: una marea di nuovi personaggi subito protagonisti (dall'Italia e dall'America), Maestri al loro zenit artistico, tante pagine, bei colori, storie incredibili, iniziative editoriali (le famose Operazioni...), gadget memorabili.
Il decennio 2000 è senz'altro migliore dei due che l'hanno preceduto ma inferiore ai primi tre del Libretto.
Il Giornale dei preistorici anni 30 e 40 è difficile da confrontare e giudicare (anche perché non lo conosco bene): al di là delle storie del Gott, ricordo disegni sgradevoli dei primissimi italiani, versetti in rima al posto del (o insieme al) fumetto, storie extra Disney interessanti. Ha avuto il suo periodo di gloria nei 30 (piaceva anche a Mussolini) e grossa crisi nei 40 (per la guerra e il dopoguerra), tanto da venire chiuso e, come un'araba fenice, risorgere dalle proprie ceneri come Libretto.